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Il sogno, l’incubo ed un lieto fine: l’ultima serie B della Sampdoria

Sono passati dieci anni dal 9 giugno 2012, un giorno in cui ogni tifoso della Sampdoria ricorda dov’era, cosa faceva ed anche che tempo c’era: sì, perché quel giorno di fine primavera il Nord Italia fu investito da un gigantesco temporale che dettava il passaggio definitivo dalla primavera all’estate e che, quindi, decise di fare da sfondo a quel Varese-Sampdoria che, in una notte, doveva stabilire chi tra varesini e blucerchiati avrebbe potuto festeggiare il ritorno in serie A.

Per i tifosi del Varese quella partita era coronamento di una stagione strepitosa con Rolando Maran alla guida. Per quelli della Samp doveva essere la fine di un incubo iniziato ad agosto 2010. A porre fine a quell’incubo fu Nicola Pozzi che, con il suo ventesimo goal di quella stagione, sigillò la vittoria ed il ritorno nella massima serie, come un lieto fine di un film la cui trama, però, aveva scelto di far sparire i personaggi a cui eravamo più affezionati.

Come in un film drammatico che si rispetti, ripercorriamo con dei flashback i vari accadimenti che hanno portato la Sampdoria a giocarsi tutto in quella partita.

Sampdoria-Werder Brema, la fine di un sogno

Questa storia inizia il 24 agosto 2010, un salto indietro di poco più di 21 mesi rispetto al suo epilogo. È una serata estiva e la Sampdoria si ritrovava a giocare in pieno agosto le due partite più importanti della propria storia dalla finale di Wembley del 1992, ossia il preliminare per l’accesso alla fase a gironi della Champions League, un diritto ottenuto grazie alla magnifica cavalcata della stagione precedente, trascinati dalle grandi giocate di Antonio Cassano e le reti di Giampaolo Pazzini.

Anche quella sera la riedizione moderna dei gemelli del goal non fece mancare il suo apporto, una doppietta del Pazzo – colpo di testa dopo uno smarcamento sul secondo palo, suo marchio di fabbrica, e un tiro al volo sugli sviluppi di un calcio piazzato – unitamente ad un colpo di tacco sotto porta di Fantantonio sembrano spianare la strada verso la grande festa.

Ma, ad una manciata di secondi al fischio finale, un lancio lungo dalla difesa tedesca ed una seconda palla vinta da Markus Rosenberg portano l’attaccante svedese a trovare un diagonale di estrema precisione dall’altezza dello spigolo dell’area di rigore, che va a morire all’angolino sul lato opposto rendendo vano il tuffo sulla propria destra di Gianluca Curci.

L'esultanza di Rosenberg fa da sfondo alla disperazione di Pazzini
L’esultanza di Rosenberg fa da sfondo alla disperazione di Pazzini (Foto: OLIVIER MORIN/AFP via Getty Images – OneFootball).

Siamo 3-1, stesso risultato maturato all’andata a parti invertite, con Pazzini che nei minuti finali trovava il goal che aggiustava una partita che sembrava essersi compromessa dopo l’espulsione di Lucchini in occasione del rigore del momentaneo 2-0 per i tedeschi. Quel goal allo scadere spegne una Sampdoria che in pieno agosto non aveva sufficienti forze per affrontare un tempo supplementare: arriverà il goal di Pizarro a certificare la prima retrocessione di quella stagione, quella in Europa League.

Sembra solo la fine di un bel sogno, invece la sceneggiatura prevede che questo sia solo l’incipit di altri eventi sportivamente drammatici.

La fine di una storia d’amore, l’addio di Antonio Cassano

Nonostante la tremenda botta psicologica del mancato accesso alla fase a gironi di Champions League, una Sampdoria con pochi cambiamenti rispetto alla stagione precedente ma con in panchina un nuovo allenatore – Mimmo Di Carlo – ed una società ancora da riassestare dopo l’addio di Marotta e Paratici direzione Juventus, riesce a veleggiare nelle zone europee nel corso del girone d’andata, ma la storia prevede un altro plot twist una sera di fine ottobre.

Riccardo Garrone invita Antonio Cassano a ritirare un premio a Sestri Levante, l’attaccante barese non ama molto queste manifestazioni troppo posh per uno nato e cresciuto nei vicoli di Bari Vecchia, per cui rifiuta l’invito e di fronte alle insistenze del suo presidente decide di insultarlo pesantemente. Garrone non è certamente una persona che viene a patti quando si parla di educazione, per cui il destino è scritto: Cassano è fuori rosa e senza stipendio, inutili i tentativi di riconciliare il rapporto, arriva la rescissione del contratto ed il passaggio al Milan.

