È il 15 luglio 2018, Mosca, Stadio Luzhniki. La Francia conquista il suo secondo Mondiale: la Croazia è battuta 4-2. Tanti gol, altrettanti errori e un’evidente superiorità transalpina. La data è storica, non solo perché un nuovo campione del mondo viene incoronato, ma perché è la finale che chiude un’era. La fine, però, è stata sancita 8 anni prima.
Bologna è una città strana, a suo modo unica. Una Parigi minore per Guccini, una Marsiglia senza il porto per Bersani. Imbevuta in quell’afflato culturale, pittoresco e decadente, è una città contraddittoria, incoerente e affascinante. San Luca dall’alto controlla lo scorrere della vita brulicante, calderone antropologico italiano e straniero, ricambio continuo dei flussi umani della sua antica università. Riparati dai portici, si possono incontrare bohemienne fuori dal tempo cercare il bacio dell’arte insieme a uomini di impresa dai volti squadrati, vestiti di tutto punto in completo e ventiquattrore, impegnati nella cura dei loro affari. Li si può vedere passeggiare uno di fianco all’altro, senza avere la sensazione di essere capitati in un qualche scenario grottesco.