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Cross venduti a peso d’oro

Cross dalla fascia, gol dell’attaccante. Giocata semplice, tra le più semplici del calcio, ma anche tra le più appaganti. Giocata però, negli anni, un po’ dimenticata. Messa da parte nei playbook degli allenatori, talvolta relegata alle sole situazioni disperate. Non in Germania però, dove quattro maestri dell’arte del cross stanno monopolizzando questa torrida estate di mercato. Sono Filip Kostic, David Raum, Angeliño e Borna Sosa. I primi tre hanno cambiato casacca dopo rumors e trattative serrate, Sosa invece attende pazientemente l’evolversi del suo futuro con lo Stoccarda.

La curiosa coincidenza è che tutti e quattro occupano la fascia sinistra e sono mancini. I loro nomi figurano in cima alla lista dei cross tentati e riusciti non da calcio piazzato nella Bundesliga 21/22 (a completare la top 5 Christian Gunter, anche lui terzino sinistro, una vita consacrata al Friburgo), e questa non è una curiosa coincidenza. Consistenti sono anche le incursioni nelle classifiche di assist e occasioni create per i compagni. Il campionato tedesco, sempre aperto alle nuove idee tattiche e allo sviluppo del gioco offensivo, si è fiondato con ferocia sulla strada tracciata in Inghilterra da rivoluzionari del ruolo come Cancelo o soprattutto Alexander-Arnold (destro, ma pur sempre terzino).

Tra interpretazioni più classiche e altre più fantasiose della posizione ora di terzino, ora di quinto, il concetto di fondo è comunque che un esterno difensivo può essere regista dal basso e può essere trequartista mascherato. La fisicità e la presenza in zona gol diventano aspetti secondari rispetto alla tecnica, alla visione di gioco e all’abilità di mettere cross pericolosi in mezzo di questi calciatori. Il cui apporto all’interno delle rispettive squadre, vecchie o nuove che siano, comunque differisce leggermente.

Angeliño e Alexander-Arnold
In anni di scarsa affluenza di terzini di ruolo e dominati soprattutto da corsa e fisicità, Trent Alexander-Arnold ha aperto nuove prospettive per i laterali europei (Photo by Laszlo Szirtesi/Getty Images – OneFootball)

Cosa c’è in serbo per Allegri?

L’intera parabola calcistica di Filip Kostic porta con sé un alone leggermente misterioso. Ancora adesso che è da un paio di stagioni tra i nomi più caldi del mercato ed è fresco di MVP dell’Europa League l’impressione è che sia sottovalutato. In fondo anche la valutazione con cui la Juve lo ha strappato all’Eintracht, 12 milioni più bonus, non è eccessiva, complici probabilmente età (è un classe ’92) e contratto. Eppure le sue caratteristiche nel panorama europeo sono abbastanza peculiari, specialmente perché declinate al massimo livello.

La sua carriera si sviluppa prima a casa, al Radnicki in Serbia, e poi soprattutto al Groningen in Olanda, dove un’ultima stagione da 12 gol e 8 assist gli permette di farsi notare anche nei campionati principali. Quindi lo spostamento in Germania, prima in uno Stoccarda in difficoltà, poi all’Amburgo. Il Kostic del tempo è un calciatore di buon livello, esterno offensivo classico, non a piede invertito. Discreto tiro di sinistro, anche se non esercitato con troppa frequenza, buone doti di cross e assist per i compagni, tanto sacrificio. Quello che definiremmo un calciatore di sistema, un gregario più che degno, e del resto anche in nazionale ha quasi sempre svolto il ruolo di cambio equilibratore.

