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INTERVISTE

Il punto della situazione sulla Serie C, con Benedetto Giardina

L’arrivo dell’estate porta con sé diverse tradizioni irrinunciabili, soprattutto in Italia: il caldo afoso, le zanzare, ma anche quello che ormai è un grande classico, cioè le complicazioni regolamentari dei campionati dalla Serie B in giù (la Serie C in particolare). Non fa eccezione l’annata che sta per iniziare, anzi: la pandemia, con conseguente chiusura degli stadi e blocco dei botteghini per le società militanti in queste categorie, ha complicato diverse situazioni già di per sé precarie. Di questo e di altri temi abbiamo parlato con Benedetto Giardina, giornalista palermitano collaboratore, tra le altre, di Giornale di Sicilia, Il Sole 24 Ore e Fanpage, esperto di economia applicata allo sport e particolarmente vicino alle problematiche di questi tornei.

Ciao Benny, innanzitutto è un piacere ospitarti sul nostro sito. Per introdurre l’argomento, ti chiederei in primo luogo di fare un quadro della situazione attuale: sappiamo che ci sono cinque squadre professionistiche in una situazione precaria e altre cinque che, di conseguenza, attendono di essere ammesse in Serie B o C. Chi avrà l’ultima parola, quando si esprimerà e su quali basi?

Si aspetterà il TAR. Il 2 o 3 agosto dovrebbe arrivare la sentenza del Tribunale amministrativo, ma è difficile che questa ribalti tali situazioni. Se il Tribunale non si esprimerà entro quel giorno, sarà Gravina a fare la scelta, sulla base del verbale processuale del CONI, mentre se il TAR dovesse farcela entro l’inizio della prossima settimana, inevitabilmente Gravina si adeguerebbe alla loro decisione. Nonostante ciò, è difficile che qualche squadra delle cinque si salvi.

Cosa si imputa alle squadre che rischiano di abbandonare Serie B (Chievo) e C (Carpi, Sambenedettese, Novara e Casertana)?

Molte hanno problemi con l’erario, specie con la dilazione dei pagamenti (il Chievo, ad esempio, con l’Agenzia delle Entrate), così come Sambenedettese e Novara, che non hanno rispettato parametri economico-fiscali richiesti dalla FIGC. Il Carpi aveva problemi regressi di natura più profonda: nel settembre 2020 si era avvicinata alla società emiliana Cerea Banca, l’istituto di credito cooperativo che aveva finanziato anche il Livorno poi retrocesso e fallito. Per quanto riguarda la Casertana la situazione è più complicata. Secondo il presidente (ormai ex) D’Agostino c’è stato un conflitto tra soci che è sfociato in un’istanza di fallimento di un ex socio, Capasso, che avanzava dei crediti nei confronti della società. La scorsa settimana Capasso ha smentito, ritenendo che i falchetti avessero già precedenti problemi fiscali relativi ai pagamenti del periodo 2015-2019.

Chievo (Foto: Tano Pecoraro LaPresse/Imago - OneFootball)
Dopo essere stata una delle favole del calcio italiano del nuovo millennio, il Chievo Verona rischia di non essere ammesso al prossimo campionato di Serie B (Foto: Tano Pecoraro/LaPresse via Imago – OneFootball)

Ci puoi spiegare la situazione del FC Messina, che ha provato a chiedere il ripescaggio senza successo?

Non appena il FC Messina ha vinto i play-off del girone I (10 luglio), è stata fatta richiesta di inserimento nella graduatoria di promozione come miglior seconda in luogo del Gozzano, senza il pagamento dei 300mila euro di fondo perduto e con delega infrastrutturale allo Stadio Ezio Scida di Crotone. Il 16 luglio la Lega Pro comunica al FC Messina che può essere inserito in detta graduatoria. In cinque giorni così il Messina deve modificare lo statuto societario da ssdarl (Società sportiva dilettantistica a responsabilità limitata) a srl (Società a responsabilità limitata), con la necessità di ottenere una fideiussione da 350mila euro necessaria all’iscrizione in 5 giorni. Il Messina trova una fideiussione bancaria presso Credit Glorious, istituto londinese non iscritto né all’albo Ivass (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni) né all’albo della Banca d’Italia, requisito fondamentale per l’approvazione della fideiussione. Per questo motivo, unito alla mancanza di firma digitale del documento, il FC Messina viene escluso dalla C, lasciando spazio al Picerno come nona promossa. La società di Arena ha già preannunciato ricorso per questa situazione.

Rimanendo in Sicilia, qual è la situazione del Catania, che si è iscritta anche grazie al contributo della sua tifoseria?

Da anni il Catania ha una situazione debitoria pesante, tuttavia riesce a mantenersi in piedi grazie al centro sportivo d’eccellenza di Torre del Grifo, che è riuscito in questo periodo ad alleggerire lo stato patrimoniale. Ad oggi, però, non sembra bastare: per l’iscrizione a questo campionato è stato prima chiesto un contributo agli imprenditori catanesi, poi la palla è passata ai tifosi, che hanno raccolto quasi 110mila euro; infine, una società maltese ha portato in dote 500mila euro. Quest’ultima, con il contributo di mezzo milione, si è assicurata una prelazione per l’acquisto di quote di minoranza (quantomeno al momento) della società, secondo quanto riporta il presidente della Sigi (il gruppo sportivo che controlla il Catania) Giovanni Ferraù.

La riforma dei campionati si propone di tagliare il numero di club professionistici. Può essere questa una via per cambiare lo stato di perenne precarietà delle squadre sotto la Serie A?

La riforma può essere utile innanzitutto per snellire il numero di squadre professionistiche, ma anche di leghe, poiché nel progetto, le squadre dei tre gironi di C che si classificheranno tra il 2° e il 6° posto verrebbero affiliate, assieme alle quattro retrocesse dalla attuale Serie B, alla Lega B come “C Élite” (una sorta di B2). Perciò una riforma passa indubbiamente dalla sopravvivenza dai club più ricchi attualmente in C, le quali durante questa stagione faranno di tutto per prendere questo treno, che le porterebbe a ricevere i proventi della mutualità della B, oltre ai guadagni dei diritti TV che negli ultimi anni si sono fatti sempre più ingenti (per il triennio 2021-2024 la B ha firmato accordi con Sky, Dazn e Helbiz per 30 milioni di euro).

Gabriele Gravina ha recentemente aperto al cambio di format non solo per la Serie A, ma anche per la B, la C e la D (Foto: Matteo Gribaudi/Imago – OneFootball)

A tal proposito, quasi due anni fa, nel dicembre 2019, in serie C ci fu uno sciopero per il semiprofessionismo. Questa istanza è caduta nel nulla?

Anche in questo caso la riforma può aiutare. Oggi le società di Serie C sono costrette a dovere oneri sociali molto più pesanti e gli stessi addetti ai lavori sono favorevoli alla riforma. La Lega Pro, negli ultimi anni, ha iniziato a prendere in esame queste istanze, anche perché a causa della situazione Covid i problemi sono divenuti sempre più evidenti e si sta cercando un punto d’incontro tra le parti. Con la riforma si avrebbero le società di Serie A, Serie B e C Élite che sarebbero professioniste a tutti gli effetti e le squadre di due gironi di C che sarebbero semi-professionistiche.

La redazione di Riserva di Lusso ringrazia Benedetto Giardina per la disponibilità mostrata e l’esaustività delle sue risposte.

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