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SLIDING DOORS

Olivier Giroud re di Francia

Olivier Giroud ha sette anni quando la Francia non riesce a qualificarsi per un soffio ai mondiali a causa di un gol sullo scadere della Bulgaria. È il 1993 e anche la prima volta di un piccolo Olivier allo stadio di Parigi. Per fortuna la rabbia quella sera non è stata abbastanza forte da annebbiarlo e il rammarico non ha avuto la meglio sulla voglia di giocare. Olivier continuerà a farlo, con il sogno, anche lui, di arrivare a vincere. Dopo quasi due decenni riuscirà ad alzare il suo primo – grande – trofeo, e incarnare così il sogno che accomuna tanti altri piccoli calciatori.

Sarà un trionfo particolare in realtà. Perché il campionato di Ligue 1 vinto nella primavera del 2012 con il Montpellier vedrà Olivier Giroud come assoluto protagonista. La sua infatti può essere considerata una storia di un fuoriclasse, ma di un fuoriclasse esploso comunque tardi. Un talento talvolta sottovalutato e messo ai margini rispetto ad altre personalità via via più imponenti. Tuttavia, quella del trofeo francese è stata una stagione particolare, irripetibile. Arrivato a Montpellier da serie minori infatti, Giroud ha saputo trainare tutta la squadra sulla vetta. Una vetta che una volta conquistata gli ha concesso il panorama sul calcio dei grandi: lo Sliding Doors di Olivier Giroud.

I primi calci francesi

La carriera calcistica di Olivier Giroud inizia proprio vicino casa. Anche se nasce infatti a Chambéry il 30 settembre 1986, comune che era la capitale del Ducato di Savoia prima di Torino, trascorre l’infanzia a Froges. Lì vicino si trova Grenoble, città più grande e più ricca di sbocchi professionali anche per chi vuole fare il calciatore. Sarà lì infatti che Giroud troverà la sua prima squadra a tredici anni. E Grenoble sarà per lui anche un vivaio in cui crescere fino al 2007, quando per la prima volta cambia spogliatoio.

Poco lontano infatti si allenano i ragazzi dell’Istres, dove Olivier arriva in prestito. Qui in realtà i 14 gol – che ormai rendono indelebile il suo ruolo di attaccante – lo mettono in vista tra le piccole società calcistiche, non solo della Provenza. E così il primo piccolo stacco della carriera professionale di Giroud prende piede. Il Tours è una squadra appena promossa il Ligue 2. Si trova nella Francia centro-occidentale e i kilometri che lo distaccherebbero dalle sue regioni d’origine sono il simbolo della sua costante crescita. Così nel 2008 firma con la nuova squadra e qui sa farsi valere: Olivier Giroud continua a segnare e diventa l’attaccante di punta della rosa.

Olivier Giroud in forza al Tours nel 2009
Olivier Giroud incisivo in Ligue 2 con il Tours (Foto: Michel Fep/Imago-OneFootball)

Inizia così a delinearsi la sua essenza: un fisico prestante, un attaccante veloce, un senso del gol che lo rende indispensabile come centravanti. Nel campionato di B francese, il nome di Olivier Giroud inizia davvero a diventare un suono familiare.

Nella finestra invernale di mercato però, qualcuno bussa sul soffitto dal piano di sopra. Vogliono proprio lui: è il Montpellier che chiama, disposto a pagare 2 milioni di euro per un contratto di tre anni e mezzo. L’opportunità è chiara e non resta molto su cui riflettere. Olivier Giroud firma il 25 gennaio 2010, anche se finisce la stagione in prestito al Tours, segnando 21 gol e laureandosi capocannoniere di Ligue 2. Intanto però, la sua carriera – di successi e continue conferme – stava appena per iniziare.

Lento ingranaggio a Montpellier

Fino ad allora Giroud era stato una macchina da gol potente e di presenza nel suo campionato di seconda divisione. La sfida di salire finalmente di gradino, a 24 anni, era ora sotto i suoi occhi. Davanti a sé si era delineata quella che si dice essere “l’opportunità della vita“. La controprova se il suo talento potesse fiorire o meno anche nel campionato maggiore di Francia.

