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Noni Madueke canta divinamente sotto la doccia

Che cantante sei sotto la doccia?

Spieghiamo brevemente il titolo ai cari amici che ci leggono da casa. È che, sapete, io ho questa idea che si può diventare un po’ tutti sotto la doccia. Non so voi, ma è così. D’altronde il bagno è il posto dove ognuno si scopre qualcuno, cantando.

Praticamente succede che in doccia c’è chi canta, c’è chi fa il cantante di pop che si ferma per gli hip hip delle fans, c’è il vice-tenore dell’opera che si esercita solo sulle note alte, c’è quello che prova a fare trombe e sassofoni jazz tutto con la bocca, c’è chi fischietta, c’è chi fa il suo dirty rap, c’è chi finge di spaccare chitarre, bassi e spugne, c’è chi fa la colonna sonora di Psycho per la scena della doccia, e c’è pure chi morirebbe per duettare con Bradley Cooper, che poi lui nemmeno è un cantante vero. Per non parlare di chi vorrebbe essere Riccardo Fogli, Riccardo Cocciante o Mick Jagger. Quando scorre l’acqua calda, in effetti, ne esistono tanti.

Dunque sì, rimane proprio innegabile: sotto la doccia come nel calcio, ci sono le c-a-t-e-g-o-r-i-e.  E quindi, identificare Noni Madueke – attaccante ora in forza al Chelsea, ma ex PSV – nella categoria corretta tra queste sopra, beh, è di un facile semplicemente imbarazzante.

Sotto la doccia, sono sicuro, si vedrebbe lontano anni luce che questo capellone da balsamo ai fiori di aloe vera, Madueke in persona, è una di quelle tantissime persone comuni che vorrebbero essere soltanto un’icona, una stella, o meglio il miglior cantante possibile. Insomma, dovrebbe essere che sotto la doccia gli piace fare l’artista da megashow che si prende la scena, quello che conoscono tutti e su cui sbavano in molti: ecco quello a cui punta.

Noni Madueke al PSV
È lui, Madueke. (Photo by VINCENT JANNINK/ANP/AFP via Getty Images – OneFootball)

Comunque, giusto per finire l’introduzione, io non so voi ma non me li immagino per niente i miliardari che cantano sotto la doccia. È strano. O meglio, ho visto soltanto Nicola Savino – che non è nemmeno un miliardario – che canta “Shine, shine on” nello spot di Viakal. Ma quello è uno sketch costruito, è diverso. Non so se lui solfeggia, di solito.

Chi canta sotto la doccia, per forza, deve essere un sognatore. O almeno, io la penso così, e Madueke deve proprio esserlo. Altrimenti non si spiegherebbero alcune scelte fino a questo punto. Il fatto è che, per auto-migliorarsi, Madueke ha dovuto seguire un percorso affascinante, tutto suo. E vediamolo, ora.

Tutte le strade portano a Londra

Da principio, il 10 marzo 2002, Chukwunonso Tristan “Noni” Madueke – che viene da genitori di origini nigeriane – nasce in un quartiere come tanti, a Londra Nord. Il nome del posticino è Barnet, silenziosa area che alterna edifici a piccoli parchi, sfiorando i 400.000 abitanti. Se qui molte famiglie hanno origini africane, sono ancora di più quelle che condividono un forte sentimento verso il cristianesimo. Definitivamente, la religione ha lasciato tracce importanti anche sui figli della famiglia Madueke, tanto che Noni è un tipo che, se si vince o se si perde è indifferente, lui ringrazia sempre il cielo. Funziona così ancora adesso.

Da subito, pochi dubbi. Nella metropoli, Madueke stabilirà saldamente le proprie radici fin da subito, anche se i calci ad un pallone nella zona di Barnet non dureranno granché.

