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CALCIO ITALIANO

La fatica di essere Arnautovic

Era il giorno della befana del 2010, quando Marko Arnautovic esordiva in Serie A con la maglia dell’Inter. All’epoca, di anni non ne aveva neanche 21, veniva da un brutto infortunio e ancora era un oggetto sconosciuto ai più, nonostante le buone premesse che avevano accompagnato il suo arrivo in Italia. Undici anni dopo è tornato in Italia, esordendo nel migliore dei modi, con un gol, questa volta con indosso i colori del Bologna.

Un pazzo “moderato”

É quello che si può affermare sia oggi, a 32 anni, Marko Arnautovic. Di certo non lo era ai già citati tempi dell’Inter, né tantomeno a quelli precedenti al Twente, o in quelli successivi al Werder Brema. All’epoca era un folle a tutti gli effetti, un pazzo che non sa di essere tale. Che poi, la pazzia è pur sempre una materia soggettiva, non trovate? Chi dice che non fossero gli altri i pazzi? Tuttavia mi asterrò da tali quesiti antropologici, limitandomi a dire che il giovane Marko andava d’accordo con pochi, o per rendere meglio l’idea, riusciva a far incazzare parecchia gente. E in molti additavano la causa di ciò proprio alla presenza di una vena folle nel ragazzo.

Una vena di follia direttamente proporzionale al talento dell’austriaco, del quale avrebbe potuto però oscurare per sempre la limpidezza. A sedici anni era stato già preso, e poi rispedito a casa, dai settori giovanili di tutte le grandi società della sua Vienna, ovviamente per via di atteggiamenti sempre poco graditi all’allenatore di turno. Le porte chiuse in patria aprirono però fortunatamente la strada verso l’Olanda. A Twente il ragionamento fu abbastanza semplice: al di là di tutto, il ragazzo è troppo forte per non farlo giocare.

Difficile dar torto agli olandesi, soprattutto dopo le 12 reti messe a segno in Eredivise nell’annata 08/09. Ah dimenticavo, all’epoca Arnautovic di anni ne aveva 19, e oltretutto era già alla terza stagione con i Twentenaren. Tuttavia quella stagione rimarrà purtroppo a lungo la migliore della sua carriera. Prima a Milano – dove nonostante tutto viene ricordato con affetto, oltre che con più di una punta di rammarico – e poi a Brema sarà il lato folle a tenere il centro della scena, fino all’episodio che ne propizierà la cessione in Premier League.

Arnautovic in panchina insieme a Balotelli
Due che ai tempi dell’Inter avevano parecchie cose in comune. Alla fine Arnautovic è riuscito dove Balotelli ha sempre fallito, maturare (Foto: Imago Images – OneFootball)

Il passaggio allo Stoke City è il crocevia di una carriera, davanti al quale ci sono due strade percorribili. O continuare sul sentiero di autodistruzione che lo porterà un giorno a guardarsi indietro avendo tanti rimpianti, oppure invertire la rotta, ed iniziare a diventare davvero qualcuno. L’anno decisivo è quello del 2016, alla terza stagione con i Potters. Durante quell’annata le cose cambiano, qualcosa scatta nella mente dell’austriaco. Tutto di un tratto appare più concentrato, più “tranquillo”. Inoltre i suoi atteggiamenti sembrano indicare che abbia ormai abbandonato la fase da ragazzo ribelle, e sia ormai diventato uomo. Ne beneficia naturalmente anche il suo modo di giocare. Meno giocate effimere, meno gioco isolato. Aumenta la qualità delle scelte, diventa centrale nei meccanismi della squadra, non sembra più essere il solista che era sempre apparso essere. É un calciatore nuovo.

É in quel momento che Arnautovic inizia a diventare un folle moderato. Perché sia ben chiaro, la follia non si cancella, non può essere eliminata di colpo, ma può essere arginata, incanalata in modo che diventi un elemento di forza in più. Ed è quello che l’ormai 27enne è riuscito a fare, le stimmate sono ancora lì, sempre presenti, ma ormai Marko appare in grado di controllarle. É ovviamente anche il momento che ne cambia la carriera. Diventa uno dei migliori del campionato nel suo ruolo, uno dei punti fermi della nazionale austriaca. Diviene finalmente un ottimo giocatore, lasciandosi alle spalle il peso di un passato che avrebbe finito inevitabilmente per schiacciarlo.

Arnautovic con lo Stoke City
Allo Stoke è arrivata una maturazione in cui forse non speravano più in molti (Foto: Paul Keevil/Imago Images – OneFootball)

L’Arnautovic di Bologna

Il giocatore approdato a Bologna è ormai un calciatore esperto, un veterano conscio dei suoi limiti, ma anche delle sue infinite qualità. É arrivato in Emilia-Romagna dopo l’esperienza di due anni in Cina allo Shangai. Una scelta che all’epoca fu abbastanza inspiegabile, soprattutto viste le due stagioni – dal 2017 al 2019 – disputate ad alti livelli con il West Ham, che avrebbero potuto concedergli la possibilità di fare un ulteriore salto verso club di alta caratura.

