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CALCIO ITALIANO INTERVISTE

Sofia Cantore: tutto è puro per un attaccante puro

Sofia Cantore è una delle giovani più interessanti del panorama calcistico italiano. Questa sentenza che non lascia spazio a interpretazioni o discussioni è largamente confermata dalla sua straripante stagione in neroverde fin qui fatta di gol, assist e un intelligenza tattica nel suo ruolo decisamente ammirevole per la giovane età. Il suo curriculum recita un’esperienza in bianconero all’età di 17 anni, l’anno del primo scudetto della neonata Juventus, un anno a Verona e uno a San Gimignano. Tuttavia, pur essendo il suo cartellino di proprietà bianconera, il salto di qualità avuto negli anni del prestito che trova una consacrazione nella stagione fin qui al Sassuolo, ci mettono nella condizione di pensare che quando arriverà il momento di un definitivo cambio generazionale, Sofia sarà pronta.

Intervistare Sofia è stato un bel momento di conversazione. Un mix tra chiacchierate campo ed extra campo, un botta e risposta di considerazioni dal calcio ai tatuaggi passando per quelle che sono le aspirazioni e il modo di vedere la vita di una ragazza di ventidue anni. Un numero che lascia il tempo che trova su un pezzo di carta, che fa invece emergere una sensibilità e una maturità che non sempre c’è modo di riscontare in una persona a quest’età.

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Rdl: Se dovessi fare un bilancio di questa prima parte di campionato dal punto di vista personale e dal punto di vista della squadra cosa diresti?

S: “Dal punto di vista personale sono abbastanza soddisfatta, all’inizio mi dovevo adattare al nuovo modulo perché gli altri anni ho giocato sempre esterno e quindi a Sassuolo ho dovuto imparare a giocare con un’altra attaccante e sinceramente mi trovo molto bene, sono soddisfatta da questo punto di vista. Ho imparato e sto imparando molte cose. Poi sono anche molto contenta per i gol che sono riuscita a fare per la squadra e per me. Per quanto riguarda un bilancio di gruppo invece, abbiamo avuto un grandissimo avvio di stagione in cui abbiamo vinto tutte le partite fino alla prima pausa ed eravamo molto cariche. Dopo la sosta Nazionale abbiamo perso Tomaselli che è importantissima per il nostro gioco e lì è cambiato qualcosa, come se avessimo perso l’entusiasmo e l’identità di gioco. Magari usciamo bene dalla difesa ma arriviamo in attacco con poche idee per creare. Lei è molto importante per il tipo di gioco che facciamo. La prima metà di stagione si è conclusa con l’esclusione dalla Coppa Italia che ci ha lasciato un po’ l’amaro in bocca, però secondo me queste cadute servono per tornare a fare bene.

L’età media in squadra non è altissima, siamo giovani, questo forse contribuisce un po’ alla mancata maturità che servirebbe in alcune occasioni. Ci sono giocatrici come Lana Clelland e Alice Parisi che hanno più esperienza ma nonostante ciò a volte fatichiamo a gestire dei momenti negativi. Il gruppo è molto unito, al campo generalmente c’è entusiasmo, si gioca a calcio-tennis prima di ogni allenamento, si ride, si scherza, ci si allena con la musica, tira una bella aria. Il fatto è che, nonostante ciò, proprio perché forse siamo giovani, non ci siamo adeguatamente riprese dopo aver subito la prima sconfitta con la Roma dopo un periodo di sole vittorie, ma io credo che proprio per questo abbiamo imparato una lezione e continueremo a imparare tanto. Ora ci concentreremo per fare bene la Supercoppa, dopo Natale saremo subito in campo ad allenarci.”

Sofia Cantore con l'undici neroverde
l’Undici Neroverde. In alto a partire da sinistra: Kamila Dubcova, Diede Lemey, Martina Tomaselli, Lana Clelland, Mana Mihashi and Tamar Dongus. Dal basso a partire da sinistra: Maria Luisa Filangeri, Davina Philtjens, Erika Santoro, Sofia Cantore and Alice Parisi (Foto: Jonathan Moscrop/Getty Images/OneFootball)

Rdl: E tu che genere di persona sei all’interno dello spogliatoio?

S: “Tendenzialmente sono una persona solare, sia fuori sia dentro lo spogliatoio. Arrivo al campo sempre con il sorriso, la voglia di fare. A volte prima delle partite ho un po’ d’ansia e mentre le altre sono tutte concentrate io faccio battute e rido per niente perché è il mio modo di stemperare; infatti a volte un po’ mi insultano (ride, nda). Diciamo che in linea di massima cerco sempre di strappare un sorriso a tutti. Poi ovviamente ci sono dei momenti no anche per me, specie quando non sono al top fisicamente e accuso il fatto di non riuscire a dare il 100% in allenamento. Questo, come a tutti, contribuisce ad essere un po’ giù di morale ma accade raramente.”

