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CALCIO ESTERO

Il Bodø/Glimt e un triennio da incorniciare

Dopo aver stupito in patria vincendo il campionato nel 2020 con ben 2 mesi d’anticipo, i norvegesi del Bodo/Glimt continuano a navigare con il vento in poppa verso una rotta che sta conducendo, a suon di gol, calcio spettacolare e titoli, una piccola società comunale a diventare una vera e propria corazzata di Eliteserien. Come la corrente di marea che scalfisce le coste della cittadina di Bodø, la Saltstraumen, la realtà del Fotballklubben Bodø/Glimt ha saputo mettere in piedi, con le proprie forze, una struttura capace di competere con squadre del calibro di Rosenborg e Molde, reputate sino a qualche anno fa due entità dal peso sportivo ed economico inarrivabile per un calcio ancora troppo di nicchia come quello norvegese, rompendo il duopolio in vetta durato ben sei anni.

Un exploit “diverso” dai precedenti

Il campionato norvegese ha regalato exploits storici negli anni, come quello di StabaekStromsgodset nel 2008 e nel 2013: le due piccole compagini si tolsero la soddisfazione di battere il colosso bianconero del Rosenborg, ma con vittorie che apparvero, sin sa subito, frutto di una buona stagione ma nulla più. Sotto questo aspetto, la scalata al successo del Bodo/Glimt è stata ben più lenta e costruita e lascia spazio ad interpretazioni positive e futuribili per il prosieguo del progetto giallonero. Da un biennio a questa parte, il Bodo si è caricato sulle spalle il compito di risollevare il calcio nell’intero Nordland, regione romantica e ricca di storia che un tempo fu terra di calcio europeo grazie ai vicini del Tromso Idrettslag, compagine biancorossa che a fine anni ’90 diventò un vero e proprio spauracchio per le trasferte di Coppa UEFA, e che oggi fa i conti con un duro ritorno in prima divisione.

Se al Bodo è affidato l’arduo compito di ripeterne le gesta, il lavoro svolto sino ad ora mostra la volontà di costruire qualcosa di duraturo e continuativo, definendosi come entità che vada al di là della più classica definizione di meteora. Per questo motivo, e per alcune scelte societarie e sportive messe in atto nel 2017, l’anno del ritorno in prima divisione dopo il purgatorio in seconda divisione che spesso può rivelarsi una pericolosa anticamera verso il calcio amatoriale.

Dal campo alla panchina, l’idea del Bodo/Glimt è stata sin da subito quella di creare una nuova identità calcistica, peculiare visti i confini geografici ed avvantaggiata dal fatto di essere la squadra di un piccolo comune di circa cinquantamila abitanti, priva quindi di pressioni esterne di tifosi e opinione pubblica. L’intento principale è quello di partire da una solida base di giovani formati nella contea, in modo da avere uno zoccolo duro che possa formarsi negli anni per abbattere costi che sarebbero altrimenti laceranti per un club di Eliteserien con pochi introiti derivanti da diritti televisivi, biglietteria e merchandising. Basti pensare alla casa dei gialloneri, l’Aspmyra Stadion, una struttura comunale di 8800 posti che ricorda un tutto esaurito risalente agli anni ’70, in un match contro il Viking.

L'Aspmyra Stadion
La casa del Bodo/Glimt (Foto: Marius Simensen/Imago Images – OneFootball)

Una rosa dal valore quadruplicato

Nonostante le tante variabili sfavorevoli, la rosa dei norvegesi è riuscita nell’impresa di quadruplicare il proprio valore in circa tre anni. Quella che nel 2019 si stimava in 3 milioni di euro oggi ha un valore netto di 12,3 milioni di euro. Una vera e propria infinità per una realtà di queste dimensioni. Se il cambio di passo fu frutto della frustrazione della retrocessione 2016, il club non prese scelte avventate: l’ex gloria della società, Aasmund Karl Bjørkan, l’allenatore durante quell’annata, rimase in carica anche nella stagione successiva, lavorando proprio sullo zoccolo duro di calciatori formatisi in loco e conducendoli presto in prima divisione. Passando per talenti del calibro di Hakon Evjen (partito all’AZ Alkmaar per 3 milioni nel 2019), Jens Petter Hauge (acquisto del Milan nell’estate 2020 a 5 milioni), Brede Moe, Fredrik Bjørkan, Patrick Berg ed Ulrik Saltnes, tre prospetti che saranno poi protagonisti del titolo dello scorso anno e, nel caso degli ultimi due, volti nuovi della nazionale norvegese di Erling Braut Haaland e compagni.

