fbpx Riserva Di Lusso
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massimilianobogni

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Concedetemi di raccontare in prima persona, al presente, con uno stile asciutto e senza retorica. Anche perché di retorica non ce n’è, perché non è una favola dal lieto fine che inizierebbe col “c’era una volta” e perché una fine ancora non c’è. Andrò per punti, anche per mettere ordine ed evitare di nascondere alcuni errori o ignoranze che sono emerse nel corso della vicenda. Ordine, rigorosamente, cronologico.

GIOVEDÌ 2 FEBBRAIO, ORE 14 CIRCA

Coltivo ormai da qualche anno l’ossessione di dover recuperare almeno i gol dei 5 maggiori campionati europei di calcio non appena la giornata si sia conclusa, come se perdessero di valore nel caso in cui aspettassi un giorno o una settimana per recuperarmeli. Il canale YouTube della Ligue 1 fornisce la compilation di tutti i gol del turno con uno scarno commento in inglese che agli esperti del campionato magari non aggiungerà nulla, ma a chi non ha approfondito la conoscenza del torneo e non mastica il francese è basilare per farsi una minima idea. La giornata 21 vede Angers e Ajaccio scontrarsi per 3 punti fondamentali nella corsa salvezza. I bianconeri di casa passano in vantaggio con Sima, ma poi i corsi pareggiano con questo gol:

Il commentatore pronuncia nome e cognome del marcatore, ma io non lo capisco. Cerco di leggere il nome sulla maglia, ma non c’è. Com’è possibile che non ci sia?

Ho un’altra piccola fissazione: se vedo un’azione o un gesto tecnico che cattura la mia attenzione ed è un giocatore a me sconosciuto, devo subito sapere come si chiama, da dove viene, che volto ha. Vado a cercare il tabellino della gara e scopro che l’autore del momentaneo pareggio (Angers-Ajaccio finirà 1-2, ma non importa nulla) è tale Moussa Soumano. Il nome mi dice qualcosa, ma magari mi confondo col Soumaoro del Bologna o un regen che avevi comprato su FIFA. Soumano era entrato da poco più di un minuto e, al primo pallone toccato, ha pareggiato i conti. Inserisco nel motore di ricerca “Moussa Soumano” e tra i primi risultati, oltre al profilo Transfermarkt e la pagina Instagram di Moussa, ce ne sono un paio che mi sorprendono. Ripeto: io di questo Soumano non so nulla, quanti anni ha o che ruolo sia. Però sono bergamasco e atalantino, figlio di un bergamasco atalantino, e quindi mi illudo che ecco, era questo il motivo per cui non mi era nuovo quel cognome:

L'articolo su Moussa Soumano all'Atalanta

Tutto bello, una coincidenza incredibile. Mi illudo che il cerchio possa chiudersi. Ma io, di Soumano all’Atalanta, non ricordo nulla. E seguo anche la Primavera, quindi non può essermi sfuggito così facilmente.

GIOVEDÌ 2 FEBBRAIO, ORE 16 CIRCA

Riapro i social, Instagram in particolare, per cercare qualcosa in più su Moussa. Il profilo dell’Ajaccio ricorda come Soumano, a 17 anni e 207 giorni, è diventato il più giovane marcatore della storia dei biancorossi in Ligue 1. Già: in tutto questo manco ci avevo pensato di guardare quando fosse nato. Perché se uno è giovane e mi colpisce, automaticamente cerco di associarlo a qualche giocatore già affermato e lo includo nel mio archivio personale dei “Te l’avevo detto che questo diventava forte” da tirar fuori in un prossimo futuro. Anche Transfermarkt conferma: Soumano è nato il 9 luglio 2005. Wow. 17 anni e già segna in Ligue 1. Immagino quante compilation ci siano già su YT. Cerco “Moussa Soumano” e l’unico risultato è questo qui. Magari sarò io, ma c’è qualcosa che continua a non tornarmi. Moussa è arrivato all’Atalanta e non l’ho mai visto nemmeno in qualche formazione o panchina di Brambilla. Moussa ha segnato il primo gol della carriera in Ligue 1 e non aveva nemmeno il cognome sulla schiena. È regolare, tra l’altro? Possibile che una squadra del massimo campionato francese non riesca a far stampare sette lettere tra le scapole di un giocatore, anche se è un giovanissimo aggregato dalle giovanili? Boh. Ci penserò dopo.

Affaire Soumano”. Un bel titolo da giornale, tutto sommato.

