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CALCIO ESTERO

Le fondamenta del Liverpool stanno cedendo

In serata andrà in scena il ritorno degli ottavi di Champions League che vedrà opporsi Liverpool e Lipsia, nella competizione che, data la vittoria per 2-0 dell’andata, rappresenta attualmente l’unico raggio di luce rimasto nell’ombroso momento che stanno attraversando gli uomini di Klopp. Sei sconfitte nelle ultime sette partite di campionato, e altrettante negli ultimi sei match disputati tra le mura amiche di Anfield – record negativo nella storia del club – con una classifica che sta assumendo connotati piuttosto preoccupanti. Un periodo di crisi meritevole di un’occhiata tutt’altro che superficiale.

Un piccolo ripasso della stagione del Liverpool fino ad ora

27 dicembre 2020. 15esima giornata di campionato. Nonostante un deludente pareggio casalingo contro il West Bromwich Albion, il Liverpool è in testa alla Premier League, con due lunghezze di vantaggio sul Manchester United. Dopo più di un terzo di stagione alle spalle, i Reds stanno tenendo un buon passo, malgrado alcune assenze pesanti sin dalle prime battute della nuova annata. Certo, niente di comparabile all’avvio della passata stagione – il Liverpool aveva vinto 14 delle prime 15 partite pareggiando solo all’Old Trafford contro lo United – ma è comunque quanto basta per essere davanti a tutti. Oltretutto la partenza ha visto una sola sconfitta, quella arrivata con il clamoroso 7-2 in favore dei Villains, ma con l’attenuante del focolaio Covid scoppiato nei giorni precedenti la sfida.

Inverosimilmente, a far fatica nel primo frangente di stagione era stato il City, ora invece già indirizzato verso il titolo finale. Il tutto per via degli 11 punti di vantaggio sulla seconda maturati grazie alle 15 vittorie di fila messe a referto a partire dalla 14esima giornata. Ecco, se in quel momento il motore della squadra di Guardiola è tornato a lavorare a pieni giri, dall’altro lato qualcosa è sembrato incepparsi negli ingranaggi della macchina di Klopp.

Jurgen Kloop stizzito durante una partita del Liverpool
Una foto perfettamente in grado di sintetizzare il momento del Liverpool (Foto: Phil Noble/Imago Images – OneFootball)

Alla 14esima giornata, il Liverpool aveva 5 punti di vantaggio sui Citizens. Ad altre 14 giornate di distanza, l’intervallo tra le due squadre è maturato in un -22 dei Reds nei confronti del Manchester City. Un distacco impietoso se si pensa all’arco di tempo in cui è venuto a definirsi. I numeri non sono mai tutto nel calcio, ma il quadro che regalano in questo caso è più che sufficiente a rendere l’idea del calvario che stanno vivendo dalle parti di Anfield.

Nelle ultime 14 giornate, lo storico degli uomini di Klopp è a dir poco sconfortante. Soltanto tre vittorie, altrettanti pareggi e ben sette sconfitte, che per di più hanno portato a riscrivere diversi record negativi della storia del club – prima sconfitta casalinga nel derby dopo 22 anni, record di sconfitte consecutive tra le mura amiche, ora a 6 e ancora con potenziali margini di miglioramento. In tutto ciò solo 12 punti ottenuti su 42 disponibili. Un bottino che ha finito irrimediabilmente per abbassare la media punti a della squadra a 1,54: la più bassa di sempre da quando l’allenatore tedesco è sbarcato nella terra di sua maestà. Uno scenario del tutto diverso da quelli a cui i Reds avevano abituato. Resta quindi da capire quali fattori abbiano portato ad un tale crollo prestazionale.

Shaqiri si dispera nella sconfitta del Liverpool contro il Fulham
Nell’ultima giornata di Premier è arrivata l’ennesima sconfitta casalinga, questa volta contro il Fulham (Foto: Phil Noble/Imago Images – OneFootball)

Gli infortuni

La più lampante delle cause sono senza ombra di dubbio i molteplici infortuni abbattutisi sulla rosa del Liverpool dall’inizio di stagione a questa parte. Il reparto difensivo è stato, come ben noto a tutti, letteralmente falcidiato dalle assenze. Dopo poche giornate dall’inizio della Premier i Reds hanno perso prima van Dijk (rottura parziale del legamento crociato), perno imprescindibile della difesa e leader indiscusso della squadra insieme ad Henderson, e poi Joe Gomez (problemi al tendine rotuleo). Entrambi infortunatisi a poche settimana di distanza l’uno dall’altro, e che hanno di fatto privato Klopp della sua coppia di centrali titolari.

