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CALCIO ITALIANO

Ruslan Malinovskyi è più di un semplice lanciarazzi

26 Giugno 2020. La stagione di Serie A vive, in maniera del tutto eccezionale, la sua 27ª giornata, terza dalla ripresa delle ostilità successive al lockdown. La Lazio, seconda in classifica, è ospite dell’Atalanta di Gasperini con l’obiettivo di rimanere incollata alla Juventus capolista. Dopo il rapido doppio vantaggio casalingo, i bergamaschi organizzano una faticosa rimonta portando Gosens ad accorciare le distanze al 38′. Al 66′, in coda ad una serie di rimpalli figli di un calcio d’angolo, il pallone finisce tra i piedi di Maarten de Roon. Ruslan Malinovskyi è in disparte dalla mischia, impiegato in origine come opzione corta rispetto alla soluzione diretta a centro area.

Col dispiegarsi del disimpegno laziale, l’ucraino riceve palla a circa quattro passi di distanza dal margine dell’area di rigore, all’altezza dello spigolo sinistro secondo la visuale di Strakosha. Jony esce a coprire la porta frontalmente, togliendo l’avanzata verticale dalle idee praticabili. Non ha però fatto conti con il centrocampista atalantino, che quel pensiero molto probabilmente non l’ha mai avuto. La fase di preparazione racconta molto del Malinovskyi giocatore.

L’ucraino aggiusta il rimbalzo del pallone con il mancino portandolo all’interno del campo, con Jony costretto ad un’improvvisa retromarcia. Conta due appoggi e con il terzo affianca il suo piede destro al pallone. La gamba sinistra nel frattempo si carica come una mazza da hockey. L’impatto con la palla è violentissimo, un collo mezzo esterno che parte secco e compie 3 giri e mezzo, massimo 4, prima di infilarsi tra la traversa e la mano sinistra di Strakosha.

Ruslan Malinovskyi prima della sfida alla Lazio di questa stagione (Foto: Giuseppe Maffia/Imago – OneFootball)

Rispetto alla raffinata conclusione vincente di Milinković-Savić valevole per il momentaneo 2-0, il tiro di Malinovskyi è una palla di cannone che vuole solo coprire in meno tempo possibile un segmento A-B. Niente traiettorie elusive o colpi ad effetto, solo la volontà di coprire nel minor tempo possibile lo spazio tra sé ed un punto efficace della porta.

Perchè Malinovskyi?

Cresciuto come centrocampista offensivo, Ruslan Malinovskyi è arrivato a Bergamo per 13 milioni e mezzo di euro. Luigi Sartori, l’attuale DS atalantino, ci ha ormai abituato al trovare diamanti da sgrezzare a Zingonia nell’area Benelux. I risultati sono sotto ai nostri occhi, con i vari Maarten de Roon, Hans Hateboer, Robin Gosens coprotagonisti del momento d’oro bergamasco.

L’ucraino, sebbene proveniente dalle stesse latitudini, non condivide molto altro con il modus operandi di queste tre operazioni. Mentre i primi sono stati comprimari in cerca di affermazione, Malinovskyi viene dal florido vivaio (e costosa bottega di conseguenza) del KRC Genk. Già titolare nell’Ucraina di Shevchenko (che su di lui ha speso parole al miele), rappresenta un tipo di acquisto molto diverso dalla scommessa a basso costo, ma piuttosto un giocatore da inserire nel breve nelle rotazioni dei titolari. Le sue caratteristiche giustificano un acquisto oltre i parametri economici, soprattutto in un reparto delicatissimo come il centrocampo atalantino.

Malinovskyi, pur essendo nato come centrocampista prettamente offensivo, ha progressivamente arretrato il suo raggio d’azione durante la sua permanenza al Genk sotto la supervisione del coach Philippe Clement. Le ottime doti fisiche di base gli hanno permesso un facile adattamento al ruolo di mezzala interpretato efficacemente nelle due fasi. In fase di possesso, l’ucraino si rende prezioso riferimento sicuro per l’uscita di palla difensiva.

Malinovskyi
Ruslan Malinovskyi esulta con la maglia del Genk (Foto: Bruno Fahy/AFP via Getty Images – OneFootball)

Sa usare molto bene il suo fisico robusto in rapporto all’altezza, soprattutto giocando spalle alla porta. Quando prende posizione per proteggere la palla è praticamente inamovibile e, ricevendo spalle alla porta, esce dalla marcatura avversaria facendo perno sulla gamba destra. Da queste situazioni ricava un numero di falli veramente elevato, sui livelli di Iličić in proiezione, a dimostrazione della sua qualità in questa particolare caratteristica.

Tende ad occupare dinamicamente la trequarti palla al piede, da dove sa essere efficace sia con letture verticali immediate che aprendo il campo verso le due fasce. Essendo sostanzialmente ambidestro poi, ha buon gioco a sfruttare ogni spazio che gli avversari lasciano scoperto dai 25 metri in avanti. La precisione delle sue conclusioni dalla distanza è veramente notevole (1,6 tiri in porta ogni 90 minuti lo scorso anno, pur tirando mediamente da circa 22 metri), al punto da essere una vera minaccia tale da dover essere gestita attentamente.

