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CALCIO ESTERO

Il Chelsea ha scelto Mudryk

Nella faraonica campagna acquisti invernale del Chelsea – ben 178 milioni di euro spesi  per sette calciatori – l’impressione di voler rivoltare la squadra come un calzino è parsa piuttosto evidente. Un po’ per i non esaltanti risultati ottenuti finora, un po’ perché con l’esonero di Tuchel, diversi calciatori confacenti alla filosofia di gioco del tecnico tedesco sono risultati indigesti al nuovo manager, Potter. In Premier questo è possibile: a suon di milioni non si punta a far rendere investimenti del tecnico precedente, ma anzi, si cancella con forza quel passato comprandone degli altri a prezzi ancora più stellari. Probabilmente Potter ha richiesto più di un puntello nel reparto avanzato – a causa della poca stima dimostrata nei confronti di calciatori come Sterling o Aubameyang – ed è stato accontentato. Sono arrivati: Joao Felix in prestito dall’Atletico Madrid, la piccola gemma Madueke dal PSV e infine, dopo un flirt con Leao, la scelta per l’investimento forte è stata su Mudryk. Cosa cercava esattamente Potter? Perché ha virato da Leao all’ucraino?

Mudryk si presenta a Stamford Bridge
Comprensibile e non poco lo scetticismo che ha accompagnato la spesa da 100 milioni del Chelsea per Mudryk (Foto: Ben Stansall/Getty Images – OneFootball)

Chi è Mudryk?

Mykhailo Mudryk è un biondissimo, impomatatissimo e tatuatissimo attaccante esterno ucraino, destro di piede ma che gioca a sinistra. Classe 2001, a giustificare l’investimento di ben 70 milioni di euro di parte fissa, con altri 30 di bonus, ci sono per lui una manciata di partite di Champions, un’altra quarantina in campionato con lo Shakhtar Donetsk e un’altra decina con la nazionale ucraina. Si può dire che gran parte della sua carriera da professionista si sia svolta in un campionato giocato dove in questo momento c’è una guerra, con tutto ciò che ne consegue. Tuttavia, la “manciata” di partite giocate in Champions League sono state una radiosa espressione di tutto il talento di Mudryk.

Di quel talento se ne erano accorti in tempi meno sospetti Paulo Fonseca, nel 2018, quando lo fece esordire in prima squadra e successivamente Roberto De Zerbil’allenatore che gli ha dato più fiducia di tutti e che anche lo stesso Mudryk riconosce come padre putativo. Già in estate, grazie al lavoro del tecnico italiano, l’Arsenal aveva bussato alla porta degli ucraini con in mano 35 milioni di sterline; rifiutate, con la saggezza di chi da tempo sa vendere bene le sue perle più pregiate. A distanza di sei mesi infatti, di nuovo l’Arsenal ha concorso col Chelsea a formare un’asta capace di dare minimo (esenti bonus) il doppio del prezzo di agosto. Una magia (l’ennesima) di mercato dei Minatori.

La vetrina della Champions, quel girone F, è stata la sliding door decisiva per far lievitare così tanto il prezzo. Mudryk ha dimostrato di avere doti importanti e lo ha fatto contro avversari del calibro di Real Madrid e Lipsia. In patria lo hanno soprannominato “Neymar ucraino” per quella propensione al dribbling non-necessario, che irride l’avversario e porta in dote con sé qualche calcione di troppo. Il punto è che Mudryk è così veloce nei primi passi che anche prenderlo con un fallo risulta difficile. Per questo più che a Neymar, viene da paragonare Mudryk ad un supersoldato come Bale o ad un velocista puro come Salah. Gente in grado semplicemente di lanciare il pallone qualche metro oltre l’avversario e riprenderlo mentre il difensore sta provando ad abbozzare uno scatto.

In Champions League ha già registrato la massima velocità da quando si raccoglie il dato. Al contrario di Leao però, Mudryk ha meno abilità nel gestire il pallone nei piedi. Il portoghese è più sinuoso e ha un piede più appiccicoso, da cui il pallone sembra impossibile staccarsi. L’ucraino, invece, punta più sulla forza nelle gambe che sul controllo. Questo fa sì che contro difese più schierate, dove c’è meno campo da attaccare, qualche limite tecnico esca fuori. Questo elemento di difformità, in cui è probabilmente inferiore al calciatore del Milan, diventa però un grande punto di forza a campo aperto, dove avere Mudryk nelle proprie fila diventa una certezza vera e propria che si creerà una grande chance. Di più, anche nel tiro da fuori non si può certo dire che sia carente, come visto col gran gol al Celtic.