Il passaggio all’Eintracht ,nella stagione 18/19 rappresenta una svolta inaspettata per un calciatore che sembrava aver raggiunto la sua dimensione. Adi Hutter lo reinventa esterno sinistro davanti a una difesa a 3 e lui lo ripaga con 13 assist stagionali. Il suo mancino dall’esterno è letale, il suo fisico sgusciante lo rende imprevedibile per i terzini avversari. La possibilità di avere più campo davanti da aggredire è più consona alle sue caratteristiche, meno efficaci in spazi stretti e congestionati. Jovic e Haller ringraziano, le casse dell’Eintracht pure. Nelle stagioni successive la storia si ripete, con un picco di 17 assist in 30 partite nel 20/21, con beneficiario principale André Silva, anche lui una punta classica. La sorpresa è che in tutto ciò a rimanere uguale è il numero di gol, comunque non diminuito nonostante il cambio di ruolo.

Nel 3-4-2-1 dello scorso anno, quello che ha portato l’Eintracht sul tetto dell’Europa minore, Kostic ha il compito di dare ampiezza alla manovra, oltre che di sublimarla con i suoi palloni tagliati in area. Kamada e Lindstrom, i due dietro la punta, sono infatti esterni atipici, cui piace molto venire dentro al campo e agire praticamente da trequartisti. Entrambi non disdegnano l’inserimento senza palla in area di rigore, e le loro caratteristiche ben si sposano con quelle del laterale serbo. Santos Borrè è una punta diversa rispetto a quelle cui Kostic era abituato precedentemente. Visibilmente meno fisico, più mobile, coraggioso nell’attaccare il primo palo. Il gol che ha deciso la finale di Europa League è esemplificativo delle caratteristiche di entrambi. Cross basso e forte a tagliare la difesa dal fondo e inserimento dell’attaccante che si infila tra i due centrali avversari.

Sarà interessante vedere come Allegri deciderà di impiegare Kostic, e come il serbo si adatterà a non essere il fulcro attorno a cui ruota l’intera squadra, seppur in modo atipico. Lo scorso anno in Bundesliga infatti Kostic è stato secondo per cross tentati e primo per riusciti (56), decimo per xA in situazioni di open play, primo per occasioni create (87). La Juventus ha altri giocatori di enorme talento e a cui piace avere la palla tra i piedi come Di Maria e Pogba. Cuadrado sulla fascia destra è un giocatore a lui simile e a cui piace essere protagonista del gioco e Chiesa, che pure va reintegrato dopo l’infortunio al crociato, se impiegato sulla sinistra potrebbe togliergli un po’ di ampiezza.

Di contro la partnership con Vlahovic ha tutti crismi della coppia potenzialmente letale per le difese. Il centravanti serbo lo scorso anno è stato servito poco e tutto sommato male, mentre con Kostic avrebbe un crossatore e passatore di livello che già conosce e che sarebbe pronto ad assecondarne ogni movimento in area di rigore.

Anche l’utilizzo come terzino vero e proprio è una possibilità, seppur lontana ad oggi. Negli ultimi anni alla Juventus tanti calciatori si sono reinventati, non sempre in meglio ad onor del vero. Kostic da laterale ha numeri difensivi non esaltanti, in carriera però ha sempre mostrato spirito di sacrificio e doti di adattamento non indifferenti. Soprattutto è un calciatore intelligente e abile ad assimilare nuove nozioni. Di imparare del resto non si smette mai, neanche a 30 anni.

Kostic con l'Europa League conquistata a forza di cross
Riuscirà Kostic ad applicare i suoi miglioramenti tecnici e tattici ad un contesto che non lo prevede come fulcro della manovra? (Photo by by Alex Grimm/Getty Images – OneFootball)

Red Bull ti mette le ali

Greuther Furth, stagione 2020/2021. David Raum ha 22 anni ed è il terzino titolare dei biancoverdi che tentano l’affondo per il ritorno in Bundesliga. Il ragazzo, da difensore, dopo annate tutto sommato modeste domina letteralmente il campionato. Un solo gol all’attivo, sì, ma 15 assist. Un mancino di rara bellezza su un fisico normale, non troppo alto né possente. Le sue doti di crossatore e passatore non passano inosservate anche in massima serie e su di lui si fionda l’Hoffenheim. Piazza ideale per crescere, non troppe pressioni, bel gioco, una buona tradizione di calciatori lanciati negli ultimi 10-15 anni.