Al momento, molti appassionati calcistici sanno che il ragazzo viene dall’Academy del Tottenham: è un fatto quasi ultra-venduto sui giornali. È per consolidare la narrazione di un Tottenham cieco. Eppure, in pochissimi sono a conoscenza dell’esperienza incominciata dall’U-10 del Crystal Palace, primo club ad interessarsi al talentino. “Le migliori partite della mia vita” come dirà poi Madueke, in tempi recenti. Comunque, è vero, non molti anni dopo sarà l’U-14 del Tottenham a bussare al portone di casa Madueke e, quindi, a spuntarla con un contratto firmato. Di lì, seguiranno una fascia da capitano con i coetanei ed una fama sempre crescente per un calciatore che, si può scrivere, sapeva sicuramente farsi notare in campo. Il futuro sarebbe un abbraccio.

Andre Ramalho stringe il suo numero 10. (Photo by OLAF KRAAK/ANP/AFP via Getty Images – OneFootball)

E invece Noni fa di no. Ecco che, grande sorpresa, nel luglio del 2018, Madueke si libera a zero e sceglie l’Olanda come destinazione, soluzione Eindhoven. Gli Spurs sono già un ricordo, ma le cose vanno e andranno comunque bene. La scelta avviene per ragioni di crescita personale, per trovare uno sviluppo magari più “contaminato”, per imparare dalla buona scuola olandese, ma soprattutto – come ha fatto anche Jadon Sancho – per trovare spazio in prima squadra già da minorenne.

Chiaramente è una decisione non supportata dall’ambiente inglese (mentre dalla famiglia, invece, Madueke avrà sempre il pieno appoggio). A Londra si starà anche, tutto sommato, bene. C’è la mamma che aspetta per preparare un pranzo tutti riuniti, come emerso da alcune interviste di qualche stagione fa. Però, Madueke potrà anche non sembrare uno di quei campioni di concentrazione e mamba mentality in campo, infatti le sue caratteristiche sono altre, ma è evidente che i suoi pensieri vitali vanno tutti al futuro da calciatore. Nella testa del ragazzo, frulla tutto un pensiero: “Come faccio a diventare più grande?” E sicuramente, lui ha le sue risposte.

Insomma, Madueke è un po’ come quei newyorkesi che vanno in giro a dire “N.Y. è la più bella città del mondo“. Ma poi, alla fine, ci staranno benissimo a New York, ma un giorno si pronunciano: “Vado a respirare l’aria di Pittsburgh, che lì si mangia abbastanza bene“. E spoiler: in realtà non cambiano città per assaggiare il cavolo ripieno. Insomma, tutto sembra prendere poco senso, quando invece tutto ha un gran senso. Un senso, anche, temporaneo.

Comunque, le prime sfide di Eredivise in maglia PSV trovano continuità già dalla stagione 2020/21: il primo esperimento è positivo e contiene 24 partite con 7 gol e 6 assist. Gli anni successivi, nonostante un’estetica loca e dei guizzi che non si possono ignorare, sono segnati da numerosi infortuni di ogni tipo, vero punto debole del giocatore. Contando molti spezzoni giocati nei finali di partita, le altre presenze con la squadra di Eindhoven in campionato arrivano appena a quota 23, con 4 gol e 3 assist in totale. Poi la storia recente racconta che, nel suo personalissimo momento di ripresa dai tanti stop fisici, successivamente ad una spaventosa doppietta al Milan in amichevole, alla metà di gennaio, c’è il Chelsea di Boehly che sborsa 35 milioni di euro. Sul contratto c’è la firma di Madueke, ora maggiorenne.

Come il Chelsea può (o anche no) cambiarti la vita

Perché a volte non basta essere Marco Aurelio che studia lo stoicismo olandese e gira il mondo, viaggiando. Specialmente nei tempi in cui casa – il Chelsea – ha una porta d’entrata che si apre e si richiude continuamente. È così.

Madueke arriva, da esterno destro (piazzabile anche a sinistra), in una squadra di attaccanti molto flessibili. Troppi attaccanti, e sappiamo già che l’anno prossimo ci saranno anche Christopher Nkunku, ed Armando Broja disponibili. È che nei Blues ci sono almeno tre scelte per ogni ruolo. Oltre ai due già citati, la lista delle opzioni avanzate contiene Mason Mount, Kai Havertz, Conor Gallagher, Carney Chukwuemeka, Christian Pulisic, Raheem Sterling, Mykhajlo Mudryk, Hakim Ziyech, Datro Fofana ed i rampanti e giovanissimi Omari Hutchinson e Lewis Hall. L’anno prossimo, con tutta probabilità, non troveremo Pierre-Emerick Aubameyang e Joao Felix (quest’ultimo è appena in prestito).

