Quella di domenica scorsa a San Siro è stata una doppia sberla: non solo la prima sconfitta stagionale per mano dell’Inter di Simone Inzaghi, ma anche il grave infortunio che terrà fuori per mesi Victor Osimhen. Il Napoli è chiamato a reagire immediatamente per non buttare al vento il vantaggio conquistato col sudore in questo avvio di campionato. Il destino vuole che sulla sua strada ci sia un allenatore che prima si è fatto amare e poi odiare dalla città di Napoli: Maurizio Sarri.
Il dribbling è il fondamentale tecnico che nel calcio moderno ha ormai assunto un’importanza primaria. È lo strumento che crea superiorità numerica, facendo saltare gli equilibri tattici. Genera spazi dove non esistono ed è inoltre una straordinaria arma per combinare contemporaneamente attacco e difesa col pallone.
Negli ultimi anni la fruizione del prodotto calcistico è stata segnata dall’esplosione di un fenomeno che può offrirci interessanti spunti sulla società in cui viviamo: gli highlights. Si tratta di filmati di pochi minuti che concentrano gli episodi salienti di una partita, disperdendo nell’oblio le fasi di contorno. Secondo uno studio condotto negli Stati Uniti a fine 2020, solo meno di un quarto dei ragazzi appartenenti alla generazione Z ritiene importante seguire un evento sportivo in tempo reale. In relazione al suolo italico è difficile rilevare numeri precisi, ma possiamo mettere a confronto quello degli abbonati a DAZN (piattaforma che detiene i diritti di tutte le partite di Serie A per la stagione 2021/22) con quelli delle visualizzazioni dei canali YouTube che caricano highlights di partite. Si delinea una tendenza meritevole di approfondimenti.
La donna tiene accostato a sé il bambino. Insieme compongono una scena armonica e serena. Mistica. Lei ha una lunga veste blu, il capo coperto e in mano un nastro rosso. Il piccolo è in piedi, vicino a lei, che con la mano sinistra lo trattiene saldamente e con gli occhi lo osserva con sguardo materno. La vista del bambino invece penetra chi lo guarda, è fissa sullo spettatore. La sua manina sinistra è alzata, libera dalla stretta della donna. Due dischi dorati posti sulle teste dei due personaggi ci indicano chiaramente la loro identità.
7 novembre 2021. Il giorno che un po’ tutti al momento dell’uscita dei calendari della Serie A 21/22 avevano subito provveduto a contrassegnare sul calendario con un doppio cerchio. Il giorno della resa dei conti, il giorno di Milan-Inter. Quasi nove mesi dopo è arrivato il momento che le due metà di Milano aspettavano. Una partita che oggi però nel suo complesso non si limita ad essere l’emblema di una rivalità, bensì rappresenta il simbolo di molteplici attese comuni, forse, finalmente giunte al termine.
Finalmente la notte più attesa è arrivata. Mancano solo gli ultimi preparativi. Qualche decorazione sparsa per casa, un’ultima sistemata al proprio costume e allora tutto sarà pronto. Quei ragazzi attendono ormai da settimane la notte di Halloween. Il loro programma è pieno e pronto da tempo: cibo spazzatura, spaventosi film horror e soprattutto storie di paura per elettrizzare l’atmosfera. Quando finalmente arriva l’ora, gli irriconoscibili amici si riuniscono, sfoggiano il loro terrorizzante costume e si preparano a vivere quella notte tanto attesa.
Per chi crede nei numeri, non può essere un caso che l’ultimo gol segnato allo Stadium da Paulo Dybala con la maglia della Juventus quest’anno sia stato realizzato al decimo minuto della partita contro la Sampdoria. Non può essere un caso neanche che in quella stessa serata abbia lasciato il campo al ventunesimo minuto per l’ennesimo infortunio occorsogli. Il 10, il suo attuale numero di maglia, incontra il 21, il vecchio numero, il presente contro il passato. È un po’ quello che sta succedendo alla Juventus, che per questa stagione si è guardata alle spalle e ha deciso di affidare le chiavi della squadra a Massimiliano Allegri, che nella sua prima avventura in bianconero è diventato l’allenatore juventino più vincente di tutti.
L’inizio di stagione di Federico Dimarco è stato protagonista di un buon inizio di stagione che gli è valso la prima chiamata azzurra e una marea di contenuti dedicati sui social, dove spesso e volentieri la gente storpia il suo nome. Quello stesso nome che ad Appiano Gentile girava già da un bel po’, dal lontano 2004 quando era ancora un bambino. Per gli addetti ai lavori non c’erano dubbi sul suo futuro in nerazzurro, ma va detto che di tempo ce n’è voluto forse più del previsto.
Il 242esimo Derby d’Italia andato in scena ieri sera al Meazza di San Siro è stata una partita tutt’altro che spettacolare, per ampi tratti anche piuttosto deludente a voler essere pienamente sinceri. Un 1-1 quello di Inter-Juventus in cui entrambe le squadre non hanno brillato, né tantomeno emozionato, ma che nonostante ciò ha regalato diversi spunti di riflessione su quello che potrebbe essere il futuro cammino delle due squadre nella stagione.
Cosa sarebbe successo se durante Roma-Sampdoria del 2010 Pazzini fosse uscito per infortunio? Il racconto nel nuovo What If.