L’impatto con il calcio di serie A è dei migliori. 3 gol e 13 assist in una squadra che è una cooperativa del gol a tutti gli effetti. Tanti attaccanti dai buoni numeri, nessun califfo dell’area piccola. Il miglior rifinitore è però, indiscutibilmente, Raum. Raccolgono ora Kramaric, ora Rutter, ora Baumgartner, ora Bebou. Nel giro di un anno solare il tedesco si ritrova da semi-sconosciuto in 2.Bundesliga a titolare della nazionale tedesca, complici anche i problemi fisici di Gosens. Difficilmente Raum perderà il posto in prospettiva mondiale, dando tra l’altro nuova linfa a una nazionale che negli ultimi anni ha spesso dovuto adattare giocatori non di ruolo sulle fasce.

Ciò che sorprende dell’ex Greuther Furth sono le doti di orchestrare il gioco da terzino in una difesa a quattro. Le sue statistiche nella stagione 21/22 sono spaventose. Secondo solo a un fenomeno (e attaccante) come Thomas Muller per xA da open play, primo a parimerito per cross riusciti, primo per xA in assoluto, secondo solo ad Alexander-Arnold in Europa per ciò che riguarda gli assist tra i difensori. Il tutto abbinato a una consistente presenza in fase di manovra e costruzione, con numeri ottimi per ciò che riguarda i passaggi tentati e riusciti e anche capacità di dribbling. Un accentratore a tutti gli effetti.

Apparentemente destinato al Borussia Dortmund, a spuntarla è stato in realtà il Lipsia per una cifra superiore ai 30 milioni di euro. Non bruscolini per un terzino soprattutto dopo la recente infornata di nuovi giocatori nel ruolo. Il passaggio dell’Hoffenheim alla difesa a 3 nella seconda parte della scorsa stagione potrebbe aiutarlo molto ad inserirsi nello scacchiere di Tedesco. Il Lipsia utilizza molto i centrali difensivi per la prima impostazione, potendo contare su una batteria dotata di ottime capacità con i piedi. Raum presumibilmente entrerà in gioco in un secondo momento, ma non sarà raro vedere l’azione sviluppata sulla sinistra sin dalle prime battute.

Tra le tante possibilità che il Lipsia ha nel ruolo di centravanti, è importante che Raum si adatti alle caratteristiche di ciascuno. Mentre Andrè Silva è una punta centrale tutto sommato standard, che occupa bene l’area e cui piace ricevere il pallone sul corpo, dal mercato è appena arrivato Timo Werner. All’ex-Chelsea piace molto cercare la profondità dietro la linea difensiva, un tipo di soluzione che Raum ha cercato relativamente poco con la maglia dell’Hoffenheim. Esiste una terza possibilità, rappresentata da Christopher Nkunku, lo scorso anno impiegato ogni tanto come falso centravanti.

Nonostante non abbia brillato troppo nelle prime due uscite con la nuova squadra, il baricentro più avanzato potrebbe svincolarlo da compiti prettamente difensivi, ad oggi il suo principale difetto. Anche nella prima gara, con lo Stoccarda, un paio di suoi svarioni potevano costare caro. Con il livello che si alzerà soprattutto in Champions ai suoi auspicabili miglioramenti dovrà essere accoppiata una copertura adeguata di tutta la squadra. A mancargli, ad oggi, è anche l’abilità nel chiudere l’azione sul secondo palo su cross del laterale opposto. Strascico di una carriera giocata principalmente da terzino classico prima dell’ultima metà di stagione. Una dote invece quasi necessaria per un quinto, anche se presumibilmente sarà spesso lui a buttare il pallone in mezzo. Per la gioia di chi si troverà a doverlo spingere in porta.

