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Ci sono partite che sembrano durare un’eternità, incontri che non sembrano avere un termine. Sfide che durano “una vita”, dove ogni azione compiuta può avere delle conseguenze irreparabili. Il karma, nella religione e nella filosofia indiana, incarna più o meno questo: il frutto delle azioni di un essere vivente può determinare una diversa rinascita nella gerarchia degli esseri ed un diverso destino nella vita successiva. Anche nello sport esiste implicitamente il concetto di karma e, probabilmente, il 20 ottobre 2013 ci sono stati degli eventi che potrebbero essere tranquillamente ricollegati a tale legge. Fiorentina-Juventus è stata la partita che, per i tifosi viola, è stata decisa e ricondotta sui giusti binari da una giustizia divina, portando Firenze in estasi per un intero pomeriggio (e, forse, anche qualcosa in più).

L’esito di una partita è quasi sempre il risultato di una somma indefinibile di episodi. Giocate illuminanti, errori inconcepibili, falli evidenti non fischiati o viceversa. Fare una scelta anziché un’altra. Ma ci sono casi in cui tutti questi fattori, per quanto importanti, finiscono in secondo piano. Alcune volte un giocatore, la sua presenza, la sua prestazione si impongono su tutto il resto. È questo il caso di Inter-Milan, il derby andato in scena ieri pomeriggio a San Siro.

Immaginate di vivere su due piani, ma casa vostra è una città da circa 120.000 abitanti. Le scale ci sono, sì, ma i gradini sono ben di più del previsto. La vista al secondo piano, però, vale il prezzo del biglietto, in questo caso una scarpinata su una terrazza panoramica fatta di borghi antichi e vie intrise di storia e tradizioni: Bergamo è questa, la solita da anni. O forse no.

Un 17 ottobre speciale, all’ombra della Madonnina: il giorno che una città intera aspetta con trepidazione ad ogni girone è arrivato. Iniziate con i rituali scaramantici del caso, vestitevi bene perché fa freddo anche in casa, indossate la maglia del campione che sarà sempre il vostro Santo Patrono, prendete la sciarpa talismano e mettetevi comodi, perché lo spettacolo alla Scala del Calcio sta per cominciare e stavolta saremo tutti (o quasi) spettatori in poltrona. Oggi c’è il Derby di Milano.

Il protagonista di questo pezzo è alto a malapena 170 centimetri e balla con la numero 10 sulle spalle ma no, non è Lionel Messi. Eppure ha estro, classe, tecnica, rapidità d’esecuzione e tra le tantissime frecce al suo arco vanno segnalate l’umiltà e la fedeltà, valori che fanno di lui un’icona. Signore e signori, oggi si parla di Antonio Di Natale, il Totò di Udine.

“Togliti quella maglia e vattene da Firenze”, minacce sui profili di Lorenzo Chiesa, fratello minore di Federico e giocatore della Primavera viola. Non è la prima volta che sui social gli utenti (tifosi?) perdono completamente la testa. La situazione a Firenze è sfuggita di mano, ma non è un problema circoscritto al capoluogo toscano. Questa cattiveria gratuita la ritroviamo ogni giorno, in tutta Italia, in tutti gli stadi.

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