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CALCIO ESTERO

A Guayaquil c’è un Barcelona che sogna in grande

Sono 9502 i chilometri che dividono Santiago de Guayaquil, una città ecuadoregna di tre milioni di abitanti situata sull’Oceano Pacifico, da Barcellona. I due agglomerati sono accomunati da una folle passione calcistica, una spinta popolare che fa capo a due club dai colori e simboli identici. Da una parte c’è il blasonato Futbol Club Barcelona, mentre dall’altra una delle sorprese dell’ultima Copa Libertadores, il Barcelona Sporting Club. Una delle compagini che, rappresentando l’Ecuador, sta lottando contro lo strapotere brasiliano ed argentino. In un continente in cui paesi storici come Uruguay, Cile e Colombia vivono un periodo sottotono dal punto di vista calcisticamente societario.

El Pueblo Astillero de Catalunya

Lo stadio Isidro Romero Carbo, casa del Barcelona SC
Lo stadio Isidro Romero Carbo, casa del Barcelona SC, è la struttura più grande del paese con 57.000 posti (Foto: Imago Images – OneFootball)

Oltre a una sfavillante storia costellata di titoli e record siglati in patria (16 campionati nazionali), il Barcelona Sporting Club ha radici ben note e drasticamente provenienti dal Vecchio Continente. Durante i primi anni del novecento erano tanti i cittadini europei che sceglievano il Sudamerica come nuova terra promessa. E se l’Argentina fu terra di italiani, polacchi e tedeschi, l’Ecuador e soprattutto Guayaquil diventarono ben presto terra fertile per la comunità catalana. I catalani avevano deciso di spostarsi da Barcellona dopo un grave incendio del 1896, gettando le basi da queste parti.

Se il nome di Guayaquil deriva da due simboli indigeni che in realtà fecero di tutto per lottare contro l’invasione spagnola, il capo indio Guayas e sua moglie Quil, quello tra Guayaquil e la comunità catalana sarà invece un matrimonio fiorente sotto tanti aspetti. Fu così che l’1 maggio 1925 nacque il Barcelona Sporting Club, il cui nome venne deciso dai partecipanti della storica riunione di fondazione, in maggioranza catalani. Che scelsero anche colori societari simili alla loro bandiera, ovvero giallo e rosso.

Nonostante un concetto così ispirato ai blaugrana, il Barcelona Sporting Club non è assolutamente un club satellite del Barça, né si impone di emularlo. Oltre alla romantica storia della sua creazione e alle ovvie origini catalane che vengono ormai tramandate di generazione in generazione dalle parti di Santiago de Guayaquil, il successo è stato frutto della lungimiranza nella gestione di una società che è diventata un florido esempio di continuità e progettualità in tutto l’Ecuador.

La rinascita in Ecuador e un modello differente

Se con il rivale cittadino dell’Emelec il Barcelona condivide titoli nazionali (16) ed annate in prima divisione (62), la sfida con la Liga Deportiva Universitaria rappresenta la rivalità con la capitale Quito, per un movimento calcistico ecuadoregno che negli anni ha saputo riacquisire lo splendore perso un tempo. A ciò c’è da aggiungere l’incredibile scalata dell’Independiente del Valle, un tempo piccola compagine della cittadina di Sangolquí ed oggi fiore all’occhiello del paese per la formazione giovanile che permette a tantissimi talenti di approdare in Europa.

Per rimanere al livello delle contendenti, il Barcelona ha scelto invece un altro modello di mercato: andare a scegliere, in maniera oculata e senza spese folli, talenti provenienti dai Paesi limitrofi. Si tratta di profili di livello che cercano una nuova sfida nella propria carriera. O di calciatori che, pur provenendo da fuori, hanno saputo farsi spazio nel calcio ecuadoregno partendo da compagini meno blasonate. Il tutto unito dall’esperienza di uno zoccolo duro il cui compito è quello di permettere ai nuovi di adattarsi, riconoscendo i valori del club e prendendo le misure con la città ed il campionato.

Damian Rodrigo Diaz
Damian Rodrigo Diaz ha giocato 255 partite con la maglia del Barcelona SC (Foto: Imago Images – OneFootball)

Non è un caso che dal 1987 ad oggi il Barcelona abbia avuto 8 allenatori, tutti stranieri: 7 argentini ed 1 uruguaiano. L’ultimo di essi, Fabian Bustos, è uno dei maggiori protagonisti del titolo nazionale nel 2020: a 58 anni, il nativo di Cordoba ha dovuto fare la gavetta nella città di Manta, partendo dal Manta Futbol Club per giungere ad una storica vittoria nazionale con il Delfin Sporting Club. Nel mezzo, una carriera lungo tutto l’Ecuador prima di arrivare a Guayaquil.

