fbpx
EXTRA-CAMPO

Quale calciatore sceglieresti se la tua vita dipendesse da un dribbling?

Il dribbling è il fondamentale tecnico che nel calcio moderno ha ormai assunto un’importanza primaria. È lo strumento che crea superiorità numerica, facendo saltare gli equilibri tattici. Genera spazi dove non esistono ed è inoltre una straordinaria arma per combinare contemporaneamente attacco e difesa col pallone.

Alcuni preferiscono dribblare sfruttando le proprie qualità atletiche e fisiche, altri preferiscono usare la propria tecnica per ipnotizzare il difensore avversario e nascondere il pallone senza che questi possa nemmeno realizzare cosa sia successo. Se, come già accennato, il dribbling ha assunto un’importanza vitale nel calcio moderno, cosa potrebbe accadere se tale gesto diventasse fondamentale anche nella realtà di tutti i giorni? Se la nostra esistenza dipendesse da un dribbling, a quale calciatore dribblomane bisognerebbe affidare la propria sopravvivenza su questo pianeta?

I dribbling di Leroy Sané sono efficaci anche sui terreni innevati
Il Bayern Monaco è la squadra con più dribbling completati a partita in Europa (Foto: Sebastian Widmann/Getty Images – OneFootball)

La scoperta

Trovi per caso un pallone abbandonato sul ciglio della strada. È completamente bianco, con qualche alone di sporcizia dovuto agli agenti atmosferici. Sembra essere in buone condizioni, forse leggermente sgonfio, e dunque scegli di raccoglierlo per portarlo a casa. Decidi di gonfiarlo ma, non appena l’ago collegato al compressore rilascia l’aria all’interno della valvola, il tuo cellulare inizia a squillare. È un numero di telefono strano, sicuramente non italiano e probabilmente nemmeno europeo. All’altro capo del telefono un messaggio preregistrato letto da un sintetizzatore vocale introduce i passaggi da seguire per stabilire una conversazione con un essere umano. Ogni cifra fa riferimento a una lingua da poter scegliere. Digiti il numero 9 per l’italiano e aspetti.

A un certo punto senti una voce gentile, calda e rassicurante che, in un italiano perfetto caratterizzato da un leggero accento nordamericano, ti spiega in quale bizzarra situazione ti trovi. È il responsabile di un’azienda all’avanguardia nella progettazione e produzione di microchip d’alta qualità. Circa un mese fa una banda criminale ha fatto irruzione nel laboratorio di questa multinazionale, sfondando una vetrata e rubando diversi oggetti (tra cui il già citato pallone). I criminali sono fuggiti su un elicottero e, dopo aver esaminato la refurtiva, hanno deciso di sbarazzarsi del pallone lanciandolo in volo dal mezzo. Si sono sbarazzati, incredibilmente, dell’unico oggetto contenente un microchip e dotato anche di GPS. Degli altri oggetti si sono perse le tracce. È stato invece possibile ricostruire il viaggio del pallone non appena hai toccato la valvola (collegata al GPS) nel tentativo di gonfiarlo.

Ora l’azienda sa tutto di te: chi sei e dove ti trovi. Non puoi scappare. Ti verrà pagato un volo su un aereo privato dall’aeroporto più vicino a casa tua per raggiungere il quartier generale della società e ti sarà offerto anche il soggiorno in hotel. Nel giro di tre giorni riceverai un’email con tutti i dati e un avviso per presentarti all’aeroporto. Tra sette giorni è in programma un evento in cui l’azienda presenterà quel microchip e in cui cercherà di siglare degli accordi commerciali per vendere il brevetto a una cifra folle. Prima di quel momento sarà necessario portare il pallone all’interno del nuovo laboratorio situato in una località segreta. Non puoi ricevere altre informazioni per il momento, quindi la telefonata si chiude con un saluto apparentemente caloroso che però ti fa sprofondare nella perplessità.

Ventiquattro ore dopo ricevi l’email con tutte le informazioni e la documentazione che ti serve per il viaggio. Si parte tra dodici ore e sei in preda all’ansia. Dormi a fatica però riesci a presentarti in orario all’aeroporto. Non sai dove atterrerai e non sai nemmeno come sarà il viaggio. Ti presenti al gate e parti. È un volo quasi interminabile, il fuso orario ti ha letteralmente preso a pugni ma riesci ad arrivare a destinazione. Il luogo sembra essere nei pressi di una metropoli statunitense indecifrabile, forse anche perché non sei esattamente la persona più lucida del mondo in quel momento. Un uomo elegante, simile a un agente segreto, viene a prenderti all’aeroporto. Dietro di lui è parcheggiato un gigantesco Escalade completamente nero, guidato da un altro simil-agente segreto.

