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CALCIO ITALIANO

Vlahovic sta avendo problemi

Dopo appena un minuto dal suo ingresso in campo nella coppa europea più importante e prestigiosa, Dusan Vlahovic, sembrava aver già fugato ogni dubbio. L’uomo del destino era lui: l’attaccante perfetto per la versione peggiore della Juventus di Allegri; spietato sottoporta, potente fisicamente e soprattutto autosufficiente. Appena trentadue secondi in campo contro il Villarreal nell’andata degli Ottavi di Champions League dello scorso anno, e aveva già timbrato il cartellino trasformando un semplicissimo lancio senza particolari pretese, in vero e proprio oro. La doppia-sfida contro gli spagnoli, terminerà poi nel peggiore dei modi, ma l’impressione che lasciava la situazione, era che finché la Juventus fosse riuscita a mettere a disposizione di Allegri calciatori così forti e in grado di “cavarsela da soli”, difficilmente i bianconeri sarebbero sprofondati. La stagione 2022-2023 doveva essere la consacrazione del serbo, che con un mercato di un certo tipo, avrebbe sprigionato tutta la sua potenza offensiva. Invece, ad oggi, ci si trova a commentare una stagione piuttosto incerta del numero nove bianconero.

Immagine descrittiva della stagione del serbo. (Foto by Marco Bertorello / AFP – Getty Images-OneFootball)

I problemi fisici

Una stagione cominciata con quattro reti nelle prime quattro giornate, tra cui due splendide punizioni, è sembrata l’ennesimo manifesto di una clamorosa capacità di saper trovare il gol anche quando le occasioni scarseggiano. La Juventus della prima parte di campionato, pur rinfrancata da acquisti di (supposto) livello faceva tantissima fatica ad avvicinarsi alla porta avversaria. I gol di Vlahovic sembravano un avvertimento: lui era pronto. Quando Allegri avrebbe trovato una certa quadra per permettere di aggiungere Di Maria, Chiesa, Kostic, Pogba alla sua faretra, Vlahovic sarebbe stato pronto ad accoglierli, moltiplicando ulteriormente le sue reti. Ma, nell’attesa, la sua capacità di essere autosufficiente, lo portava a trascinare l’ammasso informe che era la Juventus del periodo agosto-settembre.

Nel lento arenarsi successivo a quel periodo, una discreta influenza è piuttosto certo la abbiano avuta gli infortuni. In una stagione già evidentemente stravolta dalla pausa Mondiale, Vlahovic ha avuto la sfortuna di infortunarsi praticamente un mese prima della rassegna iridata e non tornare affatto prima della sosta. In più durante il Mondiale si è parlato di lui più per un presunto tradimento con la moglie di un compagno, che non per il campo. A peggiorare ulteriormente la situazione, dopo l’esperienza qatariota c’è stato un nuovo infortunio, questa volta il ritorno della pubalgia che già a Firenze lo aveva colpito e che durante l’estate aveva cercato di risolvere attraverso un’operazione.

Tra una fragorosa uscita dalla Champions League e diverse prestazioni da mani nei capelli della squadra le critiche sono state dissacranti.

Per Allegri certamente, ma in generale per tutta la squadra, incluso il serbo che ha assaggiato cosa voglia dire la pressione di una maglia come quella bianconera, in un concetto espresso anche dal suo tecnico, che richiama quelle leggi non-scritte del calcio in cui giocare per una squadra o per un’altra, aldilà dell’aspetto tecnico-tattico, può fare tutta la differenza del Mondo.

I suoi infortuni hanno messo la pietra tombale su una prima parte di stagione da considerarsi piuttosto mediocre, specie avendo ancora in testa le aspettative che suscitava la prima annata “intera” del serbo alla Juventus. Quando i bianconeri, a cavallo tra la sosta e la ripresa, sono riusciti a trovare una quadra, con una buona continuità di rendimento, il posto di Vlahovic è sembrato vacillare un po’.

Vlahovic in una delle poche notti felici del 2023, contro il Nantes. (Foto by Marco Bertorello/AFP-Getty Images-OneFootball)

Vlahovic e la Juve, la Juve e Vlahovic

Superato lo scoglio della pausa Mondiale e degli infortuni, Vlahovic ha messo in fila solo quattro gol. Due contro la Salernitana in una delle migliori partite stagionali, sue e della Juventus, uno contro il Nantes e uno contro il Friburgo. Ma oltre a badare al numero dei gol, sostanza viscosa e quindi per sua natura poco prevedibile, la cosa più preoccupante sono le prestazioni e le sensazioni che il serbo restituisce quando gioca. La “quadra” trovata da Allegri prevede una squadra con un blocco abbastanza basso fondato sulla difesa a 3, un centrocampo folto e con una buona dose di talento col pallone nei piedi (Fagioli&Locatelli), Kostic ad assicurare l’ampiezza a sinistra e Di Maria a supporto dell’unico attaccante, appunto Vlahovic.

L’esplosione di Kostic, unito al verticale miglioramento post-Mondiale di Di Maria, avrebbero potuto lasciare spazio a fantasticherie sulle possibili soluzioni che la Juventus e il suo numero nove avrebbero trovato per segnare e far segnare. Invece, ad oggi, Vlahovic sembra molto oggetto estraneo a tutta la squadra. Capace ancora di segnare in diverse situazioni, ma più schiavo di questa autosufficienza tanto decantata, che non utilizzatore finale. Vittima, più che carnefice. Il preoccupante body-language di chi si sbraccia perché vuole essere servito in profondità o di chi dopo la sponda non ha la pazienza di aspettare lo svilupparsi del gioco ma punta troppo repentinamente la porta avversaria.

