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CALCIO ITALIANO

Cinque attaccanti per sostituire Edin Dzeko

Nel corso degli ultimi anni, l’influenza di Edin Dzeko sul gioco della Roma è risultata sempre più pesante. A partire dal primo anno targato Garcia-Spalletti, i tecnici che si sono susseguiti sulla panchina giallorossa (Di Francesco, Ranieri e Fonseca, nell’ordine) hanno pensato e talvolta provato a implementare nuove soluzioni per lo slot di punta dell’attacco giallorosso, scontrandosi però con l’egemonia tecnica del Cigno di Sarajevo, che ha portato ogni allenatore a pensare compromessi tattici rispetto alla sua idea di gioco originaria.

Dalla soluzione Perotti falso nueve alla presenza di Patrik Schick, sia a fianco dell’ex-Wolfsburg che in sua sostituzione, passando per la fugace presenza di Kalinic nella scorsa stagione – che in verità era stato acquistato per il preciso ruolo di centravanti di scorta -, fino alla stretta attualità dell’annata in corso, in cui Borja Mayoral sta risultando un’alternativa valida ma solo fino a un certo punto (il lato destro della classifica delle avversarie, ad essere precisi), offrendo all’undici di Paulo Fonseca caratteristiche diverse rispetto al numero 9 bosniaco.

I limiti tecnici e caratteriali della punta spagnola, aggiunti al calo fisico-atletico di Dzeko, sempre più lontano anche mentalmente dalla Capitale, fanno pensare che uno dei primi investimenti economici massicci della proprietà Friedkin possa avvenire proprio nello slot del terminale offensivo, a coprire il buco tecnico-carismatico, nonché statistico, che si formerebbe in caso di partenza di quello che è, numeri alla mano, uno degli attaccanti più importanti della storia giallorossa: per reti totali con la maglia della Lupa (116), in Serie A (85) e nelle competizioni europee (29).

Edin Dzeko nella sfida allo Sporting Braga
Una grossa fetta di storia della Roma in una foto (Foto: Fabio Rossi/AS Roma/LaPresse/Imago Images – OneFootball)

Record a parte, il contributo al gioco di Dzeko è sempre stato particolarmente significativo: alle doti realizzative ha saputo affiancare una spiccata responsabilità in fase di playmaking, scendendo spesso a centrocampo per proteggere palla e creare gioco con filtranti di rara qualità per un centravanti. Come detto in precedenza, i mister che si sono susseguiti sulla panchina romana hanno dovuto mitigare la loro ricerca di un attaccante verticale e aggressivo sulla profondità, cercando l’attacco degli spazi più spesso tramite trequartisti e mezzali: non a caso, nell’esperienza all’Olimpico sono emerse le qualità di due incursori come Nainggolan e Veretout, Salah ha fatto un ulteriore step nella sua carriera e Mkhitaryan si è espresso su livelli che non gli appartenevano da diversi anni a questa parte.

Attorno al nuovo attaccante della Roma potrebbe essere rimodulata una buona parte dello sviluppo dell’identità di gioco giallorosso, perciò la scelta che verrà fatta in estate sarà delicata quanto intrigante. Tra possibilità concrete e fit suggestivi, ecco alcuni calciatori che potrebbero prendere il posto di Dzeko.

Andrea Belotti

Quella di Belotti è la soluzione più immediata da un punto di vista di mercato: inserire nella propria rosa un attaccante nel fiore degli anni, il quale, arrivato ai 28, cerca da diverso tempo di compiere lo step giusto per dare una svolta alla sua carriera. L’insofferenza del Gallo rispetto alla sua esperienza a Torino potrebbe essere un ulteriore motivo per tirare il prezzo in fase di trattativa, anche se Cairo si è spesso mostrato inflessibile in questi frangenti.

