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La mia ragazza a volte mi sente parlare di roba di cui non ha idea. Ormai lo intuisco quando, in reazione alle mie parole, vedo i suoi occhi guardare in basso, andare da destra a sinistra. Come se riflettessero lo scandagliare del suo cervello alla ricerca di frammenti d’informazione, di connessioni con quella parola o quell’argomento. Quando dalla ricerca non esce niente, la stragrande maggioranza delle volte la giustifico. Logica vuole che, invece, una sparuta minoranza di volte no, non la giustifico. Come si fa a non aver visto The Blues Brothers (per non parlare di Chiedimi se sono felice), per esempio? Come si fa a non essere mai stati a Trieste? Come si fa a non aver mai sentito parlare di Eric Cantona, del suo colletto alzato, del suo calcio volante? Poi non è che me la prendo, piuttosto mi offro di spiegare qualcosa.
Ne hai mai sentito parlare?
– No.

Il numero 8 è il numero la cui forma rappresenta il simbolo dell’infinito, è sufficiente ruotarlo di 90 gradi. Nella definizione degli 11 giocatori in campo il numero 8 è il giocatore che più di tutti si avvicina al concetto di infinito perché è colui che deve coprire sezioni di campo molto grandi e non sempre definibili: lo spazio nel quale si muove parte dalla propria trequarti difensiva e può terminare fin dentro l’area di rigore.

È una domenica come tante altre, anzi, è una domenica novembrina come molte altre. Fa discretamente freddo, fuori piove, e ad ora di pranzo il sole sembra aver già timbrato il cartellino per l’uscita da lavoro. In realtà pare non abbia mai preso servizio. Del resto la luce è quasi unicamente appannaggio dell’artificialità in certi periodi. Dal canto mio ho da poco finito di pranzare (per i curiosi, pasta al forno) e mi ritrovo in quel limbo che prevede ogni giornata di campionato, dove tra la spossatezza del lauto pasto appena consumato e l’attesa che l’orologio segni finalmente le 15, non trovi modo di occupare quei sessanta minuti della tua vita che un domani magari rimpiangerai. Decido di optare per la soluzione più banale e forse meno raccomandabile, ma allo stesso tempo più comoda. Così prendo il telefono alle mie spalle ed apro Instagram. Quasi subito mi compare un video di SkySports girato da pochi istanti direttamente dal Turf Moor, protagonista Sean Dyche.

L’avventura di Solskjaer al Manchester United è iniziata sostanzialmente per caso dopo una sconfitta – umiliante non tanto nel risultato quanto nel modo – ad Anfield. Nella mente di Ed Woodward era abbastanza chiaro che il norvegese avrebbe avuto modo di lavorare solo fino al termine della stagione, d’altronde lo stesso comunicato dello United lo indicava come caretaker manager. Era anche evidente che le aspettative sul norvegese non fossero troppe, visto il contesto in cui si trovava a prendere in mano il club. Lo stesso Solskjaer si presenterà alla sua prima intervista quasi sorpreso di trovarsi lì:

Sarà solo per sei mesi, quindi cercherò di godermi il viaggio

“Mamma, perché a Newcastle le birre volano?”

C’è un genere di video che mi fa godere come un matto.
Una nicchia nella quale per quanto ne so potrei essere solo, arroccato in un feticismo noto principalmente all’algoritmo di YouTube, che infatti non manca di lanciarmi gustose esche alle quali non vedo l’ora di abboccare. Sono i video in cui moltitudini di tifosi inglesi – più dei vari “cugini” del Regno Unito – sono ripresi nel celebrare un qualcosa e nel farlo, per farlo, scagliano in aria la loro birra.

È il 27 settembre 2021, vigilia del Monday Night della sesta giornata di Premier League, il Brighton va a far visita al Crystal Palace in quel di Selhurst Park. Potrebbe sembrare una partita qualsiasi della Premier, quasi anonima considerando il blasone delle contendenti. Ed invece è una partita che potrebbe fare storia: in caso di vittoria il Brighton & Hove Albion andrebbe da solo in vetta alla classifica del campionato più ricco e competitivo del mondo.

Minuto 29 di Scozia-Israele, partita valida per il girone di qualificazione ai prossimi mondiali in Qatar e gli israeliani sono in vantaggio di una rete grazie ad una splendida punizione di Zahavi. La squadra di casa però prova ad attaccare e grazie ad un inserimento di Robertson il pallone arriva in area di rigore dove è presente John McGinn, che controlla di destro e con il sinistro la infila sul secondo palo all’incrocio.

Brentford – Arsenal. Prima giornata della nuova stagione, primo match in assoluto della nuova Premier League 21/22. Ai nastri di partenza si trovano di fronte due club, due situazioni completamente diverse tra di loro, se non proprio agli estremi opposti. Da un lato il Brentford, la cenerentola del campionato, tornato in massima serie dopo ben 74 anni, grazie alla vittoria nei playoff della scorsa Championship. Dall’altro l’Arsenal, da ben 96 anni ininterrottamente in Premier, una delle cosiddette Big six per cui certo non serve alcuna presentazione.

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