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CALCIO ESTERO

Angel Correa è l’arma in più di Simeone

Quando a 20 anni e mezzo esordisci con l’Albiceleste e segni dopo solo tre minuti il tuo primo gol con la Nazionale dei grandi, è inevitabile che si pensi che tu sia un predestinato. Specie se già prima di averli compiuti, i vent’anni, hai già vinto un Sub20 da capitano e se ancora prima sei stato co-protagonista di un trionfo in Libertadores. Avranno pensato questo di Angel Correa, quando segnò il 7-0 alla Bolivia, il 5 settembre 2015. Un predestinato che già a quella tenera età aveva vinto una partita difficilissima contro un tumore benigno al cuore, scoperto durante le visite mediche con l’Atletico Madrid.

Da Rosario al Boedo, passando per NY, fino a Madrid

Il Cholo Simeone, senza ancora aver smaltito la delusione per l’orrendo epilogo della finale di Lisbona, pensò bene di rituffarsi subito sul mercato. L’Atletico, per continuare a sognare, nell’estate 2014 si rifà il look: solo in attacco partono Diego Costa, Adrian Lopez e David Villa. Per sostituirli e allungare la rosa, arrivano Mandžukić, Raúl Jiménez e Griezmann. A loro, già bloccato a gennaio, si aggiunge Ángelito Correa.

È indubbio cos’abbia portato l’allenatore colchonero ad innamorarsi dell’argentino: oltre alla grandissima sensibilità tecnica, Correa fin da giovanissimo è sempre stato un attaccante letteralmente con l’argento vivo addosso. Un vero tarantolato che gioca costantemente a ridosso dell’area avversaria. Quando la storia d’amore dopo 6 mesi di naturale “parcheggio” al San Lorenzo stava per sbocciare, è stato il caso a mettersi tra lui e l’élite del calcio europeo.

Il 17 luglio, a fine visite mediche, gli viene diagnosticato il problema al cuore che lo costringerà ad operarsi a New York e a perdere completamente l’annata 14/15. L’incredibile forza mentale di cui dispone l’argentino gli ha permesso però di non perdere fiducia e anzi, anche grazie alla grandissima stima che riponeva già in lui Simeone, ripartire subito. Nella stagione 15/16 colleziona, ad appena 20 anni, 36 presenze tra tutte le competizioni, condite da otto gol e quattro assist. Già da subito la considerazione del Cholo era altissima, non solo per il valore quanto per la duttilità che secondo lui poteva essere insita nelle corde del talento rosarino.

Proprio per questo, già nel 2015/2016 per Correa emerse il ruolo di vero e proprio jolly offensivo; quello che oggi lo porta ad essere il primo ricambio di tutti i ruoli offensivi e che inevitabilmente lo porta a giocare moltissime partite in tutti i ruoli dell’attacco. Se per la propensione al sacrificio e la voglia di “sbattersi”, non c’erano dubbi che fosse lui l’uomo giusto per l’Atleti, sulla duttilità offensiva e la capacità di giocare in tante zone del campo, va riconosciuto un grande merito a Simeone.

Al San Lorenzo il rosarino difficilmente era stato proposto in posizioni diverse dalla zona centrale e, quando si spostava sulla fascia, lo  faceva all’interno di un 4-2-3-1 iper-tecnico. Arrivato all’allora Vicente Calderon, è stata perciò sorprendente la naturalezza con cui fin da subito è stato impiegato anche come esterno di centrocampo del 4-4-2. Un ruolo completamente diverso non solo per posizione, ma soprattutto per compiti e peculiarità: non è un caso che Simeone abbia visto lì veri e proprio centrocampisti centrali come Koke e Saul alternarsi ad ali pure. Ed è qui che va ricercata la motivazione cui è stato difficile per Correa mantenere medie realizzative che restituissero l’immagine della seconda punta elettrica e ficcante che invece è.

