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CALCIO ITALIANO

Milan Women, la crisi dello spogliatoio

“L’amore non è bello se non è litigarello, soprattutto tra le mura di Milanello”. Se qualche mese fa avessimo parlato di quella che sembrava essere un’ordinaria scaramuccia da spogliatoio in casa Milan Women, avremmo chiuso così, in maniera del tutto sarcastica, certi dell’inconsistenza della notizia. Dopo qualche settimana, parlare di ciò che è successo richiede l’utilizzo del condizionale vista l’assenza di comunicazione da parte del club, ma ci ricollega necessariamente ad altri problemi di natura strutturale che sono emersi nel corso di questa prima parte di campionato. Problemi che, dato lo sviluppo della vicenda, potrebbero presto portare all’addio di due giocatrici chiave per l’undici rossonero: il capitano Valentina Giacinti e la centrocampista spagnola Veronica Boquete.

Per costruire occorrono stabili fondamenta…

La stagione 20/21 si è conclusa con un bilancio positivo per il Milan Women, che soffiando di un punto il secondo posto al Sassuolo ha potuto staccare il prestigioso pass per la Women’s Champions League. Nonostante questo risultato sia arrivato con la complicità di qualche passo falso delle giovani neroverdi e il merito della squadra di Ganz, vi era un consenso pressoché unanime nel considerare il Milan la rivale numero uno delle quattro-volte-campionesse juventine per le stagioni a venire.

Tuttavia, il passo successivo rispetto a questa consapevolezza diffusa spettava senz’altro alla società. Tradotto: per colmare il gap con la Juve e fantasticare su qualche reale possibilità in Champions bisognava intervenire nel mercato e portare a Milano qualche nome importante. Le trattative estive dopotutto, nonostante due partenze pesanti come Natasha Dowie e  Yui Hasegawa – per citare due nomi di rilievo, ma le cessioni sono state dodici tra svincoli, prestiti e addii definitivi – sembravano aver soddisfatto in parte la sete di competizione rossonera. La dirigenza di tutta risposta è riuscita ad assicurarsi le prestazioni di Laura Giuliani, ex wall-women della Juventus, Laia Codina, ex terzino blaugrana, Lidsey Thomas, ex falcata romanista, Greta Adami, ex centrocampista viola e Nina Stapelfelt, altra pedina elvetica per completare l’attacco. Queste operazioni nascono dal chiaro intento di rinforzare i reparti con nomi modesti per correre ai ripari in maniera uniforme su tutta la rosa. Se le speranze di vedere qualche big tra le fila rossonere ha trovato soddisfazione solamente con l’arrivo di Codina, non si può certo affermare che il mercato di casa Milan sia stato ingeneroso.

Ma nel calcio, lo sappiamo bene, la prerogativa essenziale affinché tutti i meccanismi funzionino senza intoppi è creare una base umana ancor prima di una base di lavoro e questi fattori, purtroppo, sono un po’ come l’edilizia italiana anni ’70: se si costruisce ignorando fondamenta farraginose e problemi di costruzione in corso d’opera, tutto si sgretola al primo terremoto.

Codina in azione durante una partita del Milan women
Laia Codina Panedas, il nuovo rinforzo del Milan Women direttamente dal Barcellona (Foto: Jonathan Moscrop/Getty Images/OneFootball)

…per evitare un imminente crollo

La squadra allenata da Maurizio Ganz conclude il girone d’andata al quarto posto con 22 punti, 8 in meno rispetto a quelli collezionati nella stagione precedente a questo punto del campionato. Le 11 misure che separano il Milan Women dalla vetta portano il nome degli scontri diretti, persi con almeno due gol di scarto in ciascuna occasione ad eccezione della Roma, squadra contro la quale è stato conquistato un pareggio per il rotto della cuffia. Se concludere negativamente tutti gli scontri diretti sembra la parte peggiore, le vittorie del so called corto muso sono il vero tema. Contro avversarie da sempre inferiori in termini di rosa e qualità di gioco, le rossonere sono riuscite a portare a casa i tre punti in maniera del tutto instabile, esprimendo un gioco  lacunoso e disarmonico.

L’eliminazione in Champions è stato un evento ben presto dimenticato con la consapevolezza che la rosa non vantasse ancora i requisiti necessari per competere in Europa, ma nel momento in cui anche le aspettative sul campionato italiano hanno iniziato pian piano a sgretolarsi sono arrivati i primi interrogativi. La sconfitta con il Sassuolo, i punti strappati di poco alle piccole, il primo derby perso in malo modo e il ko per 5-2 con la Juve: se in un primo momento la classifica poteva arrivare a camuffare lo stato delle cose, il bilancio della prima fase del girone non lascia via di scampo.

È difficile esprimere con precisione i problemi di gioco che hanno condotto a questi risultati, ma nell’insieme di cose è necessario sottolineare come nemmeno le nuove arrivate abbiano apportato un valore aggiunto tangibile alla squadra. Laura Giuliani, ad esempio, fresca di quattro stagioni strepitose in bianconero e con la maglia Azzurra, sembra non stia vivendo il momento più felice della sua carriera. Le partite dove è stata chiamata in causa più volte l’hanno vista esprimere incertezze con mani e piedi in maniera reiterata, scene del tutto inconsuete da vedere in una campionessa come lei. Lindsey Thomas, acquistata per dare una marcia un più in termini di rapidità e imprevedibilità all’attacco, nonché un’alternativa alle caratteristiche di Giacinti e Bergamaschi, non ha ancora trovato la quadra nel gioco di Ganz. Le volte in cui si trova sotto porta sono azioni che si concludono frequentemente in un nulla di fatto. Discorso ancor diverso per Nina Stapelfeldt, che pur trovando più spazio con il vuoto lasciato da Boquete non è ancora mai riuscita a confermarsi importante per il reparto offensivo.