Fact checking sulla frase “arrivo sempre al campo con il sorriso”: superato. (Foto: Jonathan Moscrop/Getty Images/Onefootball)

Rdl: Di te si parla come una delle attaccanti più promettenti del calcio femminile italiano, una giocatrice su cui vengono riposte grandi aspettative e speranze. Questo ti fa sentire sotto pressione?

S: “Un po’ si. Sono una persona che di solito si fa molti complessi su quello che possono pensare gli altri, non la vivo molto bene, però per migliorare sotto questo punto di vista sto lavorando con una mental coach che mi aiuta a gestire meglio queste dinamiche ed evitare di focalizzarmi troppo su cose esterne, sulle opinioni delle persone sia in positivo sia in negativo. All’inizio vivevo tutto percependo molta più pressione, ora meno. Sarà che quando le cose vanno bene è più facile parlarne; la prima parte di campionato è stata abbastanza soddisfacente quindi sarà per quello che non sento troppo addosso il peso delle aspettative. ”

Rdl: Hai mai considerato l’idea, in futuro, di un’esperienza in un campionato estero?

S: “Mi piacerebbe molto. Uno dei rimpianti più grandi che ho è di non essere andata a fare l’anno all’estero al liceo. Al di là del calcio nella mia vita mi piacerebbe fare un’esperienza del genere, confrontarmi con un’altra cultura, un altro posto anche lontano da casa mia. Ad oggi però il calcio in Italia sta crescendo molto e non me la senterei di fare questo cambiamento, in futuro però sarebbe una cosa che mi piacerebbe sperimentare.”

Rdl: Nelle interviste dici sempre che quando sei arrivata alla Juve eri giovane e inconsapevole dell’opportunità che avevi davanti e nutri un po’ di rammarico per questo. Come si abbraccia la mentalità professionistica?

S: “Io penso di aver fatto un salto a livello di mentalità solo l’anno scorso, nell’annata alla Florentia. Non c’è stato un momento particolare, è successo e basta, però penso che l’infortunio mi abbia aiutato tanto. Mi ha aiutata a capire che il lavoro ripaga sempre, una cosa che mi ha sempre detto mio papà e che non ho mai ascoltato molto. Da piccola credevo che bastasse solamente il mio talento ma dopo l’infortunio, quando mi sono dovuta ricostruire da zero, ho capito che non bastava. A Verona non ero ancora molto matura, è stato un anno di ripresa per me. D’estate poi mi sono imposta che le cose sarebbero cambiate e che avrei iniziato a fare le cose a regola e così è stato. Negli anni alla fine sono passata da un estremo all’altro, è chiaro che quando giochi ad alti livelli le cose devono cambiare.

Il rammarico che ho rispetto a quando giocavo alla Juve è che avrei potuto gestire le cose in maniera più matura, dall’altra parte però penso che a 17 anni sono poche le persone davvero pronte. Era il primo anno che nasceva la Juve Women, non c’era mai stato un progetto così ed ero stata catapultata dal niente al tutto e non mi accorgevo di cosa avessi tra le mani. Qui poi si aggancia un discorso ancora più ampio perché se io già da piccola avessi saputo dell’esistenza della Juve, ad esempio, sarei cresciuta con una consapevolezza diversa. Adesso le piccole questa cosa la sanno e possono porsi questo obiettivo e arrivarci anche grazie ad una mentalità adeguata.”

Sofia Cantore con la Coppa Italia vinta alla Juventus
28 Aprile 2018, stadio Tardini: Sofia Cantore, Arianna Caruso e Benedetta Glionna festeggiano la vittoria della Coppa Italia. (Foto: Alessandro Sabattini/Getty Images/OneFootball)

 Rdl: Oltre a giocare studi Scienze della Comunicazione, come sei arrivata a questa scelta?

S: “In realtà sono andata un po’ per esclusione. Non volevo fare scienze motorie e al contempo il mio sogno sarebbe stato studiare Giurisprudenza ma giocando a calcio era tutto molto complicato. Non che non ci fosse tempo, semplicemente difficile da conciliare. Andando per esclusione ho pensato di scegliere comunicazione, ci sono molte discipline diverse l’una dall’altra e alla fine mi ci sono anche appassionata. Mi piace molto la sociologia ad esempio.“

Dopo aver continuato a parlare di università e sessioni d’esame abbiamo aperto una breve parentesi sulla musica, i concerti pre-pandemia e il fatto che a volte si allena con il mixer per dare sfogo a questa sua passione.

Le chiedo se abbia mai pensato a cosa avrebbe fatto se non fosse diventata una calciatrice.

