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CALCIO ESTERO QATAR 2022

Il mondiale che Ziyech non avrebbe dovuto giocare

Il 29 marzo 2022 il Marocco sconfigge nello spareggio di ritorno la Repubblica Democratica del Congo per 4-1, qualificandosi di diritto ai mondiali del novembre successivo. La prestazione convincente di una nazionale che arrivava alla sfida chiave con 18 punti e 6 partite su 6 vinte era subito accompagnata da un mantra: “Cercheremo di giocarcela, anche senza Ziyech“.

Sembrava questo il destino della stella di Dronten, Hakim Ziyech: perdere il suo secondo mondiale proprio quando quello in Russia gli aveva spalancato le porte del calcio che conta, mostrando una nazionale marocchina non più solo frutto di tecnica e follia, ma bensì squadra quadrata seppur immatura, che era stata in grado di mettere paura alle più grandi. Un vero peccato non solo per quello che Ziyech rappresenta in campo, ma anche per quello che simbolizza fuori: una nuova generazione di calciatori riconoscenti anche alle proprie radici e al popolo che, pur lontano dalla terra natale, ha da sempre rappresentato un caposaldo fondante nello sviluppo personale e calcistico di tanti ragazzi come lui diventati professionisti.

La riconoscenza e una scelta di cuore

Dopo aver bruciato le tappe nelle giovanili degli Orange, nel 2015 Hakim Ziyech fa una scelta coraggiosa e in controtendenza coi tempi: sposa la causa marocchina, a 22 anni e con una carriera in rampa di lancio. Quella che per alcuni sembrava una pazzia si rivelò la miccia scatenante della carriera dell’ex Heerenveen e Twente, con presenze importanti in nazionale proprio mentre in Eredivisie si iniziava a chiacchierare il suo nome. L’arrivo all’Ajax nel 2016 fu un percorso parallelo a quello con la nazionale marocchina di Hervé Renard: dopo aver trionfato in Africa con Zambia e Costa d’Avorio, Renard tornava nel continente dopo un’esperienza tutt’altro che positiva a Lille, in Ligue 1, durata un solo semestre. Gli si presentava davanti un compito arduo, quello di mettere insieme le nuove mille anime di una nazionale multiculturale in cui si parlano più lingue: dall’arabo al fiammingo passando per il francese, in questo melting pot socio-calcistico Ziyech conquista gradi importanti che aiuteranno la squadra a trovare l’amalgama per qualificarsi ai mondiali del 2018.

Ziyech in contrasto con Carvajal durante il pirotecnico 2-2 contro la Spagna ai mondiali 2018. (Foto: Ozan Kose/AFP – One Football)

La nazionale del mondiale in Russia si trasforma nella rappresentazione del ritorno di tanti figliol prodighi, fierezza di un Marocco che sente di aver riguadagnato calcisticamente le generazioni perdute ma formatesi in campionati di livello. La debacle della Coppa d’Africa 2019, che costerà il posto a Renard, non intaccherà la considerazione di Ziyech e compagni in patria. I bambini comprano la sua maglietta, estasiati dal poter ammirare un calciatore che in Europa, con il suo Ajax, da vita ad estasiatiche masterclass in Champions League, che lo portano ad essere uno dei migliori calciatori del 2018-2019. Nonostante le successive esperienze a livello di club lo porteranno a vincere una Champions League, pur perdendo pian piano il risalto del periodo di Amsterdam, la nazionale continua ad essere la comfort zone di un ragazzo che fuori dal campo, nella sua riservatezza, è spesso accompagnato dalla madre e dagli amici di una vita.

La diatriba con Halilhodžić

Ad un certo punto, anche in nazionale va tutto storto: nel settembre 2021, l’allora allenatore del Marocco, Vahid Halilhodžić, annuncia di aver fatto fuori Ziyech dalla squadra impegnata nelle qualificazioni mondiali per “comportamenti inaccettabili“. Motivazione? Il rifiuto di disputare, per un presunto infortunio, un’amichevole contro il Ghana nel giugno dello stesso anno. Per Halilhodžić i medici affermavano che il ragazzo fosse in condizioni di giocare, perciò l’atteggiamento, unito ad una “scarsa attitudine al lavoro“, lo avevano portato a prendere questa decisione. A un anno dal mondiale e con una Coppa d’Africa nel mezzo, per Ziyech l’esperienza in nazionale sembra terminare a 28 anni.