L’ambiente più teso si assapora da subito. Il suo primo gol con la maglia del Montpellier arriva infatti in Europa League, nel turno preliminare contro gli ungheresi del Győr. I francesi perderanno nella gara di ritorno ai calci di rigore, e Giroud vede svanire per un soffio la prima importante qualificazione a un torneo europeo. Un po’ la stessa sensazione del ’93 allo stadio quando aveva sette anni, con la sua Francia soffiata dal sogno mondiale per qualche manciata di sfortuna.

Oltre al primo, comunque valoroso, gol in Europa League, Giroud metterà a segno 12 reti nella sua prima stagione in Ligue 1. È un risultato modesto e più che soddisfacente: la doppia cifra lo porta infatti tra i primi dieci marcatori dalla stagione, guidati da Moussa Sow del vincente Lille.

La stagione del Montpellier e di Oliver Giroud si concluderà al quattordicesimo posto in classifica. L’anno precedente La Paillade si era posizionata invece quinta, un risultato ottimo considerata la neo-promozione avvenuta pochi mesi prima. La ricaduta del 2010/2011 era un insuccesso indiscutibile, ma tutto sarebbe stato ripagato l’anno successivo. E Olivier Giroud sarebbe diventato finalmente protagonista.

Verso l’apice

Forse Olivier Giroud non se ne renderà ancora conto, ma l’estate del 2011 sarà l’ultima da “attaccante dei tanti”. Sui giornali si parlerà di miracolo e di impresa eccezionale in riferimento alla stagione che lo stava per attendere, e nonostante i giri di parole, così è stato. La stagione migliore di Giroud era quindi alle porte.

È perfettamente comprensibile chi si riferisce alla stagione 2011/2012 del Montpellier parlando di miracolo. Venendo da due permanenze in Ligue 1, precedute da qualche anno in serie minore, senza troppi dubbi la salvezza era l’obiettivo principale della squadra allenata da Renè Girard. Arrivare a giocare i preliminare di Europa League l’anno prima era stato un successo sorprendente, ma i soli tre punti di distacco dalla retrocessione, alla fine della stagione 2010/11, avevano ridimensionato l’orgoglio crescente del Montpellier.

Quell’anno poi sembrava già scritto il destino del campionato francese. Carlo Ancelotti in panchina, con gli 80 milioni di euro spesi nel mercato per Javier Pastore, Blaise Matuidi e Thiago Motta. Il PSG stava suggerendo il suo obiettivo: spendere per vincere. E sembrava così. Con un sentimento di rassegnazione la strada sembrava spianata. Per arrivare in cima c’erano per forza di cose ostacoli, ma forse solo i più forsennati avrebbero scommesso che quell’ostacolo fosse il Montpellier, fosse Olivier Giroud.

D’altra parte, René Girard aveva messo su un comparto abbastanza forte fra terzini e centrocampo, e ancora si poteva contare sull’incisività dell’attaccante di Chambéry. Nel girone d’andata il Montpellier tiene testa e accumula punti. È dopo la pausa invernale però, che la squadra di Giroud fa congelare la Senna a Parigi: a inizio 2012, quattro partite vinte su quattro, con zero gol subiti. Tutto in attesa della sfida al Parc des Princes.

Lo Sliding Doors di Olivier Giroud

Il 19 febbraio del 2012, la sfida al vertice contro il Paris Saint Germain finì 2-2, con una assist di Giroud per Utaka nel secondo gol del Montpellier. Una sfida alla pari che metteva ancora di più in bilico il trofeo di fine stagione. Da lì in avanti però, la differenza si chiamerà Olivier Giroud.

Tutto arriva tachicardicamente fino alla fine. Siamo alla penultima giornata di campionato e i più avvezzi alla matematica hanno già tutto chiaro. È il 13 maggio 2012. Il Montpellier sfiderà i terzi il classifica, il Lille, campioni di Francia l’anno precedente. Le condizioni di gioco si prospettano ideali, con 23 gradi allo stadio Mosson. L’Equipe di quel giorno titolerà “Testa a testa al vertice“. E infatti tutto è teso, e in ballo c’è il titolo del campionato del Paese.

Olivier Giroud in Montpellier-Lille
Olivier Giroud nella sfida in vetta alla classifica contro il Lille (Foto: JB Autissier/Imago-OneFootball)

Il Montpellier è distaccato cinque punti dal Lille, e tre dal PSG. Una vittoria di Renè Girard combinata a una perdita di Ancelotti, conferirebbe il titolo a Giroud e compagni.

