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What If? Francia-Irlanda del 2009

Nel gigantesco monumento al calcio francese, risalente a quel leggendario 1998 che ha segnato l’affermazione della Nazionale transalpina come la migliore al mondo, i galletti in maglia in blu si apprestano ad affrontare l’Irlanda. Parigi è una polveriera, come le è spesso capitato nella sua storia. Una città dall’animo incendiario, contrassegnata dalle passioni più estreme. Come quelle che vengono esternate nella cattedrale calcistica di Saint-Denis, che oscillano dall’indignata rabbia alla religiosa speranza. La Francia, finalista del Mondiale tedesco appena tre anni prima, sta per scendere in campo contro l’Irlanda nel ritorno dei play-off per accedere al Mondiale successivo, il primo in terra africana.

In molti si chiedono come sia possibile che una partita del genere debba perfino giocarsi. La grande Francia, campione del mondo nel ’98, sul tetto d’Europa nel 2000, beffata solo ai rigori dall’Italia nel 2006. La grande Francia che nel proprio girone di qualificazione ai Mondiali è arrivata alle spalle della Serbia e ora è costretta a superare l’Irlanda per ottenere un posto in una competizione cui dovrebbe partecipare di diritto. La grande Francia che ora ha paura di sentirsi tanto piccola, di non riuscire a ottenere il proprio obiettivo minimo.

Comunque, nonostante la recondita paura, a Saint-Denis quella sera del 18 novembre 2009 c’è un discreto ottimismo. Si viene dallo 0-1 ottenuto in terra irlandese, firmato da Nicolas Anelka. È sufficiente un pareggio, a casa propria, per strappare il pass per il Sudafrica. Quei buoni propositi però, quelle tenui sensazioni positive, si trasformano subito in dramma quando la grande Francia, e la piccola Irlanda, scendono in campo per giocarsi gli ultimi 90 minuti di quel duello all’ultimo sangue per un posto nel Continente nero.

Il match

Di fronte alla Francia c’è un’Irlanda con oggettivamente poche speranze. Lo 0-1 dell’andata suona come le campane solenni di una condanna a morte. A Saint-Denis serve un miracolo, e soprattutto una prova spregiudicata e aggressiva. La serata volge clamorosamente a favore degli irlandesi, che tra lo stupore generale al minuto 33′ trovano il gol del vantaggio.

Un cross basso dalla sinistra trova solissimo, nel cuore dell’area di rigore, la leggenda irlandese Robbie Keane, che deve solo prendere la mira, puntare e sparare alle spalle di Fabian Barthez, eseguendo con una lucidità impressionante un’esecuzione capitale che fa urlare di orrore gli spalti di Saint-Denis.

La squadra irlandese dopo il gol del vantaggio
L’Irlanda festeggia il gol del vantaggio a Saint-Denis. (Foto:Michael Mayhe/Imago Images – OneFootball)

L’Irlanda è in vantaggio e pareggia i conti con lo 0-1 dell’andata. Il confronto diventa una sfida di nervi, che non si sblocca dal suo equilibrio fino alla fine dei tempi regolamentari. La rabbia si fa crescente a Parigi, le speranze sempre più tradite. Per i calciatori transalpini inizia a diventare sempre più difficile giocare tra i mugugni del loro popolo, però gli irlandesi dopo 90 minuti di battaglia sono stanchi. E tecnicamente molto inferiori.

La Francia fiuta il colpo, guarda il nemico in difficoltà e cerca di capire come azzannarlo. Poco prima della fine del primo tempo supplementare c’è una punizione dalla trequarti per i galletti. Lo spiovente in area trova Henry, posizionato sul secondo palo. La leggenda francese controlla, mette in mezzo e serve Gallas, che deve solo spingere il pallone in rete con la testa. La sfera varca la linea di porta, ed esplode il caos a Saint-Denis.

Il gol della Francia

I giocatori francesi iniziano a correre per esultare, per abbracciare Henry e Gallas, che in coppia hanno scacciato i fantasmi di un confronto che stava diventando drammatico. Quel gol del difensore centrale vale il Mondiale, evitando una tragedia sportiva che avrebbe avuto dell’incredibile. La Francia non mancava una qualificazione al Mondiale dalla doppia esclusione del 1990 e del 1994, il periodo più buio del calcio francese. Ora il dramma era stato vicino, ma si può tirare un sospiro di sollievo.

I tifosi sugli spalti esplodono letteralmente. Abbracci, urla, lacrime nervose: scoppia tutta la tensione, la paura di dover assistere a un Mondiale senza la propria Nazionale. Il terrore di dover sopportare un fallimento epocale, di non poter riscattare quella sconfitta del 2006 che ancora brucia. Tutti si abbracciano, lasciano i propri seggiolini e liberano la propria gioia. Il peggio è alle spalle.

La Francia mentre festeggia il gol che vale il Mondiale
I giocatori francesi celebrano il gol di Gallas (Michael Mayhe/Imago Images – OneFootball)

I giocatori irlandesi partono alla carica come quelli francesi. Ma non per esultare, bensì per andare a protestare dall’arbitro. Lo fanno con un vigore quasi inspiegabile, forse sarà la frustrazione per il gol subito quando l’impresa era all’orizzonte. O forse c’è qualcosa in più. Deve esserci. Altrimenti una reazione simile non si spiega.

L’unica persona calma in quella baraonda è un omino fermo a bordo campo. Nel delirio generale si limita a fare un singolo gesto: alza un braccio. E cambia per sempre il corso della storia.