Al di là dei lati negativi è doveroso osservare come invece altri due neo acquisti come Adami e Codina stiano lavorando molto bene, confermandosi punti di riferimento imprescindibili in questo momento no della squadra.

Adami in azione con il Milan Women
Greta Adami, l’acquisto che convince per il centrocampo del Milan Women (Foto: Jonathan Moscrop/Getty Images/OneFootball)

…e favorire l’esplosione del palazzo.

L’apice della tensione in casa rossonera ha un nome e una data ben precisa e risale alla settima giornata, weekend in cui il Milan avrebbe sfidato la Fiorentina in trasferta. Nella lista delle convocate non appare il nome di Vero Boquete mentre quello di Capitan Giacinti – da quel giorno mai più con la fascia al braccio  -figura tra le riserve.

I tifosi, fondatamente preoccupati, si interrogavano rispetto un’eventuale infortunio rimediato da Boquete, mentre non esistevano spiegazioni per la panchina di Giacinti. Scelta tecnica? La società tace. Nessun comunicato, nessuna spiegazione per vie traverse. Linea che verrà mantenuta dal club per tutto il proseguo del campionato fino alla pausa natalizia, non lasciando in alcun modo trasparire i motivi dell’evidente rottura, ma incentivando altresì voci di corridoio di qualunque tipo.

Il fatto che le due giocatrici siano di fondamentale importanza per il gioco di questo Milan rende il clima ancora più teso e frustrante. Vero Boquete è una delle centrocampiste più forti che questo campionato possa vantare, una giocatrice con un’esperienza e con delle caratteristiche che la precedono e riconosciute a livello internazionale. Una guerriera fuori e dentro il campo, una trascinatrice e tutto tondo e, per inciso, la miglior realizzatrice spagnola di tutti i tempi, alla quale è stato inoltre dedicato lo stadio del paese natio, Santiago di Compostela. Valentina Giacinti, invece, una delle migliori attaccanti del nostro Paese, un vero numero 9 con la fascia stretta al braccio e volto indiscusso del Milan Women dalla sua esistenza.

Al di là del loro curriculum, ciò che conta ai fini di questa discussione è sottolineare l’apporto che le due hanno avuto e hanno tutt’ora all’interno del club rossonero, riassumibile nell’inconfutabile fatto che averle o non averle in campo fa tutta la differenza del mondo. È proprio per questo motivo che la decisione di non comunicare nulla da parte della società inizia a sembrare una scelta poco saggia.

Giacinti e Boquete incrociano lo sguardo durante Milan-Sassuolo
Valentina Giacinti e Veronica Boquete in Milan-Sassuolo, l’attimo successivo al gol delle neroverdi che vinceranno quella partita per 2-0  (Foto: Jonathan Moscrop/Getty Images/OneFootball)

Appare chiaro che i problemi creatisi coinvolgano il trio Ganz-Giacinti-Boquete, come appare altresì chiaro che così facendo la società stia supportando in toto la linea (qualsiasi essa sia) dell’allenatore. Una scelta inusuale in tempi in cui le prime teste a saltare quando qualcosa non funziona sono quelle dei tecnici. Credere fermamente nella visione di un allenatore è l’atto di fiducia più grande che una società possa porre in essere, specie in un campionato come la Serie A femminile dove le panchine saltano per molto poco. Dunque più che altro ci si interroga se farlo in questo modo sia la cosa giusta da fare.

Per quanto il club sottostimi le opinioni del tifo dando chiaro segnale di non cedere al tribunale del web, qualcosa dovranno pur ricavare. Tutta questa situazione, dai risultati all’evidente tensione che si respira in campo, è responsabilità addossata quasi esclusivamente a Maurizio Ganz, colpevole, secondo i supporter, dei problemi campo ed extracampo delle rossonere. Considerando che di questo non abbiamo prova tangibile, possiamo limitarci ad osservare come il buon andamento di una squadra dipenda essenzialmente dal mix tra clima spogliatoio in primis, e un gioco ben collaudato in secondo luogo. Mancando questi due fondamentali elementi l’esito è ciò a cui stiamo assistendo: una squadra manchevole in termini di compattezza e serenità che si riflettono nei 90 minuti di gioco.

Non sta a noi ergerci a giudici e reclamare la testa di qualcuno a tutti i costi, ma la non-gestione del problema in termini di comunicazione, lasciando che siano le voci di corridoio a plasmare la narrazione di questa storia, non può che nuocere ulteriormente all’ambiente rossonero. L’ecosistema calcio femminile, purtroppo o per fortuna, è caratterizzato ancora da un rapporto molto stretto tra squadra e tifosi e non può essere minimamente comparabile al momento con quello del maschile. Per dare una misura di questa affermazione, è molto facile vedere le giocatrici concedere una chiacchiera, una foto, un autografo ai supporters in attesa vicino al pullman. Questo sistema ha contribuito a creare un clima di trasparenza e accountability per il quale un comportamento come quello tenuto dagli uffici stampa del Milan Women in questa circostanza non potrà reggere a lungo, proprio perché non tiene in considerazione questo legame unico che riguarda le giocatrici, la squadra ed il tifo.

Quello che possiamo augurarci, nonostante gli eventi, è di tornare a vedere un Milan splendere in alta classifica sotto il segno dell’unica vera giocatrice che vale la pena ritrovare: Serenità.

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