VENERDÌ 3 FEBBRAIO, ORE 10

Transfermarkt parla chiaro ma non troppo: dice che Moussa fa parte dell’Under 19, che è francese e che aveva già esordito in prima squadra nella prima di ritorno col Lione. Anche sul sito della società francese il 2005 non compare nelle schermate principali: bisogna scorrere e andare alla scarna e priva di foto lista della selezione impegnata nel National 3 – Corse-Méditerranée.

Il tutt’altro che dettagliato sito dell’Ajacco

Prima di esordire in Ligue 1, tuttavia, Soumano aveva già indossato la maglia dei grandi. Parte titolare nella vittoriosa trasferta sul campo del Jura Sud e sostituisce Bevic Moussiti-Oko (passato nel mercato di riparazione all’Ankaragücü di Kevin Malcuit, non proprio il miglior momento storico per trasferirsi in Turchia se posso permettermi) nel successivo turno a Tolosa (4-0, imbarcata imbarazzante). Entrambe le presenze nel gennaio 2023. Una col numero 9 e l’altra col 18. Ma come? Gioca 4 partite tra i professionisti e cambia 3 numeri di maglia? Com’è possibile? È regolare?

Sì, è regolare. Il regolamento relativo a nomi e numero di maglia in Francia è particolare: non ricordavo minimamente che, fino all’inizio di questa stagione, Gigio Donnarumma non avesse potuto indossare il 99 al PSG per via dell’articolo 576. Vietati numeri fantasiosi, tipo il 45 o l’82 (il 34 è davvero meno fantasioso del 45?), per tutti i giocatori. Per i portieri, poi, solo 5 numeri concessi: 1, 16, 30, al limite 40 o 50. Valli a capire.  Non solo: in Ligue 1 è proibito stampare il nome di un atleta troppo giovane per firmare un contratto da professionista. I “giovani di serie”, come anche Aouchiche del PSG nell’agosto 2019, hanno solo quello. Un numero, neanche fossero matricole. Ovviamente non lo sapevo, ma non si dice che non si è mai troppo vecchi per imparare?

Ceci n’est pas Soumano”. Meglio ancora, suona divinamente.

SABATO 4 FEBBRAIO, ORE 6

Uno di quei sogni rivelatori, quelli per cui mi sveglio di soprassalto e ho fretta di fare qualsiasi cosa pur di sfruttare l’adrenalina del momento. Chiaramente non ricordo nulla della mia fase REM, ma apro gli occhi e ho un interrogativo a cui devo dare una risposta. Ok, Moussa non aveva il nome perché non poteva. È un 2005, costretto ad avere le scapole nude senza caratteri latini. Ma questo Moussa Soumano, a Bergamo, quanto è stato? Cosa ha fatto? È esistito? Accendo il computer, ritrovo l’annuncio di Tuttoatalanta e rileggo bene. Lo sapevo. Classe 2003. Si aggregherà alla Primavera. Rileggo, saranno le palpebre ancora troppo pesanti o i neuroni in fase di carburazione. Nono, ho letto bene. 2003. Effettivamente un 2005 aggregato all’under 19, nell’agosto 2021, è un po’ troppo. Sarebbe un fenomeno. O qualcuno che comunque non passerebbe inosservato a un bergamasco atalantino figlio di un bergamasco atalantino. Ricerco “Moussa Soumano Atalanta” e i portali mi dicono questo:

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Sono le 6 del sabato mattina, ieri sera ho bevuto un paio di birre ma questo mi sembra troppo. Mi rendo conto che non ho ancora consultato Wikipedia, che non sarà la Bibbia per le biografie degli sportivi, a maggior ragione se è un calciatore appena comparso sulla scena, ma pur sempre Wikipedia è. Potevo pensarci prima, eh. The free Encyclopedia mi conferma le origini maliane sino a qualche secondo fa sconosciute e aggiunge qualche dettaglio. Cresciuto nel vivaio del Red Star FC è arrivato in Corsica nel 2021. Quando aveva, in teoria, poco meno di 16 anni. Torna, effettivamente, visto che la partita di YT che avevo trovato per prima era la semifinale U17 del giugno 2022, quando Moussa ne aveva ancora 16.

Decido di compiere un passo rischioso, sconsigliato ai deboli di cuore. Apro Twitter, girone infernale dei frustrati e degli iracondi. In qualche meandro del social di Elon Musk, immagino, ci sarà qualche nerd maliano che tiene traccia dei progressi di quello che dovrebbe essere uno dei migliori prospetti del paese. Perché nato in Francia ma dalla doppia cittadinanza, a quanto pare. Tre parole dopo #Explore. Moussa. Soumano. Mali. Ed ecco il miracolo tanto atteso e tanto temuto.

