La storia del calcio, specialmente quello italiano, è piena di presidenti schizofrenici e con manie di protagonismo. Dei veri e propri showmen che si nutrono di frasi ad effetto, litigi, polemiche, pessimi rapporti con stampa e tifoserie. Basti pensare al compianto Zamparini, a Massimo Cellino, allo stesso Claudio Lotito o al plurititolato Silvio Berlusconi. Ecco proprio quest’ultimo è quello che mi ricorda di più Aurelio De Laurentiis, presidentissimo del Napoli fresco campione d’Italia: amante delle telecamere, sempre con la battuta (cafona perlopiù delle volte) pronta e la convinzione di saperla lunga, anche più dei suoi allenatori.
Capire l’ordine di grandezza di qualcosa che ci è estremamente vicino, è complesso. Siamo spesso portati a sottovalutare quello che diamo per scontato; la stranezza sarebbe se ciò a cui siamo abituati venisse clamorosamente meno. Marek Hamsik è stato per più di un decennio uno degli uomini cardine di una squadra di media-alta classifica in Italia. Una squadra che prima di lui, solo con Maradona e Careca aveva accarezzato (e in quel caso anche conquistato) il sogno di essere Campione d’Italia. Una squadra che – anche per questioni prettamente geografiche, in una nazione che tende sempre a considerare poco o nulla ciò che avviene sotto Roma – per anni è stata a bazzicare tra la C e la B. Per noi italiani insomma, Hamsik era banale. Solo una volta andato a svernare tra la Cina, la Svezia e la Turchia, con le giuste distanze fisiche e cronologiche, si è avuta (forse?) la percezione completa del giocatore devastante che è stato lo slovacco.
Mattia Zaccagni è stato acquistato dalla Lazio nell’ultima ora dell’ultimo giorno del mercato estivo. Il suo nome è spuntato al termine di una giornata convulsa in cui la dirigenza biancoceleste ha mosso mari e monti pur di regalare Filip Kostic a Maurizio Sarri, non riuscendo però a vincere il braccio di ferro con l’Eintracht Francoforte. In quella che è sembrata un’operazione di ripiego, la Lazio ha quindi versato, tra parte fissa e bonus, 9 milioni nelle casse dell’Hellas Verona per assicurarsi le prestazioni del numero 10 scaligero.
Quella di domenica scorsa a San Siro è stata una doppia sberla: non solo la prima sconfitta stagionale per mano dell’Inter di Simone Inzaghi, ma anche il grave infortunio che terrà fuori per mesi Victor Osimhen. Il Napoli è chiamato a reagire immediatamente per non buttare al vento il vantaggio conquistato col sudore in questo avvio di campionato. Il destino vuole che sulla sua strada ci sia un allenatore che prima si è fatto amare e poi odiare dalla città di Napoli: Maurizio Sarri.