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Le due epoche d’oro del Palermo

Tra le città più incantevoli e ricce di suggestione dell’Italia, un posto speciale è occupato sicuramente da Palermo. Capoluogo e simbolo di un’isola come la Sicilia che ha sempre costituito una sorta di microcosmo rispetto al resto del paese, come se finisse per costituirsi in uno spazio e in un tempo diverso rispetto al “continente”. Non a caso, la Sicilia ha una storia peculiare che spesso differisce da quella del resto dell’Italia e anche dopo il raggiungimento dell’Unità, l’isola ha continuato a viaggiare sui propri binari. A scrivere le pagine del proprio diario. La Sicilia rappresenta un capitolo a parte nella narrazione italiana, ha i suoi tempi, i suoi modi, le sue tradizioni e tutto un bagaglio emotivo e culturale che differisce in maniera importante dalle altre regioni d’Italia. Palermo si fa simbolo di tutta questa diversità, batte bandiera del retaggio culturale della Sicilia e, all’interno della tradizione stessa dell’isola, assume un ruolo speciale e particolare.

La storia di Palermo è ricca tanto quella della Sicilia e la sua ascesa come città manifesto, sia in senso pratico che simbolico, dell’isola ha inizio con la dominazione araba. I musulmani hanno lasciato un’impronta profonda nella città, elevandola di status e consegnandola ai posteri con un prestigio del tutto nuovo.

Un po’ come successo nel calcio. Anche qui il Palermo si è elevato a rappresentante di tutto il movimento siciliano e ha costruito una propria narrazione, scrivendo un importante capitolo del calcio siciliano all’interno della più ampia tradizione pallonara italiana.

Se per la città di Palermo il punto di svolta è rappresentato dall’arrivo degli arabi, per il calcio rosanero è incarnato dalla presidenza di Maurizio Zamparini e da un ciclo di quasi dieci anni vissuto ai vertici del calcio italiano. Nella suggestione di oggi ripercorriamo i fasti di Palermo, della città sotto la dominazione araba e della squadra nel suo momento d’oro nella seconda parte del primo decennio degli anni 2000.

La dominazione araba: l’epoca d’oro della città

Lo spartiacque decisivo della storia di Palermo è rappresentato dallo sbarco degli arabi in Sicilia. L’invasione islamica dell’isola ha inizio nel IX secolo d.C. I musulmani arrivano dalle coste nordafricane e in breve tempo conquistano l’intero territorio siciliano. Palermo viene assoggettata al dominio arabo nell’827 e nel 902 la conquista dell’isola può dirsi conclusa, con la sola città di Rometta, nei pressi di Messina, che si rende protagonista di una resistenza isolata, capitolando nel 965. Gli arabi con la loro invasione danno il via a un’epoca di splendore senza precedenti per l’isola e soprattutto per la città di Palermo. Questa diventa la Capitale della Sicilia, una decisione destinata a rimanere nella storia, perché da questo momento la città non perderà mai più il suo ruolo di guida dell’isola.

Grazie all’upgrade amministrativo, Palermo viene completamente ammodernata. Vengono impiantate tutte le strutture burocratiche volte a far funzionare lo stato e ha inizio la costruzione di imponenti monumenti e luoghi d’attrazione, col compito di limare l’aspetto estetico della città. Il celebre geografo Ibn Hawqal riferisce che nella città sorgevano la bellezza di 300 moschee. Sotto la dominazione araba Palermo diventa un centro commerciale e culturale importantissimo, con una risonanza che si espande in tutto il mondo allora conosciuto.

La mano degli arabi ha cambiato per sempre il volto di Palermo. Il retaggio del loro impatto è rimasto vivo nel prestigio che poi la città ha mantenuto negli anni, ma paradossalmente si è perso completamente a livello visivo. Oggi non c’è più nemmeno un edificio islamico nella città. Le tracce del dominio arabo sono visibili in alcune decorazioni sopravvissute qua e là e in particolar modo in determinate strutture urbanistiche. Le conformazioni dei mercati, particolarmente vivi e floridi anche oggi a Palermo, e la struttura idrica che si radica nel sottosuolo della città – i famosi Qanat – sono la testimonianza che resiste ancora oggi dell’impatto dell’architettura araba sulla città.

