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CALCIO ESTERO

Hatem Ben Arfa sta rinascendo in Gironda

Dopo lo sfogo sui social di quasi quattro anni fa, in un video in cui rivendicava tempo di gioco quando militava nel Paris Saint-Germain, la carriera di Hatem Ben Arfa appariva in fase calante. Il ragazzo di Clamart era giunto a Parigi dopo una straordinaria annata nel Nizza, quella in cui tutta la Francia, a suon di dribbling e giocate fantasmagoriche, si rese conto di aver ritrovato il suo figliol prodigo.

Nonostante l’occasione nella sua città rappresentasse l’apice della carriera, l’amore mai sbocciato con Unai Emery portò ad un biennio di oblio e poche prestazioni sul campo. Sembrava la fine, ma si trasformò nell’ennesima occasione di riscatto.

Se nell’indole umana la forza d’animo e la voglia di rivalsa rappresentano un valore intrinseco, Hatem Ben Arfa ne è sicuramente una delle massime rappresentazioni. Un’araba fenice che non ha mai smesso, grazie a qualità fuori dal comune, di stupire quando nessuno avrebbe più creduto in lui.

Vento bretone per Ben Arfa

Ben Arfa solleva la Coppa di Francia vinta con il Rennes (Foto: Anne-Christine Poujoulat/AFP via Getty Images – OneFootball)

Quando Ben Arfa lascia la capitale per passare al Rennes, in molti si chiedono quale sarà il suo stato psico-fisico dopo un biennio fondamentalmente ai box. Questa volta le risposte sono univoche e convincenti. In una stagione che in Bretagna non si vedeva da anni, i 9 gol e 6 assist nelle 41 presenze stagionali riportano i rossoneri a vincere una Coupe de France, stupendo anche in Europa League. Fa già parte degli almanacchi la vittoria per 3-1 contro l’Arsenal negli ottavi d’andata.

Ma oltre a riportare la squadra ai massimi livelli, al Rohazhon Park si torna a godere della bellezza del calcio, di quello che davvero pochi calciatori riescono a regalare. Serpentine ubriacanti, dribbling incredibili, tiri ad incrociare di immensa precisione: Ben Arfa torna ad essere non solo uomo spettacolo ma anche uomo squadra, visto che i compagni gli affidano i palloni più complicati venendo poi ripagati con pregevoli assist. In quello che sembra il matrimonio perfetto, quello destinato a continuare, il francese decide di dribblare tutti un’altra volta. Coi bretoni terminerà la sua esperienza dopo un anno fantastico, restando però svincolato ed in cerca di nuove sfide.

Con Ronaldo a Valladolid

Mentre sui social saranno sei mesi infuocati, quelli in cui tra tifosi e addetti ai lavori tutti cercano di capire quale sarà il nuovo corso di Ben Arfa, l’inaspettata firma arriva il 28 febbraio 2020. Con un prestito sino a fine stagione, è il Valladolid di Sergio González, con Ronaldo Nazario presidente, a sceglierlo.

La curiosità di vedere la qualità del nazionale francese in una Liga che da sempre omaggia il talento si scontra però con le difficoltà di adattamento: dopo soli 24 minuti disputati, in due partite, la pausa forzata dalla pandemia lo riporterà in campo a fine giugno. González lo schiererà titolare in sole due occasioni, facendolo agire da trequartista, ma le difficoltà vengono fuori anche nelle trame di gioco del Pucela: i compagni lo cercano poco, lui non riesce ad incidere. Più che una bocciatura, questa volta sembra un tentativo riuscito male. Un qualcosa di comunque doloroso da cui riprendersi, soprattutto per un ragazzo dall’indole competitiva come Ben Arfa.

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L’esperienza iberica in maglia Valladolid (Foto: Eric Alonso/Getty Images – OneFootball)

Girondino non per caso

Per risentirsi vivo, Ben Arfa sceglie un’altra sfida complessa ed il 7 ottobre 2020 approda a Bordeaux. I Girondins, che vivono uno storico cambio grafico attraverso il nuovo logo, navigano in acque piuttosto agitate. Da tempo i tifosi chiedono un cambio societario, tacciando la proprietà americana di scarsa passione nei confronti della storicità del club.

In un contesto complesso, la pandemia e le difficoltà economiche di molti club non hanno permesso acquisti. La rosa è la stessa dello scorso anno sotto la guida di Paulo Sousa. I Girondini erano storicamente conosciuti, nel settecento, come rivoluzionari francesi che volevano cambiare le cose con le proprie idee: in quest’ottica, l’arrivo dell’ex Valladolid ben si sposa con quel cambiamento che sulle sponde della Garonna si chiedeva da tempo.

L’arrivo di Ben Arfa infonde fiducia in un organico ricco di potenziale. L’allenatore del Bordeaux, il 66enne Jean-Louis Gasset, un conoscitore del calcio francese e gran comunicatore coi suoi calciatori, lo elogia sin dai primi momenti. Testimoniando voglia ed impegno, anche nelle sessioni d’allenamento, davvero encomiabili. Sul campo il francese ritrova le sue giocate peculiari, rivelandosi uno dei migliori della squadra anche nelle peggiori sconfitte.

Sorriso girondino (Foto di: Mehdi Fedouach/AFP via Getty Images)

Le condizioni fisiche e mentali sono perfette e danno i frutti sperati nelle ultime due uscite, contro Rennes e Paris Saint-Germain. Due masterclass contro le sue ex squadre. Coi bretoni torna al gol in Ligue 1 con un pregevole sinistro ad incrociare, ma è con il PSG che la voglia di rivalsa viene alla luce. Oltre a portare a spasso gli avversari, la qualità della gestione dei possessi permette al Bordeaux di pareggiare 2-2, andando spesso vicino al gol vittoria. Le statistiche gli danno ragione, non solo offensivamente: perché oltre all’assist, ai 5 passaggi chiave, ai 6 dribbling riusciti su 9, è anche il Ben Arfa difensivo a colpire, con 10 contrasti vinti e 2 tackles. Una prestazione a tutto tondo.

Guardando al futuro di Ben Arfa

Quella che in molti avevano etichettato come un’annata anonima potrebbe rivelarsi una piacevole sorpresa. A Bordeaux, Ben Arfa è già riuscito nell’intento di rompere barriere: tornando a far gioire i tifosi per la bellezza di questo sport e infondendo nei compagni la voglia di essere mina vagante. In tre settimane, una squadra etichettata senza infamia né lodi, e con poche idee, sta trasmettendo curiosità ed un tocco glamour.

Personalmente parlando, Hatem Ben Arfa ha mantenuto la parola: quattro anni fa si dichiarava un lottatore, un vincente nell’animo, qualcuno che ha sempre saputo risalire la china. I 17 trofei conquistati in Francia lo testimoniano, ma non gli sono mai valsi la consacrazione nei confronti della critica. Eppure in Gironda sta dando, per l’ennesima volta, la sensazione di essere rinato, contro tutto e tutti.

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Gli occhi puntati su di lui contro la ex (Foto: Franck Fife/AFP via Getty Images – OneFootball)
Autore

Nato in Italia, girovago per studi tra Francia e Spagna, poi Argentina per passione: scrivo per amore innato verso questo sport e per la necessità di esprimermi condividendo le mie idee. Amo raccontare storie particolari e poco conosciute, da quelle legate al calcio francese o agli angoli più remoti dei confini argentini.

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