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CALCIO ESTERO

Auxerre, l’unico colosso tornato in auge

In un calcio francese che sta decimando i suoi più nobili colossi, c’è una squadra che ha indefessamente deciso di lottare contro il corso delle cose ergendosi a salvaguardia: si tratta dell’Association de la Jeunesse Auxerrois, da tutti noto come Auxerre, una società in cui il nome e particolarità di fondazione altro non sono che l’iceberg di una parabola fantastica, nostalgica e romantica che ritroverà la massima divisione francese dopo ben 10 anni d’assenza. Il tutto grazie ad un progetto che ha evitato di fare voli pindarici per migliorare progressivamente e tornare a regalarsi notti magiche.

La nuova linfa a partire dal 2016

Partiamo proprio da questo: perché il ritorno in Ligue 1 dei biancocelesti è arrivato in maniera quasi del tutto inaspettata ai danni di un’altra squadra storica come il Saint-Étienne. La società della Yonne, un piccolo dipartimento di Borgogna-Francia Contea non lontano da Parigi, ha stabilito un nuovo record nel maggio scorso: si tratta infatti della prima vittoria di una compagine di Ligue 2 nei Barrages, ovvero lo spareggio andata/ritorno tra la terzultima classificata di Ligue 1 e la vincitrice dei playoff di cadetteria istituito nel 2016 che aveva visto, fino all’estate 2021, vincere solo ed esclusivamente squadre di prima divisione. Il carattere quasi edonistico e da epopea della vittoria ai rigori nel ritorno dello Chaudron di Santé non deve però distogliere l’occhio dal progetto messo in atto a partire dal 2016, quando la proprietà del club è passata a James Zhou, uomo d’affari cinese specializzato in imballaggi alimentari, che ha posto come obiettivo principale il grande ritorno da quando ha messo piede in Francia.

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L’unica vittoria in Champions League nel 2012 fu contro l’Ajax, per 2-1, all’Abbé Deschamps. (Foto: Jeff Pachoud/Getty Images – One Football)

Sotto la vecchia gestione trainata dallo storico presidente Jean Claude-Hamel e dall’allenatore Guy Roux, i principali fautori del periodo d’oro in Europa negli anni novanta, e dopo una qualificazione quasi eroica in Champions League nel 2011 in un periodo di totale transizione, la squadra aveva sofferto non solo la pressione di un tale palcoscenico (girone con Ajax, Real Madrid e Milan dopo aver battuto lo Zenit ai preliminari) ma anche la mancanza di un organico tale da poter affrontare tre competizioni in un anno, retrocedendo dopo 32 stagioni in prima divisione. Fu lo spartiacque decisivo e il più rischioso in 116 anni di storia, perché il ritorno in Ligue 2 poteva significare l’inizio di un lento e agonico oblio.

Così non fu, un po’ per la bravura del club nel riadattarsi per sopravvivere in seconda divisione, un po’ per via di un orgoglio innato da queste parti che portò ad una impensabile finale di Coppa di Francia nel 2014 persa di misura contro un PSG già stellare. Chissà che non sia stato proprio questo ad attrarre l’interesse di Zhou, amante dello sport e già investitore di uno dei club di hockey più importanti d’America, i Boston Bruins. Rispetto ad altri arrivi in pompa magna di altre proprietà, nel caso di Auxerre la nuova proprietà non ha rimescolato frettolosamente le carte appena arrivata per marcare il territorio, ha piuttosto deciso di affidarsi a persone che conoscessero l’ambiente ed il calcio francese pur dando nuova linfa dal punto di vista economico. Valori che rispecchiano la società e questo nuovo grande passo compiuto nonostante le difficoltà odierne del fare calcio in una cittadina da meno di 40 mila abitanti.

C’è stato un notevole lavoro per portare il club ai massimi livelli, con un investitore, James Zhou, che ha investito molte risorse, una forza collettiva che si è creata quest’anno e grande solidarietà ed entusiasmo da parte di tutti, le comunità, il territorio. Questo è l’unico modo in cui puoi esistere quando sei una piccola e modesta città, per raggiungere il livello più alto. Deve esserci questa grande forza collettiva.

Questo è quanto affermava a France 3 il direttore generale Baptiste Malherbe all’indomani della promozione auxerrois del maggio scorso. Basti pensare che nel 2018 il centro d’allenamento è stato completamente rimodernato per migliorare non solo la qualità degli allenamenti di un gran settore giovanile (vincitore della Coppa Gambardella nel 2014) ma anche per ospitare 23 enti locali e regionali. Il tutto nei 15 ettari che comprendono anche la storica struttura dell’Abbé Deschamps, lo stadio intitolato all’abate che nel lontano 1905 decise di fondare la squadra come “associazione giovanile” acquisendo poi alcuni terreni lungo il fiume Yonne, sulla strada per Vaux (l’attuale sede è infatti situata sulla “Route de Vaux“) per dare vita alla società così com’è conosciuta odiernamente.

Cosa aspettarsi dall’AJA in Ligue 1

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Si ricomincia da Lille per l’Auxerre. (Foto: Francois Lo Presti/Getty Images – One Football)

Seguendo la linea tracciata dal club in questi anni, fare pronostici avventati risulterebbe erroneo. Perché il calcio è mutato nel tempo e gli equilibri che negli anni novanta permisero a questa piccola società di sparigliare le carte sono purtroppo un ricordo lontano. L’Auxerre ha ottenuto una promozione meritata, giunta con maniera e gioco come cardine delle idee di un allenatore stimato seppur sottovalutato ai piani alti in Francia come Jean-Marc Furlan, ma possiede una rosa che è un’incognita. Dal bomber Gaëtan Charbonnier, acquistato in giovanissima età dal Montpellier che voleva farne il nuovo Giroud e che solo in Ligue 2 ha saputo far la differenza, agli spunti interessanti di Hamza Sakhi, Mathias Autret e Gautier Hein, centrocampisti offensivi bravi negli inserimenti alle spalle della punta come consuetudine nel 4-1-4-1 di Furlan. Anche su questo bisognerà capire le idee del tecnico, avvantaggiato da un gruppo di lavoro quasi identico rispetto alla passata stagione in cui il neo acquisto 19enne Kays Ruiz-Atil, ex PSG e Barça B ora tornato in Francia, avrà i riflettori puntati addosso.

Corsi e ricorsi, anche l’esordio è di quelli particolari: domenica 7 agosto alle 15:00 al Pierre-Mauroy di Lille, l’ultima squadra capace di un exploit in stile Auxerre (che vinse la Ligue 1 nel 1996) nonché l’ultima compagine di Ligue 1 affrontata lo scorso dicembre in coppa (sconfitta 3-0, ndr). Non sappiamo se Furlan deciderà di controllare i suoi calciatori in stile Guy Roux, il coach che per anni vigilava i suoi calciatori parlando coi controllori delle autostrade per sapere se Djibril Cissé (a proposito, virale il suo video in aeroporto mentre esulta per la promozione) e compagnia andassero a divertirsi a Parigi nel weekend sfuggendo “alla noia” della Yonne, ma una cosa è certa: la Ligue 1 ha ritrovato un club emblematico, che con sudore sta provando a ridarsi spazio tra le stelle e i milioni della sempre più glamour League of Talents.

Autore

Nato in Italia, girovago per studi tra Francia e Spagna, poi Argentina per passione: scrivo per amore innato verso questo sport e per la necessità di esprimermi condividendo le mie idee. Amo raccontare storie particolari e poco conosciute, da quelle legate al calcio francese o agli angoli più remoti dei confini argentini.

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