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Lo sospettavo da due giorni, ma ero troppo folle per ammettertelo. Non può essere, dai. Adesso però ho le prove che almeno qualcun altro ha ragionato come me. Cerco di ripetermelo il più sinteticamente e schiettamente possibile: Moussa Soumano è ringiovanito di 920 giorni in meno di un mese.

Ceci n’est pas Moussa”. Titolo definitivo, zero alternative.

Scendo a far colazione.

SABATO 4 FEBBRAIO, ORE 11

A parte che potrebbe passarci il brevetto della macchina del tempo, ma Moussa Soumano non la passerà liscia. Magari può farla all’Équipe, secondo cui è nato il 1à gennaio 2003. Ma a Massimiliano Bogni non la fa, non oggi. Cosa rimane da cercare? Ah, giusto. Red Star FC. Apro il sito: un brand tra i più iconici e cool del momento, ma di Moussa nessuna traccia. Il collegamento lo trovo su Facebook:

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La figura di Diabira Idrissa (o Idrissa Diabira, mi perdonino i lettori francofoni se non distinguo il nome dal cognome) risulta quindi fondamentale nella crescita e nello sviluppo del giovane Moussa, svezzandolo sino alla firma con l’Ajaccio. È lui che, presumibilmente, lo ha avvicinato al mondo Red Star FC. Non sono però chiari i collegamenti tra il Red Star e la Urban Jeunesse Academy, né il coinvolgimento dell’agenzia di procuratori 240Sport, di cui Gaye Gamara è direttore esecutivo. Sulle bacheche o i post di Diabira non è mai specificata l’età di Soumano, ma a questo punto tenderei a puntare le mie fiches sul 9 luglio 2005. Ma allora l’Atalanta quale Moussa Soumano ha, forse, acquistato?

LUNEDÌ 6 FEBBRAIO, ORE 18

Passato il weekend in montagna senza rete. Pensavo passasse. Invece no. Appena posso digitare sulla tastiera provo a capire come funzioni la cittadinanza francese. Che vabbè, poco importa, ma farsi una cultura è sempre importante. Tutti i portali dicono che Soumano è nato in Francia ma è legato al Mali. Come? La nazionalità è garantita a chi, nato su suolo francese, ha almeno un genitore d’Oltralpe. Nel caso in cui entrambi siano stranieri, maliani in questo caso, Moussa avrebbe potuto acquisire la cittadinanza raggiunta la maggiore età, solo se residente al momento in Francia e in grado di dimostrare di aver risieduto nella nazione transalpina, anche in maniera discontinua, dagli 11 ai 16 anni. Le alternative, dunque, sono due: o Soumano ha solo un genitore del Mali o è effettivamente nato il 1à gennaio 2003. Una esclude l’altra? Ovviamente sì.

Che poi nato in Francia vuol dire tutto o vuol dire niente. È nato a Evian o a Bordeaux? A Parigi o a Lione? Nessuno, a quanto pare, sa dirlo.

MARTEDÌ 7 FEBBRAIO, SERA

Nel caso in cui abbia già detto di essere un bergamasco atalantino, questo è un buon momento di ribadirlo. Qualche contatto con la società, e non c’è nessun intento autocelebrativo (…), ce l’ho. Penso di avere abbastanza materiale tra le mani per “affondare il colpo”. Da buon aspirante giornalista non rivelerò la fonte con cui ho scambiato questi messaggi. Mi basta sapere che è affidabile al 100% e che, come me, prima di esporsi e dire una cosa per un’altra ci penserebbe 100 volte. Spero di ottenere delle risposte.

No. Risposte non ne ho avute. Anzi.

MERCOLEDÌ 8 FEBBRAIO, POMERIGGIO

Torno alla carica, sperando di dare meno fastidio possibile.

Provo anche a contattare l’ufficio stampa dell’Atalanta, illudendomi che possano almeno rispondermi senza un Mafattiicazzituoi.

