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CALCIO ESTERO UEL

La scalata di Rangers ed Eintracht all’Europa League

Per chi è avvezzo ad un famoso cooking-show televisivo, la finale di Europa League è assimilabile ad un prestigiosissimo invention test: chi la vince, non solo alza al cielo una coppa che raccoglie la tradizione della vecchia coppa UEFA e riempie la bacheca, ma soprattutto guadagna un vantaggio di grandissimo rilievo, ossia accedere alla prova successiva, la Champions League, disponendo della prima fascia al sorteggio della fase a gironi, dunque maggiori possibilità di giocarsi un accesso tra le prime 16 d’Europa nel 2023.

Una finale di Europa League inattesa

Le due semifinali di ritorno della competizione hanno avuto come territorio comune la magnifica atmosfera di Ibrox Park da una parte e del Waldstadion dall’altro. Un aspetto che i due anni di pandemia avevano cancellato e che, invece, in un giovedì sera di calcio europeo (non dimentichiamoci anche la bolgia dell’Olimpico e del Velodrome nelle due semifinali di Conference League) è riaffiorato, rendendo possibile una finale a cui nessuno avrebbe mai potuto pensare, quella tra Glasgow Rangers ed Eintracht Francoforte.

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Il Waldstadion alla vigilia della partita contro il West Ham (Foto: Matthias Hangst/Getty Images – OneFootball)

Ovviamente sarebbe banale e riduttivo circoscrivere questa finale a sorpresa solo grazie alla spinta del pubblico, difatti sia la squadra di Van Bronckhorst che quella di Glasner hanno messo in mostra delle grandissime prestazioni in questo cammino europeo.

Per questo motivo, un modo per presentare questa finale a sorpresa di Europa League è quello di raccontare i due capolavori che hanno reso possibile questa finale: la vittoria dell’Eintracht a Barcellona nei quarti di finale e quella dei Rangers sul Lipsia in semifinale.

Barcellona-Eintracht 2-3 (14 aprile 2022)

Che potesse essere una serata molto particolare lo si era avvertito dal fatto che il Camp Nou, patria della passione calcistica catalana, si ritrovava ad essere un feudo della rumorosa tifoseria dell’Eintracht. Trentamila tifosi tedeschi vestiti di bianco hanno modificato l’armocromia blaugrana di uno degli stadi più iconici d’Europa, una situazione talmente destabilizzante da influire anche sugli equilibri in campo.

Prima di quella sera la squadra di Xavi era imbattuta da circa tre mesi ed i meccanismi del 4-3-3 del Barça sembravano inscalfibili, ed invece il piano partita dell’Eintracht ha mostrato a tutti che non esistono sistemi di gioco perfetti.

Oliver Glasner ha trovato la kryptonite per togliere i poteri al centrocampo blaugrana con un 5-4-1 in fase di non possesso che ha bloccato l’avanzamento centrale del gioco, uno schieramento che ha mostrato la capacità del tecnico di Salisburgo di saper compattare la propria squadra trasmettendo ai giocatori quel desiderio di aiutare il compagno per oscurare il campo all’avversario.

Il miglior esempio di questo concetto lo si è visto nel grande lavoro svolto per isolare Ousmane Dembelè, l’uomo designato come principale minaccia per la difesa dell’Eintracht, sulla scorta della quantità industriale di assist sfornati nel corso della stagione.

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La passmap mostra quanto bravo è stato l’Eintracht a non dare campo al Barcellona (Fonte: Between the Posts)

Questo insieme di compattezza – ma non di passività – in fase di non possesso ha complicato maledettamente i piani di Xavi, con la squadra catalana mai in grado di avanzare in campo grazie alle trappole laterali che hanno ristretto maledettamente il campo rendendo possibile un recupero palla che andava, a sua volta, ad esporre la difesa avversaria.

Il goal con cui Rafael Santos Borrè trafigge Ter Stegen a pochi minuti dalla fine del primo tempo, portando l’Eintracht sul 2-0 è stata la perfetta esemplificazione del piano gara della squadra tedesca e della sua perfetta esecuzione in partita. Kamada, Kostic, Rode e Borrè vanno a chiudere il Barcellona sul suo lato destro recuperando palla, con l’attaccante colombiano si invola verso la porta dove lascia partire una conclusione che va a morire sotto l’incrocio.

Santos Borre dopo un goal in Europa League
Santos Borrè ha realizzato goal pesanti in questa Europa League, sarà lui l’uomo della finale? (Foto: CHRISTOF STACHE/AFP via Getty Images – OneFootball).