Leggendo in giro in tanti abusano dell’espressione “Vlahovic è troppo solo“. C’è una parte di verità in questa, ormai proverbiale, espressione. Se da un lato Allegri ha sempre voluto attaccanti in grado di ricavarsi da soli i gol, da un altro bisogna anche rammentare come una delle peculiarità migliori del tecnico livornese era cucire sui calciatori migliori la propria idea di squadra. Un capovolgimento completo dei ruoli: se un Guardiola o un Klopp, ricercano spasmodicamente dei calciatori ultra-specifici per attuare il loro calcio, qui il processo avviene all’opposto. La Juventus compra i migliori (che può permettersi), spetta poi all’allenatore metterli a loro agio in campo. Con Vlahovic questo percorso sembra essersi un po’ inceppato.

Il pensarlo insieme ad un altro attaccante, come Kean o Milik, sembra abbastanza fuori dalla mente di Allegri. Eppure, il serbo ha dimostrato che avere qualcuno con cui dividere lo spazio lì davanti può fargli comodo per un duplice motivo. Innanzitutto i difensori devono distribuirsi più equamente, magari concedendogli il tempo di tenere a bada i suoi controlli (specifica in cui a dir la verità è carente) del pallone e, secondo, per una banale questione di capacità di associazione con compagni più vicini. Di Maria infatti, ama svariare e creare connessioni in giro per il campo; è difficile così per Vlahovic attaccare sempre e comunque la profondità quasi a vuoto, vista anche la propensione di Kostic a provare un altro tipo di giocata.

Pass map tra Kostic e Vlahovic
Passaggi da Kostic a Vlahovic, che possono farci capire quanto sia difficile per il creatore maggiore di gioco della Juventus, mettere Vlahovic nelle sue condizioni ideali

Ma quanti gol sbaglia?

Da un punto di vista squisitamente statistico la situazione si ingarbuglia ulteriormente. Vlahovic ha trasformato i suoi 5,8 npxG in 6 gol su azione, rispettando perfettamente quanto atteso. Tutti i tifosi della Juventus infatti, difficilmente riescono a ricordare nitidamente delle grandi occasioni sbagliate dal serbo. E probabilmente il punto focale della questione sta proprio nella distanza tra questo dato e quello dello scorso, quando Vlahovic a fronte di 13,4 npxG era riuscito a totalizzare ben 19 gol, ben sei in più di quanto previsto da questo tipo di previsione. Ed è qui che si viene a configurare la tristezza in cui sembra essersi perso il talento del serbo, dalla capacità smarrita di trasformare in rete palloni apparentemente non così pericolosi (proprio come quello di Danilo, nella gara contro il Villarreal di cui sopra).

Tira con una media di poco superiore alle tre volte a partita (fonte dati: fbref.com), ben distante dai migliori del campionato – Osimhen e Lautaro Martinez ben saldi sopra i quattro tiri a partita –  ma anche dai calciatori della medio-alta borghesia come possono essere Berardi o Jovic. Il capitolo nettamente più preoccupante è però quello delle statistiche “associative”. In relazione ai passaggi completati e agli xAG troviamo distanze siderali da tutti i migliori calciatori del nostro campionato: 0,05 a partita.

Se queste statistiche ci potessero parlare ci direbbero che sì, Vlahovic ha smesso di trasformare in gol anche occasioni non esattamente di primo livello, ma ci lancerebbero comunque il segnale che la Juventus, questa Juventus, ad oggi non faccia niente per mettere il serbo a proprio agio. Le statistiche di squadra parlano di una squadra bianconera nona per xG in open play addirittura decima per passaggi in area di rigore.

Vlahovic marcato da Mancini
Una presenza in campo spesso evanescente quella del serbo in questa stagione (Foto: Paolo Bruno/Getty Images – OneFootball)

Ma d’altronde, per rispondere alla domanda che dà il nome a questo paragrafo, se chiedessimo ai tifosi bianconeri di rammentare delle occasioni in cui Vlahovic ha clamorosamente sbagliato, ci sarebbero diversi balbettamenti. Qualcuno citerebbe la traversa contro il Torino, a pochi passi da Milinkovic-Savic. Gli altri pur sforzandosi difficilmente riuscirebbero a ricordare altri episodi in cui la colpa possa ricadere specificamente sul serbo.

Se Allegri e la Juventus si aspettavano la continuità del cannibalismo di Vlahovic, pur procurandogli pochissimi palloni e ancor meno situazioni di gioco favorevoli, per ora stanno rimanendo delusi. Trovare soluzioni è difficile, con un allenatore che (con i risultati a favore) sembra piuttosto restìo a modificare ulteriormente il suo assetto per aiutare il suo attaccante. Certo è che vedere un investimento del genere, intristito e innervosito, non è il massimo per una squadra del livello della Juventus.

Proprio per questo nonostante il trambusto societario è lecito chiedersi se conviene continuare a puntare contestualmente su questo allenatore e questo terminale offensivo. Il rischio è che continuando così, il valore di Vlahovic si disperda e generi minusvalenza. Un allenatore aziendalista come Allegri tenterà qualcos’altro prima che si concretizzi questo rischio, oppure chiuso nella sua ultima battaglia ideologica lascerà andare il serbo al suo destino?

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