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È il giugno 1997 e all’aeroporto di Lisbona c’è un uomo in completo nero, camicia bianca, scarpe di cuoio. Prova a guadagnare aria tormentando la cravatta, cercando di allargarne il nodo, ché lì dentro fa un gran caldo. Nell’attesa di un volo dal Brasile, si sventola col cartello che ha in mano, due nomi scritti sopra. Ciò con cui sta cercando di respirare meglio recita:

Celso das Neves (Cajú),

Anderson Luis de Souza (Deco)

Dopo più di un ventennio di lavoro locale ed esperienza a livello europeo tra preliminari, Coppa Uefa e successivamente Europa League, lo Sheriff Tiraspol è ora riuscito a compiere una vera e propria impresa per il calcio moldavo. Ovvero qualificarsi per la fase a gironi della Champions League. Una prima volta storica e ricca di significato soprattutto per i mezzi che questo club ha messo in campo in soli 24 anni di vita. A niente sono serviti i tentativi della Dinamo Zagabria per cercare di recuperare il pesante 3-0 subito proprio in Moldavia. Qual è stato il percorso dello Sheriff in questi anni e cosa ha portato a raggiungere finalmente un obiettivo cercato da anni?

A sei giornate dalla fine del campionato, la Juventus vincitrice degli ultimi 9 scudetti è impelagata nella lotta per un posto nella prossima Champions League, a soli 2 punti di margine sul Napoli quinto. La squadra di Andrea Pirlo ha vissuto una stagione altalenante, i cui bassi sono coincisi con sanguinosi punti persi contro squadre della parte destra della classifica, che a conti fatti potrebbero costar caro.

In serata andrà in scena il ritorno degli ottavi di Champions League che vedrà opporsi Liverpool e Lipsia, nella competizione che, data la vittoria per 2-0 dell’andata, rappresenta attualmente l’unico raggio di luce rimasto nell’ombroso momento che stanno attraversando gli uomini di Klopp. Sei sconfitte nelle ultime sette partite di campionato, e altrettante negli ultimi sei match disputati tra le mura amiche di Anfield – record negativo nella storia del club – con una classifica che sta assumendo connotati piuttosto preoccupanti. Un periodo di crisi meritevole di un’occhiata tutt’altro che superficiale.

Le stelle illuminano la volta blu scuro che circonda Istanbul. Quella del 25 maggio 2005 non è una notte come le altre nella città turca. L’atmosfera è ricca di trepidazione, di lì a poco andrà in scena la finale della cinquantesima edizione della Champions League tra Milan e Liverpool. I riflettori si accendono sullo Stadio Olimpico Atatürk, intitolato a quello che è il padre della Turchia moderna, mitico generale, fondatore e primo Presidente dello Stato. La serata più importante dell’anno calcistico europeo sta per cominciare in una cornice a dir poco suggestiva.

Barcellona sfavorito“. Non capita di sentirlo spesso, eppure se quella finale di Champions League si fosse disputata un paio di anni prima, nessuno avrebbe osato contraddire quest’affermazione: l’Arsenal 2003/2004 andava ben oltre il celebre appellativo degli “Invincibles“. L’atto conclusivo tra le due, però, avviene il 17 maggio 2006. Il protagonista? Beh, indubbiamente uno tra Henry, Ronaldinho, Eto’o… E come suona “Belletti“?

Un appuntamento con la storia, per quanto importante, non fa tremare le gambe ai grandi campioni dello sport. Pensate a Michael Jordan nella bufera di fischi del Delta Center di Salt Lake City, prima del tiro decisivo in Gara-6 delle NBA Finals 1998; oppure provate a pensare a Roger Federer, capace di vincere il suo 20º Grande Slam alla veneranda età d 37 anni. Oggi non parliamo di una leggenda come i due di cui sopra, ma nonostante ciò anche al protagonista della nostra tappa di Riserva al Futuro non sono tremate le gambe. Vero, Divock Origi?

Alto, biondo e occhi azzurri. Non è l’inizio di una favola Disney né l’identikit del principe azzurro che salva la principessa. È solo la storia di un ragazzo tedesco che ha coronato il suo sogno ma non ha saputo sfruttarlo. Trasformandolo anzi in incubo. C’era una volta infatti un bambino che correva sulle moto, come voleva suo papà, che ribellandosi iniziò a fare il calciatore, cosa che gli riusciva meglio. Seguì un climax ascendente di soddisfazione e di crescita personale. Tutto poteva promettere davvero una carriera ai massimi livelli. Successe però che quel bambino, ormai cresciuto, si ritrovò in lacrime, da solo, sotto 61561 paia di occhi in un’arena famosa e invidiabile da tutti i bambini come una volta era lui. Da lì in poi, Loris Karius si è marchiato sulla pelle onta e sensi di colpa difficili da mandar via.

Secondo i testi sacri induisti, l’Om è considerato il suono primordiale. Il primo che si è potuto sentire nell’universo. Riprodurlo sarebbe un mantra importante per ricongiungersi con l’Assoluto, con l’origine del mondo. Sarebbe un gesto che richiama la saggezza interiore e la calma necessaria per stare bene sia con la propria mente che con il proprio corpo.

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