È il 23 agosto del 2021 e Michail Antonio, in mezzo a una marea di bolle, solleva un cartonato di se stesso davanti a un London Stadium pieno e festante. A fine partita, rivelerà come la sua esultanza esultanza fosse ispirata alla celebre scena di Dirty Dancing in cui Johnny solleva Baby.
Michail aveva appena segnato il 3-1 del suo West Ham contro il Leicester ma soprattutto era diventato il miglior marcatore in Premier League della storia degli Hammers. La cifra di gol non sarebbe stata neanche troppo esaltante se non fosse che Antonio a questo traguardo ci era arrivato dopo aver girato per tutta la piramide del calcio inglese e per tutti i ruoli del campo.

Il percorso che ha portato Antonio a quel record è abbastanza comune a molti giocatori della realtà inglese. Il giovane Michail cresce in un quartiere difficile di Londra e già in tenera età il Tottenham cerca di portarlo nelle sue giovanili; allora Michail ha 14 anni ma a opporsi sarà sua madre. Diversi anni dopo lui stesso tornerà sul tema:
All’epoca non pensavo fosse la scelta giusta ma ora credo di sì; ho un diploma e questo mi ha permesso di imparare qualcosa prima di entrare nel mondo del calcio
L’istruzione sarebbe stata il paracadute della carriera di Michail, che ha ribadito come avesse avuto anche la possibilità di diventare un insegnante di educazione fisica e di andare all’università se non ce l’avesse fatta nel calcio. A leggere queste parole sapendo cosa è diventato viene quasi da sorridere, ma Antonio si è creato il suo status con grande lavoro. Il suo viaggio nel mondo del calcio inizia sui campi della non-league, giocando per il Tooting and Mitcham United, una squadra con un nome che sembra uscito da un libro di favole ma che, a quanto pare, esiste veramente.
Quattro anni dopo il rifiuto imposto al Tottenham, Michail Antonio è un giocatore che domina nella non-league. Il suo presidente dell’epoca lo ricorda soprattutto per la sua tecnica e per la sua velocità e qualcuno alla fine lo nota. Il Reading, all’epoca in Championship, lo aggrega nelle sue giovanili dove troverà anche un giovanissimo Hal Robson-Kanu.
Rispetto all’eroe gallese di EURO2016, Antonio non diventerà un’icona del club ma inizierà a girare per le divisioni inferiori. Farà un breve ritorno nel club che lo ha lanciato prima di spostarsi verso sud e approdare a Southampton. Lì troverà Alan Pardew, sempre molto attento a ciò che viene dalla non-league, il quale ammetterà di averlo seguito a lungo. Effettivamente nella South Coast arriva la prima vera stagione di spessore, culminata con il gol nella finale della coppa di lega di categoria.



A fine stagione Michail vorrebbe rimanere e Pardew lo vorrebbe con lui ma la situazione economica del club impedirà il suo riscatto. In ogni caso, da quell’esperienza Antonio esce con una consapevolezza diversa. Ed effettivamente il Reading decide di puntare su di lui per la stagione 2010/11, in cui firmerà anche il suo primo gol in Championship. Probabilmente, però, il Reading non era proprio il suo contesto ideale, motivo per cui l’anno dopo i Royals lo rimanderanno in prestito.
La League One sembra decisamente più la sua comfort zone, ci tornerà prima con il Colchester e poi, soprattutto, con lo Sheffield Wednesday. Nello Yorkshire Antonio arriva a mercato chiuso, in quello che è definito emergency loan. Questa pratica, ormai in fin di vita in Inghilterra, darà la svolta alla sua carriera.
Michail ha 22 anni e in League One ci sguazza: con gli Owls impiega due partite ad aprire il suo conto e il suo innesto sarà decisivo per la promozione. La pennellata finale la mette personalmente con il gol con cui piega il Wycombe all’ultima giornata, regalando in un colpo solo il sorpasso ai cugini dello United e la promozione diretta in Championship. Il suo gol al Wycombe è completamente senza senso: prima si porta avanti il pallone con il petto e manda a vuoto un tentativo di anticipo del difensore; quando rientra in possesso, usa il suo fisico per proteggere palla dal ripiego del terzino e quindi appoggiare con l’esterno in porta sull’uscita del portiere. È difficile etichettare questo gol, in cui confluiscono una tecnica e un uso del fisico fuori dal comune. Ed effettivamente Michail Antonio è un giocatore fuori dal comune.
