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CALCIO ITALIANO

Ormai il Milan non può fare a meno di Ismael Bennacer

Dopo il piccolo stop con la Fiorentina dovuto ad un affaticamento muscolare, il Milan si appresta a riabbracciare il faro della propria mediana anche in campo, oltre che per il compleanno. Ne approfittiamo per spendere due parole su uno degli acquisti più sottovalutati degli ultimi anni, in casa rossonera e non: Ismael Bennacer.

Venuto da lontano

La storia di Ismael Bennacer prende il via esattamente 23 anni fa da Arles. Cittadina del sud della Francia, situata tra Marsiglia e Montepellier, in una delle regioni più affascinanti del suolo francese. Una città che da sempre attira a sé artisti di ogni genere e calibro, come ad esempio Vincent Van Gogh o Jack Kerouac, per rendere l’idea. Due nomi tanto distanti tra loro nel tempo e nello spazio, ma altrettanto legati da un sentimento comune, quello verso l’arte.

Il piccolo Ismael nasce qui, da padre marocchino e madre algerina. Figlio di una delle tante famiglie provenienti dagli ex stati coloniali venutesi a formare all’interno del paese transalpino durante il secolo scorso, oggi formanti uno spesso strato del tessuto della popolazione francese. Qui ovviamente il giovane Ismael inizia a muovere anche i primi passi palla al piede. Entra nel settore giovani dell’Arles a soli sette anni, e vi rimane per dieci. Neanche il tempo di esordire in prima squadra che dall’Inghilterra, e per la precisione da Londra, arriva una di quelle chiamate che svoltano i piani del destino.

Bennacer
Bennacer in vesti da Gunners (Foto: Alex Pantiling/Getty Images – OneFootball)

Siamo nel luglio 2015, e all’altro capo del telefono c’è l’Arsenal. Si tratta di una di quelle occasioni che capitano una volta nella vita e la decisione non può essere che una, zaino in spalla e si parte. Ma le cose non vanno secondo le più rosee aspettative. Ismael viene aggregato alla formazione U23 dei Gunners dove rimane per due anni, riuscendo ad esordire in prima squadra solo durante un incontro di Coppa di Lega contro lo Sheffield Wednesday, prima ed unica partita con l’Arsenal dei grandi.

Nell’estate del 2017 viene ceduto in prestito per una stagione al Tours, al termine della quale avviene il trasferimento che dà una svolta definitiva alla sua carriera. L’Arsenal lo cede a titolo definitivo all’Empoli, dove prenderà il via quello sviluppo che oggi l’ha portato ad essere un giocatore del Milan, nonché uno dei migliori centrocampisti del campionato.

Adattarsi ai cambiamenti, made in Bennacer

Abbiamo tutti sotto gli occhi le ultime due grandi stagioni di Bennacer, prima ad Empoli poi a Milano. Non tutti però conoscono il processo che ha portato l’algerino a diventare una pedina imprescindibile, o quasi, nello scacchiere rossonero. La carriera dell’attuale regista dei rossoneri parte da tutt’altra zona di campo. Sin da ragazzino spiccano le doti che accomunano tutti i grandi giocatori di qualità offensiva: brevilineo, ottimo controllo palla, buona visione di gioco, grande attitudine nel dribblare l’avversario. Infatti viene fin dall’inizio impiegato come trequartista, posizione da cui incomincerà a scostarsi durante l’esperienza londinese.

L’Arsenal è considerata da anni una grande scuola di calcio, ed indubbiamente i due anni spesi a Londra hanno contribuito a forgiare molti degli aspetti del gioco di Bennacer. Il trasferimento ad Empoli, seppur con le dovute proporzioni, si pone come uno step in linea con la filosofia di gioco dei Gunners. Negli ultimi anni in Toscana si è imposta, con Sarri prima e con Giampaolo poi, l’idea di giocare un calcio qualitativo e propositivo, indipendentemente dal livello degli avversari. Dunque un’ottima piazza per il continuo sviluppo di un giocatore come l’algerino, dove soprattutto trova (finalmente) spazio per esprimersi con continuità.

Bennacer in azione durante la sua prima annata in forza all’Empoli (Foto: Gabriele Maltinti/Getty Images – OneFootball)

L’incontro che ne cambia definitivamente la carriera futura è quello con Aurelio Andreazzoli. La posizione di Ismael in campo era già indietreggiata di diversi metri, venendo ormai impiegato quasi esclusivamente da centrocampista centrale, ruolo in cui gioca la maggior parte delle gare nel suo primo spezzone con la maglia azzurra. Con l’arrivo del tecnico toscano la sua ubicazione in campo subisce un’ulteriore arretramento. Il nuovo allenatore cambia il modulo della squadra in un 4-3-1-2, all’interno del quale il vertice basso diventa il nativo di Arles.

Nel nuovo ruolo le qualità dell’allora numero 10 dell’Empoli vengono esaltate. Ha la possibilità di toccare più palloni, essendo il filtro attraverso il quale passano le manovre della squadra, e soprattutto di giocare quasi sempre fronte alla porta, in modo da poter sfruttare le sue doti da passatore per imbucare gli inserimenti tra le linee di trequartista e mezzali. L’Empoli chiude la stagione con una retrocessione, ma la grande annata di Bennacer non passa inosservato, tant’è che il Milan decide di acquistarlo. Il tutto per una cifra di poco superiore ai 15 milioni di euro e, con il senno di poi, facendo un affare.

