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CALCIO ESTERO

Cristiano Ronaldo si è scoperto umano

Cristiano Ronaldo sembra una statua di cera: ha i capelli perfetti, le sopracciglia perfette, la pelle liscia in cui affiorano appena alcune rughe. Non ha più lo stesso fascino belloccio di qualche anno fa ma forse non lo sa. Indossa una giacca che probabilmente un comune mortale non potrebbe neanche vedere, tiene le mani giunte, si accompagna con una gestualità quasi minima. Intorno a lui una stanza che sembra una hall di un albergo.

Il suo interlocutore sembra ancor più di cera; è un personaggio patetico come solo Piers Morgan sa essere. Altrettanto patetico è il canale, in cui Murdoch sta bruciando milioni, che ospita l’intervista. Patetico è il tweet con cui prende in giro Trump perché l’intervista con Ronaldo ha avuto più ascolti di quella fatta con lui.

Patetica è anche la copertina del Sun con cui Morgan ha annunciato l’intervista. Una copertina pacchiana – tutte le copertine dei tabloid lo sono – ma questa lo è in modo particolare. Recita, con lettere grandi quanto la copertina stessa: “United have betrayed me”; lo United mi ha tradito.

Dice Ronaldo: “Credo che alcune persone non mi volessero qui”, mette l’accento sul fatto che la gente deve sapere la verità, come a volerci rivelare un segreto. Che Ronaldo non fosse gradito a Manchester, però, non era un segreto per nessuno; non lo era neanche che lui stesso volesse andarsene. Non era un segreto il tentativo di Mendes di convincere un qualsiasi club partecipante alla Champions League a offrirgli un contratto. Non erano un segreto neanche i rifiuti che Mendes ha ricevuto.

Quest’intervista sembra, piuttosto, lo sforzo di Cristiano Ronaldo di imporre la sua verità al suo mondo; una divinità che offre a noi mortali la capacità di comprendere la sue volontà. Ronaldo rivela che stava per andare al Manchester City ma che ha rinunciato per la chiamata di Ferguson. Dal Manchester City, invece, fanno sapere che erano stati loro a tirarsi indietro perché la sua presenza sarebbe stata una distrazione per i compagni. Lo stesso motivo per cui Tuchel aveva bocciato il suo arrivo al Chelsea.

Le sue parole sono sembrate più conseguenza del fatto di aver realizzato che il tempo scorre anche per lui; “Non sono io quello sbagliato, siete voi”, si sarà detto. Nell’intervista lo dice chiaramente: la maggior parte dei suoi compagni non lo ascolta, ma è un loro problema perché “non avranno la sua longevità“. Era sbagliato Ten Hag, che contro il Tottenham aveva visto che non solo c’erano undici giocatori, sbagliati anche loro, che meritavano di stare in campo più di lui ma che c’erano anche altri tre giocatori, ancor più sbagliati, che hanno meritato di entrare prima di lui.

Ronaldo si scalda durante Manchester United-Tottnenham
Una delle tante immagini di Ronaldo che si scalda prima di abbandonare la panchina contro il Tottenham. (Foto: Alex Pantling/Getty Images – OneFootball)

Alla luce di questa intervista, il suo post di scuse suona ridicolo: “Penso di dover continuare a lavorare duro a Carrington, appoggiare i miei compagni e ed essere pronto a tutto in ogni partita. Questo è il Manchester United e noi dobbiamo restare uniti.” Nel mentre, registrava l’intervista con cui avrebbe fatto deflagrare tutto.

I numeri dicono che la sua ultima stagione è stata buona: 24 gol in poco più di una trentina di partite. Un dato sotto media per i suoi standard – nell’ultimo anno alla Juve ne aveva segnati più di trenta – ma generalmente non negativo, se non fosse che lo United si è sgretolato intorno a lui. Rispetto alla stagione precedente, tutti i suoi compagni di reparto hanno peggiorato i propri numeri offensivi: Bruno Fernandes ha dimezzato i suoi numeri di gol e assist; Marcus Rashford ha faticato addirittura a giocare – 4 gol dopo due stagioni da doppia cifra – e Anthony Martial è stato direttamente fatto fuori, mandato a prendere polvere in prestito al Siviglia.

Ridurre le cause di una stagione fallimentare a un singolo giocatore è sicuramente una forzatura, ma la stagione 2021/22 del Manchester United è stata la prova di come Ronaldo sia entrato in una fase della carriera in cui, sopra determinati livelli, toglie più di quanto può offrire. Un giocatore del Manchester United non può rinunciare a pressare o fermarsi con le braccia larghe quando gli avversari preferiscono servire gli altri; non se non sei più il migliore – o secondo, gusti – giocatore del mondo.

Proprio dopo l’esclusione che ha seguito la partita contro il Tottenham, Ronaldo è tornato in campo sembrando quasi più disponibile. Nella partita di Europa League contro lo Sheriff, giocata da titolare, si è sacrificato qualche volta in pressing; ha fatto qualche ripiegamento e ha giocato di più coi compagni. Insomma, ha provato a mostrarsi umano e ha anche segnato.

Nel frattempo, però, Ten Hag era diventato il simbolo della protervia degli esseri umani rispetto al divino Cristiano. Non è un caso che Ronaldo abbia detto di “non avere rispetto per lui”: Ten Hag ha semplicemente scelto di guardare a ciò che Cristiano può dare e non a ciò che ha dato. Un gesto forte, come non si vedevano da anni allo United e che ha legittimato, prima di qualsiasi risultato in campo, la scelta del Manchester United di assumerlo.