Nella specifica dei passaggi, si avvicina molto nuovamente a Rafael Leao. Non ha nelle sue corde dei passaggi elaborati, non è la prima soluzione che cerca (tranne quando ha ormai scartato tutti). Ma perlomeno dalle partite viste in Champions League, sembra avere una capacità decisionale migliore del milanista; per quanto portato sempre prima a dribblare che a fare altro, la gestione delle transizioni offensive risulta più oculata e di maggiore efficienza. Chiaro che un campione di sei partite è poco per giudicare, ma sicuramente l’indicazione c’è.

Insomma il Chelsea ha comprato un’ala sinistra, bravissima ad accentrarsi per andare sul piede forte, ma che può anche benissimo andare sul fondo e appoggiare di sinistro per il cutback o per dei palloni con scritto “basta spingere” per il 9 di turno. Sa tirare da lontano, sa gestire le transizioni. Non è un grande pressatore, o almeno ad oggi non ha dimostrato di esserlo e probabilmente non ha nel suo bagaglio un assist illuminante; rimane molto bravo ad associarsi (motivo per cui sarebbe folle spostarlo dal piede invertito) ma non ha sempre tanta voglia di farlo. Un giocatore abbastanza diverso da Leao quindi, pur rimanendo con entrambi i piedi nella definizione di calciatore forte.

Mudryk contro il Real Madrid
In azione contro il Real Madrid in una partita in cui ha fatto ammattire un certo Dani Carvajal. (Foto: JAVIER SORIANO/AFP via Getty Images-OneFootball)

Potter come lo userà?

Il fatto che si cercasse qualcuno in grado di saltare l’uomo con grande facilità fa pensare che il tecnico del Chelsea voglia qualcuno in grado di creare superiorità semplicemente toccando il pallone. Un calciatore autosufficiente, quasi egoista (anche qui, grande assonanza tra Leao e Mudryk). Giocherà quasi certamente nei due dietro la punta, probabilmente facendo scivolare molto dietro Sterling nelle gerarchie offensive. Dato l’investimento e la durata del contratto (scadenza 2030) i Blues sembrano voler dare un segnale a Potter. Di fiducia nonostante un periodo pessimo, ma anche di sveglia vera e propria.

Sembra infatti sia stato lui a spingere tanto per l’ucraino, dopo aver dimostrato di aver fiducia nei creativi della squadra (Havertz, Mount) e meno nei dribblomani. Per cui colta l’occasione Felix, in grado di giocare sia da terminale sia al posto di uno dei due “10”, ha voluto un acquisto di queste caratteristiche con queste prospettive. La tifoseria ha storto il naso, poiché nei paraggi di Stamford sono tutti convinti che l’assenza più pesante sia quella di Kante e il reparto dove agire di conseguenza non fosse quello offensivo.

La scommessa di Potter sull’autosufficienza di Mudryk in un contesto iper-intenso e iper-atletico come la Premier rimane non banale. In Inghilterra c’è stracolmo di difensori enormi e con primi passi potenti. Se Mudryk non riuscirà ad aver la meglio su di loro saranno dolori. Quegli attimi in cui sposta il pallone un po’ più avanti saranno cruciali per le azioni offensive. In momenti di grande difficoltà è consueto affidarsi a calciatori del genere, ma anche il vestito tattico di una squadra alla lunga influisce su determinate scelte.

Il modulo di riferimento di Potter è da anni il 3-4-2-1 e nell’immaginario di tutti, Mudryk dovrà andare a ricoprire uno dei due ruoli “sottopunta”. Posto che ormai i “numeri” dei moduli sono aria fritta, i ciuffetti d’erba che l’ucraino dovrà calpestare vanno scelti con accuratezza. Essere uno splendido solista non vuol dire sempre essere autosufficienti. In questo non va sottovalutato l’ottimo lavoro fatto da Jovicevic, suo ultimo allenatore con lo Shakhtar. Chiedeva al suo gioiello di essere il grande ribaltatore di campo e per farlo gli dava spazio verso la propria porta. Se i problemi del Chelsea a centrocampo rimarranno invariati, riuscirà Potter ad essere abbastanza pronto a scelte del genere?

La scelta di Mudryk ha ragioni molto solide alla sua base. Tuttavia data l’età e quello che abbiamo potuto ammirare del calciatore le insidie sono dietro l’angolo, specie in un campionato che assomiglia sempre di più all’NBA del calcio. Dato il livello raggiunto dallo scouting mondiale però, la scelta del Chelsea, data la volontà dell’allenatore è stata quasi obbligata. Se pagherà dividendi molto alti, se Mudryk ci farà brillare gli occhi come ha fatto in Champions, lo scopriremo una domenica la volta.

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