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SLIDING DOORS

Sliding Doors: Erling Haaland

Secondo i testi sacri induisti, l’Om è considerato il suono primordiale. Il primo che si è potuto sentire nell’universo. Riprodurlo sarebbe un mantra importante per ricongiungersi con l’Assoluto, con l’origine del mondo. Sarebbe un gesto che richiama la saggezza interiore e la calma necessaria per stare bene sia con la propria mente che con il proprio corpo.

Non sappiamo se nel dettaglio Erling Haaland quando esegue l’Om come esultanza dopo un gol sappia con esattezza il significato profondo del gesto comune a molte discipline orientali. Certo è che la posizione delle ginocchia incrociate con le mani poggiate crea intorno a lui un’aura rara. Come una calma naturale da ritrovare dopo una rete entusiasmante tra i boati dei compagni e dello stadio. L’Om come mezzo per ricongiungersi allo stato primordiale al suo successo.

Esultanza zen in Champions League (Foto: Sasha Schrumann/Getty-OneFootball)

 

C’è un giorno preciso che ha segnato la carriera di Haaland. Per inciso: parliamo di un ragazzo che ha appena compiuto 20 anni e che a questa età ha già raccolto record importanti a livello europeo. Ma comunque è già possibile indicare lo spartiacque definitivo per il suo percorso da prima punta prodigio. Una data che ha segnato il suo prima e il suo dopo: lo Sliding Doors di Erling Braut Haaland.

Figlio d’arte

La storia di Braut Erling Haaland si intreccia strettamente con la carriera di suo papà, Alf-Inge Rasdal Håland. Difensore del Leeds e del Manchester City, Haaland padre è conosciuto soprattutto per la sua forte rivalità con Roy Keane. Per capire a fondo i motivi della loro reciproca antipatia però, bisogna andare al 1997, ad una partita tra i Whites e i Red Devils. Il norvegese infortunò Keane al legamento crociato anteriore, ma quando l’irlandese era a terra dolorante Haaland lo invitò ad alzarsi, come a insinuare che stesse fingendo di essersi fatto male. A Keane l’atteggiamento del rivale proprio non andò giù. Ed eccoci nel 2001, a tre anni e mezzo dopo il famoso infortunio subito dal centrocampista dello United. Nel frattempo Haaland era passato al City e si stava giocando quindi il derby della città di Manchester. Durante la partita Keane colpì, volontariamente, il ginocchio del difensore norvegese: multa da cinquemila sterline e tre giornate di squalifica. Due anni dopo Keane nella sua biografia spiegò che quel gesto violento era premeditato, per vendicare il gesto antipatico del ’97 di Haaland. Risultato? Multa da centocinquanta mila sterline e altre cinque giornate di squalifica.

Erling Haaland aveva un anno al tempo del famigerato derby di Manchester. Venne al mondo proprio a Leeds, dove babbo giocava al tempo. Ebbe da subito la cittadinanza norvegese, come il padre. E sarebbe stato destinato a fare grandi cose per il suo Paese e per la sua Nazionale.

I primi campi calcati da Haaland

432 km a ovest di Oslo si trova la città di Bryne, nella contea di Rogaland. Si tratta di una delle regioni più suggestive di tutto il Paese: fiordi, acqua, terra. Bryne è una città tutto sommato piccola, ci sono meno di 9 mila abitanti e niente di troppo significativo dal punto di vista economico. Qui però, torneranno padre e figlio Haaland, perché il Bryne Futballklub sarà l’occasione per Erling, classe 2000, di iniziare a giocare a calcio sulle orme del padre. Strade che però presto divennero palesemente diverse: muro difensivo il più grande, fiuto del gol il più piccolo. Nelle giovanili al Bryne Haaland ha giocato dal 2013 al 2016, ma già nel 2015 fu convocato nella nazionale norvegese Under 15. Ad avere però l’intuizione e vederci lungo su di lui fu il Molde, altro club norvegese, uno dei più forti del Paese. Nella loro bacheca si susseguono quattro campionati, quattro coppe, una Supercoppa norvegese e una vittoria della 1. divisjon, la Serie B norvegese. Nel Molde debutta con Solskjaer in panchina e già da subito si inizia a capire di che pasta sia fatto. Braut Erling Haaland qui ha la possibilità di farsi notare e l’esperimento accade: il 1° luglio del 2018 segna quattro reti in meno di venti minuti di gioco contro il Brann. Accidentalità? Occasione fortunosa irripetibile? Per un ragazzo non ancora 18enne potrebbe essere una bella promessa. Ma ancora non è abbastanza per conquistarsi i titoloni dei giornali. Ancora non è abbastanza per presentarsi al mondo.