Dopo aver iniziato tale processo, Bjørkan lascia il passo nel 2018 al suo vice Kjetil Knutsen, un vero sconosciuto ai più a quei tempi. Knutsen, con alle spalle una sola esperienza nell’Åsane, in seconda divisione, si rivelerà l’anima del progetto ed un pezzo fondamentale per i successi in questo triennio, togliendosi la soddisfazione di vincere il premio Kniksen come miglior allenatore norvegese nel 2019 dopo il secondo posto in campionato.

Per spiegare la personalità del suo allenatore, in una recente intervista al New York Times è proprio il pilastro della squadra, Ulrik Saltnes, a raccontare come il coach sia sempre all’ascolto dei propri calciatori e cerchi di comprenderli nel migliore dei modi per farli esprimere in campo. Oltre a ciò, nell’articolo si racconta il valore aggiunto dato dalla presenza di Bjorn Mannsverk, un ex pilota dell’aviazione che divenne mental coach del club nel 2017. Il lavoro di Mannsverk permise a ragazzi come Berg e Saltnes di scacciar via qualsiasi dubbio ed ansia per concentrarsi sul lavoro quotidiano e mostrare il proprio volto migliore in campo. Un lavoro che ha permesso in un triennio di ottenere risultati strabilianti e di rendere queste vittorie un vero e proprio fenomeno seguito in tutto il continente, grazie anche all’immagine che il Bodo ha dato nei preliminari di Europa League dello scorso anno.

Hauge esulta in Milan-Bodo Glimt
La partita che ha svoltato il destino di Hauge (Foto: Imago Images – OneFootball)

Bodo Glimt e il diventare glamour

Se una buona generazione unita ad un mercato oculato ed intelligente portano a risultati inimmaginabili, l’aspetto più complicato era quello relativo alla bellezza del gioco: in questi anni, il Bodo/Glimt è stata per distanza la squadra più bella da vedere in patria, con una fase offensiva fatta di transizioni rapide e possesso palla paragonabile ad alcune maniere di intendere il calcio in leghe più note di quella norvegese. Per un totale di 103 gol fatti lo scorso anno, che segna un record assoluto nella lega norvegese e non solo.

Il 4-3-3 di Kjetil Knutsen vince, diverte e fa gioire, per un trend che sembra non essersi esaurito neanche in questa stagione, come dimostra il 7-2 ottenuto contro lo Stromsgodset il 16 giugno in cui i tre migliori in campo si sono rivelati proprio i ragazzi della casa, dal terzino Bjørkan ai centrocampisti Berg e Saltnes, autore di una doppietta. Anche quest’anno, dopo 9 giornate, il Bodo è in testa al campionato, appaiato però con il Molde che sembra voler procedere allo stesso passo. Il primo scontro diretto di oggi, alle ore 18:00, potrà permettere ai gialloneri di comprendere il livello raggiunto in questi anni, non solo dal punto di vista calcistico ma anche mentale e d’esperienza.

Oltre agli ottimi risultati sul campo, il lavoro del Bodo/Glimt prosegue anche al di fuori del terreno da gioco per migliorare alcuni aspetti importanti come la formazione dei giovani e i ricavi extra sportivi. Da una parte, dal 2019, il Bodo ha dato vita ad un’iniziativa chiamata Action Now, con lo scopo di rendere sempre più sostenibili le sue attività. Dalla produzione di divise da gara a tema (la maglia away di quest’anno è ispirata all’oceano ed alla sua importanza) alle partnership solidali durante le partite casalinghe e fuori dal campo, come visite in ospedali e strutture ed iniziative che aumentino il benessere della zona. Sino ad arrivare a collaborazioni internazionali che abbiano l’obiettivo di formare i calciatori in erba, come il recente accordo con la scuola calcio sudafricana Ubuntu, in cui Bodo potrebbe diventare un ottimo punto di approdo nel calcio europeo per molti giovani talenti.

Una volta ancora, l’ennesima dimostrazione di come, per ottenere risultati sul campo, il lavoro svolto debba partire da lontano, includendo progettualità e lunghezza di vedute. Sfatando poi il mito della distanza: perché per fare calcio, e costituire una solida società, ci si può trovare anche ai poli. Per davvero però.

Un'esultanza del Bodo Glimt
Team (Foto: Marius Simensen/Imago Images – OneFootball)
Autore

Nato in Italia, girovago per studi tra Francia e Spagna, poi Argentina per passione: scrivo per amore innato verso questo sport e per la necessità di esprimermi condividendo le mie idee. Amo raccontare storie particolari e poco conosciute, da quelle legate al calcio francese o agli angoli più remoti dei confini argentini.

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