Pilastro portante

L’estate del 2019 porta, oltre al trasferimento al Milan, anche la consacrazione come uno dei talenti più promettenti del panorama calcistico mondiale.  Partecipa alla Coppa d’Africa con l’Algeria, nazionale con cui ha deciso di giocare nonostante la militanza nelle giovanili di quella francese. La spedizione è un successo. L’Algeria trionfa e a Bennacer viene riconosciuto il premio di MVP del torneo, buono auspicio in vista della nuova esperienza rossonera.

Bennacer
La premiazione come miglior giocatore della Coppa d’Africa 2019 (Foto: Mohamed El-Shahed/Getty Images – OneFootball)

Bisogna ora capire cosa renda il centrocampista algerino tanto indispensabile alla formazione di Pioli, sotto la cui guida ha fatto un ulteriore step in avanti dal punto di vista del gioco. La prima parte della sua avventura rossonera, complice il pessimo periodo di tutta la squadra, non era stata piuttosto emozionante. Le cose cambiano per tutti, Bennacer compreso, proprio con l’arrivo del tecnico emiliano (e poi di Ibra) sulla panchina del Milan.

Doveva essere il regista perfetto per Giampaolo, in una squadra che prevedeva un modulo speculare a quello cui era abituato nell’Empoli. Lo è diventato per Pioli in un centrocampo a due anziché a 3, ulteriore testimonianza delle sue capacità di sapersi adattare. Fondamentali in questo caso si sono dimostrate le qualità difensive dell’algerino, di cui troppo spesso si tiene poco conto.

Bennacer è un giocatore abilissimo nella gestione della palla e dei tempi, capace sia di giocare a due tocchi, sia di tenere il pallone in attesa della giusta giocata quando il momento della partita lo richiede. Il tutto grazie ad un’intelligenza calcistica superiore alla media, che gli consente di essere decisivo anche in fase difensiva.

L’algerino ha tutte le carte in regola per diventare l’allenatore in campo del Milan… Ibra permettendo (Foto: Marco Luzzani/Getty Images – OneFootball)

La conoscenza che possiede del gioco gli permette di capire in anticipo le intenzioni degli avversari, in modo da piazzarsi sulle direzione dei passaggi ed intercettare spesso palla. Leggere anticipatamente le giocate degli avversari è un fattore determinante se si vuol portare pressione in avanti sulla manovra degli avversari. Un aspetto del gioco cui spesso fa ricorso la formazione di Pioli e padroneggiato alla perfezione da Bennacer, che in partita diventa l’uomo a cui affidare i tempi di salita della squadra. 

Le qualità difensive del numero 4 rossonero però non terminano qui. Pur non essendo un gigante (alto circa 1.75 m), ha delle doti fisiche che gli permettono di tenere botta anche nell’uno contro uno. Baricentro basso, gambe forti e una struttura “quadrata“, gli garantiscono di reggere l’urto anche con avversari di stazza maggiore. La velocità di pensiero e di gambe pensano a fare il resto, rendendolo uno dei giocatori con più contrasti vinti del campionato.

La presenza in campo di Bennacer è un elemento imprescindibile nella formazione rossonera, per il suo apporto sia alla fase difensiva che offensiva. Porto sicuro per tutti i palloni più scottanti in fase di uscita, capace di giocare veloce o di gestire palla, e se necessario dribblare in spazi stretti anche sotto pressione, grazie ad un primo controllo orientato che in pochi possono vantare. Capace di accelerare o rallentare, aggredire o aspettare in base alle necessità del momento, fungendo da guida per gli altri reparti.

Talmente indispensabile da oscurare fino a questo momento il nuovo arrivo di Tonali. Spesso relegato in panchina da un duo di centrocampo formato insieme a Kessié, in cui i due si completano a vicenda, e che finora ha fatto troppo bene da essere smembrato per fare spazio all’italiano.

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L’idea di vederli insieme in campo per il momento sembra lontana, complice l’ottimo periodo di Kessié (Foto: Jonathan Moscrop/Imago Images – OneFootball)

Bennacer, un centrocampista completo

Trovare una pecca nel gioco di Bennacer è piuttosto difficile. L’unico fondamentale in cui pecca è forse quello del tiro, elemento trascurabile per la tipologia di giocatore di cui parliamo, ma comunque migliorabile. L’algerino è un centrocampista completo, in grado di svolgere bene entrambe le fasi e capace all’occorrenza di occupare diverse posizioni. Ma le sue qualità lo rendono innanzitutto un centrocampista moderno, sulla stessa striscia di altri suoi coetanei come Valverde e Barella tra gli altri. Una generazione di giocatori capaci di governare tutti gli aspetti del gioco, senza perdere nulla in entrambe le fasi.

Nel Milan il suo apporto è fondamentale per collegare i reparti, innescando i movimenti dei trequarti e allo stesso tempo sopperirne alle carenze in fase difensiva facendo da schermo davanti alla difesa. Il tutto facendo affidamento non solo sulle eccelse qualità tecniche, ma in particolare su una velocità di pensiero fuori dal comune. Tutti elementi che lo potrebbero portare ad essere per anni il faro del centrocampo rossonero, al di là di qualsiasi modulo o allenatore possano cambiare in futuro.

Un duello che potrebbe infiammare a lungo il Derby della Madonnina (Foto: Marco Luzzani/Getty Images – OneFootball)
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Terzino da paese in campo, fantasista sulla tastiera. Segnato fin da bambino dalle lacrime di Ronaldo del 5 maggio, ha capito subito che la vita da interista sarebbe stata dura. Scandisce il tempo in base alle giornate di campionato, sperando un giorno di poter vivere di calcio e parole.

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