Il centravanti bergamasco rappresenterebbe un’inversione di tendenza per quanto riguarda il ritmo di gioco: mentre Dzeko è un calciatore più compassato, caratteristica indubbiamente acuita dal passare degli anni, Belotti è un calciatore elettrico, anche se spesso il rovescio della medaglia della sua generosità risulta in un’assenza di energie più vicino alla porta. Ma l’ex-Palermo rifugge il cliché dell’attaccante tutto cuore e poca tecnica: nel corso degli anni ha affinato la sua capacità anche nell’ultimo passaggio, sia per necessità, vista la pochezza tecnica attorno a lui in maglia granata, ma anche per un’effettiva maturazione sotto il punto di vista della visione di gioco e dell’ultimo passaggio. Il più fulgido esempio in questa stagione è l’assist servito a Zaza contro il Benevento, che ha ricordato a molti Harry Kane, un attaccante a cui spesso il nazionale azzurro viene paragonato – pur in versione discount, come spesso si dice scherzosamente per indicare la similitudine caratteristica ma la differenza di livello.

Belotti impegnato nel match contro il Parma, in cui ha sfornato due assist.
Contro il Parma, Belotti ha sfoderato la sua miglior partita stagionale dal punto di vista della rifinitura: 2 assist, serviti a Singo e Gojak (Foto: Massimo Paolone/LaPresse/Imago Images – OneFootball)

Con Belotti, Fonseca accoglierebbe un attaccante ben più incline al primo pressing rispetto a Dzeko – i suoi numeri in questo senso sono attualmente bassi, ma prevalentemente per l’atteggiamento rinunciatario del Toro – e abbastanza simile per capacità realizzativa, ma un rifinitore meno abile del bosniaco: detto del miglioramento di Belotti, ci sarebbe comunque un downgrade rispetto al natio di Sarajevo.

Inoltre, le qualità nel passaggio del 9 attualmente a disposizione di Nicola si esprimono principalmente in transizione offensiva, mentre in fase statica alle volte il Gallo pecca nel decision making. Al di là della transizione tecnica, Belotti sarebbe un nome ideale per una piazza umorale che si è innamorata di giocatori così emotivi, e che proprio per questo non ha mai digerito fino in fondo un uomo tiepido come il suo target man bosniaco.

Alexander Isak

La scelta che porterebbe Isak alla Roma si rifletterebbe nel compromesso più equilibrato tra la ricerca di un giocatore dall’alto potenziale, nonché con tanti anni di fronte a sé, e il bisogno di un attaccante rodato, con alle spalle tre stagioni intere giocate da punta titolare nei campionati maggiori europei (una al Willem II in Eredevisie, a breve due in Liga con la Real Sociedad, oltre a mezza con l’AIK all’inizio della carriera).

22 anni a settembre, accolto subito con l’appellativo stronca carriere di NuovoQualcuno (nel suo caso Ibrahimovic), dopo un paio di stagioni di formazione al Borussia Dortmund, che l’aveva acquistato giovanissimo, Isak è stato prima girato in prestito in Olanda e poi ceduto definitivamente ai bianco-blu baschi due estati fa. Comparato a Ibra principalmente per la nazionalità e il fisico, il centravanti di origini eritree è un elemento forse più simile allo stesso Dzeko che non a Zlatan.

Alexander Isak garantirebbe il futuro dell'attacco della Roma dopo Dzeko
L’attacco della Svezia è al sicuro (Foto: Xunplo/BILDBYRAN/Imago Images – OneFootball)

Caratterizzato da un fisico longilineo e slanciato, Isak è macchinoso sui primi passi ma particolarmente insidioso sul lungo, dove la sua capacità di correre palla al piede o inserirsi negli spazi senza la sfera diventa un problema per le difese, oltre che una risorsa a disposizione di Imanol Alguacil per risalire il campo rapidamente e dare respiro alla difesa. Dopo una prima parte di stagione in cui alla Real erano mancati i suoi gol, nel 2021 l’attaccante di Solna è definitivamente esploso anche in fase realizzativa: dai suoi piedi sono arrivati 9 gol nelle prime 6 partite de La Liga nel nuovo anno, tra cui spiccano la tripletta all’Alavés e la doppietta al Càdiz, a cui però è seguita una striscia di quattro gare a secco, interrotta dal gol segnato quattro giorni fa al Mestalla contro il Valencia.