Primo piano di Angel Correa in Coppa del Re nel 2017
Angel Correa contro il Barcellona in Coppa del Re 2017 (Foto: Imago Images – OneFootball)

Caratteristiche ed evoluzioni di Correa

Se si dovessero trovare due flashback per descrivere la grande influenza del Cholo e che tutto il sistema Atleti ha avuto sull’ex San Lorenzo, basterebbe guardare prima il gol contro l’Uruguay nel Sub20 del 2014 e poi la semifinale di Europa League giocata contro l’Arsenal nel 2018. Nel primo caso, vediamo come Correa attacchi lo spazio da vero attaccante, controlli con naturalezza, faccia una giravolta per indirizzare il difensore e, una volta tenuto il controllo della palla, secchi il portiere avversario con una puntata da calcettista puro.

A questa straordinaria capacità tecnica e bravura nello stretto, dal 2015 in poi è stata aggiunta una propensione al sacrificio di altissimo livello. Contro l’Arsenal, in quella semifinale di Europa League, l’Atleti si trovò in dieci uomini dopo appena undici minuti, complice una sciocchezza di Vrsalijko. Correa, da esterno destro di centrocampo di una squadra in inferiorità numerica, giocò una partita di mostruosa intensità e finì la partita con 3 contrasti vinti, 1 tiro bloccato e 1 intercetto. Numeri da centrocampista di quantità; spostato sull’out di destra e con quella tecnica.

Come tutte le evoluzioni per arrivare al prodotto finale, non sono mancati i momenti di stallo e le controversie. In Italia, ad esempio, molti ricordano Correa per lo sciagurato fallo su Bernardeschi negli ottavi di finale di Champions 2018/2019, che portò al rigore del definitivo 3-0 per i bianconeri. Non solo, anche il contributo realizzativo è stato molto inficiato da questo tipo di utilizzo, vivendo alti e bassi ma restituendoci l’immagine di un calciatore che per l’economia del gioco dell’Atleti non è deputato alla mera segnatura della rete.

Dopo la stagione 18/19 – quella del fallo su Bernardeschi per intenderci -, la peggiore della sua carriera colchonera (che è coincisa con la peggiore stagione dell’Atleti), le statistiche ci forniscono un’interessante riflessione; su Correa in primis, ma su tutto l’impianto di squadra di Simeone. Infatti, dalla scorsa stagione, il Cholo ha cominciato ad essere sempre più restìo ad attendere col suo blocco basso e ha fornito alla squadra un leitmotiv molto più associativo e proattivo.

È proprio grazie a questo che si è potuto apprezzare un Correa non solo faticatore, disposto al sacrificio e alle corse all’indietro, ma anche (più) rifinitore e pressatore in avanti. Infatti, secondo FBRef, le azioni di pressing, confrontando campioni simili di partite, sono vertiginosamente calate nei primi due terzi difensivi di campo per rimanere quasi invariate nel terzo. Ma ad aumentare in maniera inversamente proporzionale alla stats sul pressing (nella propria metà campo) è quella, fornita da StatsBomb, sugli xA+npxG: lo scorso anno l’argentino ne ha totalizzati 10.7 (suo record personale da quando si raccoglie il dato) e quest’anno è già a 9.8.

C’è ancora un gran lavoro di sacrificio sulle spalle di Angelito, ma è molto più utile alla fase offensiva che non a quella difensiva. Ma questa, seconda (o terza?) evoluzione di Correa ovviamente non è solo data dall’atteggiamento imposto al nuovo Atletico da Simeone; anche le posizioni che ora ricopre l’argentino sono diverse rispetto a prima. Il sesto uomo, per usare un termine cestistico di Simeone, è meno sacrificato sulla fascia e a turno ricopre posizioni più prettamente offensive. A titolo di esempio è interessantissimo notare dove ha giocato contro il Real Madrid, nel fondamentale derby di metà marzo.

Posizioni medie derby di Madrid del 7.3.2021
Posizioni medie del derby dello scorso marzo: una prova di straordinaria duttilità (Foto: Sofascore)

Nel 3-4-2-1 biancorosso si nota come, a turno con Marcos Llorente, aiutava Luis Suarez, riempiendo il mezzo spazio di destra, e dava una mano a Koke nella battaglia fisica e tecnica contro il triumvirato del centrocampo delle Merengues, concedendosi anche un tunnel a Casemiro.