Ricapitolando. Nell’aprile 2021 Moussa Soumano, attaccante francese del vivaio del Red Star / Urban Jeunesse Academy con origini maliane, nato non si sa precisamente dove, firma un biennale con l’Ajaccio. Quattro mesi dopo, il 28 agosto 2021, l’Atalanta avrebbe acquistato un Moussa Soumano del 2003 dall’Ajaccio senza ufficializzarlo pubblicamente al fine di occupare uno slot da extracomunitario (Francia. Extracomunitario. Francia. Extracomunitario) e liberare un futuro tesseramento per la Primavera. Senza aver lasciato traccia di alcun suo passaggio a Zingonia, Moussa Soumano ritorna (?) in Corsica, partecipando alle fasi finali del campionato nazionale U17 2021/2022 con gli Orsi (gran soprannome, poco da dire). A gennaio 2023, dopo una prima metà di stagione da 4 gol in 10 presenze in National 3 – Corse-Méditerranée, Moussa debutta in Coupe de France a 19 anni, senza cognome sulla schiena (potrebbe farlo: è vecchio a sufficienza), col numero 9. A fine gennaio 2023 Moussa esordisce in Ligue 1, senza cognome sulla schiena (non può: è ancora troppo giovane), col numero 34. A inizio febbraio subentra nella fredda sera dell’antica capitale dell’Angiò e, dopo un minuto scarso, pareggia al primo pallone toccato, senza cognome sulla schiena, col numero 34. E tu ancora lì, a cercare di capire quale Soumano hai visto, quanti ne hai immaginati, quanti ne sono esistiti e quanti altri ne sono o ne saranno stati inventati.

10 FEBBRAIO, VERSO MEZZANOTTE

Non che ci sperassi di vederlo giocare all’Allianz Riviera, ma una flebile speranza l’avevo mantenuta accesa. Niente. 3-0 Nizza e ancora zona retrocessione per gli Orsi. Moussa, col 34 e senza nome, passa 90’ in panchina. Primi 90’ in panchina della carriera. È a suo modo una prima volta, no?

16 FEBBRAIO, ORE 16.36

Notifica della casella di posta. È l’ufficio stampa dell’Atalanta. Sono gasato. Apro la mail:

19 FEBBRAIO, ORE 18.18

Cosa mi porta a controllare, appena ne ho la possibilità, il tabellino di un Lorient-Ajaccio di metà febbraio? Pazzia? Ossessione? Affetto per un ragazzo (uno? Due? Quanti Soumano?) che non conosci, di cui ho visto a malapena un paio di giocate ma che ho già eletto a idolo personale?

Cosa mi porta a intristirmi per un 3-0 firmato Bamba Dieng, Romain Faivre e Julien Ponceau (madre mia quanto hipsterismo)? Almeno Moussa ha giocato. Titolare, unica punta dei corsi. 62’ in cui, a giudicare dalla heatmap, si è impegnato più a mettere la palla al centro dopo i gol subiti che altro. Continuerò a volergli bene a sto ragazzo (ragazzo? Uomo? 17 anni è un conto, 20 un altro…)

Soumano in azione contro il Lorient
Una prima da titolare non indimenticabile (Foto: Sebastien Salom-Gomis/Getty Images – OneFootball)

26 FEBBRAIO, TARDA NOTTE

Oddio l’Ajaccio ha vinto. Troyes battuto 2-1 in un six-pointer della bassa Ligue 1. Dai che magari Moussa o chi per lui ha segnato. Ovviamente no. Non ha nemmeno giocato.

6 MARZO, A COLAZIONE

Scorro la TL di Twitter ed è piena di foto di un roscio sbarbato in giaccone che esulta per la vittoria del Reims. Will Still, l’allenatore della multa, di Football Manager e di molto, molto di più. Nemmeno avevo fatto caso che avessero battuto l’Ajaccio (1-0, gol di un mio vecchio pupillo come Cajuste). Subito a vedere il tabellino. Mi accorgo solo ora, giuro solo ora, che il mister degli Orsi è Olivier Pantaloni, nome creato da ChatGPT alla domanda “Come chiameresti uno stereotipico uomo di mezza età della Corsica?”. Soumano è entrato ma, a naso, non ha inciso particolarmente. Sarà per la prossima, Moussa.

20 MARZO, ORE 9:30

Ci sto rinunciando ormai. Seconda titolarità in Ligue 1, ma nei 71’ contro il Monaco Moussa ha toccato la bellezza di 10 palloni, 2 passaggi riusciti e un duello aereo vinto su 7 tentati. Lui non risponde su Instagram, nessuna tra Red Star FC, Ajaccio, Urban Jeunesse Academy e Atalanta danno segni di vita. Ogni tentativo di capire quanti anni abbia si è ormai incagliato. Provo a rifarmi gli occhi guardando il calendario dell’Ajaccio, colpevolmente trascurato nell’ultimo mese nell’attesa di un nuovo gol in prima squadra. Nulla, nemmeno convocato. Pure @AiglesDuMali_ non lo considera più. Forse è arrivato il momento di metterci un punto.