Noni Madueke con il Chelsea
Madueke in posa contro il Fulham. (Photo by Ryan Pierse/Getty Images – OneFootball)

Inoltre nel 2022/23, con ogni probabilità come giurano a Londra, non ci saranno né Frank Lampard né Graham Potter (e neppure Thomas Tuchel, in realtà). Cito questo fattore perché, chiariamoci, quando è stato chiamato in causa, Madueke è piaciucchiato anche a qualcuno, ma il problema rimane che Madueke in campo non si vede. E quindi, il cambio d’allenatore potrà forse migliorare la situazione, non di certo peggiorarla. Anche perché, in questi mesi, non si è capito proprio niente, e forse ora si ripartirà da un 3-5-2 che, c’è da dire, negherebbe ogni speranza a Madueke.

Lui è un esterno d’attacco puro, e l’idea che possa giocare a tutta fascia non esiste.

Vizi positivi e difetti negativi

Ora, a livello di potenziale, i 35 milioni di euro sborsati dal Chelsea per Madueke sono la cosa più normale mai vista nel mondo occidentale. Per quanto riguarda le prove offerte, l’ex PSV ha naturalmente offerto molto molto poco finora, anche in termini di minutaggio. Eppure, in quel paio di partite disputate dagli olandesi senza Gakpo, sembrava proprio che Madueke fosse quantomeno della stessa pasta (ma di tre anni più giovane) del laterale pagato 42 milioni di euro dal Liverpool.

Dal bagagliaio tecnico, la specialità – per capirci quella cosa che fa intonare addirittura gli acuti ai triangoli acutangoli – è quel cambio di passo istantaneo, imprendibile, proprio di tutti i fantasisti esplosivi. Perché Madueke è un tipo che con la palla al piede, beh, magari sulle prime attende. Ma una volta che corre, allora va che corre, corre e non si ferma mai. Al limite può fare il contropiedista di lusso o l’esterno che strappa sulle difese schierate, no problem. Tanto accade sempre che i suoi cambi di direzione, con interrogativi “dove” e “quando” risultino piuttosto enigmatici agli altri. Insomma, un tipetto piuttosto imprevedibile.

PSV Eindhoven – Everyday’s life. (Photo by OLAF KRAAK/ANP/AFP via Getty Images – OneFootball)

Di certo, al ragazzo piace partire larghissimo: è uno di quegli esterni che quando accelerano all’improvviso hanno in testa di venire dentro al campo sognando di tirare (e non è uno sciupone). Poi, altrimenti si rimane larghi e poco male. Qualche anno fa, quando era ben più acerbo, era ritenuto da molti un giocatore molto da skillsD’altronde la capigliatura fa eco a Ronaldinho. Naturalmente, le giocate ad effetto – doppi passi, elastici e tunnel sono le idee preferite – non sono scomparsi nel nulla, mentre è cambiata la maturità riguardo la funzionalità di alcune giocate. Però, pochi dubbi, come tutti i dribblatori per passione, a volte accade che Madueke si intestardisca troppo. Tutto sommato, nulla di stranissimo. La faccenda più oscura, finora, ha riguardato l’applicazione in fase difensiva. Questo mistero.

Ai tempi del PSV, specialmente nelle ultime prestazioni, Madueke poteva peccare, questo sì, di superbia. Invece al Chelsea è sembrato essere tutto differente, colpa di un luogo dove la maglia ha un peso diverso. Insomma ci sono disparità.

In quei pochi minuti in maglia Blues, ragionevolmente, Madueke è sembrato voler dare davvero tutto: non mancano momenti di pressing isolato e contrasti tutt’altro che logici in questi primi mesi, mentre al PSV l’atteggiamento, specialmente nell’ultimo periodo, raccontava tutt’altro. Non di rado capitava che l’ex Tottenham potesse rivolgere qualche smorfia a qualche compagno colpevole nell’esecuzione d’un passaggio, anche se, naturalmente, nulla di mai davvero eccessivo. La fase difensiva, d’altra parte, non esisteva in una maniera piuttosto netta. L’ex Tottenham doveva provare un senso di rifiuto.