Per il resto, ogni testimonianza oculare del passaggio degli islamici è stata spazzata via. Una stranezza, considerando che il dominio arabo è stato interrotto dall’arrivo dei Normanni verso la fine dell’XI secolo e questi hanno instaurato un regime di estrema tolleranza, convivendo in maniera completamente pacifica con gli arabi. La distruzione delle strutture islamiche è quindi probabilmente successiva, dovuta al dominio della cattolicissima Spagna, ben più repressiva. Non ci sono fonti storiche certe però a riguardo.

Fatto sta, però, che la mano degli arabi, poco visibile oggi a occhio nudo, è stata decisiva nella storia di Palermo. Quella islamica rimane l’epoca più florida della storia della città, quella che l’ha elevata a punto di riferimento in tutto il mondo e che ha poi determinato tutta la storia conseguente. Un periodo d’oro che ha cambiato per sempre le sorti di Palermo.

Palermo
Luca Toni, uno dei grandi protagonisti del ritorno del Palermo in Serie A (Photo by New Press/Getty Images – One Football)

Dalla Serie A all’Europa: il primo ciclo del grande Palermo

Anche la Palermo del calcio ha avuto un momento simile. Un’epoca d’oro che ha cambiato per sempre lo status e la percezione del club. Il Palermo ha sempre avuto una storia modesta, fatta di alti e bassi, tra incursioni in Serie A e periodi di purgatorio nelle serie inferiori. Tutto però è cambiato con l’avvento del presidente Maurizio Zamparini e il ritorno dei rosanero nella massima serie.

Dopo 31 anni, nella stagione 2003-2004 il Palermo torna in Serie A. I siciliani coronano un percorso che ha vissuto il proprio momento di svolta nel 2002, quando Zamparini assume la guida del club e lo riporta nella massima serie in appena due anni. Sembrerebbe anche solo questo un gran risultato, ma non è che l’inizio di un ciclo davvero incredibile.

All’alba della stagione 2004-2005 la squadra allenata allora da Francesco Guidolin si trova a dover affrontare in avvio un calendario sulla carta impossibile, ma che mostra subito i primi bagliori della luce che sarà. Alla prima di campionato i rosanero battono il Siena con un gol di Luca Toni, capocannoniere della Serie B l’anno prima e destinato a un altro grande anno da protagonista. Fino alla sesta di campionato il Palermo rimane imbattuto, perdendo solo col Lecce dopo cinque turni d’imbattibilità. Soprattutto, però, nelle prime sette di campionato i siciliani affrontano in trasferta Inter, Juventus e Roma, riuscendo a non perdere mai. A San Siro Toni risponde ad Adriano, al delle Alpi Zaccardo apre le marcature prima del pari di Ibrahimovic. Infine all’Olimpico la Roma viene salvata da un rigore di Totti dopo il gol di Fabio Grosso.

L’avvio scoppiettante fa da preludio a un grande girone di andata, che termina con altri due risultati di prestigio. Prima il pareggio in casa col Milan e poi la vittoria 1-3 all’Olimpico con la Lazio, grazie alla doppietta di Toni e alla firma di Lamberto Zauli. Al giro di boa, i rosanero sono in zona Europa e quella che sembra un’utopia diventa piano piano un sogno a occhi aperti. Nel girone di ritorno i siciliani non allentano il ritmo e anzi continuano a raccogliere risultati sorprendenti. Brienza regala una storica vittoria interna con la Juventus e insieme a Toni firma anche il successo in casa contro la Roma. Nelle ultime due di campionato i rosanero mettono a referto due pirotecnici 3-3 contro Milan e Lazio che valgono un clamoroso sesto posto finale e quindi la qualificazione alla Coppa Uefa.

Da neopromossa, il Palermo centra l’Europa. Un traguardo pazzesco, inatteso ed esaltante. L’entusiasmo per la stagione successiva viene però smorzato dalla cessione di Toni, che passa alla Fiorentina, e dall’addio di Guidolin, sostituito da Delneri. I siciliani non confermano l’ottimo campionato dell’anno prima, chiudendo l’anno all’ottavo posto. Le sanzioni di calciopoli poi regaleranno comunque una nuova qualificazione europea ai rosanero, elevati al quinto posto dalla mano della giustizia sportiva.

