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Dallo scorso marzo, ossia dal momento in cui il goal di Trajkovski ci ha estromesso per la seconda volta consecutiva dai Mondiali, si è tornato a parlare di come il movimento calcistico italiano sia arretrato e non più in grado di generare giocatori di prima fascia. Oltre alle lamentele non si sono viste grande soluzioni all’orizzonte, e, dato che non siamo un paese adatto a delle rivoluzioni in qualsiasi campo, allora forse converrebbe cercare nel breve periodo soluzioni ragionevoli che possano quanto meno ridare una certa credibilità tecnica al nostro calcio.

In un’intervista concessa lo scorso ottobre sul canale Twitch de Gli Autogol, ad Alessandro Bastoni viene chiesto di commentare un momento simbolo della scorsa stagione, sia per lui come singolo sia per la successiva vittoria dello scudetto dell’Inter. Si tratta del lancio del difensore nerazzurro verso Barella al 52° minuto di Inter-Juventus, un perfetto passaggio a lunga gittata che ha tagliato il campo ed è arrivato al numero 23 dell’Inter, che ha completato il movimento e ha poi superato Szczesny per chiudere la partita sul 2-0. “C’è un momento simbolo della tua stagione in cui tu fai una giocata pazzesca, non da Bastoni” gli dice uno dei presentatori introducendo quella scena. Mentre scorrono le immagini, Bastoni risponde a tono: “Ma non da Bastoni perché, esattamente?”.

Tra le varie conseguenze del calcio moderno, una di quelle che può risultare un’arma a doppio taglio è la grande pressione ed attenzione che si pone sui giovani. Un hype che riguarda anche le nazionali giovanili, ormai da diversi anni sempre più tenute d’occhio sia dagli appassionati che dagli addetti ai lavori. A capo di queste selezioni vi è la più esperta, anagrafe alla mano: l’Italia Under-21. Dopo l’Europeo di Ungheria e Slovenia, conclusosi con un’eliminazione ai quarti contro i pari età portoghesi, la nazionale presieduta da Paolo Nicolato ha iniziato un nuovo ciclo biennale, che parte dai 2000-2001 in giù. Ad inizio settembre il nuovo gruppo ha esordito nel girone di qualificazione all’Europeo di categoria 2023, che si disputerà in Georgia e Romania, per le sfide contro Lussemburgo e Montenegro. Quali indicazioni si possono trarre da queste prime gare?

La pausa Nazionali appena conclusasi è stata una nuova occasione per apprezzare e ammirare il contesto tecnico-tattico costruito da Roberto Mancini, in poco meno di tre anni, con l’Italia. A meno di tre mesi dall’inizio dell’Europeo, ci sono una serie di innumerevoli motivi per essere fiduciosi sul cammino azzurro nella competizione: da quando si è seduto sulla panchina italiana, il CT è riuscito in poco tempo a innestare dei principi di gioco ben chiari e riconoscibili nella truppa azzurra, che è variata piuttosto frequentemente nel corso di questo triennio.

9 dicembre 1989. Per i fedeli seguaci di Eupalla, la somma divinità del calcio creata dalla penna di Gianni Brera, è l’1 avanti Italia ’90. Un lungo conto alla rovescia, scandito da 34 domeniche d’avvento celebrate dal rauco eloquio di Sandro Ciotti in radio, dal rassicurante sorriso di Paolo Valenti a Novantesimo Minuto e dall’atmosfera da bar, fra sfottò e storpiature linguistiche, messa in scena da Aldo Biscardi al Processo. Epica e provincialismo, bon ton e sberleffo. Sospeso, quel calcio, come la musica che gira intorno, per dirla con Ivano Fossati. E che musica.

Se la prima pausa delle nazionali è un cameriere che ti toglie dalla tavola un gustoso piatto di spaghetti alle vongole dopo averle minuziosamente sgusciate, la seconda pausa internazionale è un blackout di corrente al concerto del vostro cantante preferito dopo due canzoni. Come contorno, non richiesto, aggiungeteci una scala cromatica gialla, arancione e rossa che ci costringe obbedienti al mostro del 2020.

Il caldo sta raggiungendo i suoi picchi nella Capitale. È giugno inoltrato, ci si avvicina ai mesi torridi, in cui Roma si svuota e diventa un guscio incandescente, privo della solita ressa che anima la città. Giugno è quel mese di passaggio che porta i romani verso il mare, verso le spiagge tirreniche, a cercare un po’ di sollievo nell’acqua e nel vento che soffia dalla costa. Nel giugno del 2006 però in pochi cercano sollievo nel fresco, in pochi si rendono conto della sofferenza che quelle temperature stanno per provocare. La Capitale, come tutto il paese, è in fermento. Qualcosa sta prendendo forma, una suggestione, per alcuni un’idea, per i più sfrontati una convinzione. Sussurri tra le strade, nei bar, all’interno delle case. Sogni e speranze. Sofferenze e aspettative non riguardano la torrida stagione in arrivo, ma solo un rettangolo verde e un pallone che vi rotola inesorabilmente.

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