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Il 21 maggio 2022 è in programma Genoa-Bologna, valida per l’ultimo turno della Serie A 2021/22. Il Grifone è già matematicamente retrocesso, dopo un’annata particolarmente difficile, ma lo stadio è piuttosto gremito e soprattutto in curva si respira entusiasmo. La Gradinata Nord poco prima del fischio d’inizio si veste completamente di rossoblù e fa apparire una romanticissima coreografia, accompagnata da un coro le cui prime strofe fanno così:

È opinione piuttosto diffusa, spesso confermata dai fatti, che il mercato di riparazione sia una scialuppa di salvataggio fondamentale per le squadre che puntano a mantenere la categoria. È così in tutte le categorie, dai dilettanti fino alla massima serie. In ogni livello di calcio le squadre che navigano nei bassifondi della propria lega sono quelle più bisognose (e spesso anche più vogliose) di attingere dal mercato i rinforzi necessari per non retrocedere.

Ad oggi la Genova calcistica si ritrova a vivere un periodo piuttosto difficile e a dir poco tumultuoso. Tanto sembra voler cambiare, salvo poi riapparire con diverse sembianze ma immutata sostanza. Non certo il momento migliore per un Derby della Lanterna che rischia di avere ripercussioni immani sullo stato (e la stabilità) delle due squadre. Genoa-Sampdoria potrebbe rivelarsi come lo spiraglio di luce che risolleva dalle tenebre o, al contrario, la zavorra che fa sprofondare nelle tenebre

Dopo diverse stagioni in cui, soprattutto dal versante rossoblù, il Derby della Lanterna era visto come una delle tappe più ostiche nel faticoso inseguimento alla quota salvezza, Genoa e Sampdoria tornano ad affrontarsi con il vento in poppa. Le recenti sconfitte contro Inter e Atalanta non possono minare l’ottimo stato di forma di cui godono le due squadre, che arrivano alla sfida che divide in due la città con la mente libera da qualsiasi tipo di retro-pensiero legato alla classifica.

Nel nostro ultimo tour ci siamo spinti oltreoceano, sulle coste del Brasile, al Maracana. Quest’oggi, con la tappa al Luigi Ferraris, facciamo ritorno nella penisola nostrana, in una città che con il Sudamerica ha un forte legame, e in particolare con l’Argentina. Per la precisione con Buenos Aires, dove un gruppo di nostri compatrioti diede il via ad una delle storie calcistiche più belle di sempre, quella del Boca Juniors, degli xeneizes, ovvero dei genovesi.

Caspar David Friedrich aveva deciso di raffigurare il romanticismo con un viandante in olio su tela che osserva una sconfinata distesa di nebbia, dalla quale emergono svariate rocce appuntite. Un’immagine immortale, un po’ come quella delle onde che si abbattono sugli scogli, magari mentre cala il sole. Quest’ultima diapositiva la si può osservare quotidianamente in una città sì bagnata dal mare, ma al contempo accesa da una rivalità calcistica dalle mille sfaccettature. Benvenuti a Genova.

Genova, città di mare, di vicoletti, di pescatori, di passione e di nostalgia. La storia di Genova è legata a filo stretto con i tumulti e l’indomabilità di quella distesa blu che tocca le sue sponde, che ha temprato nei secoli il carattere di un popolo che da sempre ha organizzato la propria vita intorno a quella forza implacabile e trascinante che è il mare. Proprio di fronte all’acqua, nel quartiere di Pegli, nasce il 18 febbraio 1940 colui che darà voce a tutti quei sentimenti che animano la città, imponendosi come un vero e proprio simbolo non solo di Genova, ma di un’intera generazione. Nasce Fabrizio De André, 47 anni dopo la fondazione della più longeva squadra di calcio italiana, il Genoa, con cui il cantautore instaurerà un legame profondo e tormentato, tipico delle relazioni intense vissute da Faber.

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