I siciliani si rendono però protagonisti di un grande percorso europeo, arrivando fino agli ottavi di Coppa Uefa. Il Palermo supera prima l’Anorthosis ai preliminari, poi vince il girone piazzandosi davanti a Espanyol, Lokomotiv mosca, Brondby e Maccabi Petah Tiqwa. Ai sedicesimi i rosanero superano col brivido lo Slavia Praga, perdendo 2-1 in Repubblica Ceca, ma vincendo in casa di misura con un gol di Denis Godeas. Nella sfida di andata dei quarti il Palermo batte lo Schalke 04 con la firma di Brienza, ma in Germania capitola 3-0 e dice addio al sogno europeo.

Il primo biennio di Serie A del Palermo è stato pazzesco. In due anni i rosanero hanno conquistato per ben due volte l’Europa, facendo anche strada nella competizione continentale. Un risultato sorprendente, ma non troppo inatteso leggendo la squadra. Oltre al bomber Luca Toni, il Palermo ha potuto contare su ben quattro calciatori che poi, nell’estate del 2006, si sarebbero laureati campioni del mondo: Cristian Zaccardo, Simone Barone, Andrea Barzagli e l’indimenticabile eroe Fabio Grosso. A centrocampo la sapiente regia di Eugenio Corini, vero e proprio pilastro della squadra. Davanti la fantasia di Lamberto Zauli e Franco Brienza. A completare la squadra dei mostri di affidabilità come Giuseppe Biava e Massimo Mutarelli. Il Palermo della stagione 2004-2005 è una squadra di culto, che due stagioni dopo si sarebbe arricchita di altri grandi protagonisti.

Grosso esulta dopo un gol
Fabio Grosso, probabimente il giocatore più simbolico di quel Palermo (Foto: Newpress/Getty Images – OneFootball)

La grande illusione e il canto del cigno del Palermo di Guidolin

La stagione 2006-2007 è una delle più controverse della storia del Palermo. È probabilmente l’anno in cui i rosanero riescono a esprimere il loro miglior calcio, ma è anche segnato da momenti molto drammatici, specialmente fuori dal campo. Nella stagione precedente la squadra aveva palesato in maniera pesante il problema della mancanza di un centravanti dopo l’addio di Toni, ma tutto si risolve con l’arrivo di un altro bomber, destinato a grandi momenti in maglia rosanero: Amauri.

Uno dei più grandi bluff della storia del calcio italiano, almeno a partire dagli anni Duemila. La storia della sua nazionalizzazione è un vero e proprio tormentone, il centravanti italo-brasiliano è considerato a lungo un faro nel buio, l’uomo in grado di dare continuità a una Nazionale italiana che dopo il successo del 2006 si trova in un piccolo momento di smarrimento, non immaginando nemmeno lontanamente che quelle sensazioni erano solo il campanello d’allarme di una crisi profondissima. Le speranze che gli vengono affidate danno la cifra dell’impressionante rendimento dell’attaccante in Sicilia.

L’impatto di Amauri a Palermo è a dir poco mostruoso e il centravanti ex Chievo non è l’unica novità di quella stagione. In panchina innanzitutto torna Francesco Guidolin e vengono acquistati Fabio Simplicio e Mark Bresciano dal Parma. Due calciatori destinati a diventare colonne dei rosanero. Il Palermo si presenta con una veste rinnovata e si rende protagonista di un avvio di stagione strabiliante. I siciliani si piazzano in vetta alla classifica e ottengono anche la striscia di vittorie più lunga della loro storia: cinque successi. Alla seconda di campionato gli uomini di Guidolin espugnano l’Olimpico biancoceleste con una doppietta di Di Michele. La giornata successiva vincono il derby col Catania con un roboante 5-3 interno e alla settima di campionato espugnano San Siro battendo il Milan 0-2 con le firme di Bresciano e Amauri. I rosanero viaggiano a un ritmo impressionante, vincono anche l’altro derby col Messina e vivono l’ebbrezza del primo posto. Finché tutto non inizia a scricchiolare.

A novembre il Palermo perde la prima piazza e in rapida successione capitola negli scontri diretti con Inter e Roma. Il dramma arriva il 2 febbraio 2007, quando al termine della sfida tra Catania e Palermo scoppiano dei gravi disordini che portano alla morte dell’Ispettore Capo della Polizia Filippo Raciti. Una delle pagine più brutte della storia del calcio italiano, che chiaramente finisce anche per impattare sulla stagione del Palermo. L’ambiente da quel momento inizia a sfaldarsi, la squadra perde colpi, complice anche il lungo infortunio occorso ad Amauri, e i rosanero piombano in una spirale di risultati negativi che li porta lontano dalle zone di vetta.