Raum con la maglia della Germania indossata grazie ai suoi cross
Nell’ultimo anno solare Raum è diventato un punto fermo anche per la nazionale, il Lipsia con lui spera di fare un salto di qualità nel ruolo (Photo by Martin Rose/Getty Images – OneFootball)

Un passo indietro per rilanciarsi

L’estate di Angeliño è stata indubbiamente complicata. L’acquisto di Raum da parte del Lipsia rappresenta una bocciatura che lo spagnolo ha accolto, mostrandosi disponibile a cercare un’altra squadra. Alla fine per lui è arrivato proprio l’Hoffenheim, in una specie di scambio non annunciato. Niente di insormontabile per un ragazzo abituato a faticare per guadagnarsi quanto gli spetta. Ha iniziato a giocare nell’Academy del Manchester City, mettendosi in mostra come uno dei calciatori di maggiore prospettiva in un contesto che stava man mano iniziando a salire di livello. Né la dirigenza né Guardiola lo hanno però davvero mai reputato all’altezza della prima squadra, complice anche qualche limitazione fisica (Angeliño è alto soltanto 1.71). Del resto si tratta del top europeo.

Per lui è iniziato quindi un lungo peregrinare. Prima al NAC Breda in Olanda, squadra affiliata ufficiosamente al City. Poi, complice l’ottima stagione con i gialloneri, il salto di livello al PSV. In una delle squadre top dell’Eredivisie Angeliño conferma la sua maggiore qualità, quella nel cross in mezzo. Dai suoi palloni in area nascono 11 gol in una squadra con una produzione offensiva mastodontica. I suoi cross sempre precisi, spesso alti, premiano un tridente dinamico ed elettrizzante. Bergwjin e Lozano si dividono le fasce, Luuk De Jong svetta al centro dell’area, da centravanti classico.

Dopo un breve ritorno al City, nuovamente con scarso successo, a lui decide di affidarsi il Lipsia. Con i tedeschi in un anno e mezzo si guadagna la titolarità, rendendosi protagonista di buone prestazioni e mettendo a segno 17 assist totali. Le sue abilità tecniche, combinate con il gioco offensivo della squadra, gli permettono di partecipare molto anche alla costruzione della manovra. Numericamente la sua ultima annata non è stata affatto negativa. 10 assist in tutte le competizioni e oltre 30 presenze nonostante un turnover profondo sulle fasce. Anche il podio per cross effettuati e riusciti e ottimi numeri per occasioni create.

Evidentemente però per il Lipsia i suoi difetti lo rendono un calciatore sostituibile. Le difficoltà difensive, dovute come detto principalmente al fisico più che a mancanze in fase di lettura del gioco, talvolta lo hanno trasformato in un punto debole da attaccare. I soli 14 dribbling riusciti in campionato manifestano come Angeliño sia un giocatore efficacissimo nel crossare il pallone da fermo, ma abbia bisogno di una squadra che crei costantemente lo spazio per lui. Non è insomma un laterale che crea superiorità numerica e che velocizza l’azione. Non è stato neanche particolarmente presente in zona gol nell’ultimo anno, un passo indietro netto rispetto alle 8 record dell’annata precedente.

All’Hoffenheim ritrova un modulo simile a quello del Lipsia. Come accennato sopra infatti da qualche mese i biancoblu hanno cambiato modo di giocare. Nella prima uscita, contro il Bochum, Angeliño ha ricoperto lo stesso ruolo, quello di quinto di sinistra, mostrando subito le sue qualità migliori con 4 cross riusciti e 2 passaggi chiave. Non sembra all’orizzonte, ma non è nemmeno impossibile per lui immaginare una prospettiva da braccetto sinistro in partite contro squadre molto chiuse. Un lavoro simile a quello che svolge Federico Dimarco, assimilabile a lui per fisico e caratteristiche, con la maglia dell’Inter. Di certo questo passaggio nella sua carriera, apparentemente un passo indietro dopo anni di Champions League e lotta per i primi posti, può essere un modo per mettersi nuovamente in mostra ampliando il proprio gioco.

Angeliño arriva allo stadio
All’Hoffenheim Angeliño proverà a rilanciare una carriera che ha subito una leggera battuta d’arresto nell’ultimo anno (Photo by Alex Grimm/Getty Images – OneFootball)

Andare o restare?