Gli Owls lo riscatteranno quell’estate, portandolo con loro in Championship, stavolta per rimanerci. Fino a questo punto la sua carriera era stata molto ondivaga; se in League One sembrava poter spostare, in Championship ancora era sostanzialmente un oggetto misterioso. Finalmente però le cose cambiano e il salto di categoria non lo penalizza; grazie ai suoi sette gol e undici assist, gli Owls si salvano e lui diventa un pezzo gradito anche per la categoria.
Basta vedere i suoi gol per capire come Antonio sia un pezzo unico per la realtà della Championship: in alcuni sembra una versione su piccola scala di Cristiano Ronaldo per il modo in cui abbina tecnica, rapidità e fisicità; in altri sembra solo un passante che si trova sulla traiettoria del pallone per caso. In poche parole, Antonio è un giocatore dalla qualità evidente ma al tempo stesso con un gioco estremamente peculiare e controintuitivo. La sua qualità però viene riconosciuta da molti e soprattutto dal Nottingham Forest, che lo mette sotto contratto nell’estate 2014.
Non è bravo solo a correre: sa come e quando dialogare coi compagni, sa usare il suo fisico e sa quando è il momento migliore per saltare e colpire di testa. È un giocatore che eccelle in quattro o cinque aree del gioco.
Con queste parole il suo tecnico a Nottingham Dougie Freedman racconta il suo lavoro con Antonio. Con il Forest i gol sono sedici; uno di questi, contro il Fulham è letteralmente inspiegabile per il modo in cui fa perno sul difensore per girarsi fronte alla porta e aprire il piatto. Un pattern che tornerà anche in futuro.
Sempre Dougie Freedman, che nel Palace aveva allenato due ali dribblomani come Bolasie e Zaha, userà questi due come termine di paragone per Antonio. Effettivamente, vedendo che tipo di giocatore è stato Michail al Forest il paragone non è così malsano.
La stagione dominante con la maglia del Forest gli vale le attenzioni di diversi club; all’inizio della stagione 2015/16, arrivano delle offerte sia dal West Brom che da altri club di alta Championship e bassa Premier. Alla fine il salto finale giunge nell’estate 2015 e arriva con il West Ham che lo aveva preso a fine mercato per allungare la rosa. Gli ci vorrà qualche settimana per inserirsi nella rosa titolare ma da lì, cambiando ruoli e compiti, non lascerà mai più il suo posto.
Tutti gli allenatori che lo avevano visto fino a quel momento parlano di Michail Antonio come di un giocatore sorprendente per le sue qualità. A portare tutto al livello successivo però è Slaven Bilić, che riesce anche a incasellarlo e disciplinarlo fino a portarlo a giocare in difesa. Se mettendo insieme tutto ciò che è stato detto fino a questo punto non dovreste troppo sorprendervi; per un giocatore di questa qualità e questa intelligenza un cambio di ruolo è quasi ininfluente.
In realtà il suo abbassamento sulla linea difensiva è parzialmente forzato dall’infortunio di Joey O’Brien ma lo stesso Bilić finirà per rivendicarlo:
Può diventare un grande terzino come Valencia del Manchester United
Il risultato è stato tutto sommato positivo ma quella posizione finirà per scontentare sia lui che i tifosi, al punto da spingerli a creare una petizione per toglierlo da lì.
Come brillantemente espresso da Jonathan Liew sul Guardian, Michail Antonio è un giocatore che non può essere ascritto a una sola categoria in quanto ha qualità tecniche, atletiche, fisiche e di lettura del gioco che lo rendono perfetto, potenzialmente, per qualsiasi ruolo in campo. In tal senso si spiega come mai nei suoi sette anni da giocatore del West Ham abbia occupato quasi ogni latitudine e longitudine del campo. È partito alto a destra, è stato abbassato, poi ha cambiato fascia, poi è andato al centro. E al centro ha trovato la sua vera dimensione.
Quella che porta Antonio al West Ham è una delle sessioni di mercato più ambiziose della storia del club, che poco prima si è assicurato anche lo sconfinato talento di Dimitri Payet. In quella tornata di acquisti e in quelle altrettanto ambiziose che seguiranno, l’unica sostanziale difficoltà per gli Hammers sarà trovare un centravanti di spessore. Ironia della sorte a risolvere il problema del centravanti sarà sempre David Moyes, che nella prima gestione porterà Marko Arnautović in quel ruolo. La scelta verrà poi confermata da Manuel Pellegrini che però, dopo la sua cessione, lo sostituirà con un vero nove, sia pure di enorme qualità, come Sebastien Haller.