Come se non bastasse, Matip ha iniziato ad accusare sin dai blocchi di partenza continue noie muscolari che lo hanno tenuto a giornate alterne fuori dai disponibili, prima di subire l’infortunio alla caviglia che lo reso definitivamente indisponibile a lungo tempo. Una serie di imprevisti che ha messo in evidenza quanto la squadra fosse corta di elementi nel ruolo, a tal punto da dovervi adattare Henderson e Fabinho. I quali a loro volta, come vi fosse una sorta di nuvola di Fantozzi sulla difesa del Liverpool, hanno poi subito piccoli fastidi fisici che li hanno tenuti fuori per una manciata di partite.

van Dijk si rompe il crociato
Lo scontro con Pickord nel derby d’andata che è costato a van Dijk la rottura del crociato (Foto: Laurence Griffiths/Imago Images – OneFootball)

Le assenze hanno finito ovviamente per minare le certezze difensive della squadra, che ai due titolari – uno dei quali con ogni probabilità il giocatore più importante della squadra – ha dovuto sostituire non solo due riserve, ma bensì due giocatori fuori ruolo. Nel mercato invernale gli arrivi di Kabak e Williams avrebbero dovuto quantomeno mettere una pezza temporanea, ma quando piove sul bagnato le cose non possono che peggiorare, tant’è che nell’ultima giornata di campionato anche il centrale turco ha finito col dover abbandonare il campo prima del previsto.

Alle assenze difensive si sono aggiunte man mano varie deferenze nei reparti avanzati. In mediana sono venuti a mancare a fasi alterne sia Keita che Chamberlain, nonché il pezzo da novanta del mercato Reds, Thiago Alcantara, che comunque dal suo ritorno non è stato in grado di incidere come auspicato per il momento.

C’è anche da sottolineare che mai come quest’anno, in una stagione dove in pratica si gioca ogni tre giorni, avere l’infermeria piena porta ancor più problematiche rispetto ad una normale annata. Allo stesso modo, un tale calo di rendimento non può essere additato solo alle assenze, seppur di pedine di vitale importanza per il corretto funzionamento del sistema di gioco. Ma al di là di ciò, al momento i problemi del Liverpool non sono da ricercare solo in questa direzione.

Phil Foden contrastato da Henderson e Fabinho
Nonostante tutto, sia Fabinho che Henderson hanno dimostrato grande applicazione e abnegazione nel nuovo ruolo (Foto: Jon Super/Imago Images – OneFootball)

Quello del Liverpool è anche un calo fisiologico

Fatta l’abitudine agli altissimi rendimenti tenuti nelle ultime stagioni, può apparire a tutti molto strana una flessione del genere nelle prestazioni. Tuttavia, bisogna ricordare che il Liverpool viene da ben tre stagioni fatte a livelli altissimi, in cui per l’ottenimento dei risultati – 17/18 finale di Champions, 18/19 vittoria in Champions, 19/20 vittoria in Premier – la squadra ha fatto letteralmente i salti mortali.

Quello di Klopp è un gioco che richiede un’intensa partecipazione non solo a livello tecnico, ma anche e soprattutto a livello fisico e mentale. Un dispendio di energie che alla lunga è comprensibile possa diventare logorante, soprattutto se la spina dorsale su cui si sostiene la squadra è formata costantemente dagli stessi calciatori. E a maggior ragione se tali giocatori vengono da stagioni comunque “appaganti“.

D’altronde, in questo arco di tempo che ha preso il via con l’inizio della stagione 17/18, la costanza di rendimento della gran parte dei giocatori in rosa è stato a dir poco impressionante. I vari Mané, Salah, Firmino, quelli che catturano maggiormente l’occhio in fatto di numeri, ma anche gli stessi Wijnaldum, Henderson, van Dijk, Robertson o Alexander-Arnold, sono stati protagonisti in questo lasso di tempo di una costante crescita del proprio rendimento, raggiungendo picchi mai pervenuti prima.

Sembra più che fisiologico, dunque, osservare un calo delle prestazioni in una squadra che per tre annate consecutive ha reso sempre al 110%, e di cui almeno 8/11 sono stati perennemente formati dai medesimi elementi. Basta, dopotutto, dare un’occhiata ai numeri in questa stagione di alcuni dei nomi precedentemente fatti – dove Salah è l’unico a non essere in difetto – per rendersi conto della differenza di rendimento rispetto al passato.

Mané in maglia Liverpool sdraiato in mezzo al campo di Anfield
Mané è tra i giocatori che più sta deludendo al momento (Foto: Laurence Griffiths/Imago Images – OneFootball)

Una squadra non in forma (anche) fisicamente

Una delle prime caratteristiche che viene in mente pensando al Liverpool di Klopp è l’intensità messa in ogni partita in entrambe le fasi di gioco. Ancor prima che una squadra forte fisicamente, i Reds si sono distinti nel tempo come una formazione molto forte fisicamente, in grado di sovrastare l’avversario con il ritmo e la corsa qualora non fosse bastato il gioco. A tal riguardo sono ancora vivide le immagini del famoso 4-0 rifilato al Barcellona, che poi avrebbe portato il Liverpool a disputare e vincere la finale di Champions del 2019. Partita nella quale ad Anfield i padroni di casa schiacciarono gli avversari soprattutto grazie alla maggior energia messa in campo.