26 MARZO, ORE 10.36

Diamo un’occhiata alle nazionali giovanili francesi. Sia mai che la firma con Puma non abbia garantito una chiamata in qualche selezione giovanile. Partiamo alto: under 19. Appare questa formazione e qualsiasi discorso su Udogie e Pafundi mi pare aria fritta e strafritta. Quel Tel, quello Zaire-Emery, quell’Ugochukwu, quel Kumbedi, quel Ben Seghir e quel Douè.

Una delle formazioni della Francia U19 durante le recenti gare delle qualificazioni agli Europei di categoria (Fonte: Transfermarkt)

Nessun Moussa Soumano né nell’under18 né nell’under17, ammesso che possa essere ancora chiamato. Fronte Atalanta, Ajaccio e compagnia bella, nessuna nuova.

3 APRILE, 14.46

A MOUSSA HANNO MESSO IL NOME SULLA MAGLIA!!!

25 MAGGIO, 10.35

Finisco di controllare le ultime cose prima di caricare la versione definitiva su RdL. Ormai ho perso tutto l’interesse, visto che Moussa gioca sempre meno e l’Ajaccio è nei bassifondi della classifica. Instagram mi propone questo, però. E sono felice.

Tutti noi abbiamo giocato almeno una volta a FIFA, PES o un qualche videogioco calcistico. Se si sceglie la modalità Carriera Allenatore, l’AI del computer è costretta a immaginare un futuro imprevedibile. Col passare delle stagioni virtuali, inevitabilmente alcuni giocatori sceglieranno di ritirarsi. Per evitare il depauperamento del mercato e la riduzione dei giocatori disponibili, le squadre sono rifocillate dai cosiddetti regen. Di solito inseriti nell’ultimo campionato di appartenenza del veterano, età giovanissima, stesso ruolo e nazionalità, simile data di nascita ma anno comprensibilmente diverso. Nel cortocircuito contemporaneo in cui non è chiaro se sia il virtuale a imitare il reale o viceversa, ecco che Willy Braciano Ta Bi è il regen di Franck Yannick Kessié.

La nostalgia ha la chiusura di un cerchio nella propria natura. La radice del termine affonda nel greco νόστος, “ritorno”. Sarebbe lo stato d’animo causato da un qualcuno o un qualcosa che è lontano, che aspira a porre la parola fine a una trama lunga, dalla sceneggiatura cinematografica, ricca di colpi di scena, ma che possiede un fotogramma definitivo e titoli di coda. Può esserci un plot twist impronosticabile, un’ultima scena memorabile, una conclusione che nessuno dei dialoghi, delle inquadrature e delle stagioni di Serie A potevano comprensibilmente suggerire.

Sarà la nostra visione occidentalocentrica, sarà la scarsa voglia di approfondire e comprendere più a fondo culture lontane dalla nostra, sarà quel che sarà. Se dovessimo associare delle caratteristiche generiche, al limite delle stereotipiche, al popolo sudcoreano, quali sarebbero? Omogeneità, integrità, equilibrio. Pace, rappresentata dal fondo bianco e dal Tae-Geuk rossoblù della bandiera nazionale. Un animo mite, morigerato con tendenze masochistiche dettate dal senso del dovere inculcato sin dalla tenerissima età.

Dieci anni fa, secondo qualcuno, sarebbe dovuto succedere qualcosa di sconvolgente. Qualcosa che avrebbe trasformato radicalmente l’umanità, sul piano spirituale o fisico. Nel 1975 Frank Waters parlò di una distruzione in seguito a eventi catastrofici; Adrian Gilbert e Maurice Cotterell insistettero, vent’anni dopo, a considerare l’arrivo di un’Apocalisse meno distruttiva ma altrettanto influente, concentrandosi sul senso etimologico della “rivelazione” che cela il termine biblico. In entrambi i casi, i filosofi del movimento New Age hanno dichiaratamente sposato e condiviso la profezia Maya: il 21 dicembre 2012 finirà il mondo. O scomparirà del tutto o cambierà in modo irreversibile. Un punto senza ritorno. Eppure non c’è stato nessun Giorno del Giudizio, nessun evento straordinario o memorabile. Alcun sostengono semplicemente che si siano sbagliati i calcoli, che si siano contati i giorni sbagliati. Yosef Berger, stimato rabbino del monte Sion, pensa che avverrà a breve. Lo Zohar, antico libro ebraico, parla chiaro: Moses ben Maimon ha profetizzato l’apparizione di diverse stelle. Senza alcun pregiudizio nei confronti della secolare tradizione israelita, stiamo pur tranquilli. Non sarà la fine del mondo, neanche stavolta.

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