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Interviste di Lusso: Manuele Baiocchini

In Italia siamo noti per il buon cibo e per l’amore per il calcio. L’intervista di oggi ha per protagonista un personaggio che incarna alla perfezione queste due sfumature. Abbiamo fatto due chiacchiere con Manuele Baiocchini, giornalista sportivo di Sky Sport ed esperto di calciomercato, neopapà del piccolo Flavio e chef per i suoi follower, sia su Instagram che per Buttalapasta.it, con la sua rubrica CasaBaio. Tra un boccone e l’altro, inizia la nostra chiacchierata.

Due chiacchiere con Manuele Baiocchini

RdL: Ciao Manuele. Partiamo dall’inizio della tua carriera. In un vecchio video con Marco Cattaneo hai raccontato di quando consegnavi pizza per pagare gli studi giusto e lavoravi in una radio romana. Ecco, ora che hai provato anche la tv, torneresti a fare radio? Cosa ti ha dato quell’esperienza?

B: Sì, tornerei a fare radio con un ruolo diverso rispetto al passato. In realtà tanti colleghi la stanno facendo tuttora, una radio abbinata alla televisione, vedi Fabio Caressa. È un bellissimo sfogo, ma soprattutto io lo percepisco come un mezzo di comunicazione molto interessante, perché diverso, più intimo, più personale. Ti permette di fare qualcosa con la tua voce che in tv non sarebbe mai possibile.

RdL: Chi ti segue sui social sa quanto ami cucinare, ma quando hai capito che volevi fare il giornalista e non lo chef?

B: Ho due passioni forti nella vita: lo sport e la cucina. Cucino tanto e per fortuna,  con una corsa o una partitella a calcetto riesco a bruciare tutte quelle calorie. A 16 anni ho deciso che avrei fatto il giornalista e non ho più cambiato idea. Da ragazzino giocavo a calcio come tanti, ma sono arrivato presto a maturare il pensiero che non avrei potuto fare “quel salto”, perché in fondo non ce l’avevo proprio nelle corde e avrei fatto tantissimi sacrifici senza arrivare in alto, così ho deciso di non lasciare gli studi e di continuare ad avere anche una vita privata. Molti atleti devono un po’ rinunciare a tutto questo. Mi sono detto che non avrei più giocato a calcio, ma che avrei comunque continuato ad averlo nella mia vita. Così eccomi qua, a raccontarlo ogni giorno. Il sogno nel cassetto rimane quello di raccontare la finale di un mondiale, per ora ho spuntato dalla lista una finale di Europa League, ma sono giovane e un giorno ci arriverò e chissà se ci sarà anche l’Italia.

RdL: Del tuo lavoro ruolo preferisci? Inviato sul campo, lavorare in redazione, inviato di calciomercato, ecc…

B: Senz’altro preferisco essere inviato a bordocampo. Probabilmente quella è la parte del mio lavoro che mi piace di più, che mi stimola e che mi regala maggiori motivazioni, perché quello non significa solo raccontare l’evento, ma viverlo in diretta e da vicino. È come essere dentro all’evento stesso, quando sei vicino all’allenatore che dà indicazioni ai suoi giocatori, quando senti le loro conversazioni, i botta e risposta e tutte le discussioni che nascono in campo (e in panchina). Vivere a bordocampo è decisamente diverso dallo stare davanti alla televisione o sugli spalti, è qualcosa in più, anche se realmente non stai giocando tu quella partita.

RdL: C’è una caratteristica che secondo te non può mancare in una persona che decide di intraprendere questo cammino professionale?

B: La caratteristica di un giornalista che vuole fare bene il suo lavoro è senza dubbio la curiosità: il vero motore di questa professione. Non deve però mai mancare la grinta, perché siamo in tanti a fare questo lavoro e non è facile emergere. C’è da sgomitare parecchio e se molli anche solo di un centimetro ti mangiano subito. Non devi mai mollare, devi stare sempre sul pezzo, essere sempre reperibile, connesso e attivo. Poi ovviamente bisogna avere la passione, quella forte. Ho visto tanti ragazzi pronti in rampa di lancio, carichi ed entusiasti, spegnersi col passare del tempo. È la passione che tiene viva la fiamma.

Manuele Baiocchini
Manuele Baiocchini a Milanello (Fonte: Instagram @manubaio)
RdL: Siamo abituati ad avere le informazioni disponibili 24h su 24, ma qual è la tua giornata tipo?

B: La giornata inizia abbastanza presto, leggo giornali e faccio ricerche, perché è ovvio che ci sono anche colleghi molto bravi che potrebbero aver scritto cose che ti sono sfuggite, anche come redazione Sky. Poi inizio a lavorare. Da mattina a notte con il telefono sempre acceso e carico, perché magari sei in giro e senti qualcosa, perché ti arriva la telefonata giusta, perché in fondo è un lavoro che non dorme mai, fatto di contatti e relazioni che costruiscono la tua giornata ora dopo ora, soprattutto durante il calciomercato. È un po’ una gara a chi arriva prima alla notizia.

RdL: Qual è stato il più grande colpo di mercato che hai dato in esclusiva? Ma soprattutto tutti vorranno sapere come hai avuto la soffiata

B: Me ne ricordo uno grande: Neymar al Barcellona. In Brasile lui era considerato il nuovo Pelé ed io in quel momento ero proprio in Brasile, esattamente in un caffè di Rio. I brasiliani presenti ignoravano che fossi un giornalista sportivo e parlavano apertamente di questo affare, con tutte le informazioni del caso (e con tanto di cifre). In Europa nessuno sapeva che Neymar fosse già un giocatore del Barcellona, così chiamai i miei colleghi in redazione a Sky e demmo la notizia. Fu uno scoop a livello europeo.

RdL: Considerando il sistema-calcio e il sistema-giornalismo come due mondi contigui ma non sovrapponibili, tu, da giornalista, riguardo al sistema-calcio ti senti parte attiva o spettatore?

B: Mi sento parte attiva del sistema calcio perché è la comunicazione ad esserlo. È difficile immaginare il mondo del calcio senza una delle sue componenti, dunque senza giocatori, dirigenti, tifosi o giornalisti. Togliendo una di queste componenti – e lo stiamo vedendo ora con gli stadi chiusi al pubblico -, lo spettacolo non è lo stesso e perde di valore.

RdL: Abbiamo una redazione giovane, hai qualche consiglio da dare a coloro che vogliono intraprendere questo mestiere?

B: Il mio consiglio è quello di guardare sempre in casa propria. Spesso quando non si arriva a raggiungere determinati livelli e obiettivi, si tende a guardare sempre dall’altra parte della siepe, pensare alle vie preferenziali e quanto l’altro sia stato agevolato. Io vorrei dire a tutti di basarsi sulle proprie forze, di dare sempre il massimo, perché poi i risultati arrivano. Bisogna tenere in mente l’obiettivo, perché è quel traguardo che ti porta ad avere, ogni giorno, la determinazione giusta per raggiungerlo. È quell’obiettivo che ti spinge a fare di più rispetto a ciò che avresti mai immaginato.

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Autore

Illustratrice e storyteller con un passato da esterno nel Mojito Football Club. Oggi realizza contenuti che traducono i pensieri in un’armonia d’immagini e parole. Per lei il viaggio è vita ma si completa solo quando, dal finestrino del treno, rivede il mare alla sua sinistra.

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