Tutti noi abbiamo giocato almeno una volta a FIFA, PES o un qualche videogioco calcistico. Se si sceglie la modalità Carriera Allenatore, l’AI del computer è costretta a immaginare un futuro imprevedibile. Col passare delle stagioni virtuali, inevitabilmente alcuni giocatori sceglieranno di ritirarsi. Per evitare il depauperamento del mercato e la riduzione dei giocatori disponibili, le squadre sono rifocillate dai cosiddetti regen. Di solito inseriti nell’ultimo campionato di appartenenza del veterano, età giovanissima, stesso ruolo e nazionalità, simile data di nascita ma anno comprensibilmente diverso. Nel cortocircuito contemporaneo in cui non è chiaro se sia il virtuale a imitare il reale o viceversa, ecco che Willy Braciano Ta Bi è il regen di Franck Yannick Kessié.
RADICI
Franck è un 1996 di Ouragahio, entroterra ivoriano. Willy è un 1999 di Divo, un centinaio di km a sud-ovest. Yannick nasce il 19 dicembre, Barciano il 5 dello stesso mese. Kessié è alto 183 cm, Ta Bi 179. Entrambi mediani di piede destro dal fisico prorompente e dall’intensità da Premier, entrambi cresciuti in società della costiera Adjamé (Franck nello Stella Club, Willy nell’AS Athletic, prima di esordire tra i professionisti con il Moussou e assaggiare la Champions League africana in maglia ASEC Mimosas), entrambi scovati dalla rete di scouting dell’Atalanta ancora diciannovenni.
A distanza di 3 anni, Maurizio Costanzi l’ha fatto di nuovo: un mediano creato in laboratorio per il centrocampo a due di Gasperini, già conosciuto e celebrato in patria per aver capitanato le selezioni giovanili degli Éléphants e aver esordito in nazionale maggiore, per il quale il semestre conclusivo della stagione in Primavera è solo un preludio necessario burocraticamente all’approdo nel mondo europeo tramite la Serie B.
A moment of silence before tonight's Champions League game in Bergamo after Atalanta player Willy Ta Bi passed away at the age of 21 years old. pic.twitter.com/5oVZEQQFJV
— Squawka Live (@Squawka_Live) February 24, 2021
Quella di Franck era la squadra di Tulissi, Lunetta e Kresic, talenti cristallini in vagabondaggio tra la B e la C odierne. Quella di Willy è stata invece una delle Primavera più forti della storia recente del calcio giovanile tricolore. Tra titolari e riserve della finale Scudetto vinta ai supplementari con l’Inter, tra gli altri, ci sono Zortea, Okoli, Heidenreich, Da Riva, Kulusevski, Piccoli, Cambiaghi, Guth, Diallo e Cortinovis. I centrocampisti della Costa d’Avorio, ambedue con 7 presenze nel girone di ritorno nei rispettivi tornei Primavera, sono oggettivamente di un’altra categoria rispetto ai compagni, soprattutto dal punto di vista atletico.
Hanno quella prepotenza nello strappo e nella conduzione palla al piede in grado di irretire il contrasto dell’avversario ancor prima che si provi a mettere la spalla o la gamba, quell’onda d’urto che smorza anche solo il pensiero di provare a limitarli. Nel migliore dei casi vieni sbalzato a un paio di metri di distanza, nel peggiore rischi l’infortunio durante la caduta.
Willy Braciano Ta Bi, in parole povere, è un falso d’autore. Non si distingue dall’originale per una minor qualità o qualche modifica visibile a occhio nudo, se non per un pizzetto ossigenato alla Pantani che, in contrasto col viso dell’ivoriano, risalta ancor di più, oltrepassando per alcuni il labile confine della pacchianeria. Willy è regen di Franck in tutto e per tutto: qualche minima deviazione, ma la strada delle coincidenze è destinata a non finire qui.
DIVERGENZA
Kessié va in prestito a Cesena, dove mister Drago lo impiega sia da centrale difensivo che, in maniera sempre più detonante, da mezzala di intensità alla destra di Sensi nel 4-3-1-2 bianconero. Non c’è bisogno di approfondire oltre l’impatto con la Serie A, prima nell’epifania gasperiniana a Bergamo e poi nel Milan scudettato, che gli farà portare i suoi talenti allo Spotify Camp Nou.
Ta Bi va in prestito a Pescara. Il 21 luglio 2019 esordisce in biancazzurro in amichevole col Delfino Flacco Porto, quattro giorni dopo ricalca nuovamente il prato del ritiro di Pineto contro la Renato Curi Angolana. Dovrebbe farlo anche il 28 luglio contro una rappresentativa del comune teramano che ospita la preparazione degli uomini di Zauri. Dovrebbe. Perché la realtà interviene a gamba tesa, in gioco non pericoloso ma crudelmente letale, respingendo al mittente le pretese di qualsiasi immaginazione, narrativa o videoludica che sia.
#WillyTaBi un talento volato in cielo troppo presto 🙏 pic.twitter.com/NW5lvKQd7D
— Pescara Calcio (@PescaraCalcio) February 23, 2021
L’infortunio muscolare è grave, tanto da far dichiarare al presidente Sebastiani la necessità di tornare sul mercato per rinfoltire il reparto delle mezzali. Ta Bi torna a Zingonia per valutare l’entità dell’infortunio: si teme l’interessamento dei legamenti del ginocchio. Una sfortuna che accomuna molti, purtroppo (Varnier, solo per rimanere all’Atalanta di Gasperini): nonostante il potenziale cristallino, problematiche fisiche rischiano di minare la carriera di un atleta. Willy inizia il percorso di riabilitazione a Bergamo. A novembre 2019 lo interrompe. A inizio 2020 risolve il contratto con l’Atalanta e torna in Costa d’Avorio. Inspiegabilmente.
La mattina del 23 febbraio 2021 viene diramato un comunicato dai genitori e dalla moglie: Willy Braciano Ta Bi è morto. Gli era stato diagnosticato un tumore al fegato durante alcune visite a Bergamo. Nonostante il sostegno economico dei nerazzurri e della federazione ivoriana, le cure non hanno sortito effetto. Il commiato è quello riservato ai grandi: i post dei compagni dell’Atalanta e della società orobica; i tweet di Didier Drogba, le maglie commemorative di Kessié, gli assegni promessi dallo stesso centrocampista per sostenere economicamente l’istruzione e la crescita della figlia di Willy.
La nostra è una narrazione colpevolmente egoista: siamo più costernati per la perdita di un calciatore che ha mostrato lampi di pregevole fattura, è questo che interessa a noi. Willy Braciano era, è, un papà. Quello conta. Di giocatori come Ta Bi, di quello che decidiamo di vedere noi nei giocatori e tramite le loro partite, ce ne saranno migliaia. Come lui, anche di più. Come padre per sua figlia, invece, ci sarebbe potuto essere solo lui. A noi son bastati meno di due anni per dimenticare un calciatore. A qualcuno non basterà una vita per ricordare un essere umano.