Oltre alla vittoria per 3-2, l’Eintracht ha chiuso il doppio confronto con la squadra catalana con un attivo di 28 tiri contro 17 ed il dato sugli expected goals ribaltato dalla squadra di Xavi solo nei minuti di recupero concitati della gara di ritorno, in cui il Barça ha giocato senza più badare ad ogni tipo di valutazione tattica.

La vittoria del Camp Nou rappresenta la ciliegina su una torta di un cammino senza quasi alcun intoppo per Hinteregger e compagni, che sono giunti a questa finale battendo anche il West Ham in semifinale, in una doppia sfida decisamente intensa in cui la capacità della squadra di Glasner di trasformarsi dal 5-4-1 in non possesso al 3-4-3 in possesso è sembrata una trasposizione della legge di Lavoisier su un campo da calcio.

Nel turno precedente a quello con il Barcellona, anche il Betis ha dovuto fare le spese dell’organizzazione della squadra di Francoforte, ma qui il doppio confronto è stato decisamente più ricco di colpi di scena grazie a due squadre che si sono ribattute a vicenda tra la sfida del Benito Villamarin e quella del Waldstadion. Tanto che a decidere il doppio confronto è stato un autogoal di Guido Rodriguez sulla sirena del secondo tempo supplementare.

Glasgow Rangers-Lipsia 3-1 (5 maggio 2022)

L’addio di Steven Gerrard a novembre per andare a sedere sulla panchina dell’Aston Villa sembrava aver bloccato la crescita dei Rangers: sotto la gestione dell’ex capitano del Liverpool i Gers avevano iniziato un percorso che sembrava quello di una biglia su un piano leggermente inclinato.

All’inizio la crescita sembrava molto lenta, ed il divario rispetto al Celtic era così ampio che i movimenti di quella biglia sembravano impercettibili, questo fino alla stagione scorsa quando la velocità è progressivamente aumentata fino a superare quella posta sull’altra sponda della città.

Primo piano di Giovanni Van Bronckhorst
Giovanni van Bronckhorst ha preso la panchina dei Rangers il 18 novembre 2021. (Foto: Ian MacNicol/Getty Images – OneFootball).

Con l’addio di Stevie G, il timore era quello che quel piano tornasse ad inclinarsi, ma in salita, facendo tornare indietro la biglia. Sulla panchina di Ibrox Park si è seduto Giovanni Van Bronckhorst, ex calciatore dei Rangers che, da allenatore, aveva già vinto in Olanda sulla panchina del Feyenoord, anch’esso un club dove era stato protagonista da calciatore.

L’inizio sembrava assecondare le teorie più pessimiste, la biglia ha rallentato nuovamente ed il Celtic è tornato a prendersi la supremazia cittadina e del campionato, ma dopo qualche settimana di assestamento ecco che il tecnico olandese decide di inclinare il piano nuovamente dalla parte giusta, e questa volta rendendolo più ripido, passando da un calcio di possesso e di controllo ad un calcio aggressivo e molto verticale. Questa è anche la chiave della vittoria dei Rangers contro il Lipsia in una delle partite più belle ed appassionanti non solo della stagione della squadra scozzese ma anche dell’intera Europa League.

La squadra di Glasgow deve rimontare la sconfitta per 1-0 subita in Germania contro una squadra che aveva mostrato una forza granitica ed una grande solidità mentale nella doppia sfida dei quarti di finale contro l’Atalanta. E qui parte il capolavoro dell’allenatore olandese.

Dopo una gara d’andata giocata in maniera atta a limitare i danni, Van Bronckhorst decide che la finale si può ottenere solo buttando giù la maschera: squadra altissima sul terreno di gioco, pressing uomo su uomo, ricerca della verticalità con movimenti senza palla dei centrocampisti per aprire lo schieramento del Lipsia.

Per rendere possibile questa strategia, il tecnico dei Rangers ha messo da parte il 4-3-3 ereditato da Gerrard, optando per un 3-4-2-1 che andava a specchiarsi con lo schieramento avversario creando terreno fertile per duelli individuali aggressivi a tutto campo.

L'atteggiamento tattico dei Rangers nella sfida di Europa League contro il Lipsia
L’atteggiamento uomo su uomo dei Rangers.

L’atteggiamento della squadra scozzese è ben evidenziato da questo esempio in cui i giocatori tedeschi vengono presi uomo contro uomo, con addirittura il centrale difensivo Bassey che si alza fino ai limiti della linea di centrocampo per andare a contenere Dani Olmo, tutto ciò anche dopo 40 minuti di primo tempo ed un vantaggio nel computo totale.