Anche Isak non partecipa massivamente al primo pressing dei suoi, ma controbilancia con un contributo continuativo alla manovra; spesso si stacca dalla sua zona di competenza per ricevere palloni largo e allungare le maglie della retroguardia avversaria, dialogando con i tre giocatori che si muovono alle sue spalle; è un giocatore che difficilmente sta fermo, il cui difetto col pallone tra i piedi risulta essere, in alcune situazioni, la testardaggine. Nonostante ciò, i difetti non mettono in ombra i tanti pregi del suo gioco.

Riesce a segnare con ogni parte del corpo, oltre che nelle più disparate situazioni di gioco: di sinistro (piede debole, con cui ha già segnato 4 volte), di destro e di testa; su imbucata, di rapina e anche da punizione diretta, con una tecnica che ricorda quella di Milik (è arrivato un solo gol quest’anno, contro il Levante con deviazione, ma anche una traversa nel derby contro l’Athletic Club). Le controindicazioni sono rappresentate dalla clausola rescissoria, che si vocifera essere di 70 milioni, e l’adattamento al nuovo campionato, che richiederebbe qualche mese difficile, ma che offrirebbe potenzialmente alla Roma un attaccante per i prossimi 10 anni. Bonus: la spiccata somiglianza col cantante belga Stromae.

Amine Gouiri

Tra i giocatori di questa ristretta lista, il nome di Gouiri rappresenta la maggior incognita per la Roma per una serie di motivi non tanto tecnici, quanto di compatibilità a 360° con la Roma. Il francese di origini algerine, attualmente in forza al Nizza, non è una prima punta di ruolo, ma un elemento offensivo che gioca lungo tutto il fronte e che non dà riferimenti agli avversari.

Fisicamente agli antipodi rispetto a Dzeko (1,80m per 72kg ma ha un fisico molto più compatto), ama giocare d’istinto e di strappo; da buon algerino ha un particolare gusto per il dribbling nello stretto, con cui carica a testa bassa e affronta quasi da solo le difese. Gouiri parte quasi sempre da sinistra rientrando col destro, il piede preferito che è quello con cui segna la quasi totalità dei suoi gol, spesso tiri precisi e potenti all’angolino.

Amine Gouiri con la maglia del Nizza
Amine Gouiri è cresciuto nel Lione (Foto: FedericoPestellini/Panoramic/Imago Images – OneFootball)

Ci sarebbero due aspetti del gioco che ricalcherebbero l’attuale interpretazione del ruolo di Dzeko: lo svuotamento dell’area di rigore in favore degli inserimenti di centrocampisti ed esterni e la qualità nel servire gli inserimenti, che è addirittura valsa a Gouiri paragoni con Karim Benzema. Più in generale, Gouiri sarebbe un altro attaccante piuttosto associativo, specie di prima, che inoltre batte anche i corner. Ben maggiore sarebbe il contributo in fase di non possesso: il numero 11 dei rossoneri nizzardi effettua 0,46 contrasti p90 nella trequarti avversaria, quasi il doppio della media del ruolo e addirittura 6 volte rispetto al dato del collega bosniaco.

Le principali perplessità sorgono dal punto di vista fisico: con Gouiri mancherebbe un giocatore a cui sparare palloni e rifiatare per accogliere una squadra pericolosa ma che avrebbe come difetto quella di essere costretta ad andare sempre a mille all’ora. Non solo: è molto difficile che il Nizza, con una proprietà come quella INEOS, venda uno dei suoi gioielli dopo una sola annata in riva alla Costa Smeralda (è stato acquistato l’estate scorsa per 7 milioni di euro).

Alexandre Lacazette

La proposta più glamour tra le cinque è per certo quella di Lacazette, unico ad aver superato i trent’anni ma anche di conseguenza il più scafato a livello europeo, quello col curriculum più prestigioso. Dopo alcuni anni grigi all’Arsenal, in cui non sono mancati i gol (63 in 164 partite, anche se mai oltre le 20 reti) ma non è mai scoccata la scintilla, un’esperienza in Serie A, dopo che negli scorsi anni era stato vicino a Juve e Napoli, sarebbe il miglior modo per rilanciare una carriera che per alcuni tratti è stata un continuo vorrei ma non posso, ma in cui sono apparsi anche lampi di talento assoluto.