Correa dopo il tunnel a Casemiro
Correa dopo il tunnel a Casemiro durante il bellissimo derby del 7 marzo (Foto: JuanJo Martin/Imago Images – OneFootball)

L’assenza di Suarez e il rush finale

La stagione in corso ha visto un Atletico scintillantemente convincente per tutto l’autunno e buona parte dell’inverno. Il nuovo sistema con tre difensori piuttosto bloccati, l’ampiezza garantita da Trippier e Ferreira Carrasco, il presidio della mediana di un grandissimo Koke, l’occupazione dei corridoi centrali dai vari Llorente, Felix, Lemar a supporto di un gigantesco Suarez, hanno portato i biancorossi in prima posizione fin dalle primissime battute del campionato.

Correa, anche in questa stagione, da primissima riserva (di lusso) ha collezionato molte presenze (già 32) e fino a marzo era stato utilizzato come supporto all’uruguagio in sostituzione di Joao Felix o nell’alternanza con Marcos Llorente e Lemar. Dopo il sopracitato derby del 7 marzo, gli uomini di Simeone hanno cominciato a sentire sicuramente un po’ di stanchezza e probabilmente anche un po’ di “braccino“. Dopo la partita contro Modric e soci, infatti, hanno totalizzato solo 5 punti in quattro partite, depauperando quello che sembrava un rassicurante vantaggio sia sui cugini che sul Barcellona.

A fare da vera e propria amara ciliegina sulla torta a questi infausti risultati, c’è stata l’assenza di Suarez. Dopo la sconfitta col Siviglia, l’uruguagio si è fermato in allenamento. Per sopperire alla sua assenza, il Cholo non ha subito pensato al naturale sostituto, cioè il francese Dembelè, fresco acquisto di gennaio. Ha preferito invece affidarsi ancora una volta ad Angelito Correa, suo fedelissimo e, col senno del poi, non si può certo dire che non sia stata la scelta migliore. Contro il Betis (dove ha giocato in coppia con Joao Felix), ha conteso il pallone del provvisorio 1-0, mettendo Ferreira Carrasco in condizione di segnare.

Ma i veri capolavori sono arrivati nelle due giornate seguenti. Contro un Eibar alla disperata ricerca di punti, con tutto il peso dell’attacco sulle spalle, ha prima sbloccato il risultato con un gol da rapace d’area su calcio d’angolo e, dopo due minuti, messo la partita in discesa raddoppiando. Il secondo gol vale da solo il prezzo del biglietto (anzi, visto il periodo, dell’abbonamento a DAZN): su un cross ravvicinato di Carrasco dal limite dell’area piccola, in un fazzoletto, controlla col destro lasciando sfilare il difensore, si avvita su sé stesso e a porta ormai sguarnita appoggia col sinistro il 2-0.

Anche la giornata seguente, di fronte ad un’altra squadra bisognosa di punti salvezza come l’Huesca, è il rosarino a decidere. Questa volta, però, si mette in proprio: prende palla appena in area di rigore, toccandola con l’esterno come per calciare subito, il difensore dietro di lui si sbilancia. Quando sembra pronto a calciare, il secondo centrale va per contrastarlo, ma nello stretto incolla il pallone al suo destro, lo dribbla e poi lascia partire un sinistro sporco che va a morire nell’angolino.

Esultanza dopo il di Correa gran gol contro l'Huesca
L’esultanza di Correa dopo il gran gol contro l’Huesca. (Foto: Pressinphoto/Shutterstock/Imago Images – OneFootball)

Alla conclusione della Liga mancano ormai solo sei giornate e l’Atleti ha ancora un piccolo vantaggio su entrambe le avversarie. Il crocevia della morte, per dirla come farebbero i fratelli Coen, sarà probabilmente l’8 maggio nello scontro diretto contro il Barça. Chissà se per quella partita il Cholo vorrà tenersi la carta Correa in panchina o schierarlo dall’inizio come fatto contro il Real. In ogni caso, difficilmente Simeone terrà fuori dalla contesa uno come l’ex San Lorenzo: senza di lui, il sogno della Liga 2020/2021 probabilmente sarebbe già sfumato da qualche settimana.

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