Sliding Doors

Dopo 50 presenze e 20 gol al Molde, il Salisburgo ingaggia Haaland per 5 milioni di euro il 1° gennaio del 2019: ancora una volta si trova a militare in uno dei più importanti club del Paese di riferimento. Ma si tratta comunque di un giovane attaccante, promettente e di una fisicità importante – 192 cm per 88 kg – costato al club 5 milioni. Con il Red Bull Salisburgo ha un contratto fino al 2023 e là avrebbe la possibilità di crescere e magari di sognare club europei più incisivi a livello delle coppe.

Il percorso, però, è stato più breve. Segnarsi questa data: 30 maggio 2019.

Haaland è convocato, come ogni anno dal 2015, in Nazionale. Nella primavera del 2019 si giocano i Mondiali Under 20, competizione massima per ragazzi di quell’età ma anche interessante bacino di osservazione per i nomi del futuro. A fine maggio, in Polonia, la Norvegia sfida l’Honduras. Una sfida  genericamente non tra le più suggestive tra le nazionali, di cui non si parla molto se non in un trafiletto di articoli più importanti. Ma basta poco, basta Erling Haaland. E il mondo del calcio impazzisce.

La punta della Nazionale fa tutto quello che può fare. Tutto ciò che gli richiede il suo ruolo. Ma non segna una volta, non segna due volte, e nemmeno tre. Haaland fa 9 gol. N-O-V-E-G-O-L. La partita finirà per 12-0 a favore dei nordici. La difesa honduregna torna a casa con la coda fra le gambe. Ma la sera del 30 maggio 2019, il nome è solo uno, quello del ragazzone norvegese nato in Inghilterra, il figlio del rivale di Keane, il centravanti che se prima era un giovane promettente adesso è già una stella.

Erling Haaland segnò al 7′, al 20′, un rigore al 36′, al 43′, al 50′, al 67′, al 77′, all’88’ e al 90′. Novanta minuti scanditi dalle sue pallonate. Un riferimento temporale a intermittenza. Agganciando cross da centro campo, mettendo il piede con la tempistica giusta su assist raso terra in area, spiazzando il portiere avversario: Haaland gioca in tutti i modi. Chiamarlo umiliante per gli avversari è poco. Insieme a lui andarono in porta anche Ostigard, Hauge e Markovic, ma la scena è stata tutta sua e i record parlano chiaro:

Macchina da gol

La valanga di gol con la maglia della Norvegia è stata accolta eccellentemente: si parla di lui in tutti i notiziari e ormai è già caccia al colpo di mercato per aggiudicarselo. Juventus e Manchester United solo le prime big che si dichiarano e che provano l’assalto. Già durante il post-Molde, i Red Devils e la Vecchia Signora provarono il contatto per la baby punta norvegese, ma il Salisburgo accelerò fino a riuscire a stringere la morsa e portarlo in Austria. Al Red Bull, alla prima stagione, vinse il campionato austriaco e la Coppa d’Austria, ma sono soprattutto i record individuali a renderlo un fantasista del calcio. Oltre alla Scarpa d’oro per i Mondiali U-20, vince anche il titolo di miglior calciatore austriaco della stagione. Traguardi individuali a cui presto si aggiungeranno quelli raggiunti in Champions League. Il Salisburgo infatti viene inserito nel girone E per la stagione 2019/2020, insieme a Napoli, Genk e Liverpool.