S: “Sarò sincera, non me lo sono mai chiesto. Da un lato è una fortuna perché vuol dire che una mia passione sta trovando la giusta strada ma dall’altro è un po’ limitante. L’ambiente calcio sotto un certo punto di vista lo è. A volte penso che vorrei essere e fare altre mille cose ma non posso, un po’ per mia pigrizia, un po’ per la natura del contesto. “

Rdl: Nella tua carriera fino a questo momento c’è stato qualcuno, una giocatrice o un allenatore, che più di altri ti ha spronata e aiutata a crescere sia come atleta sia come persona?

S: “Non c’è una persona in particolare però Rita Guarino, ad esempio, mi ha aiutata tanto sia in Nazionale sia il primo anno alla Juve e non solo come calciatrice. Anche Enrico Sbardella, sempre quando andavo in Nazionale: lui oltre ad avere fiducia in me, mi ha scoperta attaccante e messo in testa l’idea che potessi giocare lì e nessuno lo aveva fatto prima di lui, giocavo solo esterno. Un’altra persona che ho avuto la fortuna di incontrare l’anno scorso alla Florentia è stata Stefano Carobbi. Lui oltre ad essere stato un grande giocatore è stato per me anche un grande allenatore, uno che mi ha tramesso valori umani come nessun altro e credo di non esser mai stata allenata da una persona così nonostante siamo stati insieme solamente un anno. Quest’anno a Sassuolo sono allenata da Mister Piovani che mi sta insegnando moltissimo sotto ogni aspetto, sia perché è stato attaccante e cerca di indirizzarmi nei giusti movimenti, sia dal punto di vista motivazionale. Lui è un vero trascinatore e cerca sempre di trasmetterci quella che noi in squadra chiamiamo Garra.

Garra in progress (Foto: Marco Luzzani/Getty Images/OneFootball)

Rdl: Se potessi scegliere tre giocatrici con cui giocare sempre, fino a fine carriera, chi sceglieresti?

S: “Mi vengono in mente le mie amiche ma forse sono di parte (ride, nda). Però sicuramente vorrei Lemey perché secondo me è fortissima e a livello caratteriale ci troviamo molto bene; poi vorrei Benny (Glionna, nda) perché abbiamo giocato insieme sette/otto anni e in campo abbiamo molta sintonia oltre ad essere grandi amiche. La terza invece potrebbe essere Rosucci perché in campo è una persona che trasmette sempre cose positive, non molla mai, è molto molto determinata.”

Rdl: Recentemente ti sei tatuata le parole omnia munda mundis, cosa significa per te?

S: “Significa tutto è puro per i puri  è una frase che ha detto San Paolo. Io non sono credente però mi piaceva come frase perché sono una persona che tendenzialmente non vede malizia in niente anche quando magari ce n’è. Tutti infatti mi dicono questa cosa, vedo sempre del buono nelle situazioni e nelle persone perché fondamentalmente sono una persona buona. È una frase che rispecchia me e il mio modo di rapportarmi agli altri. Poi ho altri due tatuaggi, una canzone e la parola Equilibrium. Io sono Bilancia, tutti nella vita cerchiamo equilibrio però io mi sento molto poco equilibrata e sono sempre alla ricerca della mia linea guida. Infatti ho cancellato “equi” proprio per rendere il concetto di ciò che è la mia vita.”

Rdl: In un post su Instagram per il tuo compleanno hai scritto una cosa molto particolare dicendo che non ami festeggiare il tempo che scorre e che spesso ti senti malinconica rispetto alcuni ricordi del passato che vorresti rivivere. Quali sono?

S: “Non ci sono dei momenti in particolare, in realtà mi manca molto l’infanzia. Una volta che cresci sei più consapevole di tutto ciò che ti circonda e questa cosa per un po’ di tempo mi ha pesato. Quando mi sono accorta di essere cresciuta ho iniziato a vedere le cose con meno leggerezza, che è giusto, però per come sono fatta io l’ho vissuta un po’ male soprattutto perché sono una persona che da un’unghia ricava un problema gigante (ridiamo e le dico che è una cosa tipica delle Bilancia, momento Paolo Fox-nda). Diciamo che a volte mi piacerebbe semplicemente tornare piccola e giocare a nascondino con gli amici senza pensare a niente e godermi la vita. Da grande magari pensi molto di più alle cose, ti fai dei problemi, per questo non mi piace l’idea di crescere.”

Rdl: Quando pensi al tuo futuro, invece, cosa pensi?

S: “L’unica volontà che ho per il mio futuro è vivere stabilmente a Verona, è una città dove ho vissuto e mi piace tantissimo. Per il resto non riesco a immaginarmi un domani, quello che spero è di continuare il percorso con la Nazionale e arrivare a vincere qualcosa con questa maglia, penso sia il sogno di qualsiasi giocatore e giocatrice. Nel mio futuro dopo il calcio invece spero di poter coltivare le mie passioni per la musica e per la cucina.

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