Lacazette esulta dopo un gol al Tottenham
Lacazette veste la maglia dell’Arsenal dall’estate 2017 (Foto: Julian Finney/Imago Images – OneFootball)

Dotato di una tecnica essenziale ma al tempo stesso elegante, il giocatore di scuola Lione è il migliore tra questi ad attaccare la profondità e a trovare spazio in area di rigore, dettaglio che alla Roma è mancato con Dzeko ed è riuscita a trovare con maggior continuità grazie a Mayoral. Lacazette è un attaccante che scende spesso ad aiutare la circolazione della manovra, ricevendo spalle alla porta e facendo a sportellate con difensori e centrocampisti; come Dzeko, riesce a calamitare l’attenzione di più avversari per creare spazi per i compagni, ma è più disordinato nella distribuzione, e più in generale non è un eccellente assist-man.

I suoi gol arrivano perlopiù dall’interno dell’area di rigore, ma si esibisce in maniera più che discreta anche dalla media distanza: proprio con una conclusione di controbalzo dai 25 metri castigò la Roma all’andata degli ottavi di finale di Europa League 2016/2017. A distanza di quattro anni, potrebbe approdare nella Capitale: i primi contatti tra il francese e i giallorossi ci sono già stati, lo scoglio è rappresentato dall’ingaggio, che si aggira attorno ai 6 milioni di euro, mentre per il cartellino l’Arsenal potrebbe fare uno sconto, visto il contratto in scadenza nel 2022.

Dusan Vlahovic

Vlahovic è uno dei sette calciatori nati dal 2000 in poi ad essere in doppia cifra di reti in questa stagione nelle Top 5 leghe europee, assieme a Gouiri, lo stesso Isak, Jonathan David, Wamangituka, Kean e Haaland: ottima compagnia. L’attaccante serbo è osservato con particolare attenzione dalla Roma, che ha già parlato in passato di lui con la Fiorentina e lo vede come un rimpiazzo ideale, seppur con uno stile di gioco piuttosto diverso, rispetto a Dzeko. Il ventenne viola è l’attaccante più classico di quelli presi in considerazione, con tutti i pregi e difetti che ne conseguono.

Dusan Vlahovic potrebbe essere il successore di Dzeko?
Dusan Vlahovic festeggia dopo il gol al Benevento (Foto: Alessandro Garofalo/LaPresse/Imago Images – OneFootball)

Il suo gioco è spigoloso e esplosivo e la tecnica di base non è paragonabile né a quella del numero 9 giallorosso né a quella degli altri giocatori presi in esame, ma nel suo gioco ci sono intuizioni particolarmente interessanti che potrebbero fare al caso della Roma. Il principale pregio di Vlahovic, che spesso si rivela anche il suo principale difetto, è quello di andare su ogni pallone come se dovesse spaccare la porta: dovesse inserire nel suo gioco la dimensione della riflessività, mancherebbe poco o nulla per fare il salto di qualità, grazie ad un sinistro potente e una fisicità debordante, che gli permette di essere pericoloso sia di piede (si diletta anche nelle punizioni) ma anche di testa, particolare per cui sta affinando i movimenti in area e migliorando l’impatto.

Per l’ineluttabilità con cui travolge i difensori in corsa, partendo dal mezzo spazio di destra e avventurandosi in dribbling, e per come tiene lontano i difensori con le braccia, ricorda Romelu Lukaku, anche se gli mancano ancora diversi aspetti del gioco del belga. Rispetto agli altri, Vlahovic sembra il più limitato: sa fare poche cose, ma le sa fare bene. L’obiettivo più fattibile a breve-medio termine dev’essere quello di diventare più freddo sotto porta: già solo nel corso di questa stagione, la crescita in fase di finalizzazione del serbo ha avuto un sensibile miglioramento.

La crescita di Vlahovic spiegata in numeri: per la prima volta in stagione, il rapporto Gol/xG (su azione) è superiore ad uno (Fonte grafico: Calcio Datato)

Fonte dati: fbref.com

Autore

Classe 2001. 200 partite viste dal vivo in 15 stadi diversi (and counting). Sempre alla ricerca di nuovi talenti, di storie, di personaggi ed imprese. Socio del Centro Storico Lebowski.

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