Per un giocatore con l’ego di Cristiano è stato probabilmente impossibile accettare il fatto di non essere più lui e altri dieci. Sul tema Morgan insiste e gli chiede se giocando di più avrebbe segnato come l’anno scorso. Lui è convinto: “Pensi che abbia dimenticato come si segna?” Gli risponde. Poi però, la realtà è ben diversa: Ronaldo, in media, tira più di un anno fa – è tra i primi in Europa per tiri per 90′ – ma segna di meno. Dopo un terzo di stagione ha segnato la miseria di tre gol. Due di questi sono arrivati contro lo Sheriff Tiraspol in Europa League, una squadra di un paese non riconosciuto in una competizione in cui Ronaldo non metteva piede da vent’anni.

Dopo il primo di questi gol ha esultato come sempre, con i tifosi che accompagnano il suo gesto con quel siuuu ormai diventato un marchio della sua immagine. Solo che il tempo sembra aver reso ridicola quell’esultanza, ormai ridotta a un simulacro della sua grandezza come quelle statue greche a cui lo scorrere del tempo ha tolto i colori.

Negli altri due gol ha cambiato esultanza: ora si ferma, unisce le mani sul suo petto e chiude gli occhi, come a volersi riposare. O, forse, come a volersi semplicemente godere il momento. Forse chiude gli occhi per percepire un mondo diverso intorno a sé: i compagni che lo celebrano e i tifosi che urlano sono sempre lì, ma nella sua mente ha appena deciso un’altra finale di Champions League invece di un anonimo Everton-Manchester United che aveva iniziato in panchina. Quasi come Novak Djokovic, che nella finale di Wimbledon del 2019 si era convinto che i tifosi urlassero “Novak” anziché “Roger”. Creare un mondo parallelo come modo per sfuggire allo scorrere del tempo.

Ronaldo esulta dopo il gol del 2-1 contro l'Everton
La sua unica esultanza in questa Premier League. (Foto: OLI SCARFF/AFP via Getty Images – OneFootball)

Le sue parole con Morgan sembrano muoversi nello stesso solco: Cristiano Ronaldo voleva riscrivere la realtà ma ha semplicemente finito per mostrarci la sua insofferenza. Per molti versi, quest’intervista ha ricordato quella che Totti aveva rilasciato al TG1 sei anni fa, ma rispetto alle parole di quest’ultimo – che in sé raccoglievano soprattutto rancore – quelle di Ronaldo sembrano dare allo United e a Ten Hag la sola colpa di averlo messo davanti al fatto che il mondo può andare avanti senza di lui.

Quello di Totti è stato solo uno degli esempi citati, come quelli di Roger Federer e Valentino Rossi, il cui rifiuto per la fine sembrava più mosso dall’amore per lo sport. Per Ronaldo, però, la prospettiva dell’addio sembra assumere dei connotati puramente distruttivi. Nella sua realtà, non può esistere un Manchester United senza Cristiano Ronaldo, ma anche una Champions League senza Cristiano Ronaldo o, peggio ancora, un calcio senza Cristiano Ronaldo.

Subito dopo l’intervista, lo United ha rilasciato un comunicato in cui annunciava provvedimenti e ribadiva che l’obiettivo restava quello di “prepararsi per la seconda parte di stagione e mantenere la spinta, la convinzione e l’unione che si stanno costruendo tra giocatori, tifosi, allenatore, staff e tifosi”. La scelta di insistere sul senso di collettività sembra precisa per contrapporre un noi all’io di Ronaldo.

Questa intervista è stata il momento villain di Ronaldo. Ne è uscito con le ossa rotte, licenziato – forse la sua vera intenzione – e senza la milionaria buonuscita, a cui ha rinunciato probabilmente per evitare una causa. Per lui però si prefigura anche il rischio di non trovare più spazio ad alti livelli. D’altronde, chi si metterebbe in squadra un giocatore capace di demolire il suo club così? E chi lo farebbe pagandogli gli svariati milioni che vuole?

Le sue parole hanno anche portato alla luce la poca stima per i suoi compagni, ma anche viceversa. Nei primi giorni di ritiro pre-mondiale è circolato un video di Bruno Fernandes che lo saluta in modo incredibilmente freddo, ma quasi subito è stato smentito che fosse per l’intervista. Poco dopo, però, è uscito un secondo video, in cui cerca di motivare João Cancelo prendendolo per il collo prima di venire malamente scansato. Difficile credere che qualcosa non sia cambiata nel rapporto con il loro capitano.

La legacy di Cristiano Ronaldo resterà intatta, non c’è dubbio. Per milioni di persone nel mondo, la figura del portoghese è veramente quella di un dio e visti i numeri si potrebbe davvero parlare di una religione. Nel culto della personalità di Ronaldo, Ten Hag è solo un parvenu che ha voluto credersi genio. “Si comporta come se avesse scoperto l’ultima Coca Cola nel deserto” dice Ronaldo.

I social, intanto, ci hanno offerto l’ultimo pallone toccato da Cristiano Ronaldo con lo United. Un tocco di petto (o forse braccio) su un lancio di Eriksen in una partita, persa malamente, contro l’Aston Villa. Forse voleva essere una sponda per un inserimento di Martial ma ci mette poca forza; Konsa, che lo stava marcando, riesce a scappargli alle spalle e ad anticipare il francese. Ronaldo si tocca il braccio, sembra nervoso, “Io ci sarei arrivato prima” avrà pensato.

Autore

Nasce a Roma nel 1999. Tifoso di Roma e Arsenal, dal 2015 scrive di calcio inglese e dal 2022 ne parla anche. È fan dei calzettoni bassi, delle punizioni sopra la barriera e dei falsi terzini.

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