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SLIDING DOORS

Sliding Doors: Keylor Navas

Non c’è una data, non c’è una partita. Non c’è un’azione e nemmeno una singola parata. C’è invece per lui un intero Mondiale. Keylor Navas arriva alla Coppa del Mondo del 2014 in Brasile come il portiere più forte della Liga, ma la Costa Rica non è una delle favorite per la vittoria. E nemmeno per arrivare ai piani alti della competizione. Grazie (anche) a lui, invece, la squadra potrà sognare di stare lassù tra i migliori del mondo.

Riflettori che lo illuminano, la sua forte fede che lo guida, i suoi guantoni che schizzano dappertutto, e una nazione pronta a seguirlo. Da lì in poi per il portiere costaricano sarà solo una progressiva scalata di successi. Da lì in poi tutti, davvero tutti, lo conosceranno: lo Sliding Door di Keylor Navas.

Keylor Navas, dalla povertà alla Segunda División

Chissà cosa avrà pensato Keylor Navas, quando a quattro anni è rimasto senza genitori. Mamma e papà infatti si sono sentiti costretti a lasciare lui e la sorella alla nonna e migrare verso nord, verso gli Stati Uniti d’America. Per cercare fortuna, lavoro, una vita migliore. Solo molti anni dopo hanno detto di aver rimpianto questa decisione. Difficile giudicarla ora, in un contesto completamente diverso.

Nato il 15 dicembre del 1986 in una piccola cittadina della Costa Rica, Navas non ha avuto un’infanzia facile. Nel complicato contesto familiare, però, pare che suo padre avesse avuto il tempo per trasmettergli una passione: giocare a calcio. Fin da piccolino, infatti, Navas ha come obiettivo quello di diventare portiere, e inizia a giocare non senza problemi. La sua statura sembrava infatti troppo misera, e questo gli costò il rifiuto da parte di alcune società. Fino a quando fu accettato dal Deportivo Saprissa. Qui rimarrà fino al 2010, vincendo sei scudetti e crescendo nel suo ruolo.

Cresce talmente tanto che le sue prestazioni vengono notate dagli scout di seconda divisione spagnola. Per la precisione l’Albacete. Il passaggio avviene subito. Nella stagione 2010-2011, Keylor Navas è in Spagna e inizia a farsi esperienza nel calcio europeo, di cui presto diventerà padrone.

La crescita Oltreoceano

La prima (e unica) stagione all’Albacete, se da una parte conta per Navas più di 30 presenze, dall’altra non è particolarmente di successo. La squadra finisce infatti all’ultimo posto in classifica. Per Navas ci sarà un altro futuro. Il portiere si sposta in prestito al Levante, squadra di Liga, dove farà il secondo portiere, almeno per il primo anno.

Keylor Navas
Keylor Navas nel Levante, 4 maggio 2014 (Foto: Jose Jordan/Getty Images – OneFootball)

L’esordio avviene a maggio del 2012 e già in quell’estate, dopo la stagione finita con la squadra qualificata per la prima volta in Europa League, il club lo riscatta. Complice poi il trasferimento di Munua alla Fiorentina, Keylor Navas trova finalmente posto come titolare.

Continuando a fare quello che fin da piccolo gli piaceva, a tantissimi chilometri da casa, e con un oceano di mezzo, Navas colleziona 17 clean sheet: è, quasi di colpo, sopra a Casillas e Courtois, il portiere più forte del campionato. La piena gloria sarà raggiunta però poco dopo, quando Keylor Navas giocherà il Mondiale 2014 in Brasile con la sua Costa Rica.

Lo Sliding Door di Keylor Navas

Nei gironi Navas e la sua squadra cadono male: sono insieme all’Uruguay (campioni d’America), all’Italia (vice campione d’Europa) e all’Inghilterra. Ci sono quindi sulla carta poche speranze per i centroamericani. La prima partita che si gioca però, Uruguay-Costa Rica, ha del sorprendente. Anche se La Celeste va in vantaggio, gli sfidanti bucano la rete tre volte e rimontano. L’eroe della partita sarà Joel Campbell, attaccante dell’Arsenal ma in forza all’Olympiakos. Solo in secondo piano ci sarà lui, l’estremo difensore con la numero 1.

Le sue parate, una in particolare, hanno fatto davvero la differenza. Dopo il primo gol subito da calcio di rigore da Edison Cavani, Navas esegue una delle migliori “terrific saves” del Mondiale, allungando la mano e mandando sopra la traversa una palla insidiosa deviata da Diego Forlan. Evitando il secondo gol uruguaiano, il portiere permette alla Costa Rica di rimanere ancora in partita. Così tanto che nel secondo tempo segnerà tre gol e rimonterà sui sudamericani.

