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CALCIO ESTERO

Il glamour ritrovato di Coupe de France e Copa del Rey

Da alcuni anni il vero significato delle coppe nazionali sembra essersi diluito in una mera perdita di tempo settimanale. In cinquant’anni tali competizioni hanno visto mutare la propria importanza da titolo chiave, che valorizzava il predominio in un certo paese, a torneo per “scappati di casa” destinato a dar minutaggio alle riserve dalle sporadiche possibilità di diventare titolari. Tale preoccupazione, che non ingloba un’Inghilterra da sempre attenta a mantenere lo status della FA Cup, investe in particolare Francia, Spagna e Italia. Ma mentre la Coppa Italia fa tanta fatica a cambiar pelle, i vicini sembrano aver trovato la chiave di volta per ridare interesse nazionale a due prodotti come Coupe de France e Copa del Rey. Il tutto tramite formule organizzative semplici che hanno riavvicinato i tifosi ad un calcio forse più genuino e sicuramente più accattivante.

A casa dei “panettieri” francesi

Quando durante un intervento telefonico su RMC i giornalisti del programma L’After Foot mi chiesero cosa interessasse al pubblico italiano del calcio francese, furono inizialmente stupiti dalla mia risposta. Il loro presentatore, Gilbert Brisbois, concluse in maniera spiritosa:

“Vi piace quindi la squadra di Ligue 1 che fa la trasferta dai panettieri del paesino!”

In realtà, il giornalista francese aveva colto l’essenza magica di una competizione diventata un cult negli anni grazie proprio agli exploit che hanno dato vita a storie romantiche. Dalla cavalcata degli amatori del Calais nella Coppa di Francia 1999-2000 (persa poi in finale contro il Nantes, ndr) al percorso del Vendée Les Herbiers finalista contro il PSG nel 2017-2018, la Coupe diventa famosa ogni anno per le varie sorprese nel corso di svolgimento,  in cui spesso squadre di amatori sconfiggono compagini ben più blasonate e chiacchierate di loro regalandosi una notte di gioia nel più classico Davide contro Golia. E quando non è il campo a parlare in termini epici, è tutto quello che gira attorno a strappare un sorriso, ridando al calcio quella dimensione popolare persa da ormai un decennio. Ne sono esempi palesi quelli dell’Entente Sportive Cannet Rocheville, dello Cholet o del Jumeaux M’Zouazia.

Il Cannet esulta dopo un gol in Coupe de France al Marsiglia
I giocatori del Cannet Rocheville festeggiano il momentaneo 0-1 in Coupe de France contro l’Olympique Marsiglia (Foto: Clement Mahoudeau/Getty Images – One Football)

I primi, squadra di National 3, la nostra Eccellenza, si sono regalati a dicembre un 32esimo di finale da sogno contro il Marsiglia. Per tanti atleti, provenienti dalla vicina cittadina di Le Cannet, è stata la possibilità di misurarsi contro gli idoli della propria squadra. Restando tra l’altro in vantaggio per mezz’ora. Un’occasione che il difensore centrale dei verdi, José Mendes, ha pensato bene di sfruttare per chiedere alla propria compagna di sposarlo subito dopo la partita, sul manto verde dell’Orange Vélodrome.

Lo Cholet invece, piccola società della Loira di National (terza divisione), si è visto rinviare la partita in Martinica contro il Club Franciscain ad inizio dicembre dopo 15 ore di volo. Causa del rinvio le problematiche sociali in un’isola che affronta da tempo una grave crisi economica post pandemica. E che dire del Jumeaux M’Zouazia, squadra di DH (Division d’Honneur, amatori puri) che pur perdendo 10-0 contro il Bordeaux nei 32esimi di finale si è regalato una spettacolare trasferta alla Matmut Arena, partendo dai caraibi della Mayotte per finire sulle sponde della Gironda. O del Reims Saint-Anne (National 3), compagine dell’omonimo quartiere della città della cattedrale e prima squadra di Robert Pirès, che nei 32esimi si è ritrovata di fronte i cugini “ricchi” dello Stade de Reims piegandosi solo al minuto 88 per un calcio di rigore. O anche delle favole Feignies-Aulnoye e Vannes, altri due club di eccellenza che hanno potuto gustarsi un’indimenticabile sfida contro un colosso come il Paris Saint-Germain.