Il girone di andata disputato in vetta alla classifica aveva fatto accarezzare con viva convinzione il sogno di poter disputare la Champions League. La situazione però col passare del tempo precipita, tanto che ad aprile il presidente Zamparini decide di esonerare Guidolin. Verso il finire del campionato i siciliani finiscono addirittura fuori dalla zona Europa, ma poi il ritorno del tecnico veneto porta alle vittorie contro Siena e Udinese e al quinto posto finale.

Il Palermo conferma il piazzamento europeo, ma è un finale di stagione amaro. Il campionato 2006-2007 è quello che ha acceso maggiormente i sogni dei tifosi, solo però per tradirli in maniera beffarda. Questa è la stagione che segna anche la fine del primo grande ciclo del Palermo in Serie A. A fine stagione Guidolin saluta e la squadra vive due anni di smarrimento, ma anche d’importante transizione. Vecchi protagonisti lasciano spazio a nuovi volti che torneranno a scrivere pagine importanti della storia del Palermo.

Palermo
Francesco Guidolin, il tecnico simbolo del primo ciclo del grande Palermo
(Photo by New Press/Getty Images – One Football)

Delio Rossi e il secondo ciclo del grande Palermo

All’alba della stagione 2009-2010 il Palermo viene da due deludenti ottavi posti, che hanno finito per ridimensionare il club. Anche quest’annata inizia in maniera negativa, la squadra affidata alle cure di Walter Zenga non ingrana e il tecnico viene esonerato dopo pochi mesi. Da qui arriva il punto di svolta: l’approdo in panchina di Delio Rossi il 23 novembre del 2010.

Questa è la data della rinascita del Palermo. Il nuovo tecnico perde la prima partita a Verona col Chievo, poi però porta la squadra al successo sul Cagliari e soprattutto al colpo a San Siro contro il Milan grazie alle reti di Miccoli e Bresciano. I rosanero non perdono più fino al 30 gennaio, quando capitolano a Bari, e raccolgono risultati importanti come i pareggi esterni contro Sampdoria e Napoli e i successi interni contro Atalanta e Fiorentina. A febbraio arriva il punto più basso della gestione Delio Rossi, il 4-1 ricevuto dalla Roma all’Olimpico, ma da lì il Palermo si rialza e infila una serie di risultati incredibili, tra cui il 3-1 alla Lazio e lo 0-2 a Torino contro la Juventus.

Dal suo arrivo Delio Rossi ha saputo ricompattare la squadra, costruendola attorno ad alcuni punti di riferimento importanti. Fabrizio Miccoli davanti ovviamente, coadiuvato da un Edinson Cavani che termina in crescendo la stagione. Dietro inizia a brillare la stella di Kjaer, affiancato da un leader esperto come Bovo e da due terzini importanti come Cassani e Balzaretti. A centrocampo s’iniziano a intravedere i primi sprazzi di un giovane talento argentino: Javier Pastore.

Il Palermo dunque alza i giri del motore e si piazza al quarto posto. Il sogno Champions League, tramontato tre anni prima in maniera beffarda, torna a farsi vivo. Anche stavolta però l’epilogo sarà doloroso. Alla trentaquattresima giornata il Palermo pareggia sul campo del Cagliari, contro la squadra che aveva dato il via di fatto al cammino glorioso di Delio Rossi. Lo stop porta al sorpasso subito dalla Sampdoria di Delneri, che la giornata successiva vince a sorpresa sul campo della Roma capolista, mentre il Palermo si libera del Milan ma resta dietro. La resa dei conti tra le due squadre arriva quindi alla penultima di campionato, quando i rosanero hanno l’occasione di ospitare tra le mura amiche del Barbera i doriani. La squadra di Delio Rossi ha bisogno di una vittoria ma non va oltre l’1-1 e all’ultima giornata la vittoria a Bergamo è inutile, perché la Sampdoria batte il Napoli e conquista il quarto posto.

Anche stavolta, una stagione da record viene oscurata dalla mancata qualificazione all’Europa che conta. La stagione 2009-2010 resta comunque nella storia del club: il Palermo fa segnare il record di punti (65) e di vittorie (18). Soprattutto, i siciliani tornano a essere protagonisti dopo due anni in chiaroscuro e il futuro torna a farsi luminoso come non lo era da tempo.