Insomma, se mai Madueke dovesse conquistare la fiducia di qualche allenatore dei Blues, sarà da vedere come lo troveremo nella propria metà campo. Però, a essere onesti, non è che sia un lato molto interessante. È forse il lato più criticato da qualche ultra-tattico, quello sì.

La doccia dopo la tempesta

Definitivamente, andare al Chelsea è stata una sciocchezza troppo grande per uno che si era messo in testa di crescere in Olanda. Per uno che dopo tanti anni era diventato la stella della sua squadra e, finalmente, ce l’aveva fatta. Lui che era giunto al momento migliore della sua esperienza fuori casa, da ragazzo che si era allontanato dall’Inghilterra perché aveva un’idea in testa. Ovvero, ne aveva di motivi per non fare le valigie.

Quello di Madueke è il trasferimento del punto di riferimento offensivo del PSV – da circa venti giorni, infatti, era così – che lotta per la prima posizione nelle Eredivise, mentre il solito Ajax è in una fase piuttosto incerta. Ed è chiaro, Madueke si è lasciato ingolosire da Londra ed ha fatto come ET nel finale, quando si fa più forte “Telefono casa”.

Forse sarà stato per poter utilizzare di nuovo il proprio accento inglese. Forse per tornare a sentire l’odore di incenso delle chiese anglicane. Oppure, più probabilmente, per i pranzi della mamma che chiamava tutti i giorni al telefono per dire “mi manchi”. O per il Chelsea e per la convinzione di potersi giocare le proprie carte in un club che ha vinto la Champions League nel 2021, può darsi.

Semplici ostacoli. (Photo by BO AMSTRUP/Ritzau Scanpix/AFP via Getty Images – OneFootball)

Quel che per ora, di certo, risulta chiaro, è che nel Chelsea non c’è posto per la lucida inventiva di Noni Madueke. Di lì adesso non ci sono progetti, come non c’è ordine o prospettiva che regga fino all’estate, quando in panchina cambierà nuovamente un altro allenatore. Questi mesi dovrebbero essere tempo perso, tempo sprecato, tempo speso malamente. E potrebbero anche diventare settimane vuote, prima di scoprire di avere un paio di giocatori davanti nelle gerarchie, e che quello non è il campo di allenamento giusto. Anche se Madueke, come qualità, dovesse essere “da Chelsea”.

È il paradosso di una squadra che ha acquistato chiunque e potrebbe avere bisogno appena della metà di loro. E lui con il suo talento incantevole, in questa situazione, è soltanto uno dei tanti incerti.

E quindi, siamo a quel punto in cui, ora, Madueke si trova a Londra a porsi mille domande per la seconda volta, su cosa fare e con chi andare, dopo appena tre mesi. È un po’ come quando, da piccoletto al Tottenham, non sapeva cosa fare del suo percorso. Ma almeno lui, al contrario di altri, ci pensa proprio bene su queste questioni.

Insomma, sicuramente il futuro al Chelsea potrebbe andare bene o potrebbe andare male, e lui potrebbe avere dei dubbi o potrebbe non riuscire a dormire, certe notti. Ma non può scampare una volta al giorno, dopo l’allenamento, alla doccia. E lì, per forza, deve ragionare per bene. Lo sapete.

Ve l’ho spiegato perché lui, con l’acqua calda, vede la fama, il successo, la fortuna e i suoi stivali sulla copertina di Vogue, dove lui è tutto in forma. Anche perché, se non fosse così, non sarebbe stato lui il tipo da andare in Olanda pensando di cambiare la propria vita.

Ora, forse, lungo la strada, qualcosa lo ha cambiato. Ma è tornato, e se ne deve essere accorto. Ora che è tornato in sé ed è a casa, sotto la doccia.

E voi dovreste vederlo, come ci crede.

Autore

Sono stanco di guidare gli ufo la notte.

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