Ad oggi l’austriaco è un calciatore diverso da quello che aveva sbalordito mezza Europa ai tempi del Twente, di cui però ancora conserva i tratti caratteristici. Ad impressionare di Arnautovic è sempre stata la classe ed eleganza, inusuali in un corpo di 192cm – che gli sono valse in più di un’occasione accostamenti ad Ibrahimovic. Oggi non ha più comprensibilmente l’esplosività di un tempo, ma la conversione nel ruolo di punta centrale gli permette di sopperire agevolmente a questa mancanza, a cui gioveranno anche i ritmi non troppo serrati della Serie A.

Posizione che occuperà ovviamente anche nello scacchiere di Mihajlovic, come del resto già visto nella partita di ieri. Una prima punta atipica, ma ideale per il sistema di gioco adottato dai rossoblù. Nella passata stagione il Bologna ha utilizzato quasi sempre punte centrali che garantissero grande movimento, e soprattutto in grado di legare il gioco – alternando l’uso di Palacio a quello di Barrow – in modo da favorire la costruzione e l’apertura degli spazi. Tanti i movimenti a venire incontro ed andare in profondità, poche le palle servite alte o messe direttamente in aria, questo per ovvie caratteristiche sia tecniche che fisiche degli attaccanti utilizzati.

Con l’arrivo di Arnautovic il tecnico serbo ha invece a disposizione tutte le variabili del caso. Le qualità del nuovo numero 9 permettono infatti di conservare gli schemi passati, aggiungendo allo stesso tempo le possibilità di scelta che garantirebbe una classica prima punta. In questo modo l’attacco del Bologna dovrebbe diventare anche meno prevedibile, cosa che nonostante i 51 gol della scorsa stagione è capitata in più di un’occasione.

Inutile dire che l’austriaco rappresenta un innesto di livello internazionale. I colpi de suo repertorio sono quelli di un fuoriclasse, di cui quasi nessuna delle squadre di metà classifica ha a disposizione. Un’aggiunta che potrebbe aiutare gli emiliani a spingersi verso zone di classifica di maggior prestigio.

Aranutovic con i compagni del Bologna dopo il gol alla Salernitana
Diciamo che per il momento ha avuto un discreto impatto (Foto: Imago Images – OneFootball)

Essere Arnautovic

In pochi riescono a sottrarsi al proprio destino. Ad un certo punto quello di Arnautovic sembrava tenebroso, condizionato da quei comportamenti autodistruttivi che ne hanno caratterizzato la prima parte di carriera. Appariva destinato a rimanere uno dei tanti “se”, o “ma”, della storia del calcio, di cui avrebbero conservato il ricordo in pochi. Per diversi anni è anche sembrata andargli bene questa prospettiva. Poi qualcosa è scattato, ed ha iniziato a tirarsi su da quell’oblio in cui in tanti finiscono, e da cui pochi riescono a scappare.

Ha deciso una volta per tutte di cambiare, di combattere i propri demoni interiori, e di diventare una nuova persona, un nuovo giocatore. Ha abbandonato l’idea di essere ancora ragazzino, e ha deciso di diventare uomo. E da quel momento le cose sono iniziate a cambiare. Quelle che non cambiano mai però, sono le etichette. Marko sfortunatamente la sua continua a portarsela dietro, pronta a saltare fuori ogni qualvolta vi sia la possibilità di intravedere il suo vecchio io in qualche sua azione o gesto, come successo all’ Europeo con le eccessive polemiche post Italia-Austria.

Bisognerebbe focalizzarsi per un momento solo sul campo, lasciando da parte tutto il resto, come accade troppo raramente. Allora sì, che le cose cambierebbero. Allora sì, la gente inizierebbe ad innamorarsi del fantastico giocatore ch’è Marko Arnautovic. Uno in grado di meravigliare e far divertire come pochi.

Bologna sembra poter essere una piazza ideale per esprimere al meglio il proprio talento, ma non voglio sbilanciarmi troppo. Troppo poco il tempo trascorso, troppe le variabili, anche imprevedibili, che potrebbero essere in gioco. Io dal canto mio aspetto ancora la sua esplosione, convinto che l’età sia davvero soltanto un numero.

L'austriaco festeggia un gol con il Bologna
Io nel dubbio, 5 euro su Arnautovic capocannoniere li ho giocati, non si sa mai… (Foto: Fabrizio Zan/Imago Images – OneFootball)

 

Autore

Terzino da paese in campo, fantasista sulla tastiera. Segnato fin da bambino dalle lacrime di Ronaldo del 5 maggio, ha capito subito che la vita da interista sarebbe stata dura. Scandisce il tempo in base alle giornate di campionato, sperando un giorno di poter vivere di calcio e parole.

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