L’uomo che ti accoglie all’uscita dell’aeroporto è la stessa persona con cui hai parlato al telefono e ti invita a salire sull’auto per andare a parlare in un luogo più appartato. La destinazione è un bellissimo hotel. Tuttavia i vetri oscurati del veicolo ti hanno impedito di capire dove si trovi. Non sai nulla e ti trovi con due uomini in giacca e cravatta all’interno di una stanza d’albergo. Ti vengono sequestrati i documenti e tutti i dispositivi elettronici. Non potrai averli finché non sarà stata completata la missione. Davanti a te c’è un contratto da firmare per mettere nero su bianco le condizioni di questo lavoro. Riceverai l’equivalente di un miliardo di dollari in bitcoin per riportare il pallone senza danni al chip, riposizionandolo in una stanza particolare del laboratorio. Qualora non ci riuscissi, non rimarrai in vita.

Queste condizioni possono sembrare proibitive di default, ma vengono aggiunti ulteriori dettagli sulla missione. All’interno del nuovo laboratorio è presente una schiera di robot umanoidi programmati per riconoscere i movimenti di un microchip quando supera i 50 centimetri d’altezza dal suolo. Sono i difensori messi a guardia della stanza (in cui dev’essere conservato il pallone) preceduta da un corridoio largo pochi metri e lungo quasi mezzo chilometro. Quindi non sarà possibile muoversi all’interno degli spazi difesi da questo esercito robotico con il pallone in mano, sarà necessario dribblare palla al piede.

A questo proposito, ti viene dato un tablet con una lista di nomi. Sono i dieci migliori dribblatori dei cinque principali campionati europei, due per ogni campionato (secondo i dati raccolti da WhoScored). All’azienda non interessa ucciderti, vuole solamente che il pallone (e, in special modo, il microchip) venga riportato all’interno del laboratorio. Per questo motivo, non si fidano di te. Preferiscono che tu possa affidarti a dei professionisti, piuttosto che alle tue doti tecniche.

Mbappé durante la partita con il City
A chi affiderai il pallone? (Foto: Lauence Griffiths/Getty Images – OneFootball)

Le scelte dettate da un dribbling

La tua vita è affidata a un altro essere umano ingaggiato per l’occasione. Una di queste dieci opzioni si occuperà di completare la missione, evitando che uno dei robot programmati per essere la reincarnazione meccanica di Franco Baresi a USA ’94 possa catturare il pallone distruggendo il microchip. Una sfida tra esseri umani che si affidano all’istinto e all’emozione contro macchine progettate per non sbagliare. Saprai scegliere il calciatore più adatto al compito richiesto?

Opzione 1: Kylian Mbappé.
Un uomo concepito per scappare ad alta velocità con un pallone attaccato ai piedi. L’attaccante francese del PSG è capace di dribblare anche da fermo ma trova la sua massima efficacia in accelerazione, aspetto utile nel caso ci sia bisogno di saltare più avversari nel minor tempo possibile. In Ligue 1 ha una percentuale di 3,6 dribbling riusciti a partita, sbagliandone 2,3.

Opzione 2: Vinícius Júnior.
Il classe 2000 del Real Madrid si muove come se fosse un giocatore virtuale trasportato nel mondo reale. Unisce una rapidità inspiegabile con un numero di tocchi del pallone che rende quasi impossibile il tentativo di rubarglielo nel mezzo di un dribbling. Nella Liga 21/22 si trova in una situazione di quasi equilibrio in fatto di dribbling: 3,2 completati e 3 falliti a partita. Si muove, anche negli spazi stretti, a un ritmo spesso insostenibile per un essere umano. Ma stavolta non sfiderebbe un avversario fatto di carne e ossa. Sarà in grado di controllare la sua tendenza al dribbling istintivo contro dei robot?

Opzione 3: Alphonso Davies.
Il canadese del Bayern Monaco riesce a unire atletismo, fisicità, dribbling e velocità. Diventa pericoloso non appena ha un po’ di spazio davanti a sé, tuttavia potrebbe avere problemi non appena gli spazi si restringono, soprattutto allontanandosi dagli spazi laterali. Nella Bundesliga di questa stagione ha fallito 1,4 dribbling e ne ha completato 3,7 a partita.

