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Amarcord

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Sono passati dieci anni dal 9 giugno 2012, un giorno in cui ogni tifoso della Sampdoria ricorda dov’era, cosa faceva ed anche che tempo c’era: sì, perché quel giorno di fine primavera il Nord Italia fu investito da un gigantesco temporale che dettava il passaggio definitivo dalla primavera all’estate e che, quindi, decise di fare da sfondo a quel Varese-Sampdoria che, in una notte, doveva stabilire chi tra varesini e blucerchiati avrebbe potuto festeggiare il ritorno in serie A.

La stagione 2003/2004 fu una stagione molto particolare che si chiuse con una serie di risultati alquanto clamorosi: il Porto che vince la Champions League, la Grecia che vince l’Europeo, il Valencia che vince la Liga sfruttando il suicidio del Real Madrid dei Galacticos, l’Arsenal che vince la Premier da imbattuta. In Italia, invece, è l’annata in cui l’albero di Natale di Carlo Ancelotti riporta lo scudetto nella Milano rossonera che mancava dall’impresa di Zaccheroni nel 1999.

La mia ragazza a volte mi sente parlare di roba di cui non ha idea. Ormai lo intuisco quando, in reazione alle mie parole, vedo i suoi occhi guardare in basso, andare da destra a sinistra. Come se riflettessero lo scandagliare del suo cervello alla ricerca di frammenti d’informazione, di connessioni con quella parola o quell’argomento. Quando dalla ricerca non esce niente, la stragrande maggioranza delle volte la giustifico. Logica vuole che, invece, una sparuta minoranza di volte no, non la giustifico. Come si fa a non aver visto The Blues Brothers (per non parlare di Chiedimi se sono felice), per esempio? Come si fa a non essere mai stati a Trieste? Come si fa a non aver mai sentito parlare di Eric Cantona, del suo colletto alzato, del suo calcio volante? Poi non è che me la prendo, piuttosto mi offro di spiegare qualcosa.
Ne hai mai sentito parlare?
– No.

L’Italia conta i danni all’indomani del conflitto mondiale – il secondo in una quarantina d’anni – che ha lacerato il Vecchio Continente, e non solo. Siede al tavolo dei vinti, almeno in apparenza. L’interruzione dei combattimenti riporta una strana spensieratezza, come quelle che non si vivevano ormai da diverse stagioni. C’è un caso irrisolto, però: si tratta di Trieste, trainata anche dalla propria compagine calcistica. È la Triestina, traino per la rinascita sull’Adriatico.

9 dicembre 1989. Per i fedeli seguaci di Eupalla, la somma divinità del calcio creata dalla penna di Gianni Brera, è l’1 avanti Italia ’90. Un lungo conto alla rovescia, scandito da 34 domeniche d’avvento celebrate dal rauco eloquio di Sandro Ciotti in radio, dal rassicurante sorriso di Paolo Valenti a Novantesimo Minuto e dall’atmosfera da bar, fra sfottò e storpiature linguistiche, messa in scena da Aldo Biscardi al Processo. Epica e provincialismo, bon ton e sberleffo. Sospeso, quel calcio, come la musica che gira intorno, per dirla con Ivano Fossati. E che musica.

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