Alla prima partita contro il Genk Haaland segna una tripletta soltanto nel primo tempo. È il suo debutto in Champions ed è già record-man. Soltanto Wayne Rooney, infatti, aveva realizzato tre gol all’esordio in UCL. Successivamente, contro Liverpool e Napoli segna di nuovo, per precisione una doppietta agli italiani. In questo modo rompe un altro record: giocatore più giovane della storia a realizzare 6 gol nelle prime tre partite di Champions League. Sono conferme su conferme quelle che arrivano su di lui partita dopo partita. Mezza Europa già lo vuole. E già si parla di una clausola da pagare di 20 milioni per strapparlo al Salisburgo.

Haaland è una macchina da gol e molti club sono disposti a trattare con gli austriaci. Il suo valore di mercato è aumentato esponenzialmente. Dai 5 milioni dell’ingaggio si parla già di 45 milioni. A vincerla su tutti sarà il Borussia Dortmund: l’ufficialità arriva il 29 dicembre 2019. La prima partita in Bundesliga? 18 gennaio 2020. Impatto? Tre gol nei primi 23 minuti. Per le due partite successive segna altre due doppiette. Un mese dopo dall’esordio in campionato, veste la maglia giallonera in Champions. Di fronte il PSG. Inutile dire che sono suoi i due gol della vittoria. Il primo arriva al 69′, quando Haaland sblocca il risultato. Neymar pareggia poco dopo, ma a ipotecare la vittoria è sempre il norvegese. Questa volta con un capolavoro al limite dell’area, su assist del compagno classe 2002 Reyna.

Haaland contro il PSG (Foto: Ina Fassbender/Getty-OneFootball)

Keep calm and score: la filosofia di Haaland

Haaland ha dimostrato di essere un attaccante fisico, potente, ma tecnico e insidioso tra gli spazi scoperti delle difese avversarie. Solskjaer, sulla panchina del Molde, lo aveva paragonato a Lukaku, ma Haaland ha dichiarato di ispirarsi a Ibrahimovic. Là dove il fisico fa la differenza ma dove la stazza non basta. La potenza del suo mancino lo fa essere protagonista ovunque. Haaland ha infatti dimostrato di saper segnare a diversi livelli, di non sentire la pressione della competizione e di saper adattarsi tanto al gioco dei compagni che a quello degli avversari. Tutto circondato da un mood tranquillo e quasi naturale. Quasi per inerzia.

A volte dopo il gol Haaland si siede e incrocia le gambe. Posa le mani sulle ginocchia, fa toccare pollice e il medio e imita la classica posa da meditazione delle discipline orientali. Di recente ha spiegato in un’intervista il motivo di tale scelta:

Perché esulto in quel modo? Amo molto la meditazione. Mi dà serenità e mi tranquillizza. Ecco perché quando segno a volte festeggio così.

A lui dà serenità e calma, per altri invece è motivo per sbeffeggiarlo. Quando il PSG nel ritorno degli ottavi di finale Champions ha steso il Borussia per 2 a 0 con le reti di Neymar e Juan Bernat, di fatto passando il turno, i parigini hanno imitato lo scandinavo con il gesto zen, sulla scia del brasiliano che in camera ha per primo preso in giro Haaland. Gesto di cattivo gusto e antisportivo con poca discussione.

Ma se un ragazzino di vent’anni riesce a scatenare una reazione del genere nei campioni di Francia, qualcosa vuol dire. Se un ragazzino di vent’anni ha in bacheca già record così importanti in una gara così competitiva e difficile che è la Champions League, qualcosa vuol dire. Forse non fa rumore nell’universo. Forse non ancora. Nel frattempo, keep calm and score.

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