Antonio Cassano con la maglia della Sampdoria
Antonio Cassano tornerà alla Sampdoria nel 2015 dopo il fallimento del Parma (Foto: Marco Luzzani/Getty Images – One Football).

Quale film, quale storia, quale racconto non cita o non ruota attorno ad una storia d’amore? Quella tra il popolo sampdoriano e Antonio Cassano è stata una storia d’amore ricca di passione e amore incondizionato, il suo approdo in blucerchiato è stato il punto più alto della gestione Marotta a Genova; nel giro di una notte quell’amore si è dissolto in mezzo a tanta rabbia e poche lacrime.

Dal sogno all’incubo, la retrocessione della Sampdoria

Nel frattempo, senza Cassano, la Sampdoria inizia a fare una grande fatica a trovare il goal, una difficoltà che porterà all’eliminazione anche dai gironi dell’Europa League.

A quel punto la nuova direzione tecnica del club – affidata in toto a Doriano (non proprio nomen omen) Tosi dopo il rapido congedo del direttore generale Gasparin – decide che, come nelle franchigie delle leghe americane, è momento di fare rebuild.

Così, nel mercato di gennaio, il club blucerchiato accetta un’offerta dell’Inter di Moratti per Giampaolo Pazzini e dalla prima Atalanta di Percassi per Guido Marilungo, il wonderkid del ciclo vincente della squadra Primavera di quegli anni.

Per sostituirli arrivano dal Palermo Massimo Maccarone e – a proposito di grandi promesse dell’epoca – Federico Macheda dal Manchester United. Ne risulta una squadra fortemente indebolita che perde totalmente equilibrio in campo e con giocatori che improvvisamente – orfani di Pazzini e Cassano davanti a loro – vanno incontro ad una preoccupante involuzione tecnica e mentale.

A farne le spese è l’allenatore Mimmo Di Carlo che, dopo una sconfitta interna contro il Cesena, viene esonerato; al suo posto la Samp sceglie di riesumare Alberto Cavasin, allenatore panchina d’oro a Lecce dieci anni prima ma in evidente parabola discendente da alcune stagioni. La scelta lascia tutti molto perplessi, ma quello che accadrà appena siederà sulla panchina blucerchiata andrà oltre le peggiori aspettative; la squadra perde totalmente ogni equilibrio sul terreno di gioco ed entra in campo con il terrore negli occhi, nelle gambe e, soprattutto, nella testa.

Alberto Cavasin sulla panchina della Sampdoria
Alberto Cavasin in 10 partite sulla panchina della Sampdoria ha raccolto 5 punti (Foto: Massimo Paolone/Getty Images – OneFootball).

La salvezza sembra comunque alla portata visti i tanti scontri diretti da affrontare davanti al pubblico del Ferraris che mai abbandonerà la squadra in questo momento, ma la Sampdoria di Cavasin riesce a fallirli tutti grazie ad una serie incredibile di errori, come il rigore calciato alle stelle da Maccarone nella partita persa contro il Parma, o le uscite a vuoto di Curci in un rocambolesco pareggio contro il Brescia. L’unica vittoria arriverà a Bari in una delle partite finite nell’occhio degli inquirenti durante le indagini di uno dei filoni del calcio scommesse, poi arriverà il famoso goal di Boselli nel derby e la matematica retrocessione una settimana dopo con un’altra inopinata sconfitta interna contro il Palermo di Delio Rossi.

Maccarone che sbaglia un goal in Sampdoria-Brescia
Massimo Maccarone si rese protagonista di tante occasioni sprecate in quella stagione alla Sampdoria (Foto: Massimo Paolone/Getty Images – OneFootball).

È l’ora delle lacrime più pesanti di questa storia, quelle di Palombo che va sotto la gradinata Sud a chiedere scusa ai tifosi che, ancora una volta, mostrano grande dignità anche davanti ad una tragedia sportiva di questa portata, eppure non è ancora il punto più basso di questa storia. Il racconto si sposta definitivamente nei meandri del dramma.