Parte della sua credibilità dalla distanza verrà sicuramente messa alla prova quest’anno, immaginando degli aggiustamenti avversari verso questa caratteristica particolare. Da sottolineare la sensibilità con ogni parte del piede che, pur nascosta dalle bordate di collo pieno, emerge in impostazione e sui calci piazzati. Gasperini lo utilizza spesso come prima opzione per i corner da sinistra, potendo sfruttare il mancino per le traiettorie ad uscire (il 55% dei tentativi). Nei corner da destra torna utile il suo supporto come appoggio al tiratore sia per poter accentrarsi e scegliere una soluzione a rientrare dalla trequarti.

In queste azioni, come anche nei calci di punizione, dimostra un’ottima sensibilità anche con l’interno del piede, con il quale riesce ad imprimere molto effetto alla palla. Testimone di ciò la meravigliosa punizione calciata contro la Lituania lo scorso anno, o l’assist per Iličić contro la Fiorentina. Nell’occasione, si tira fuori dalla marcatura di Pulgar e serve allo sloveno un perfetto cross basso ad uscire passando dietro all’intervento del cileno.

Malinovskyi e Gomez, Malinovskyi o Gomez

Pur gestendo il pallone in modo estremamente diverso, Malinovskyi è per certi versi un sostegno ed un’alternativa al playmaking a tutto campo di Alejandro Gómez. I due centrocampisti infatti, condividono statistiche simili per passaggi tentati, completati ed anche in rapporto alla lunghezza degli stessi con un rapporto tentati/riusciti sostanzialmente identico. Dove i due differiscono è nelle progressioni palla al piede, specialità nel quale Gomez è un’eccellenza in Serie A. L’argentino è stato lo scorso anno il migliore per metri guadagnati portando palla tra i giocatori di prima fascia. Malinovskyi, con gli stessi tentativi, è 71°.

La rapidità e le doti elusive di Gomez chiaramente non appartengono all’ucraino, in possesso di un passo più cadenzato e meno attitudine al dribbling 1v1. Questa comparazione è importante in quanto mostra che, con le dovute differenze, l’Atalanta ha cercato (e in buona parte trovato) una credibile alternativa a Gómez sia dalla panchina sia avendoli insieme in campo.

L’esultanza di Malinovskyi e Gomez dopo il goal dell’ucraino alla Lazio (Foto: Filippo Monteforte/AFP via Getty Images – OneFootball)

Pur con alcune difficoltà di adattamento all’esigente sistema difensivo di Gasperini, l’ucraino ha le caratteristiche per inserirsi bene nel sistema. Non è rapidissimo nei cambi di direzione e negli interventi, ma la sua frequenza di appoggi gli consente di non trovarsi mai impreparato alle sterzate degli avversari riuscendo spesso a recuperare la posizione. Soffre ancora in campo aperto contro gente più veloce di lui.

Può migliorare, soprattutto nel sistema difensivo dell’Atalanta che chiede, specialmente a giocatori come lui, un’attenzione ed una precisione maniacale nei tempi di uscita e marcature. L’aggressività e la volontà di pressare non gli manca, il 28% di recuperi palla in pressing andrà sistemato durante quest’anno. Come conseguenza di ciò, dovremmo vedere anche una diminuzione dei cartellini, che in proiezione al minutaggio sono stati gli stessi di De Roon pur con un altro ruolo e molti meno contrasti vinti.

L’arsenale di Gasperini

L’attuale rosa in mano a Gasperini è piuttosto organizzata come profondità per affrontare tre competizioni. A centrocampo, in particolare, Freuler e De Roon condividono caratteristiche simili, Pašalić e Malinovskyi hanno qualità per sostenere efficientemente la fase difensiva. Con la palla, il croato è perfetto per agire da attaccante ombra ed occupare gli spazi liberati dai movimenti a venire incontro di Iličić e Zapata. Gomez e Malinovskyi sono più propensi a collegare il consolidamento del possesso con la rifinitura e la finalizzazione con pochi tocchi.

L’arrivo estivo di Aleksej Miranchuk assieme a Sam Lammers (altro talento importato dalla Eredivisie) aggiungono qualità e profondità davanti. Nonostante alcune ombre che potrebbero essere risolte con il tempo (un difensore molto esperto come Škrtel si rese conto dopo un mese di non poter giocare in quel sistema), Sartori pare averci visto giusto ancora una volta.

Con Malinovskyi, l’Atalanta si è assicurata un giocatore completo, duttile ed utile in molte fasi del gioco. Le capacità balistiche spiccano sicuramente su tutto il resto per spettacolarità e costanza con la quale sfonda le porte della Serie A, ma il centrocampista ucraino è molto più di un semplice “lanciarazzi“. Può essere l’erede di Gómez? Probabilmente no, quantomeno non in pianta stabile ma la sua capacità di spaccare le partite, che sia tirando o servendo assist, è un grandissimo valore aggiunto ad un’Atalanta che lavora per mantenere il suo posto nell’élite del calcio internazionale.

Malinovskyi City
L’esultanza orobica dopo il vantaggio firmato Malinovskyi all’Etihad Stadium (Foto: Oli Scarff/AFP via Getty Images – OneFootball)

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