Rispetto agli altri nomi, quello di Borna Sosa è ancora in vetrina. Lo Stoccarda lo scorso anno ha fatto una stagione deludente, complici infortuni e sfortune varie, e di conseguenza non si è qualificato alle coppe (bensì salvandosi all’ultima giornata). Il terzino croato è uno dei calciatori più appetibili della rosa, anche se il suo contratto scade nel 2025 e su di lui pare si siano informate Manchester City e Manchester United. La squadra di Guardiola cerca un mancino di ruolo che possa far rifiatare l’adattato (benissimo, per carità) Cancelo dopo la partenza di Zinchenko, anche se pare abbiano virato su Sergio Gomez. I reds invece hanno dato via Telles e non sono convintissimi di Shaw.

Sosa è arrivato in Germania ormai 4 anni fa dalla Dinamo Zagabria come grande promessa, ma il suo adattamento non è stato dei più semplici. Problemi fisici e difficoltà a integrarsi nel calcio tedesco gli hanno impedito di avere un impatto immediato. La sua esplosione, nel 2020/21, è coincisa con quella di un altro protagonista dello Stoccarda, anche lui oggetto di mercato, ovvero Sasa Kalajdzic, con cui Sosa forma una delle coppie più intriganti d’Europa.

Kalajdzic è uno dei migliori colpitori di testa al mondo e due anni fa è stato statisticamente il migliore nei maggiori campionati europei. Borna Sosa è un crossatore straordinario col suo mancino, non importa se da fermo o con palla in campo. Il suo marchio di fabbrica è il cross dalla trequarti, che preferisce a quello dal fondo. Teso, tagliato a girare dietro la difesa, alto. Perfetto insomma per un attaccante cui piace svettare e incornare sopra i marcatori.

Da due anni ormai Sosa è uno dei pilastri dello Stoccarda e una delle sue principali fonti di gioco. Su 22 gol segnati Kalajdzic con la maglia biancorossa, 10 sono nati da assist del croato, spesso come detto con cross dalla sinistra. Un duo esplosivo che ha di sovente tenuto a galla la squadra del Baden-Wurttemberg anche in situazioni travagliate. I 19 passaggi vincenti effettuati da Sosa nelle ultime due stagioni testimoniano però come il suo contributo non si limiti ai palloni giocati in mezzo per il suo numero 9. Il croato è un abilissimo battitore di corner e calci di punizione, un brillante gestore del pallone e nel ruolo svetta sia a livello di dribbling riusciti (non ne tenta molti, ma quando lo fa riesce più che bene) che di progressione palla al piede (91esimo percentile in Europa).

Sosa e Kalajdzic
Borna Sosa è un calciatore pronto al salto di qualità dopo anni di adattamento (Photo by Alex Grimm/Getty Images)

La difesa a 3 che ha ridato equilibrio all’intera squadra lo scorso anno ha aiutato Sosa ad ovviare a qualche limite difensivo, ma allo stesso tempo le sue statistiche non particolarmente esaltanti sono condizionate dal ruolo che lo vede qualche metro in avanti. Borna Sosa non cambia le partite con i suoi interventi difensivi, ma è un giocatore che ha diminuito enormemente i suoi errori di distrazione. Inoltre è abbastanza aggressivo in uscita e difficile da superare in dribbling (soltanto 0,52 subiti a partita, 94esimo percentile tra i suoi pari ruolo nell’ultimo anno).

A 24 anni, potrebbe essere arrivato il momento e tentare la sorte in un club più ambizioso, buttando un occhio anche alla possibilità di giocare il mondiale in Qatar da titolare. A remare contro di lui in questo momento sembra essere soprattutto la sua cartella clinica. Gli infortuni anche nell’ultima annata, così come nell’inizio di questa, non lo hanno aiutato troppo. Sicuramente un aspetto che le società in sede di mercato tengono in considerazione. Per una cifra vicina ai 15 o 20 milioni però forse non è folle correre il rischio. Da qui al 31 agosto è aperta ogni prospettiva.

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