Il francese diventa il giocatore più pagato della storia del club ma il suo impatto sarà limitato giusto alle prime partite. Quando, a fine dicembre, il West Ham è in zona retrocessione in panchina torna David Moyes. Dopo lo stop per lo scoppio della pandemia, Moyes replicherà quanto fatto con Arnautović due anni prima, spostando Antonio nel ruolo di punta. Nelle 9 partite finali della stagione Michail trova 8 gol – di cui 4 tutti insieme contro il Norwich – e firma una salvezza quasi miracolosa per gli Hammers. Da questo momento in poi, Antonio rimane indiscutibilmente il centravanti del West Ham.
Tra tutti questi gol non ce n’è uno che ricordi il giocatore che Antonio è stato in gioventù. La maggior parte sono tocchi intelligenti in area, uno è un rigore e un altro è una spizzata da angolo. A 30 anni, Michail Antonio è diventato un centravanti essenziale, con un gioco asciutto, funzionale e mirato solo al gol. Anche qui, sapendo cosa si diceva di lui, non dovreste sorprendervi.
In particolare, il primo di questi otto, arriva contro il Chelsea ed è un manifesto della sua carriera: Antonio riceve al limite dell’area e cerca di girarsi ma viene tirato per terra da Rüdiger; nel rimpallo Fornals recupera il pallone e scarica sulla destra per Bowen che appoggia appena fuori dall’area di rigore dove Antonio, appena rialzatosi, gira in caduta. Il gol non è più il tocco morbido con cui stende il Wycombe ma sembra uscito da un incontro di lotta greco-romana.
L’evoluzione che Antonio compie nel suo percorso al West Ham è ben spiegata dal fatto che in Premier League abbia segnato solo gol da dentro l’area. Pur non comprendendo neanche un gol da fuori, il suo campionario è vastissimo e denota la sua qualità sia con che senza palla. Nel corso della sua carriera Antonio mette in mostra una grande varietà di soluzioni anche non ortodosse. Tuttavia, con gli anni, i gol in cui passa in mezzo ai difensori mischiando potenza ed eleganza iniziano a venire meno, sacrificati sull’altare di un’efficienza estrema. La forma finale di Michail è un giocatore ultra-funzionale, che legge il tempo e lo spazio attorno a sé meglio e prima di tanti altri.
Nel primo anno da centravanti titolare e indiscusso del West Ham, Antonio segna 10 gol e serve 5 assist in 26 partite, il volume non è spropositato ma il peso è sempre importante; spesso infatti le sue giocate sono quelle che rompono l’equilibrio della gara. A fine stagione gli Hammers torneranno in Europa mettendosi dietro due squadre come Arsenal e Tottenham.
Nella stagione in corso Antonio è diventato ancora più centrale; ha accettato il suo status di centravanti mettendosi il 9 sulle spalle. Con quattro gol nelle prime tre partite ha superato prima Mark Noble e poi Paolo Di Canio per diventare il miglior marcatore in Premier League della storia del club. Quasi per coerenza il gol del record è un gol da centravanti nel senso più vero del termine.
Qui il pallone gli arriva dalla sinistra; Antonio riceve in posizione leggermente allargata e controlla il pallone con il sinistro mentre Soyüncü accorcia su di lui. Quando il difensore turco lo tocca, Antonio sembra in procinto di cadere all’indietro ma con uno slancio, e con il braccio, riesce a recuperare il controllo e a disegnare una specie di ricciolo con cui si porta la palla sul destro prima di scagliare un tiro semplicemente troppo forte per tutti.
I momenti che seguono ci riportano all’inizio: Antonio corre verso la panchina, prende il suo cartonato e lo solleva circondato dalle bolle di sapone. Un’immagine strana, quasi poetica ma al tempo stesso quasi ridicola considerando che quell’esultanza arriva forse nel momento più importante della sua carriera.
Il gol della storia è il numero quarantotto ma ne seguiranno altri; il quarantanove arriverà pochi minuti dopo, quando stopperà male una palla di Coufal, facendo una sorta di sombrero al difensore e calciando in scivolata la palla che sta ricadendo. Gli ci sono voluti quasi vent’anni e una carriera lunga e mai veramente lineare, ma Michail Antonio è riuscito a ritagliarsi il suo spazio nella storia degli Hammers, storia da cui probabilmente non uscirà più.