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CALCIO ESTERO UCL

Ferran Jutglà è il più grande rimpianto blaugrana

Can Barça è una casa molto grande. A volte però, più grande è la casa più risulta difficile per chi ci abita prendere le giuste decisioni. E capita che, nonostante i mezzi e le strutture, si commettano degli errori

Basterebbe questa citazione da un articolo di El9Cat dal titolo “la difficoltà di essere profeti in casa propria” per riassumere la situazione che Ferran Jutglà sta vivendo dopo l’esuberante cambio di casacca che lo ha portato dal Barcellona al Club Brugge. E che lo sta facendo diventare in maniera prematura e univoca uno dei più grandi rimpianti della storia recente del club catalano.

Dagli amatori alla Champions League

Suo padre ci intravedeva un futuro campione sin da piccolo, e anche oggi in pochi sembrano realmente stupiti dei traguardi raggiunti da Ferran Jutglà, eppure la traiettoria del ragazzo di Sant Julià de Vilatorta sarà costellata di bocciature sin dagli albori della carriera. Bocciature che avrebbero portato qualsiasi ragazzo della sua età a mollare tutto. Dopo aver cominciato nel Vic Riuprimer, l’Espanyol lo nota sin da subito portandolo nell’Infantil A. A 15 anni, giunto nei cadetes del club e dopo aver superato un primo problema al ginocchio, i pericos decidono di non puntarci: Jutglà dovrà ripartire da Vic, tornando a qualche chilometro dalla sua Sant Julià. Quasi maggiorenne passa all’Unificación Bellvitge, a L’Hospitalet de Llobregat. Siamo alle porte di Barcellona, in un club che può facilmente trasformarsi in un trampolino importante nonostante la distanza geografica quasi proibitiva dal suo paese. I suoi genitori portano avanti, con sacrifici, delle pasticcerie: Ferranet, come lo chiamano gli amici, deve vedersela da solo per inseguire il suo sogno, percorrendo quotidianamente 3 ore in treno per andare e tornare dagli allenamenti.

Gli sforzi pagano e l’anno successivo si accasa al Sant Andreu, club oggi impegnato in Tercera División, la nostra Eccellenza. I compagni lo ricordano già ai tempi come un ragazzo dall’igiene di vita perfetto, con molta cura per il suo corpo. Con un fisico ben bilanciato e gambe già sviluppate, Jutglà nel Sant Andreu trova sorprendentemente la prima squadra dopo pochissimo tempo. Il suo ex compagno di squadra Joan Noguera, intervistato in un emozionante reportage realizzato dal Club Brugge dopo la qualificazione agli ottavi di finale di Champions League, dirà di lui:

Era molto attento all’alimentazione, si curava tantissimo. Ricordo che giocava da ala sinistra, ma veniva ovunque a cercare la palla. Un giocatore verticale, andava su e giù per il campo. Certo, se in quel momento mi avessero detto che sarebbe diventato fondamentale in Champions League, sinceramente non l’avrei pensato”

Dopo una deludente esperienza di qualche mese nel Valencia, il ritorno a Sant Andreu, questa volta in prestito dall’Espanyol che era tornato sui suoi passi acquistandolo, sarà l’inizio di un percorso fantastico. Una rivincita che avrà nella doppia sfida di Copa del Rey 2018 contro l’Atletico Madrid il suo prologo migliore, quello in cui Jutglà inizierà a confrontarsi con il più alto livello del calcio spagnolo. I video del suo secondo passaggio nel Quatribarrat sembrano girati una decade fa, quando in realtà altro non sono che reportage di 4 anni addietro. Una crescita fisica ma anche mentale: le annate in cui Jutglà ha recuperato il terreno perduto per rivendicare il suo talento e sfondare le porte del professionismo, lasciando un’eredità incolmabile per il suo paesino e per Sant Andreu de Palomar.

Ha messo il nome di Sant Andreu sulla cartina geografica, perché adesso la gente parla anche del nostro club. Dovremmo esserne grati

Josu Rodriguez, ex compagno di squadra di Jutglà nel Sant Andreu

Dall’Espanyol al Barça di Xavi

Nonostante le poche presenze, Jutglà è stato decisivo in un periodo di transizione estrema per il Barcellona. (Foto: JORGE GUERRERO/AFP via Getty Images – One Football)

Sembrava scorrere tutto lineare nella carriera di Jutglà, soprattutto dopo il ritorno all’Espanyol che lo consacrerà come il giocatore faro del settore giovanile: 12 gol in un biennio e la fascia da capitano affidatagli dai compagni per il carisma mostrato in campo. Eppure i pericos gli fanno un altro scherzo non rinnovandogli il contratto nell’estate del 2021. Un errore madornale criticato profondamente negli ultimi tempi. Il Barcellona ci vede una possibilità e lo acquista per il Barça Atlètic senza pensare all’annata che avrebbe vissuto.

Dopo il cambio in panchina, a Ronald Koeman succede Xavi Hernández, che porterà nel club una nuova ventata a trazione catalana tra cui David Prats, Toni Lobo e Sergio Garcia, che Jutglà lo avevano allenato nei juveniles del Sant Andreu e lo conoscevano bene. Vista la morìa di giocatori a causa dei tanti infortuni e di una stagione di transizione post Messi, Jutglà è uno dei giovani promossi in prima squadra dal dicembre 2021. Con risultati encomiabili: all’esordio da titolare in prima squadra, nella Maradona Cup svoltasi il 14 dicembre 2021, segna un gol con un destro secco sotto la traversa dopo un bell’avvitamento in area, ripetendosi 4 giorni dopo contro l’Elche per il suo primo gol in Liga con un imperioso colpo di testa.

