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CALCIO ESTERO

Dia Saba è il simbolo calcistico del nuovo Medio Oriente

UAE-Israele: preludio del disgelo?

La dirigenza della Al-Nasr Football Company ha concluso le procedure di contratto con il giocatore Dia Muhammad Saba, dal club cinese Guangzhou R&F. Contratto firmato per due stagioni. Dopo aver superato con successo la visita medica alla quale il giocatore si è sottoposto stamattina a Dubai, diventerà il quarto professionista straniero in squadra.

Quando l’Al-Nasr ha annunciato l’acquisto di Dia Saba dal Guangzhou R&F, si è alzato ben più di qualche sopracciglio. Non tanto per il valore tecnico del giocatore, ottimo interprete della trequarti nella Chinese Super League, quanto per alcune non banali questioni esterne al calcio. Il trasferimento di Saba è storico soprattutto dal punto di vista geopolitico, come primo israeliano a giocare per un club degli Emirati Arabi Uniti.

Una situazione ai limiti dell’impensabile fino a solo pochi anni fa, considerate le costanti tensioni all’interno dei paesi mediorientali. Questione che tra l’altro entra in stretta relazione con la cessione della metà delle quote del Beitar Gerusalemme da Moshe Hogeg verso Hamad bin Khalifa Al Nahyan, membro della famiglia reale emiratina. Decisione che ha scatenato le ire della “Familia“, la famigerata ala iper-conservatrice della tifoseria giallonera. Questo ammorbidimento delle relazioni calcistiche in Medio Oriente fa da contorno al vero e proprio accordo di “normalizzazione” dei rapporti diplomatici tra Israele, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti, firmato a Washington D.C ad Agosto 2020 e noto come Abraham Accords.

Dia Saba
Dia Saba a colloquio con il CT israeliano Willibald Ruttensteiner (Foto: Jack Guez/AFP via Getty Images – OneFootball)

Dia Saba, il calciatore

Dia Saba non è un nome noto al pubblico mainstream europeo, ma ha comunque percorso un’interessante carriera fino ad adesso. Nato a Majd al-Krum 29 anni fa da una famiglia di origini palestinesi, ha giocato per vari club israeliani, fino ad arrivare al Maccabi Netanya. Esplode proprio nel club sulla “Via Maris” nel 2016/2017 segnando 17 goal per un immediato ritorno della squadra in Ligat-Al. Alza ancora l’asticella l’anno successivo, con 24 goal in campionato che gli valgono le prime convocazioni in Nazionale maggiore con il CT Andreas Herzog.

Dia Saba, come vedremo, non è nuovo a trasferimenti particolari. L’Hapoel Beer-Sheva lo compra nell’estate 2018 a 2 milioni di euro e lo rivende a Gennaio per 5 milioni al Guangzhou R&F. Incontra il connazionale Eran Zahavi come partner offensivo e vive un paio di stagioni molto prolifiche. Possiamo incasellare Saba nel ruolo di trequartista/seconda punta. Estremamente tecnico e rapido, soprattutto per gli standard del calcio cinese, è un giocatore molto divertente da vedere in azione. Dà quasi l’idea di vedere una biglia impazzita all’interno di un flipper, un fascio di nervi che rientra in difesa, affonda i tackle e riparto dribblando a colpi di veroniche e biciclette. In un certo senso, incarna lo spirito in parte divino, in parte barocco del “diez” classico ma con un dinamismo moderno.

Quando punta gli avversari in campo aperto, con i suoi passi brevi e sincopati, mette in crisi la maggior parte dei difensori, costretti a concedere campo o a rischiare un intervento con poche probabilità di successo. Gioca prevalentemente sul centro-destra, potendo sfruttare meglio un piede mancino estremamente sensibile e capace di traiettorie pericolose anche da angoli ristretti. È un pezzo fondamentale dell’attacco di Giovanni Van Bronckhorst per come riesce a creare superiorità numerica con i suoi recuperi difensivi e ripartire. Il suo passo frenetico e la creatività nei dribbling emergono prepotentemente, soprattutto negli ampi spazi che trova per avanzare con gli strappi palla al piede.

L’allenatore olandese ha improntato una fase offensiva estremamente efficiente. Fondata su un’occupazione degli spazi efficiente per allargare la difesa avversaria, portano sulla linea offensiva almeno 5 o 6 uomini, creando spazi per cross ed inserimenti nello spazio tra i centrali ed il portiere. Idee che hanno fruttato i loro dividendi a livello di goal segnati, con Zahavi capocannoniere – 29 goal in 28 partite – ed il quinto miglior attacco della Lega, con 53 goal totali, 38 dei quali assistiti. I concittadini dell’Evergrande hanno pagato dazio un rendimento in trasferta piuttosto debole – appena 7 punti in 15 partite – ed una difesa quasi disastrosa da 72 goal in 30 partite, il dato peggiore del campionato.

Saba ha contribuito con 13 goal e 6 assist in 26 partite, numeri che avrebbero potuto essere migliori se non fosse stato per un sinistra tendenza a colpire piuttosto spesso pali e traverse. Con l’Al-Nasr, sta confermando le prestazioni viste in Cina: 5 goal e 6 assist in 17 partite ed un quinto posto a -7 dalla vetta. Con la partenza dello Squalo Alvaro Negredo, Saba va a rilevarne il posto nel tandem di attacco con Sebastián Tagliabúe, seppur con caratteristiche diametralmente opposte.

Dia Saba
Dia Saba segna contro il Guatemala (Foto: Jack Guez/AFP via Getty Images – OneFootball)

Il primo di una lunga serie?

Al-Nasr Football Company si augura di raggiungere i migliori successi con Dia Saba e di raggiungere i traguardi più importanti. Vorrebbe confermare a Sports Street in generale e ai tifosi dell’Al-Nasr in particolare che il reclutamento del giocatore viene da una prospettiva prettamente sportiva ed è stato scelto per il talento e le capacità tecniche.

Nel messaggio con cui l’Al-Nasr ha annunciato l’arrivo di Dia Saba, la società si sente in dovere di sottolineare come l’arrivo del giocatore sia legato solo ed esclusivamente a motivi calcistici. Così effettivamente è, ma chiaramente le implicazioni politiche dietro a questo discorso non possono essere ignorate. Al di là del valore simbolico del trasferimento in sé, la connessione calcistica tra UAE ed Israele non si sta limitando solo a questo.

Oltre al già citato caso del Beitar Gerusalemme, vari rumors su una possibile partecipazione araba nella proprietà dell’Hapoel Tel-Aviv si sono susseguiti negli ultimi mesi, così com’è possibile che altre operazioni di acquisizione o compartecipazione possano venir fuori nel prossimo futuro. Calcio e politica, intesi come fenomeni sociali, possono molto spesso entrare nelle stesse stanze. Dall’8 settembre 2015, quando la Nazionale emiratina ha giocato una partita di qualificazione ai Mondiali nel West Bank, ad oggi, il calcio del Medio Oriente sta aprendo grosse opportunità di sviluppo per sé stesso e per tutte le comunità coinvolte. Dia Saba diventerà un po’ il simbolo di questo riavvicinamento tra due parti storicamente agli opposti, lasciando che a parlare in campo sia solo la raffinata dialettica del suo sinistro.

Dia Saba celebra con i compagni dopo un goal al Guatemala (Foto: Jack Guez/AFP via Getty Images – OneFootball)

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