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Parlare di Elia Caprile dimostrando quanto sia un bravo portiere non ci farebbe fare una grande scoperta e non porterebbe nulla di nuovo al dibattito calcistico e sportivo in Italia, ma parlare di Elia Caprile all’interno della sua storia – breve ma intensa – di calciatore ci permette di alzare il tiro verso riflessioni più ampie sul ruolo dell’estremo difensore e su come il calcio italiano sia passato dall’essere la migliore scuola di portieri del mondo alla sua auto-emarginazione.

Tra le coppe nazionali in giro per l’Europa, probabilmente la Coppa Italia è la meno attraente per gli spettatori. Con il suo tabellone piuttosto prevedibile, che offre la possibilità alle prime otto piazzate del precedente campionato di Serie A di partire dagli ottavi di finale, potendo beneficiare di accoppiamenti favorevoli e il vantaggio di giocare in casa tutti gli scontri in partita secca, l’appeal di questa competizione è ai minimi storici. Solo negli ultimi due anni c’è stato qualche timido segnale di ripresa, più legato alla necessità di squadre come Juventus ed Inter di arricchire la loro bacheca stagionale che non ad un’effettiva riforma. In questo scenario i primi turni di questa competizione, giocati tra fine luglio ed inizio agosto, sono ancor più sviliti e svilenti: in campo scendono le migliori quattro piazzate di Serie C tra le non promosse, tutte le squadre di Serie B e quelle dal nono posto in giù della Serie A della stagione precedente, sempre con il vantaggio della gara casalinga. Uno scenario che disintegra l’interesse e la rilevanza tecnica di questi turni, spesso utili alle squadre di A per far esordire qualche giovane ed entrare in rodaggio, vincendo senza troppi patemi i propri confronti. Per questi motivi – e per la curiosità che negli ultimi anni ha suscitato una squadra peculiarissima come il Verona – il fragoroso tonfo degli scaligeri contro il Bari, che si è imposto per 1-4 nella sfida del “Bentegodi” dello scorso 7 agosto, ha suscitato moltissime reazioni. Il protagonista assoluto di quella partita, con una tripletta e una sensazione di dominanza, è stato Walid Cheddira, attaccante italo-marocchino dei biancorossi al secondo anno in Puglia, prima d’allora sconosciuto al grande pubblico. Nelle prime partite di campionato seconda serie, la punta classe 1998 ha confermato le buone impressioni delle prime partite stagionali (nelle quali aveva anche messo a segno una doppietta contro il Padova, nel turno precedente alla sfida contro il Verona) con una partenza sprint.

C’era una volta un bambino che non voleva diventare adulto. Per scappare dalle responsabilità troppo serie fuggì da casa e volò via. Aveva degli amici, e con loro andò lontano, fino a un posto strano e pieno di contraddizioni. Un posto che non sembra esistere davvero, o che in realtà esisteva solo nella sua mente, come un’isola che in realtà non c’è. Il volo di Antonio Cassano arrivò molto presto, quando ancora non era entrato nel suo mondo, fatto di ossimori viventi e antipodi sempre più distanti.

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