Jutgla esulta dopo il primo gol in Liga
La liberazione della prima volta (Pau Barrena/AFP via Getty Images – OneFootball)

“Largo ai giovani, ripartiamo dai giovani, viva Can Barca” sono tra gli slogan più diffusi in quelle settimane: tutto puntualmente smentito da un mercato invernale il cui effetto sarà proprio quello di tarpare le ali ai ragazzi blaugrana. Jutglà metterà assieme altre 7 presenze, assicurando al Barcellona il passaggio del turno in un difficile sedicesimo di finale contro il Linares Deportivo, salvo poi tornare in seconda squadra senza reali demeriti. Anche qui i gol continueranno a cadere a grappoli, con altre 10 realizzazioni che spingeranno il Club Brugge a prelevarlo per ben 5 milioni di euro e il 10% di una futura rivendita nel giugno 2022.

I motivi del successo

Dietro al matrimonio perfetto che ha trasformato in pochi mesi Ferran Jutglà nell’uomo della provvidenza per il Club Brugge bisogna evidenziare due aspetti. Il primo di natura tecnica, frutto di un’attività di scouting in cui la compagine belga è tra le migliori società in Europa per analisi di giovani talenti. D’altronde, quando per motivi economici devi forzatamente giocare d’anticipo sulle squadre economicamente più solide, diventa quasi naturale fare di necessità virtù. Puntando così forte sullo spagnolo già nel giugno di quest’estate, i belgi non solo hanno mostrato convinzione e preparazione, ma hanno fatto sentire il giocatore estremamente importante per la loro idea di calcio.

Il secondo di natura comportamentale, in quanto Jutglà ha dichiarato di essersi preparato mentalmente e professionalmente per un’esperienza del genere: imparando l’inglese e trasferendosi in Belgio da solo per maturare ed evitare gli stessi errori che da giovane lo frenarono con il Valencia. Il 23enne mostra una personalità forte, tenace, forgiata nelle difficoltà che lo mette in condizione di non perdere mai la rotta verso l’obiettivo. Per suo padre è l’angelo caduto dal cielo dei tifosi del Brugge, e nonostante il pizzico iperbolico che si possa concedere a un genitore, c’è da dire che Jutglà si è preparato in maniera quasi maniacale per non fallire il post De Ketelaere che tanto preoccupava i Blauw en Zwart. 

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La sfida contro l’Atletico Madrid è stata l’occasione per Jutglà di rimettersi in mostra nel suo paese. (Foto: BRUNO FAHY/BELGA MAG/AFP via Getty Images – One Football)

I numeri di quest’anno

Fisico possente e compatto, spalle larghe e gambe estremamente sviluppate e potenti, El Pais lo ha paragonato, per aspetto, a un pugile: per la sua struttura fisica e per il suo viso, con quegli occhi leggermente racchiusi e gli zigomi rigonfi. L’ex Barcellona si rivela tale anche in campo. Può essere accomunato, per movimenti, a Lautaro Martinez, e pur non essendo un 9 puro può giocare da unico riferimento in un attacco a tre, fungere da spalla per un’altra punta o addirittura, senza dimenticare gli inizi nel Sant Andreu, agendo da esterno sinistro. Proprio come nel caso del gol di Kamal Sowah contro l’Atletico Madrid in cui Jutglà salta Nahuel Molina prima di centrare per il compagno.

Bravo anche di testa nonostante i 175 centimetri di altezza, una delle maggiori peculiarità di Jutglà è la conclusione ravvicinata: dotato di un destro secco e preciso, ha bisogno di pochi secondi per prendere la mira e scaricare tutta la sua potenza. Alla sua prima stagione completa da professionista, Jutglà annovera al momento 17 presenze, 8 gol e 5 assist per un totale di 1093 minuti giocati e una frequenza gol di 1 ogni 137 minuti (fonte Transfermarkt). In campionato ha cifre sbalorditive sia in attacco che in difesa: ai tiri medi a partita (2.9) risponde anche con il 43% dei contrasti a terra vinti, con una media di 2.2, aspetti che mettono in evidenza la sua caparbietà e bravura senza palla oltre alle doti offensive (fonte Sofascore). Nelle comparazioni di fbref, Jutglà ha medie elevate negli assist, negli xG assistiti (expected gol ricevendo un assist) e nella sommatoria tra xG e xA (expected goals e expected assist per ogni partita). Numeri che lo inseriscono, di diritto, nei migliori numeri 9 di questa stagione assieme a Erling Haaland o Luis Muriel.

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Le statistiche di Ferran Jutglà (Fonte: fbref.com)

Il tetto di questo giocatore sembra ancora lontanissimo: sarebbe bastato qualche mese in più per candidarlo a tutti gli effetti come attaccante spagnolo del futuro. La Roja ha carenze di reparto e in Spagna non escludono che, se le cose dovessero continuare così, il ragazzo di Sant Julià possa avere una chance dell’ultima ora per assicurarsi un biglietto mondiale. Arrivati a questo punto, sognare non costa più nulla. Sperando che la casa della nazionale sia sufficientemente proporzionata per prendere le giuste decisioni.

Autore

Nato in Italia, girovago per studi tra Francia e Spagna, poi Argentina per passione: scrivo per amore innato verso questo sport e per la necessità di esprimermi condividendo le mie idee. Amo raccontare storie particolari e poco conosciute, da quelle legate al calcio francese o agli angoli più remoti dei confini argentini.

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