Nella seconda partita giocata proprio contro l’Italia, dall’altra parte del campo, di fronte a Keylor Navas, c’è la leggenda Gianluigi Buffon. Ma dopo quel pomeriggio a diventare leggendaria è soltanto la squadra americana: per vincere, alla Costa Rica bastano un solo gol ed un Navas deciso su Balotelli, con il portiere che più volte gli impedisce la rete. Automaticamente qualificata agli ottavi, tutta la sua panchina invade il campo e tra gli eroi di quella squadra non può che figurare anche l’estremo difensore del Levante.

Nell’ultima partita dei gironi, mentre l’Italia non riesce a raggiungere nemmeno il pareggio e viene battuta dall’Uruguay, mentre tra Costa Rica e Inghilterra finisce a reti inviolate. Navas si fa trovare nuovamente pronto e dimostra di poter arrivare ovunque a coprire la porta, accompagnando la palla fuori dai pali. Alla fine, quindi, ad andare agli ottavi saranno le americane, Uruguay e Costa Rica, mentre le europee faranno invece le valigie.

L’ottavo di finale contro la Grecia sembra la puntata di un mondo fatto alla rovescia. La Costa Rica affronterà gli ellenici: le due squadre sono tra le sedici migliori nazioni del mondo. E in tutto questo contesto, a spiccare, di nuovo, sarà il portiere della Tricolor. Spiccherà tra i compagni e spiccherà il volo tra i pali. Finiti i minuti regolamentari sull’1-1, le squadre vanno infatti ai rigori e Navas diventa l’eroe di un paese intero.

Acciuffando il pallone come un felino la sua preda, para il quarto rigore calciato da Gekas, catapultando la squadra, per un totale di 5-3, ai quarti di finale. È il miglior risultato di sempre.

La consacrazione è arrivata. Si parla di lui come il miglior estremo difensore del Mondiale. Si parla del riscatto di un Paese intero, che incredibilmente andrà a giocare i quarti di finale. Girano voci sui quotidiani che sia fatta per il passaggio al Bayern Monaco, pronto per fare il vice di Neuer. E si leggono tante altre cose. E tra queste anche un suo tweet, che dice:

Questa parata è per Dio, per la mia famiglia, per i miei compagni, per tutta la Costa Rica. Viva la Nazionale, e la Costa Rica.

Quel rigore parato ben fuori la porta, con la mano destra portata verso l’alto per intercettare la palla e poi dopo verso il cielo, per ringraziare Dio, sono l’immagine potente che fa sperare la Costa Rica per una nuova Golden Age del calcio del Paese. A guidare l’intera nazione però, c’è ormai solo lui, Keylor Navas, Man of the Match.

Il 5 luglio del 2014 poi, la squadra centramericana giocherà l’ultima partita del suo straordinario Mondiale. Contro l’Olanda, Navas fa a tu-per-tu con Snejder, o con Van Persie. Salta, incita, para. Subirà solo un gol, su rigore. Sull’1-1 si andrà ai rigori e da lì la Costa Rica verrà eliminata. Ma l’uomo partita sarà di nuovo Keylor Navas. 

Salvataggio in volo di Keylor Navas contro i Paesi Bassi, 5 luglio 2014 (Foto: Gabriel Bouys/ Getty Images – OneFootball)

Arrivato come il migliore portiere della Liga, Navas se ne va dal Brasile probabilmente come uno dei più forti al mondo nel suo ruolo. Nelle cinque partite giocate ha subito soltanto un gol su azione, il primo. Da lì in poi, solo gloria e protagonismo. È chiaro che il Levante gli stia troppo stretto. È chiaro che il suo talento debba trovare spazio in un club più forte.

Hala Madrid

E Hala davvero, Madrid. Dopo l’affare sfumato con il Bayern Monaco, un’altra grande società è pronta ad accoglierlo. Per coronare un’annata così valida, mancava soltanto il grande passaggio ad un club di fama mondiale. E infatti il telefono squilla. Dall’altra parte c’è Florentino Pérez.

Iker Casillas, sia con Mourinho che con l’arrivo di Carlo Ancelotti, è stato relegato a secondo portiere alle spalle di Diego López. La cessione di quest’ultimo al Milan proprio in quell’estate, però, gettava luce su un posto nella rosa del Real Madrid che non poteva restare vacante. E così, il 3 agosto 2014, Keylor Navas diventa ufficialmente un giocatore dei Blancos.