Ziyech
Il feeling tra Halilhodžić e Ziyech non è mai sbocciato. (Foto: Fadel Senna/AFP via Getty Images – One Football)

Halilhodžić, con un carattere ferreo e poco propenso alla mediazione, sembra trasformarsi nel censore dei piccoli vizietti della nazionale. Se per alcuni questo atteggiamento può giovare, in campo i risultati sono altalenanti, con un Marocco eliminato ai quarti di Coppa d’Africa contro l’Egitto dopo aver superato a fatica il Malawi negli ottavi. Pur configurandosi come una compagine solida, sotto la guida del nativo di Jablanica, con una lunghissima esperienza tra Africa e Ligue 1, il Marocco crea poco rispetto ai talenti che schiera in campo. E nonostante la larga vittoria 4-1 contro la Repubblica Democratica del Congo, quella che varrà il mondiale, sarà sollevato dall’incarico nell’agosto di quest’anno, portando a casa un record piuttosto sui generis: quello di aver qualificato per la terza volta consecutiva una squadra ai mondiali (l’Algeria nel 2014, il Giappone nel 2018, il Marocco nel 2022) avendo però partecipato ad un solo mondiale, quello con i Fennec nel 2014. Un aspetto che evidentemente mette in risalto il profilo di un allenatore preparato e dalle idee chiare su cui però, nel momento di giocarsi a viso aperto una competizione così importante, non tutti decidono di puntare.

L’arrivo di Regragui e la rinascita di Ziyech

A sorpresa, il 31 Agosto 2022 la federazione marocchina punta su Walid Regragui come nuovo allenatore in vista del mondiale. Sconosciuto ai più, Regragui ha fatto il percorso inverso rispetto a tanti suoi calciatori. Nato e formatosi calcisticamente in Francia, dopo aver ottenuto il diploma da allenatore nell’esagono ha iniziato la sua carriera in Marocco, prima da assistente della nazionale e poi come allenatore di Fath Union Sports Rabat, poi in una parentesi in Qatar all’ Al-Duhail e successivamente in un colosso come il Wydad Casablanca, con cui vince la Champions League africana nel 2022. In Francia, Regragui è stato uno dei primi calciatori allenati da Rudi Garcia, nell’AS Corbeil: non nasconde infatti di aver seguito gli allenamenti dell’ex Marsiglia e Lione quando era nella Roma, cercando poi di ispirarsi ad altri maestri francesi come Alain Giresse e Roland Courbis, prediligendo una certa coerenza tattica e una squadra dalle ripartenze veloci e con un baricentro piuttosto basso. In molti si chiedono se Regragui riporterà in nazionale Ziyech, un quesito durato poco più di due settimane. Nel settembre 2022, la nazionale si ritrova per le amichevoli pre-mondiali: il calciatore del Chelsea è già presente e gioca da titolare sia la sfida di Cornellà, vinta 2-0 contro il Cile, che quella di Siviglia pareggiata per 0-0 contro il Paraguay.

Ziyech
Nelle amichevoli di settembre, Ziyech ha capito il ruolo chiave che avrebbe avuto ai mondiali. (Foto: Fran Santiago/Getty Images – One Football)

In poche uscite si nota già il ruolo centrale di Ziyech in una squadra sempre allerta ma pimpante quando manovra in zona offensiva, con un 4-2-3-1 marchio di fabbrica di Regragui. I Leoni dell’Atlas sembrano a loro agio nelle due fasi, sia nel ripiegamento che in ripartenza. La bravura dell’ex Wydad è stata quella di rimettere assieme i cocci in poco tempo, unendo alla qualità dei suoi interpreti più forti l’esperienza di alcuni calciatori importanti anche fuori dal campo che conosceva dalle precedenti esperienze.

In un clima rilassato ma motivato, Ziyech si è ritrovato in due mesi da reietto a spirito guida: ha subito capito che questa era la sua grande occasione per rilanciarsi, tornando ad essere importante in un contesto in cui si è sempre trovato a proprio agio. La tecnica espressa in queste tre partite, la qualità dei dribbling e dei passaggi forniti ai compagni, conditi dalla bravura nel leggere i tempi degli incontri rallentando o accelerando il gioco a seconda dei momenti, hanno fatto il resto. Per il bene del calcio, ma anche di una nazionale marocchina che quest’oggi contro la Spagna può giocarsi la possibilità di diventare la sorpresa della competizione, il messaggio è chiaro: in attesa di quello che verrà dopo il Chelsea, abbiamo ritrovato quell’Hakim Ziyech che, nelle mille e una notte del Bernabeu del marzo 2019, aveva stregato l’Europa calcistica.

Autore

Nato in Italia, girovago per studi tra Francia e Spagna, poi Argentina per passione: scrivo per amore innato verso questo sport e per la necessità di esprimermi condividendo le mie idee. Amo raccontare storie particolari e poco conosciute, da quelle legate al calcio francese o agli angoli più remoti dei confini argentini.

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