Mbappé durante la partita di Coupe de France contro il Vannes
Sotto il diluvio bretone dello Stade de la Rabine, Kylian Mbappé sfugge in velocità a due difensori del Vannes durate i sedicesimi di Coupe de France. (Foto di by Loic Venance/Getty Images – One Football)

Quelle che sembrano storia romanzate e paradossali sono il frutto di un tabellone unico, in stile coppa inglese, che mette le società di fronte ad un tutti contro tutti spettacolare. In più, qualora nei sorteggi ci fossero più di due divisioni di differenza tra le due squadre, per regolamento (ad esclusione di problematiche esterne) si gioca sempre in casa del “più piccolo”. Un altro punto a favore della Coupe de France è sicuramente l’organizzazione del calendario: a partire da dicembre, i match di coppa si disputano nel weekend al posto dei campionati. Ogni squadra ha così la possibilità di schierare i titolari come fosse un fine settimana qualsiasi, senza dover forzatamente fare un turnover eccessivo. Non è un caso che un calciatore come Kylian Mbappé non abbia saltato nessuna delle due sfide del Paris Saint-Germain, malgrado gli avversari fossero alla portata. Nonostante le incognite di una competizione così vasta, il Paris Saint-Germain ha trionfato in sei delle ultime sette edizioni tranne che nel 2019 (titolo al Rennes, ndr). Ma per farlo ha dovuto percorrere l’esagono in lungo ed in largo.

La nuova Copa del Rey

Dopo un periodo di presunto oblio, anche la coppa nazionale spagnola ha saputo rinascere dalle proprie ceneri. Adottando un formato semplice ed efficace a partire dalla stagione 2019-2020:  ampliare alla partecipazione delle 42 compagini di prima e seconda divisione quella dei club di terza e tutte le vincitrici dei campionati amatoriali regionali, per un totale di 125 squadre che si scontreranno in sfida unica fino alle semifinali. Anche qui, sin dalle prime edizioni, le sorprese non sono mancate così come le storie da romanzo. Come l’eliminazione del Real Madrid nei sedicesimi di finale dello scorso anno per mano del Club Deportivo Alcoyano o della doppia eliminazione sempre nei sedicesimi di finale dell’Atletico Madrid (nel 2020 contro la Cultural Leonesa, nel 2021 contro il Cornella, ndr).

Sorprese ispaniche che non sono mancate neanche quest’anno: nel secondo turno di coppa, l’Atlético Mancha Real (4^divisione) ha fatto fuori il Granada, l’Atlético Baleares (3^divisione) ha goleato il Getafe (5-0 il 16 dicembre, ndr), e ancora una volta il Club Deportivo Alcoyano (3^divisione) ha avuto la meglio del Levante ai rigori (4-3), mentre il Linares Deportivo (3^divisione) ha sconfitto l’Alavés.

Tolta la magia di tali vittorie e la bellezza nel vedere società milionarie alle prese con trasferte in piccoli campi di periferia stracolmi di gente (COVID-19 permettendo), la Copa del Rey concede ancora qualche piccolo vantaggio alle migliori squadre del paese. È il caso delle quattro finaliste della Supercopa, le uniche compagini che entrano in gioco nei sedicesimi andando a pescare squadre con divisione inferiore. In questo caso, rispetto alla Francia, il tabellone non è del tutto aperto non lasciando spazio a sorprese che si affrontano tra di loro sperando di avanzare nel turno come accade nel caso francese. Quasi fosse una scelta del fato, al Club Deportivo Alcoyano è ricapitato per il secondo anno consecutivo il Real Madrid, che riviaggerà questa settimana alla volta di El Collao di Alcoy sperando di non ritrovare i fantasmi della scorsa stagione.

E in Italia?

Gli ultimi turni di Coppa Italia hanno sicuramente rinforzato l’idea che il torneo abbia bisogno di un rinnovamento radicale. Il nostro paese è uno dei pochi a possedere un’ulteriore coppa nazionale dedicata soltanto alle squadre di Serie D. Dall’Eccellenza in poi invece non vi è alcuna possibilità di potersi regalare momenti storici come quelli precedentemente raccontati. Aprire il tabellone a questi club potrebbe ridare lustro al calcio popolare, portando il gigante nella terra dei più piccoli anche solo per riassaporare in una sera lo sport da cui tutti gli atleti provengono. Inoltre, tali sfide regalano a piccole società la possibilità di investire sulla propria immagine regalandosi incassi record che salvano l’essenza del calcio amatoriale, o potendosi permettere di crescere con regolarità. Regalando, senza ombra di dubbio, più appeal e più storie da raccontare ai nipotini. Sognare di battere Juventus, Milan o Inter in un campetto di paese non costa nulla, no?

 

Autore

Nato in Italia, girovago per studi tra Francia e Spagna, poi Argentina per passione: scrivo per amore innato verso questo sport e per la necessità di esprimermi condividendo le mie idee. Amo raccontare storie particolari e poco conosciute, da quelle legate al calcio francese o agli angoli più remoti dei confini argentini.

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