Anche se non gioca titolare da subito, già nella stagione 2015/2016 la scena è sua. Il Real Madrid è la squadra più forte della Spagna, ha un comparto offensivo da brividi, una rosa piena di talenti e lotta con tutto diritto per diventare la più grande d’Europa. Keylor Navas è quindi finalmente al centro del calcio europeo. Gioca in totale 45 partite, 22 di queste le chiude senza subire reti. La partita più importante è però la finale di Champions League, a San Siro contro l’Atletico Madrid. Dopo la vittoria del derby madrileno dal sapore internazionale, Navas alzerà per la prima volta la coppa dalle grandi orecchie, diventando il primo giocatore costaricano a raggiungere tale obiettivo.

Keylor Navas
Il trofeo della prima Champions League di Keylor Navas, 28 maggio 2016 (Foto: Laurence Griffiths/GettyImages – OneFootball)

E probabilmente sta proprio qui la sua grande particolarità. La Nazionale e il suo paese d’origine non sono certo nell’immaginario collettivo tra i luoghi più famosi per questo sport. In Costa Rica non si mastica calcio. Dei Paesi centro e sud-americani è tra i meno conosciuti. Se si dovesse pensare alla fotografia di un bambino povero che gioca tra polvere e fango, questo lo si collocherebbe in Brasile o Argentina, più che in altri Stati più piccoli.

Keylor Navas, comunque emerge. Il talento e la fortuna lo hanno portato al Real negli anni più gloriosi per il club nell’ultimo decennio. Cristiano Ronaldo ha in bacheca già tre Palloni d’Oro, e nel 2016 vincerà il suo quarto trofeo. In Champions League i Blancos infilzano un successo dopo l’altro. Non ci sono eguali per la squadra e per il portiere che ne fa parte.

Para, prega, ama

Lo chiamano “el gato“. Come un gatto, come un felino affamato, che schizza veloce da una parta all’altra. Lo chiamano anche “il falco“, che con i guantoni al posto degli artigli afferra la preda e la stringe per non farsela scappare. Nelle immagini delle sue parate, è infatti slanciatissimo, con le braccia sempre molto stese, lunghissime nonostante i suoi 185 cm, che lo fanno entrare nella classifica dei più bassi portieri d’Europa.

È con Zinedine Zidane che matura ancora di più e trova la possibilità di stare in campo dal primo all’ultimo minuto, dalla gara inaugurale della stagione a quella conclusiva. Anche nelle annate successive, la 2016/2017 per esempio, si mangia i palloni che gli tirano addosso. Gioca 41 partite, e tra queste la sua seconda finale di Champions League, vinta contro la Juventus a Cardiff. Tra gli eroi della serata c’è ovviamente anche lui, ma passa completamente in secondo piano rispetto a Ronaldo o Asensio, la nuova promessa della squadra.

E di nuovo l’anno successivo, che equivale ad un’ottima stagione tra i pali ed alla conquista della terza Champions League. Come lui pochissimi altri. Anche Casillas ha tre Champions in bacheca, così come Victor Valdes nel Barcellona. Ma a vincere tre trofei di seguito sono stati, fino ad adesso, soltanto Navas, Juan Alonso (vincitore della Coppa dei Campioni con il Real Madrid nel ’56, ’57, ’58), Sepp Maier (con il Bayern Monaco dal 1974 al 1976) e infine Heinz Stuy (con la maglia dell’Ajax negli anni ’70). Keylor Navas è il più recente, nonché uno dei portieri più titolati del calcio contemporaneo.

Grazie a Dio“, dice sempre. Lo dice silenziosamente e senza conquistarsi le copertine. Devoto e umile, Navas non era praticamente nessuno prima del Mondiale del 2014. È arrivato al Real Madrid con un pagamento di 10 milioni di euro a 27 anni. Quello che poteva sembrare un mezzo azzardo si è confermato anno dopo anno. Nelle cinque stagioni trascorse a Madrid ha giocato 162 partite, subendo 159 gol, con 50 clean sheet.

Lo scorso anno, con la maglia del PSG, dove è approdato nell’estate 2019 per 15 milioni euro, in Champions League ha protetto la propria porta 5 volte su 6, arrivando a giocare la finale. Ormai il suo talento è una conferma. E menomale che le telecamere di tutto il mondo lo hanno ripreso, mentre volava tra i pali nella Coppa del Mondo del 2014. Aveva soltanto bisogno di farsi vedere.

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