Il tempo scorre fino allo scadere. I parigini sono pronti a ritornare in vetta. Sono già tre i gol filati al Rennes, mentre allo stadio del Montpellier tutto tace fino al novantesimo. Se l’arbitro fischiasse la fine della partita, probabilmente quel sogno incredibile che ha tenuto notti intere sveglio il popolo di Montpellier inizierebbe a sgretolarsi. In piazza in città c’è un maxischermo allestito per l’occasione. E anche se all’inizio 90 minuti sembrano tanti, quando mancano pochi minuti alla fine ci si sente compressi come se tutto quel tempo fosse passato in un batter d’occhio.

Arriva il 93°. I due mostri sacri di quella sera, Olivier Giroud – arrivato lì già con 21 gol e 8 assist in campionato – e Eden Hazard, sono rimasti a secco.

Poi però arriva un pallone alto, una parabola un po’ imprecisa, verso la metà campo avversaria. Giroud raccatta perfettamente il pallone e si mette in corsa negli ultimi metri. Ci sono due maglie bianche del Lille che lo rincorrono.

I giornalisti pronti a cambiare i titoli per gli articoli del giorno dopo. Le mani nei capelli dei cittadini di Montpellier. Altrettante mani nei capelli a Parigi. Giroud non lo sa ma sta facendo qualcosa di straordinario. Corre ancora e semina entrambi i difensori, arriva quasi sulla linea di fondo e riesce a trovare un corridoio libero dalle mani del portiere per rimettere la palla al centro. In corsa sta arrivando Karim Aït-Fana.

Assist-gol. Delirio e gioia. Tutti vanno ad abbracciare il marocchino. Ma il vero autore di quell’azione, a un soffio dalla fine, è il calciatore di Chambéry. Signore e signori, Olivier Giroud.

Mantenuta la vetta della classifica in questa sfida, essenza di tutto il campionato, il Montpellier vincerà anche l’ultima partita. E per la prima volta nella sua storia si laureerà campione della Ligue 1. Insieme, Olivier Giruod sarà il capocannoniere del campionato, con 21 gol all’attivo, al pari di Nenê del PSG.

Due anni dopo aver giocato in Ligue 2 con il Tours, Olivier Giroud diventava finalmente re di Francia. In un modo indiscusso, da solo e nelle stesso insieme a tutti i compagni. Diventa l’uomo del momento e soprattutto, dopo anni di gavetta, un calciatore che non ha più bisogno di conferme. Il suo nome era ora una garanzia.

Olivier Giroud, sicurezza e garanzia

I numeri incredibili di Olivier Giroud hanno cambiato di fatto la sua carriera e la sua considerazione all’interno del panorama calcistico. La stagione 2011/2012 è diventata un segnalibro pesante tra le pagine del suo percorso professionistico. Prima c’era un ragazzo calciatore, che fino a 24 anni aveva militato in serie minori, pur ottenendo i suoi modesti risultati. Dopo c’era un fuoriclasse, un attaccante da poster in camera e ovazioni allo stadio.

Immediatamente dopo la vittoria del titolo infatti, Giroud viene ingaggiato dai Gunners di Londra, andando così a militare in uno dei campionati più competitivi di quegli anni. Saranno cinque anni di vittorie, di centralità e di trofei alzati insieme all’Arsenal. La prestanza fisica continuerà anche al Chelsea, e parallelamente pure con la Francia.

Giroud proverà infatti anche tutta l’adrenalina di giocare con la maglia della nazionale sfide molto importanti, come la finale di EURO 2016 poi persa contro il Portogallo, e ovviamente il mondiale vinto nel 2018. Con i Blues collezionerà 110 presenze. E le 46 reti in nazionale lo portano in cima alla vetta dei marcatori della storia della Francia, pareggiando il record di Thierry Herny.

Insomma, il dopo-Montpellier di Olivier Giroud è una continua conferma. La nuova utilità che dà al Milan a partire da questa stagione, è in realtà una sicurezza. Esperienza, fisico, agilità. Dopo lo storico trofeo in Francia, Giroud è uno dei grandi tra i grandi.

 

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