L’altro lato della medaglia di questo tipo di atteggiamento sta nella tenuta fisica. Nel secondo tempo i Rangers arretreranno fino a subire il goal di Nkunku che riporta la sfida in parità nel doppio confronto, ma, superato lo sbandamento, il goal di Lundstram a pochi minuti dalla fine regalerà agli scozzesi il biglietto per Siviglia a 14 anni di distanza dall’ultima finale europea ed a 10 anni di distanza dalla consegna dei documenti al tribunale fallimentare.

L’impresa contro il Lipsia ha chiuso un cerchio in questa fase ad eliminazione diretta iniziato con un’altra impresa contro un’altra formazione proveniente dalla Bundesliga ed anch’essa retrocessa dalla Champions League, ossia il Borussia Dortmund, battuto a domicilio con un roboante 4-2 poi difeso da un 2-2 ad Ibrox Park al termine di un doppio confronto appassionante per livello di gioco ed intensità.

In mezzo a questa doppia impresa, a cadere sotto i colpi degli uomini di Van Bronckhorst sono stati la Stella Rossa di Dejan Stankovic ed i portoghesi del Braga, contro i quali sono stati necessari i tempi supplementari per ribaltare lo 0-1 subito nella città lusitana.

Le chiavi della finale di Europa League

Rangers ed Eintracht arrivano a questa finale dopo un cammino esaltante che adesso li mette uno contro l’altro in una gara dove vedremo i due allenatori che cercheranno di portarla dalla propria parte con le relative strategie.

Nel corso della competizione entrambe le squadre hanno saputo mostrare di essere in grado di cambiare lo spartito, alternando momenti di feroce aggressione a momenti di gestione del ritmo limitandosi a chiudere gli spazi, ma soprattutto hanno sempre fatto in modo di mettere nelle migliori condizioni possibili i propri interpreti.

E sono proprio loro, i calciatori, che alla fine decideranno questa partita: per molti di essi questa finale è la grande occasione per mettersi in mostra e per mettere un trofeo importante nel curriculum. Il lavoro di Glasner da una parte e di Van Bronckhorst dall’altra ha esaltato le qualità di alcuni giocatori permettendo loro di diventare oggi elementi di calibro internazionale.

Nelle fila della formazione tedesca, Jesper Lindström e Ansgar Knauff sono gli elementi che più hanno brillato in questa stagione. Il giocatore danese ha messo a referto 4 assist in questa Europa League mostrando di essere un giocatore a tratti devastante quando raccoglie il pallone sulla trequarti avversaria, tuttavia la sua presenza in questa finale è a forte rischio visto che sta cercando di recuperare da un noioso infortunio alla coscia. L’esterno dell’Under 21 tedesca, invece, è giunto in prestito a gennaio dal Dortmund e si è preso di forza la fascia destra ma soprattutto il cuore dei suoi tifosi, con le due reti realizzate nelle gare d’andata contro Barcellona e West Ham.

Knauff esulta dopo il goal al West Ham in Europa League
Gli inserimenti di Knauff si sono rivelati un’arma dell’Eintracht in questa stagione (Foto: IAN KINGTON/IKIMAGES/AFP via Getty Images – OneFootball).

Nella squadra scozzese, invece, questa finale potrebbe rappresentare la consacrazione per Joe Aribo e Glen Kamara. Il nigeriano è stato il coltellino svizzero di Steven Gerrard e adesso lo è anche per il suo successore; può giocare come esterno offensivo, mezzala o punta centrale, il tutto eseguito con una grande comprensione degli spazi da occupare ed una grande agilità che gli permette di saltare facilmente l’avversario anche in duelli molto duri a livello fisico; il centrocampista finlandese era il metronomo ed equilibratore del 4-3-3 dell’attuale allenatore dell’Aston Villa, ora con Van Bronckhorst si sta mostrando come un centrocampista a tutto tondo, abile anche ad aggredire alto e nel proporsi senza palla.

Joe Aribo in una partita di Europa League
Joe Aribo ha all’attivo 25 goal e 25 assist con la maglia dei Rangers (Foto: Maja Hitij/Getty Images – OneFootball).

Sarà una grande sfida sia a livello tattico che a livello individuale, potrebbe prevalere un aspetto oppure l’altro, ma alla fine si tratterà di una partita in cui tutto sarà lecito. Al triplice fischio finale ciò che conterà davvero sarà aver raccolto al volo la grande occasione di alzare al cielo un trofeo internazionale e prendersi il vantaggio dell’invention test.

Autore

Cresciuto con l'amore per la Samp di Vialli e Mancini e della curva Nord dello stadio San Nicola. Da grande trasformo il mio tifo in passione per lo sport, la tattica e la performance analysis. Giochista convinto.

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