La grande delusione e la fine del secondo ciclo

All’alba della stagione 2010-2011 il Palermo perde due grandi protagonisti come Edinson Cavani e Simon Kjaer, che passano rispettivamente al Napoli e al Wolfsburg, ma accoglie Josip Ilicic e altri rinforzi come il tandem d’attacco formato da Massimo Maccarone e Mauricio Pinilla, e i due difensori centrali Ezequiel Munoz e Kamil Glik. Questa stagione passa alla storia soprattutto come quella dell’esplosione della stella di Javier Pastore, che regala momenti di altissimo calcio per tutto il campionato.

L’argentino è il capocannoniere della squadra, con 11 reti in campionato, e il ricordo migliore di quella stagione è sicuramente l’incredibile tripletta con cui punisce il Catania nel derby del 14 novembre. Il match contro gli etnei è un manifesto di tutta la classe del Flaco, che però in troppi momenti del campionato non viene coadiuvato dai compagni di squadra e alla fine il Palermo chiude con un deludente ottavo posto.

Se il cammino in Serie A è globalmente negativo, quello in Coppa Italia è trionfale e fa sognare i tifosi. I rosanero superano in realtà con qualche difficoltà di troppo i primi due turni, battendo il Chievo agli ottavi con un rigore di Miccoli a dieci minuti dalla fine e liberandosi del Parma solo ai rigori dopo lo 0-0 dei tempi regolamentari e supplementari. Quando le gare iniziano a farsi pesanti, però, esce fuori il grande Palermo. Nella semifinale di andata contro il Milan la squadra di Delio Rossi conquista un prezioso 2-2, con Pastore e Abel Hernandez che ribaltano il vantaggio iniziale di Ibrahimovic, prima del pari di Emanuelson.

La gara di ritorno al Barbera sa di storia. Lo stadio si veste a festa e il Palermo non tradisce, con Migliaccio e Bovo che nel giro di dieci minuti piegano i rossoneri, prima dell’inutile gol allo scadere di Ibrahimovic. Il Palermo conquista così la finale di Coppa Italia e la possibilità di vincere un titolo storico, coronando quel percorso che dal 2004 ha portato i siciliani nell’elite del calcio italiano. Di fronte c’è l’Inter, reduce dal triplete dell’anno prima ma fortemente ridimensionata dall’addio di José Mourinho.

Anche in fase calante, i nerazzurri si dimostrano più abituati a certi palcoscenici e superano un Palermo nevrotico ed emozionato. Eto’o sblocca il match dopo 26 minuti, poi a un quarto d’ora dalla fine raddoppia. Munoz riaccende qualche flebile speranza poco prima del 90’, ma tre minuti dopo Diego Milito fa cadere il sipario sui sogni di gloria del Palermo.

Miccoli dopo la finale persa dal Palermo
Il rimpianto di aver solo sfiorato qualcosa che potrebbe non tornare mai più, la consapevolezza di aver comunque scritto la storia (Foto: Tullio M. Puglia/Getty Images – OneFootball)

La notte di Roma del 29 maggio 2011 segna la fine del grande Palermo. I rosanero non vivranno più annate del genere, nemmeno lontanamente, e dopo due stagioni torneranno addirittura in Serie B, al termine di una permanenza di quasi dieci anni. Un decennio d’oro per i rosanero, che sono entrati stabilmente nell’elite del calcio italiano, che hanno vissuto momenti di gloria e che hanno portato in Europa il nome del club. Un decennio che ha dato una dimensione e una risonanza diverse alla società, una caratura inimmaginabile al momento della promozione nella massima serie.

Un decennio fatto di due mini cicli che hanno regalato tante emozioni, momenti indimenticabili, ma che hanno anche lasciato qualche rimpianto. Quello di non aver mai centrato la qualificazione in Champions o quello di non essere riusciti ad alzare un trofeo. Ma le dolci sensazioni vissute in quegli anni cancellano questi dolori e nella storia rimane il grande retaggio lasciato da quel Palermo, paragonabile all’impatto che ha avuto l’età islamica nella storia della città.

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Autore

Romano, follemente innamorato della città eterna. Cresciuto col pallone in testa, da che ho memoria ho cercato di raccontarlo in tutte le sue sfaccettature.

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