Davies in dribbling durante un match di Bundes
Non elegantissimo tecnicamente, ma con corsa e forza da vendere, basteranno per Alphonso Davies? (Foto: Joosep Martinson/Getty Images – OneFootball)

Opzione 4: Leroy Sané.
Il secondo giocatore del Bayern Monaco è anche il secondo calciatore proveniente dalla Bundesliga per numero di dribbling completati. Sané è molto agile e rapido nei primi passi, strumenti utilissimi per mandare in cortocircuito l’intelligenza artificiale che guida i robot-difensori. Potrebbe però patire i contrasti con i difensori, soprattutto in velocità. Nella stagione 21/22 ha completato 2,5 dribbling a partita, fallendone 1,9.

Opzione 5: Kamaldeen Sulemana.
Un 19enne sfrontato e senza paura. E se per sfidare la morte fosse meglio rischiare ancora di più? Il ghanese del Rennes è guizzante, con un primo tocco da fermo che lo rende implacabile. Dribblomane senza una perfetta capacità nella protezione del pallone. Con Sulemana è così: prendere o lasciare. Qualche dato: 3,2 dribbling completati e 1,9 sbagliati a partita in Ligue 1 durante questa stagione.

Opzione 6: Allan Saint-Maximin.
Può uno che nella scorsa stagione è riuscito a completare 15 dribbling (!!!) in una sola partita (contro lo Sheffield United) non essere inserito in questa lista di opzioni? Certo che no. L’attaccante del Newcastle viaggia attualmente a una media di 4,2 dribbling completati a partita, fallendone 2,5. Non disdegna la giocata stilosa, rischia tanto e spesso non sembra essere in grado di fare la scelta giusta. Però di dribblatori in Europa di questo tipo ce ne sono veramente pochissimi.

Opzione 7: Felipe Anderson.
Il brasiliano della Lazio mette a segno 2,5 dribbling a partita e ne sbaglia 1,6. Tuttavia, i freddi dati non cancellano la sua capacità di combinare finte di corpo, dribbling secco e accelerazioni improvvise anche nello stretto. Può mandare in confusione un esercito di difensori umanoidi preparato per soffiargli il pallone da sotto il naso?

Anderso mette a sedere Chiesa
Metterli a sedere tutti sarà impresa ardua (Foto: Marco Rosi/Getty Images – OneFootball)

Opzione 8: Rafael Leão.
Altro giocatore proveniente dalla Serie A, uno di quelli che catturano l’attenzione quando inizia a far mulinare le proprie gambe a un ritmo incessante. Leão ha dimostrato di avere un’eccellente capacità nell’uno contro uno, sfruttando sia la sua tecnica che la sua prestanza fisica. Nell’attuale stagione 21/22 ha fallito 1,6 dribbling a partita, completandone 2,4. In un contesto come quello della missione, potrebbe patire la sua non sempre perfetta protezione del pallone, incrementando il rischio di perderlo nel tentativo di saltare l’esercito messo a guardia della stanza del laboratorio.

Opzione 9: Adama Traoré.
In questo caso ogni parola potrebbe essere superflua. Basta guardarlo, possibilmente in azione su un campo da calcio e con un pallone tra i piedi. È letteralmente un running back dell’NFL (in scala) prestato al calcio. Fisicamente e atleticamente impressionante, con un’esplosività fuori dal comune unita a dei piedi velocissimi. Poco creativo e fantasioso nel dribbling ma compensa con un’ottima resistenza nei contatti con gli avversari che cercano (molto spesso inutilmente) di rubargli il pallone. In questa stagione, con la maglia del Wolverhampton, ha messo a segno 5,4 dribbling a partita, fallendone 1,3.

Opzione 10: Yannick Carrasco.
Fisico longilineo? Sì. Forte nello scatto? Sì. Capacità nell’usare entrambi piedi? La risposta si ripete. Dribbling efficace? Certo che sì. Il calciatore belga dell’Atletico Madrid è riuscito a chiudere 2,8 dribbling a partita nell’attuale stagione, sbagliandone 1,4. Potrebbe diventare inarrestabile non appena entra in the zone (come direbbero gli americani) ma, qualora non entrasse in ritmo, faticherebbe tanto nel superare la schiera di guardie disposte a metà strada, dove gli spazi si restringono progressivamente e i tentativi di intercettare il pallone diventano più aggressivi.