Nocerina-Sampdoria, il raggiungimento del climax

La scelta di fare rebuild si è trasformata in un suicidio strategico che ha portato la Sampdoria a rigiocare la serie B a otto anni di distanza dall’ultima volta. La vicenda Cassano e la retrocessione lasciano il segno su un Riccardo Garrone già provato dalla malattia che lo porterà via poco meno di due anni dopo; i poteri progressivamente passano nelle mani di suo figlio Edoardo che, dopo aver dato il benservito a Doriano Tosi, sceglie come demiurgo per tornare in serie A un direttore sportivo emergente come Pasquale Sensibile, reduce dalla doppia promozione con il Novara.

La prima mossa del nuovo direttore sportivo è totalmente controintuitiva per un dirigente di una squadra appena retrocessa in B: decide di partire dall’acquisto di un nuovo portiere, ossia Sergio Romero, il portiere titolare della nazionale argentina, a cui viene offerto un contratto spropositato per la serie cadetta.

Assieme a lui Sensibile decide di costruire una squadra presa dalla top undici della serie B dell’anno precedente, affidando l’attacco alla coppia Piovaccari-Bertani, rispettivamente capocannoniere e vicecapocannoniere della stagione precedente in cadetteria con le maglie di Cittadella e Novara.

Sergio Romero con la maglia della Sampdoria
Sergio Romero ha vestito per 74 volte la maglia della Sampdoria (Foto: Valerio Pennicino/Getty Images – OneFootball).

Per la scelta dell’allenatore, il ragionamento resta lo stesso: dopo un’ottima stagione alla Reggina, è Gianluca Atzori ad essere il nuovo allenatore blucerchiato, e con se porta da Reggio Andrea Costa, difensore centrale mancino da affiancare a Daniele Gastaldello.

Ma la panchina di Marassi e la responsabilità di dover non solo vincere, ma anche di dover ammazzare il campionato, si mostra troppo pesante per lui così come per la squadra che fa fatica a creare gioco e, soprattutto, a creare gruppo, con il tecnico chiamato a gestire un numero esagerato di calciatori tra neoacquisti e mancate cessioni.

Il punto di non ritorno di questa storia arriva, ancora una volta, a fine ottobre: la Sampdoria va a fare visita alla Nocerina di Gaetano Auteri ed al suo 3-4-3 marchio di fabbrica che ha permesso ai campani di trovare una grande promozione nella serie cadetta l’anno precedente. Tra le due squadre ci dovrebbe essere un grandissimo divario ed invece il banco è completamente ribaltato: la grande aggressività e le rapide combinazioni della squadra di Auteri mettono k.o. una squadra totalmente impreparata.

Il 4-2 finale a favore della formazione rossonera non rende numericamente giustizia al dominio proposto nel corso della partita e diventa la pietra tombale per l’avventura di Atzori, il cui esonero arriverà tre settimane più tardi dopo un’altra sconfitta, questa volta contro il Vicenza in casa, proprio negli stessi giorni in cui il governo Berlusconi-quater si dovrà congedare da Palazzo Chigi per far posto al governo tecnico di Mario Monti.

Raggiunto il climax, la trama cinematografica di questa storia potrebbe essere trasposta in questo momento in un montaggio parallelo in cui si succedono Mario Monti che presta giuramento al Quirinale e Beppe Iachini che firma il contratto da allenatore della Sampdoria.

La risalita verso un lieto fine

Quei giorni di novembre rappresenteranno i momenti più bui di questa trama, ma non gli ultimi momenti negativi. Il mercato di gennaio è quello della contro-rivoluzione, con la Sampdoria che cambia nuovamente sotto le direttive del nuovo allenatore.

E’ il momento del saluto al giocatore-simbolo del ciclo Garrone, ossia il capitano Angelo Palombo, che viene mandato in prestito all’Inter dove vedrà poco il campo; in attacco partono Piovaccari e Maccarone ed arrivano Pellè ed Eder, il tutto all’interno di un maxi-scambio con il Brescia che include l’arrivo in blucerchiato del trequartista Juan Antonio – rivelazione della prima parte di B in quella stagione – ed il percorso inverso per Salvatore Foti, altro elemento di quella squadra Primavera con scarsa fortuna nel professionismo.

L’immagine più iconica di Angelo Palombo: le scuse sotto la gradinata Sud dopo la retrocessione (Foto: Tullio M. Puglia/Getty Images – OneFootball).