Quest’anno, i rossi del Merseyside stanno mancando anche sotto questo punto di vista. Spesso scarica in quanto ad energie, la squadra non si sta dimostrando più in grado di imporre il proprio vigore sui nemici. Una caratteristica che nel passato gli aveva permesso di vincere anche partite all’apparenza scomode, nelle quali la formazione non brillava e dalle quali in questo momento, al contrario, finisce spesso per uscire sconfitta.

Guardando qualcuna delle partite disputate nell’ultimo periodo si nota subito una netta mancanza di freschezza fisica. La conquista delle seconde palle è reiteratamente appannaggio degli avversari. Un fattore determinante se si pensa a quanto la capacità di riconquista palla abbia svolto e svolga un ruolo fondamentale nei meccanismi di gioco dell’ex tecnico del Borussia Dortmund.

Appare inoltre evidente come spesso ai giocatori manchi la necessaria brillantezza e la giusta lucidità nel compiere giocate decisive. Una sfilza di scelte sbagliate ovviamente dettate dalla mancanza di ossigeno al cervello caratterizzano ormai ogni partita del Liverpool, che impediscono alla squadra di fare la cosa giusta al momento giusto. Una serie di sintomi di una squadra in difficoltà fisica oltre che dal punto di vista tecnico.

Thiago Alcantara contro il Chelsea
Doveva essere il nuovo faro del centrocampo, ma per il momento le prestazioni di Thiago sono state piuttosto buie (Foto: Phil Nobel/Imago Images – OneFootball)

Ricapitolando…

Il Liverpool sta vivendo senza ombra di dubbio il periodo più buio da quando Klopp è arrivato sulla panchina di Anfield. La serie di infortuni abbattutasi sulla squadra, ed in particolare sul reparto difensivo, sta avendo chiaramente una parte più che influente nel momento negativo del club, ma che comunque non basta a spiegare un momento così nero.

Dall’altro lato, le mancanze che si stanno riscontrando a livello psicofisico minano i principi su cui si basa il sistema di gioco della squadra. Per funzionare al meglio, gli ingranaggi dei Reds hanno necessità di un pieno coinvolgimento a livello mentale oltre ad una disposizione a livello fisico che permetta di sostenere un calcio già molto dispendioso come quello del campionato inglese, ancor più elevato nel caso dei campioni in carica.

Come già detto, un abbassamento delle prestazioni in una formazione che tanto bene, e tanto a lungo ha fatto era naturale avvenisse prima o poi, sarebbe stato strano il contrario. Ma che combinato alle molteplici deferenze apparse sia dal punto di vista dell’organico che del gioco ha dato come somma una striscia di risultati negativi senza precedenti e impossibili da pronosticare per chiunque.

Salah con il volto coperto in maglia Liverpool
In alcuni frangenti il Liverpool è apparso alquanto irriconoscibile (Foto: Phil Nobel/Imago Images – OneFootball)

Al momento sembra non poter esserci fine al peggio. D’altro canto come “vincere aiuta a vincere”, anche “perdere aiuta a perdere”. Ma il finale di stagione è ancora lungi dall’essere scritto, e il tempo per ribaltare e riparare almeno in parte al danno c’è. Al Liverpool e a Klopp non mancano certo le convinzioni, né vi è nei dintorni un ambiente malsano che possa contribuire in maniera negativa a tale situazione, anzi. Probabilmente con i propri tifosi allo stadio la crisi avrebbe assunto dimensioni più contenute.

Necessaria alla squadra è senza dubbio una scossa, un accadimento positivo. In questo senso il passaggio del turno nella serata, seppur con il Liverpool già con un piede nei quarti, potrebbe rappresentare il momento giusto per dare una svolta. In fondo, per permettere alle gambe di ritornare a girare alla vecchia maniera è indispensabile che sia prima la testa a riprendere a girare nel giusto senso.

L’urgenza di ritrovare le certezze perse è più ingerente di qualsiasi carenza di altra origine. Le assenze difensive si faranno sentire ancora a lungo, e per Klopp sarà dunque di vitale importanza ritrovare quantomeno lo spirito giusto. Non sarà di certo facile, e all’angolo a mettere pressione c’è addirittura uno scenario che vedrebbe la squadra fuori dall’Europa. Ma se c’è un uomo che ha la carica necessaria per risollevarsi da una tale situazione… beh, quello è proprio Jurgen Klopp.

Kloop è un semidio a Liverpool
Lo status raggiunto da Klopp a Liverpool gli permette di lavorare in relativa serenità anche in una situazione del genere (Foto: Imago Images – OneFootball)
Autore

Terzino da paese in campo, fantasista sulla tastiera. Segnato fin da bambino dalle lacrime di Ronaldo del 5 maggio, ha capito subito che la vita da interista sarebbe stata dura. Scandisce il tempo in base alle giornate di campionato, sperando un giorno di poter vivere di calcio e parole.

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