La fine

L’arbitro, incuriosito da quel braccio alzato, si reca da quell’omino per chiederne le ragioni. I due confabulano, il tempo letteralmente si ferma a Saint-Denis. Poi l’arbitro torna in campo, fischia e fa segna di “no” col dito. Indica un braccio e segnala un calcio di punizione per l’Irlanda. Il guardalinee ha visto un controllo di mano, nettissimo, di Thierry Henry prima di servire l’assist per Gallas. È stato tutto inutile: si riparte dallo 0-1 per l’Irlanda.

Quel gol annullato penetra come una coltellata in pieno petto nel cuore dei francesi. Soprattutto di Henry, che aveva pregustato un altro grande momento della sua carriera, in un periodo in cui la discesa si sta facendo sempre più evidente. A 32 anni, il francese appare stanco, incapace di incidere come ha fatto per tutta la sua storia calcistica. In Nazionale fatica, non comprende le intenzioni del suo allenatore, Raymond Domenech, e gli si oppone anche pubblicamente. Col Barcellona è ormai una riserva, messo in ombra dalla luminosa esplosione del talento di Pedro. Henry vuole sentirsi ancora importante, ma quel gol annullato gli toglie anche quest’ultima gioia.

La Francia s’innervosisce, dopo aver tirato un sospiro di sollievo deve tornare in apnea, ma ormai ha finito il fiato. Nel secondo tempo supplementare i transalpini spingono, si sbilanciano, e vengono puniti dall’Irlanda che in contropiede trova il gol del raddoppio. Il colpo di ghigliottina alle aspirazioni francesi. Arriva il 120’, l’arbitro fischia: la Francia è fuori dal mondiale.

Discussioni tra Francia e Irlanda
Nervi tesi alla fine del confronto tra Francia e Irlanda. (Foto: Imago Images – OneFootball)

La Francia è morta

È la notte più brutta nella storia recente del calcio francese. L’incubo si è fatto realtà, i peggiori timori si sono avverati. Dopo il fallimento dell’Europeo del 2008, la Francia manca l’accesso al Mondiale del 2010. E stavolta qualcuno deve pagare.

Quel qualcuno ovviamente risponde in primis al nome di Raymond Domenech, personaggio eccentrico, mai entrato nel cuore dei francesi. Il tecnico, col suo solito fare distaccato, diventa il bersaglio principale della rabbia dei tifosi. L’orribile Europeo del 2008, concluso con l’eliminazione nel girone dopo aver raccolto solo un punto contro Italia, Olanda e Romania, era stato, tra molte virgolette, perdonato solo in virtù del credito maturato per la finale Mondiale di due anni prima. Una sconfitta che aveva fatto male, ma che aveva anche mostrato la forza della Francia. E che soprattutto non ne aveva scalfito la parte più importante: l’orgoglio. Questo doppio fallimento ferisce invece nel profondo la dignità francese.

Il fatto di non essere al Mondiale, nell’élite del calcio, è insopportabile per i transalpini. Domenech, nemmeno a dirlo, deve dimettersi praticamente in concomitanza col fischio finale dell’arbitro. Prima che qualcuno posizioni una ghigliottina in piazza e pretenda la sua testa. D’altronde il clima è da Rivoluzione Francese.

Effettivamente alcune teste saltano. Metaforicamente parlando, s’intende. La prima è quella di Domenech, che era quasi ormai staccata dal corpo come quella del celebre fantasma nei film di Harry Potter, tanto la sua posizione era in bilico. Saltano però anche teste ben più salde, quelle della generazione di eroi nazionali. Dei campioni del mondo del ‘98 e d’Europa del 2000. Finisce un’era del calcio francese e Henry assurge a simbolo di questa transizione.

Henry si dispera con la maglia della Francia
La carriera di Henry con la Nazionale francese si conclude nel peggiore dei modi (Foto:Imago Images – OneFootball)

L’ultima partita di Thierry Henry con la maglia della Nazionale si è trasformata da un sogno a occhi aperti a un incubo che non lo abbandonerà mai. Quella mano, quel colpo illegale. Chissà che odio deve aver provato Titì per quel suo arto. Una parte minima del corpo, che gli è costata un sacrificio enorme. Che lo ha privato della gioia immensa di essere, ancora una volta, l’eroe nazionale. Sulla scia di quella delusione, e del suo inevitabile declino fisico, il calciatore blaugrana abbandona la Nazionale. E da lì a poco abbandonerà anche l’Europa, per la pensione dorata in America.

Quella del 18 novembre 2009 è la notte più brutta del calcio francese. Almeno di quello recente, da quando la Francia si è riscoperta una protagonista del calcio mondiale. È una notte di caos, con i tifosi che scendono in strada ad esternare tutta la propria rabbia, tanto da costringere all’intervento la polizia. È però anche l’occasione per riflettere sulla necessità di rinnovamento del proprio movimento, sul bisogno di trovare nuove energie e nuova progettualità. È la notte giusta per fermarsi, respirare profondamente e guardare al futuro.

La Francia è morta. Lunga vita alla Francia. Sulle ceneri di Saint-Denis, dopo l’addio di tutta la vecchia guardia, nascerà una nuova Francia. Si aprirà una nuova era. Certo, per i tifosi che stanno abbandonando gli spalti dello Stade de France col volto rigato dalle lacrime e la gola dolorante per le urla è difficile assimilare un concetto del genere. Per loro la Francia è solo morta quella sera. Non vedono la rinascita all’orizzonte. Per quello servirà del tempo. L’unica cura per ogni ferita, anche la più profonda.

Autore

Romano, follemente innamorato della città eterna. Cresciuto col pallone in testa, da che ho memoria ho cercato di raccontarlo in tutte le sue sfaccettature.

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