Il giocatore di punta della squadra, la guida spirituale per chiunque conosca questi colori è Damián Rodrigo Díaz, nato a Rosario ma consacratosi calcisticamente proprio a Guayaquil, tanto da naturalizzarsi ecuadoregno. Guardando poi al resto della rosa, l’impulso multiculturale dei Paesi limitrofi è ben evidente, soprattutto di origine rioplatense. Ne è un altro esempio il talentuoso trequartista Michael Hoyos, nato in California da genitori argentini, la cui carriera poteva essere spezzata da un brutto incidente stradale nel 2011. Con caparbietà e costanza, Hoyos è riuscito a “ripartire da zero”, come affermerà in un’intervista a Marca, per riprendersi i piani alti del calcio sudamericano passando proprio dall’Ecuador. Nel Deportivo Cuenca prima e nel Guayaquil City, sino a giungere nel Barcelona.

Anche il portiere, Javier Burrai, rappresenta una bella storia di riscatto rioplatense. Nato vicino a Buenos Aires e svezzatosi calcisticamente nell’Arsenal Sarandì, El Colorado è diventato un punto fisso della Liga al Macará, un vero e proprio trampolino per poi diventare un inamovibile da queste parti.

Il percorso in Copa Libertadores del Barcelona SC

Se il Barcelona è da anni un habitué in Copa Libertadores, ciò che ha stupito in quest’annata è la sicurezza con la quale ha superato la fase a gironi. Un’autostima ed una maniera di giocare a calcio che gli hanno permesso di piazzarsi al primo posto nel girone C nonostante la presenza di due mostri sacri come Santos e Boca Juniors. Su 6 partite, il Barcelona è stato imbattuto in ben 4 uscite, perdendo un solo confronto contro i boliviani del The Strongest. Togliendosi poi la soddisfazione di vincere entrambi i confronti con il Santos e di lasciare al Boca Juniors un solo punto a La Bombonera. Ciò che in molti invidiavano al Barcelona durante il percorso continentale era proprio l’organizzazione e la linearità di proposta. Mentre Boca o Santos erano intente ad attuare vere e proprie riforme, spesso a causa di situazioni societarie o economiche non più fiorenti come un tempo, il Barcelona aveva mantenuto la sua struttura senza strafare, ma lavorando duro per competere contro tutti a viso aperto.

Così, il 4-2-3-1 di Bustos lasciava spazio ad un equilibrio difensivo invidiabile (3 soli gol subiti nei gironi), andando poi a fare male nel momento giusto grazie alla trequarti argentina composta dagli già citati Diaz, Hoyos e da Emmanuel Martinez, ala classe 1994 di Tandil, come un certo Mauro German Camoranesi.

Se l’Argentina ha dato tanto al club ed alla sua storia in questi anni, è argentino il primo ostacolo durante la fase ad eliminazione diretta. Si tratta del Club Atlético Vélez Sarsfield, storica società di Buenos Aires. Proprio a Liniers, durante l’andata al José Amalfitani, è arrivata la prima sconfitta per il Barcelona. Sotto un diluvio invernale, il gol di Juan Martin Lucero ha permesso al Fortin di portarsi avanti nel computo totale. Spetterà stanotte agli ecuadoregni ribaltare la situazione in un Monumental di Guayaquil che si è rivelato sino ad ora un’impenetrabile fortezza. Per regalare alla propria gente l’ennesima gioia indescrivibile: quella di una società creatasi dall’ambizione calcistica dei suoi emigranti per diventare colosso ad un emisfero di distanza dal Camp Nou. 

Esultanza del Barcelona SC
A Guayaquil, la Libertadores è ormai una piacevole abitudine (Foto: Imago Images – OneFootball)
Autore

Nato in Italia, girovago per studi tra Francia e Spagna, poi Argentina per passione: scrivo per amore innato verso questo sport e per la necessità di esprimermi condividendo le mie idee. Amo raccontare storie particolari e poco conosciute, da quelle legate al calcio francese o agli angoli più remoti dei confini argentini.

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