Carrasco in azione contro il Milan
Fosse meno svogliato, Carrasco potrebbe diventare inarrestabile (Foto: Gonzalo Arroyo Moreno/Getty Images – OneFootball)

L’epilogo

Hai fatto la tua scelta. I dati sono stati inviati agli uomini dell’azienda. Puoi mangiare qualcosa per poi provare a dormire. Trascorri le dodici ore più lunghe della tua vita. Il giorno dopo ti svegli senza la dose adeguata di riposo ma il sole filtra dalle finestre della tua stanza d’hotel e ti costringe ad alzarti. Insieme al servizio in camera che ti porta la colazione, entrano pure i due simil-agenti segreti che ti seguono in questa missione. Con loro ripassi il piano per la notte. Raggiungerai il laboratorio in loro compagnia all’interno dell’auto, senza poter uscire dal veicolo. Seguirai l’evolversi della missione attraverso gli schermi installati all’interno del veicolo, che ricevono il segnale proveniente dal sistema di videosorveglianza all’interno dell’edificio.

Il calciatore che hai scelto è in arrivo con un volo privato. È già stato istruito su cosa dovrà e non dovrà fare. Si troverà di fronte 45 difensori-robot disposti in fila su un corridoio lungo circa 400 metri. Ha cinque minuti di tempo – dal momento in cui deciderà di partire – per dribblarli tutti senza perdere il pallone e portare quest’ultimo all’interno della stanza in cui è presente la teca che conserverà il microchip. Non appena il pallone entrerà in contatto con il sensore presente all’interno della teca, riceverai il segnale all’interno dell’auto e la missione sarà considerata conclusa con successo. Trascorsi i cinque minuti, la porta della stanza si richiuderà in automatico e sarà apribile solo dall’interno.

Missione completata? Saranno tutti felici. Gli uomini dell’azienda, il calciatore che riceverà un sostanzioso bonus sull’ingaggio per la missione e tu tornerai a casa con i tuoi documenti e i dispositivi elettronici sequestrati. Ma, soprattutto, tornerai a casa da persona miliardaria ancora in vita. Qualora il pallone non dovesse essere riposto nella teca e, dunque, non dovesse arrivare il segnale all’interno dell’auto… beh, si parlerà di missione fallita. Non ti dovrai più preoccupare di nulla, né del tuo futuro e nemmeno di quello del calciatore a cui hai affidato la tua sopravvivenza.

(Scorri per scoprire come è andata la missione in base al calciatore che hai scelto).

Opzione 1: Kylian Mbappé. Nella stagione attuale ha completato un totale di 47 dribbling, dunque è riuscito a dribblare ogni singolo umanoide. L’ha fatto con una velocità insensata, tanto da permettersi di dare uno sguardo al contenuto della stanza prima di riporre il pallone nella teca. Missione completata.

Opzione 2: Vinícius Júnior. È partito con l’intento di schernire e umiliare l’esercito meccanico posto di fronte a sé. Ha dribblato 41 robot (eguagliando il numero di dribbling completati al momento nella Liga 21/22) ma ciò non è bastato. Ha perso il controllo del pallone dopo una lambreta a pochi metri dalla porta della stanza. Dribbling sbagliato e missione non completata.

vinicius fermato da Brozovic
Vinicius ha fatto passi da gigante in questa stagione, ma pecca ancora nel voler esagerare a volte (Foto: Marco Luzzani/Getty Images – OneFootball)

Opzione 3: Alphonso Davies. Inizialmente in difficoltà nei primi metri, riesce poi a prendere dimestichezza col contesto. Sbaglia anche lui come il collega del Real Madrid nel dribblare il quarantaduesimo “difensore” (pure per il canadese 41 dribbling messi a segno nell’attuale stagione di Bundesliga). Si allunga il pallone con la punta del piede sinistro e ne perde il controllo. Missione non completata.

Opzione 4: Leroy Sané. Si ferma a due terzi dal traguardo. Prova uno slalom in mezzo a due ma viene sbilanciato da una spallata di uno dei difensori. Corpo che finisce contro la parete del corridoio e pallone che finisce tra i piedi dei robot. Dribbling completati: 30. Stesso numero di quelli completati in stagione. Missione non completata.

