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In questo periodo di egemonia economica e tecnica della Premier League è molto facile che un calciatore messosi in mostra in un campionato minore vada direttamente in Inghilterra. La situazione è ormai cristallizzata su questo status da almeno 5-6 stagioni: per non andare lì, o una società (non-inglese) si muove con larghissimo anticipo oppure dev’essere il giocatore a volere uno step intermedio. Molto spesso questo salto triplo, da una lega “minore” all’eccellenza della Premier può fagocitare il talento del calciatore: magari non ancora pronto né fisicamente, né tatticamente, né psicologicamente alle pressioni del campionato più competitivo al Mondo. La carriera di Vlasic, probabilmente, rientra pienamente in questa casistica. E il tentativo di rilanciarla dopo uno scotto così forte è molto complesso.

Quando lunedì sera, a tempo ampiamente scaduto, Mandragora si è involato palla al piede verso la porta del Venezia, le possibilità che il Torino arrivasse allo scontro contro la Juventus con 10 punti in classifica (e quindi due di vantaggio sui bianconeri fermi ad 8) sembravano concrete. Anzi, guardando le prestazioni e l’evoluzione delle partite di entrambe le squadre, potevano risultare pochi. Invece, sfortunatamente per i granata, l’ex calciatore di Udinese e Crotone non è esattamente un killer d’area di rigore e occhi negli occhi con Maenpaa ha sbagliato la conclusione, lasciando il punteggio della contesa sull’1-1.

Poco meno di una settimana fa, il mondo del calcio veniva stravolto dall’annuncio di una fantomatica Super League. Un progetto rivoluzionario e divisivo, che si è incamminato sul viale del tramonto a poche ore dalla sua nascita. Un’iniziativa che, a detta delle partecipanti, voleva includere le compagini più blasonate d’Europa. Mettiamo le diatribe ai piani alti del calcio europeo da parte, restringendo il cerchio: “blasone” e “calcio italiano” accompagnano benissimo Torino nella stessa frase.

Eduardo Galeano disse che non esiste niente di meno vuoto di uno stadio vuoto. E come dargli torto? In questi ultimi mesi ne abbiamo avuto la prova, li abbiamo visti vuoti, tristi come non mai. Loro che erano il centro di tutto, della nostra passione, della nostra squadra del cuore, dei nostri beniamini, custodi fedeli di tutto ciò che è questo fantastico sport chiamato calcio. Ecco perché in questo momento difficile per tutti i tifosi, lontani da quella che molti ritengono come una seconda casa, abbiamo deciso di portarvi con noi alla scoperta di alcuni degli stadi più belli d’Italia e non solo. Prima tappa di questo percorso, l’Allianz Stadium di Torino.

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