Molti son nati poveri, molti son belli, forti, leali. Pochi, eppur ci sono, sanno farsi il campo da soli e poi segnare. Ma soltanto lui, Adriano, è una forza della natura: “quella” forza della natura.
C’è stata una sfida in particolare, durante l’avventura di Radja Nainggolan con la maglia della Roma, che ha lasciato il segno: Inter-Roma, in una gelida domenica 26 febbraio 2017.
Era un ordinario Inter-Roma come tanti, in un gelido 5 gennaio 1997, entro le mura del Giuseppe Meazza in San Siro. Poi Youri Djorkaeff decise di prendersi la scena.
Il 20 aprile del 2010 è una data simbolo per tutti i tifosi interisti. Quella sera di primavera, infatti, è ricordata per l’impresa a dir poco titanica che i ragazzi di Mourinho realizzarono a San Siro. Era la partita di andata della semifinale di Champions League e i nerazzurri sconfissero per 3-1 i mostri sacri del calcio europeo, il Barcellona di Pep Guardiola. In quella melodia europea con la chiave di violino puntata sul Meazza, però, una nota stonata colpì l’atmosfera. Si tratta della sfuriata di Mario Balotelli, la sua prima grande balotellata, l’incipit della sua storia di “cattivo ragazzo“.
Voi credete nel destino? C’è chi risponde sì e lo usa come giustificazione delle più grandi delusioni o come rafforzamento delle cose belle che capitano. C’è chi risponde no e non si lascia disilludere. Sicuramente ad esistere sono le coincidenze. Quelle occasioni o eventi straordinari che fanno sbrogliare il filo rosso che congiunge due punti distanti ma inevitabilmente legati, come potrebbero essere l’Estadio Juan Domingo Peron e San Siro. Sì perché che crediate nel destino o meno, questa storia congiunge davvero i due stadi alle due facce del mondo.
Quella di stasera tra Inter e Borussia Mönchengladbach può sembrare una sfida come tante, ma non è così. Si gioca all’indomani del 49° anniversario di uno degli episodi più controversi della storia della Coppa dei Campioni: il lancio della lattina. Se non sapete di cosa stiamo parlando, siete nel posto giusto.
L’esito di una partita è quasi sempre il risultato di una somma indefinibile di episodi. Giocate illuminanti, errori inconcepibili, falli evidenti non fischiati o viceversa. Fare una scelta anziché un’altra. Ma ci sono casi in cui tutti questi fattori, per quanto importanti, finiscono in secondo piano. Alcune volte un giocatore, la sua presenza, la sua prestazione si impongono su tutto il resto. È questo il caso di Inter-Milan, il derby andato in scena ieri pomeriggio a San Siro.
Un 17 ottobre speciale, all’ombra della Madonnina: il giorno che una città intera aspetta con trepidazione ad ogni girone è arrivato. Iniziate con i rituali scaramantici del caso, vestitevi bene perché fa freddo anche in casa, indossate la maglia del campione che sarà sempre il vostro Santo Patrono, prendete la sciarpa talismano e mettetevi comodi, perché lo spettacolo alla Scala del Calcio sta per cominciare e stavolta saremo tutti (o quasi) spettatori in poltrona. Oggi c’è il Derby di Milano.
Inizia con la sfida dell’Olimpico tra biancocelesti e nerazzurri una nuova rubrica targata RdL. Il racconto di 90 minuti (o più, in certi casi) partendo dall’immagine più emblematica del match: questo è il primo episodio di Scatti, questa è Lazio-Inter.
La nostra carovana di lusso è pronta a ripartire, da To ci spostiamo in direzione di Mi, alla scoperta del Mi-To, la scala del calcio, lo stadio Giuseppe Meazza di San Siro.