Opzione 5: Kamaldeen Sulemana. Sembra che dopo il quarantunesimo robot ci sia la trasposizione meccanica di tutti i più forti difensori nella storia del calcio. Anche il giovane ghanese sbatte contro questo muro invalicabile. Come Vinícius e Davies, Sulemana arriva quasi fino alla fine, fallendo però nel momento decisivo. Pure per lui 41 dribbling riusciti in stagione. Solleva il pallone a oltre un metro da terra nel tentativo di superare in corsa tre robot, tuttavia i sensori di questi ultimi individuano la palla e la catturano in volo con quelle che sembrano essere delle mani (?) poste all’estremità degli arti superiori. Che sia partito sottovalutando il pericolo? Missione non completata.

Opzione 6: Allan Saint-Maximin. Per uno che ha completato 50 dribbling nella stagione 21/22, una missione del genere non poteva non essere portata a termine con relativa facilità. Si è persino permesso di far finire gambe all’aria uno degli ultimi umanoidi con un elastico. Non è stato veloce come Mbappé ma si è divertito di più rispetto all’attaccante del PSG. Missione completata.

Saint-Maximin in dribbling su Semedo
Saint-Maximin è forse uno dei pochi che potrebbe giocare in uno dei futuri undici del Newcastle fantasticato dai media (Foto: Naomi Baker/Getty Images – OneFootball)

Opzione 7: Felipe Anderson. Il brasiliano della Lazio non aveva l’espressione della persona più sicura del mondo prima di questa strana missione. Come se prevedesse il fallimento incombente. Dribbla 33 difensori (stesso numero di dribbling completati nell’attuale Serie A) senza la convinzione giusta per andare fino in fondo. Superati i due terzi del corridoio, prova un’accelerazione lanciando il pallone in avanti però subisce dai robot un tagliafuori dal retrogusto cestistico, perdendo il controllo della palla. Missione non completata.

Opzione 8: Rafael Leão. Tra tutte le scelte è l’unico che ha essenzialmente deciso di puntare tutti nell’uno contro uno andando avanti solo a doppi passi. La tattica sembra dare i suoi frutti se non che, dopo aver superato 31 difensori (eguagliando il momentaneo numero di dribbling completati in questa stagione), inciampa sul pallone nel tentativo di saltare il trentaduesimo robot, cadendo rovinosamente. Si rialza con un sorriso sornione, totalmente ignaro delle conseguenze legate a questo errore. Missione non completata.

Opzione 9: Adama Traoré. Quest’uomo ha completato 59 dribbling al momento nella stagione 21/22 della Premier League. Può anche solo aver vagamente paura di un esercito di robot? Ovviamente no. Addirittura decide di partire qualche metro più indietro, per affrontare gli avversari in velocità. Sembra un tir senza freni che fa lo slalom tra le auto che popolano un’autostrada. Nasconde il pallone a tutti i difensori, prendendosi il lusso di abbattere quello finale con una spallata. Paradossalmente, ha avuto più difficoltà nel riporre il pallone all’interno della teca. L’adrenalina può fare brutti scherzi in certi casi. Missione completata.

Adama in dribbling su due giocatori del Brentford
Catch me if you can (Catherine Ivill/Getty Images – OneFootball)

Opzione 10: Yannick Carrasco. Anche il calciatore belga dell’Atletico Madrid decide di partire qualche metro prima che inizi il corridoio antistante alla stanza in cui conservare il pallone. Dopo aver superato due terzi dell’esercito, qualche sua certezza inizia a scomparire improvvisamente. Pecca di lucidità e rischia di perdere il pallone in almeno tre circostanze. Superato il trentaseiesimo difensore (pareggiando il numero di dribbling completati finora in stagione nella Liga), perde di vista il pallone per una frazione di secondo e viene neutralizzato da una spallata del robot di fronte a lui, attratto dalla traiettoria del pallone. Carrasco finisce spalmato al suolo qualche metro più avanti, mentre la palla esplode (insieme al microchip) quando i robot numero 38 e 39 decidono di bloccarla in contemporanea con la suola del proprio piede. Missione non completata.

Autore

Cagliaritano, classe '95. Appassionato di calcio, motorsport, basket e sport d'azione. Sempre pronto a parlare seriamente di cose stupide (e viceversa).

1 Commento

  1. Giuseppe Angeloni Reply

    Per me’ Matadona non ha eguali. Lui e’ stato la sublimazione del calcio, era in simbiosi con il pallone, a cui sembrava di parlarci e lo telecomandava a suo piacimento. Insomma un Dio del calcio sceso in terra!!

Lascia un commento

Top