fbpx Riserva Di Lusso
Tag

Ligue 1

Ricerca

Leggendo il tabellino dell’ultimo incontro del Rennes, vinto ieri per 4-1 contro il Troyes, le ultime due reti potrebbero sembrare inutili e superflue ma nascondono l’essenza dei bretoni quest’anno. Il perché è molto semplice. Sono state realizzate da Martin Terrier e Gaëtan Laborde, che da qualche settimana non solo stanno facendo le fortune dei rossoneri ma vanno anche di pari passo nella classifica marcatori di Ligue 1, a quota 24 gol, 12 a testa. Cosa ha unito la carriera di un fantasista del nord etichettato come giovane promessa sin dai primissimi calci con quella di un attaccante aquitano che ha dovuto sudare le fatidiche sette camicie per essere considerato un gran calciatore in patria? Scopriamo insieme la storia dei gemelli diversi di Roazhon Park.

Dopo la conquista di un titolo francese che rimarrà nella storia, le incognite inerenti a quello che sarebbe stato il cammino del Lille Olympique Sporting Club da campione in carica erano tante. Gli interrogativi non riguardavano solo il lato sportivo, ma anche quello dirigenziale. Il primo aveva una doppia causa: l’addio di Christophe Galtier ed il presunto “esodo” di talenti che avrebbero lasciato la città del Beffroi. Il secondo era invece incentrato sul cambio di rotta iniziato nel dicembre 2020, quello che aveva portato Olivier Létang a diventare presidente del club dopo Gérard Lopez. A sei mesi di distanza, fra traguardi storici e scelte discutibili, risulta ancora faticoso valutare il nuovo LOSC per poterne delineare il percorso futuro. Viaggio tra le mille sorprese che Les Dogues potrebbero regalarci in questa stagione.

Deve esserci qualcosa di particolare nella classe di calciatori nati nel 1999, gente che non ha dovuto attendere particolari procedure ministeriali per passare dal settore giovanile alla prima squadra (come qualcuno in Italia recentemente ha affermato con una certa leggerezza). Possiamo citare per reparto Gianluigi Donnarumma in porta, Matthijs De Ligt in difesa, Mason Mount a centrocampo, Joao Felix tra le linee e Kai Havertz che agisce da falso nueve.

È trascorso circa un mese dal primo storico gol di Lionel Messi segnato in Champions League con la maglia del Paris Saint-Germain. Una rete realizzata indossando la maglia numero 30, le stesse due cifre presenti sulla schiena dell’argentino in occasione del primo gol in carriera con la prima squadra del Barcellona. Insomma, un segno della ciclicità del tempo.

Olivier Giroud ha sette anni quando la Francia non riesce a qualificarsi per un soffio ai mondiali a causa di un gol sullo scadere della Bulgaria. È il 1993 e anche la prima volta di un piccolo Olivier allo stadio di Parigi. Per fortuna la rabbia quella sera non è stata abbastanza forte da annebbiarlo e il rammarico non ha avuto la meglio sulla voglia di giocare. Olivier continuerà a farlo, con il sogno, anche lui, di arrivare a vincere. Dopo quasi due decenni riuscirà ad alzare il suo primo – grande – trofeo, e incarnare così il sogno che accomuna tanti altri piccoli calciatori.

Si dice che la storia la facciano i grandi uomini, quelli capaci di prendere le decisioni importanti nei momenti delicati. La scrivono i vincitori, i pochi che riescono a tramandare il proprio nome ai posteri. A trascriverli nei libri. A farli riecheggiare nel tempo. Magari sì, la storia la compiono i grandi uomini, ma la mettono in moto le masse. Le folle, la varietà umana, la corposa rappresentanza di anime che contano poco, ma pesano tanto.

Quando si parla di calcio, e dell’importanza che esso ricopre in tutto il mondo, si evidenzia sempre il carattere extra-frontaliero che può avere non solo per chi lo segue, ma anche per chi lo pratica, soprattutto per aspirare o diventare un professionista. Ma quanto questa frase può definirsi veritiera e quanto invece un atleta deve faticare per riuscire ad imporsi e diventare un giocatore di primissimo livello? Ci insegna qualcosa la particolare parabola di Terem Moffi, attaccante nigeriano del Lorient che compie oggi 22 anni.

Top