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EXTRA-CAMPO

La crescita del ruolo del portiere nella costruzione dal basso

Il tema della costruzione dal basso sta creando un sempre maggiore dibattito nel mondo del pallone. Classico rinvio dal fondo per il tifoso medio, arma tattica sempre più essenziale nelle idee di gioco di diversi allenatori, consci del valore di una pedina in più nel proprio scacchiere di scelte. La bilancia fra vantaggi e svantaggi sta alla base di una domanda più che lecita agli occhi degli osservatori: vale la pena rischiare di perdere palla nella propria area di rigore nel tentativo, non sempre a buon fine, di crearsi presupposti per il gol a così grande distanza dalla rete avversaria? Quanto in avanti si può spingere la responsabilizzazione di un ruolo delicato e decisivo come quello del portiere?

Superiorità tattica dal portiere in su

È indubbio che il ruolo del portiere, così come quello di qualsiasi giocatore di movimento, sia in costante evoluzione. Precursori come Ederson e Neuer, tanto per citare un paio di nomi, hanno e stanno rivoluzionando il modo di intendere la posizione dell’estremo difensore. Un difensore, appunto, come suggerisce il termine stesso, e in quanto tale parte integrante di un’azione che nasce fin dalla prima impostazione: quella dal basso, non più lasciata esclusivamente al centrale d’impostazione ma, appunto, al portiere.

Un esempio chiave sta nel gol del 2-0 di Inter-Juventus. Il lancio lungo di Bastoni a servire in contropiede Barella è la chiave dell’azione, che nasce tuttavia dal compito di Handanovic fra i pali: il portiere sloveno, nella prima impostazione, libera l’ex Parma e Atalanta dalla marcatura di Morata, che andando in pressione sull’estremo difensore si disinteressa di Bastoni. Handanovic è dunque bravo a servire il difensore che, svincolatosi dalla marcatura della punta bianconera, è in grado di dare libero sfogo alla sua qualità in un’impostazione, dunque, non più primaria, ma conseguente alla prima giocata del portiere.

Handanovic Inter
Handanovic è all’Inter dal 2012 (Foto: Chris Ricco/Getty Images – OneFootball)

Quello appena spiegato rappresenta uno dei tanti casi in cui la costruzione dal basso risulta vincente. Il fraseggio fra difensori (centrali e portiere) ordina la propria squadra sul terreno di gioco e manipola il pressing avversario, andando di fatto a controllarlo se ben gestito. Creando una superiorità tattica decisiva per supremazia territoriale in campo e, quindi, per migliori e maggiori occasioni di andare al tiro.

Servono le giuste condizioni

Una giocata, dunque, vantaggiosa se ben eseguita. Nella costruzione dal basso, tuttavia, come in tutti i fondamentali del pallone, occorrono i giusti presupposti per poterla attuare. Capacità di gestione del fraseggio e letture preventive divengono fondamentali per un ruolo sempre più in crescita dal punto di vista qualitativo (nel possesso palla) come quello del pacchetto arretrato.

L’era dello “spazzare via il pallone” sembra sempre più un lontano ricordo, quando la capacità di saper palleggiare pareva essere una prerogativa del centrocampo e dell’attacco. Passaggi di prima intenzione, precisi, ponderati e senza fronzoli vedono nei difensori prepotenti protagonisti nel calcio contemporaneo, sempre più qualitativo e spettacolare. Per non parlare poi dell’importanza del movimento senza palla, che scoordina i movimenti degli avversari e offrono soluzioni di passaggio essenziali per il portatore di palla che, va ricordato, non può permettersi di sbagliare in una posizione tanto delicata del campo.

La titolarità di Pepe Reina alla Lazio, nonostante l’età avanzata e la strenua concorrenza con Strakosha, la si spiega per la qualità nella distribuzione del pallone. Lo spagnolo ha fin qui concluso positivamente il 77.7% di passaggi (492 su 633 complessivi) con l’88.1% nella propria metà campo. Un risultato frutto della capacità palla al piede del portiere e dei movimenti senza palla dei compagni, che facendosi trovare liberi completano la costruzione dal basso dell’estremo difensore. Pur conservando un assetto diretto e verticale, la strategia di Simone Inzaghi punta al primo possesso per contrastare il pressing avversario e creare reali presupposti offensivi.

Reina Lazio
Reina ha vestito in Italia le maglie di Napoli, Milan e Lazio (Foto: Marco Luzzani/Getty Images – OneFootball)

Tanto che la formazione biancoceleste ha una percentuale sui lanci lunghi da rinvio dal fondo appena superiore al 25%, partendo con costanza dal basso. Soltanto Juventus (10%), Napoli (15%), Crotone (21%) e Inter (24%) partono di più col lancio corto.

Ponderatezza

Nel considerare la possibilità di concentrare il primo possesso fin dalla costruzione dal basso, fatta di passaggi nello stretto fra i pressatori avversari, occorre evitare di forzare troppo le cose. Questo non soltanto andando ad analizzare gli evidenti rischi della giocata: banalmente parlando, nel momento in cui si perde palla nella propria trequarti, ci si apre all’iniziativa avversaria senza le dovute coperture preventive – o nel complesso insufficienti -, rischiando l’effetto opposto a creare le condizioni per fare gol, subendolo. Ma questo è un concetto chiaro ed elementare.

Il tutto dipende anche dalle caratteristiche dei giocatori in rosa. Nel momento in cui una squadra può contare sulle cosiddette “torri” in attacco, il lancio lungo a scavalcare le prime pressioni può rappresentare la giusta soluzione. Il Verona di Juric è la formazione in Serie A che cerca meno di costruire dal basso, con Silvestri più di tutti impegnato nel lancio lungo alla ricerca delle punte. Ma nel momento in cui dovessero mancare riferimenti offensivi di livello – fisicamente parlando -, lanciare lungo diventa difficile.

La giocata dal basso diventa efficace nel momento in cui viene posta ponderatezza nel proprio gioco, alternandola a seconda del pressing avversario e in virtù del rapporto fra rischi e benefici. Soltanto così diventa un reale vantaggio, col portiere responsabilizzato nel modo giusto, mediando il corso di crescita del ruolo.

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