Le prime settimane di lavoro sono complicate anche per Beppe Iachini. Per le stesse ragioni per le quali Atzori non riusciva a creare un’identità di squadra, anche il tecnico marchigiano fatica a trovare una quadra. Tuttavia una svolta arriva con l’inizio del girone di ritorno, quando i blucerchiati vanno ad espugnare il campo del Padova, altra squadra costruita in quella stagione con grandi obbiettivi.

Da quel momento inizia una rincorsa proprio verso la squadra patavina, anch’essa alle prese con la gestione di un campionato sotto le aspettative. Iachini sceglie che la rincorsa può partire dando certezze alla difesa che finalmente inizia a diventare imperforabile, mentre in attacco ora una giocata di Pasquale Foggia, ora una di Eder, e la solita grande voglia di spaccare la porta di Nicola Pozzi permettono alla Sampdoria mattoncino dopo mattoncino di avvicinarsi alla zona-playoff.

Il sorpasso al Padova si compirà a cinque giornate dalla fine ed il goal che sancirà l’accesso alla post-season arriverà due settimane più tardi a Castellammare di Stabia grazie alla prima zampata in blucerchiato di un certo Mauro Icardi. Alla fine, ogni pellicola che lascia un segno deve avere al proprio interno il cameo di un giovane attore agli esordi prossimo a diventare una grandissima celebrità.

Intervengo da Varese, ha segnato Pozzi gol

I play-off rappresentano la scena finale di quest’opera drammatica: ai nastri di partenza la Sampdoria si trova davanti Sassuolo, Verona e Varese, tre squadre che, oltre a maturare un grandissimo distacco di punti nei confronti della formazione blucerchiata, hanno mostrato nel corso della stagione un calcio molto aggressivo, dai ritmi importanti ed a tratti spettacolare. Qui è il momento di far entrare in campo il personaggio sempre presente in questa storia ma che mai ha avuto il ruolo di protagonista: Nicola Pozzi.

Il primo ostacolo per la squadra di Iachini è la formazione nero verde allenata da Fulvio Pea, allenatore molto caro alla società blucerchiata per lo scudetto vinto con la squadra Primavera nel 2008. Il doppio confronto è giocato a viso aperto: Pozzi prima perfora la propria porta e poi ribalta la partita assieme a Eder; nella gara di ritorno un suo goal su rigore sblocca la partita che terminerà 1-1 dopo una serie di indicibili sofferenze per i tifosi sampdoriani e tanti rimpianti per il Sassuolo.

In finale l’avversario da affrontare è il Varese che, a sua volta, ha regalato una grande soddisfazione ai propri tifosi eliminando il favorito Verona. Nella gara d’andata a Marassi è un turbinio di emozioni, la Samp passa vincendo per 3-2 aggrappandosi ad una doppietta di Daniele Gastaldello, il nuovo capitano dopo l’arrivederci di Angelo Palombo. Nel mezzo tra le due realizzazioni aeree del difensore centrale arriva il terzo sigillo consecutivo di Pozzi, abile a sfruttare un errore di disimpegno di Troest punendo Bressan con un preciso piatto destro al volo.

Nicola Pozzi in azione con la maglia della Sampdoria
Nicola Pozzi chiuse la stagione 2011/2012 con 20 reti al proprio attivo (Foto: Marco Luzzani/Getty Images – OneFootball).

La scena finale ha gli effetti speciali: una pioggia torrenziale accompagna Varese e Sampdoria per gran parte della partita, in cui la squadra di Maran cerca di usare un approccio molto aggressivo per trovare subito la via della rete. Sono trenta minuti di grande intensità in cui la squadra varesina non trova il goal, pur avendo colpito anche una traversa. Lo sforzo si fa sentire sulle gambe dei giocatori di Maran, la Samp esce alla distanza e nei minuti di recupero arriva il goal con cui Nicola Pozzi entrerà nei cuori dei tifosi blucerchiati come colui che ha tirato la Sampdoria fuori dal grande incubo.

Per questo e per gli altri tre goal in quei play-off il numero nove blucerchiato si meriterà un coro apposito dalla gradinata sud che recita: “Din don, din don, din don, din don, din don, intervengo da Varese, ha segnato Pozzi gol!”. E con questo coro accompagniamo la chiusura del sipario e la lettura dei titoli di coda di quest’opera.

Autore

Cresciuto con l'amore per la Samp di Vialli e Mancini e della curva Nord dello stadio San Nicola. Da grande trasformo il mio tifo in passione per lo sport, la tattica e la performance analysis. Giochista convinto.

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