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Ci sono partite che sembrano durare un’eternità, incontri che non sembrano avere un termine. Sfide che durano “una vita”, dove ogni azione compiuta può avere delle conseguenze irreparabili. Il karma, nella religione e nella filosofia indiana, incarna più o meno questo: il frutto delle azioni di un essere vivente può determinare una diversa rinascita nella gerarchia degli esseri ed un diverso destino nella vita successiva. Anche nello sport esiste implicitamente il concetto di karma e, probabilmente, il 20 ottobre 2013 ci sono stati degli eventi che potrebbero essere tranquillamente ricollegati a tale legge. Fiorentina-Juventus è stata la partita che, per i tifosi viola, è stata decisa e ricondotta sui giusti binari da una giustizia divina, portando Firenze in estasi per un intero pomeriggio (e, forse, anche qualcosa in più).

Alzi la mano chi a fine campionato non ha mai buttato un occhio sulle rose delle squadre retrocesse alla ricerca dell’occasione di mercato più vantaggiosa o che ammirando un calciatore non ha mai esclamato – vedendolo scivolare in fondo alla classifica – “questo non è da Serie B”.

Vi rispondo io: nessuno.

Proprio per questo oggi propongo un simpatico giochino per ingannare la noia di queste giornate afose. Facciamo finta che le squadre retrocesse [Spezia, Sampdoria e Cremonese], in virtù della retrocessione, siano costrette a svincolare i loro tesserati, liberandoli a parametro zero. I club di A, incluse le promosse dalla B, prenderanno parte ad un draft a chiamata in cui, partendo dall’ ultima classificata fino al Napoli campione d’ Italia, sceglieranno uno dei giocatori liberi come rinforzo in vista del prossimo campionato.

Con giugno si avvicina il tempo del calciomercato ma anche quello dello shopping falso e annoiato, e ora più avanti capirete a cosa mi sto riferendo. Voglio dire, a giugno si gira per i negozi e per il calciomercato perché è aria di estate e c’è un attimino di pausa, magari. E vendono tutti i costumi ed i cappelli e gli ombrelloni gialli e le mezzali; le solite cose estive. Sembra sempre che tutti debbano comprare tutto ora, ma alla fine si va per luglio con gli acquisti.

La storia del calcio, specialmente quello italiano, è piena di presidenti schizofrenici e con manie di protagonismo. Dei veri e propri showmen che si nutrono di frasi ad effetto, litigi, polemiche, pessimi rapporti con stampa e tifoserie. Basti pensare al compianto Zamparini, a Massimo Cellino, allo stesso Claudio Lotito o al plurititolato Silvio Berlusconi. Ecco proprio quest’ultimo è quello che mi ricorda di più Aurelio De Laurentiis, presidentissimo del Napoli fresco campione d’Italia: amante delle telecamere, sempre con la battuta (cafona perlopiù delle volte) pronta e la convinzione di saperla lunga, anche più dei suoi allenatori.

Erano le 22:25 di un normale lunedì di fine maggio e negli ambienti calcistici on-line si discuteva di un tema trito e ritrito, intriso di polemica e rancori: la penalizzazione di 10 punti subita dalla Juventus in campionato, che faceva riaffiorare i duri confronti verbali tra le tifoserie più disparate, resi ancor più acri dalla contemporanea sconfitta dei bianconeri per 4-1 sul campo dell’Empoli. In quegli stessi minuti, il gol di Ivan Kontek squarciava coscienze e cuori di moltissimi appassionati, italiani e non: con la sua ciabattata di collo esterno il difensore croato aveva consegnato al Foggia la qualificazione al 2° turno di play-off nazionali di Serie C, al culmine di una rimonta epica e storica, maturata nel quarto d’ora della sfida di ritorno contro i cugini “di provincia” dell’Audace Cerignola.

La rete del 3-0 ha fatto impazzire di gioia tutto lo “Zaccheria” e ha riportato un po’ di magia negli occhi del calciofilo italiano, oramai disilluso da un movimento la cui credibilità viene spesso minata da scandali e dietrologie di ogni tipo. La Serie C, ed in particolare gli spareggi della post-season, hanno quindi il compito di essere il locus amenus in cui gli italiani possono rifugiarsi per ritrovare un po’ più di autenticità e sana passione? Probabilmente una ricostruzione del genere sarebbe fin troppo didascalica, oltre che a dir poco miope, visto lo storico di questa categoria; ma tra squadre in rampa di lancio, nobili decadute, giovani interessanti e anche qualche guaio giudiziario c’è tanto di cui parlare.

A Cremona è da qualche tempo che si sogna ad occhi aperti. Lo scorso anno, di questi tempi, si sognava la Serie A e proprio come in un evento onirico, appariva come qualcosa di troppo bello per essere vero. In quest’annata, durante i freddi martedì e mercoledì sera di Coppa Italia, si è sognato di arrivare a giocarsi un derby tutto lombardo in una finale di un trofeo, sfuggita ad un passo dal traguardo. Ora, la Cremonese sogna un’altra volta, un’altra impresa. Qualcosa di forse ancora più epico, poiché più improbabile. Una salvezza distante ben 6 lunghezze, con due squadre appaiate a questa distanza, sopra i grigiorossi e con solo tre giornate da giocare.

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