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Danilo Budite

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Troia, XVI secolo avanti Cristo. La calma della notte viene interrotta bruscamente. La folla si sveglia di soprassalto, il clangore delle armi risuona nella volta oscura del cielo. Usciti da un grosso cavallo di legno, i guerrieri greci stanno mettendo a ferro e fuoco la città, ponendo fine in maniera subdola a uno dei più grandi conflitti della storia dell’umanità. Da anni aspettavano quel momento. In ogni angolo della città la gente fugge impaurita, cerca di mettersi in salvo, di scampare all’ira degli invasori stranieri.

C’erano una volta – in un tempo ormai lontano – due famiglie, la cui rivalità ha scatenato una sanguinosa guerra civile, la quale ha dato alla luce una gloriosa dinastia. Non è l’incipit di una fiaba medievale, né di un dramma shakespeariano. È lo starting point della Guerra delle due rose, il conflitto civile inglese che ha portato all’avvento della dinastia dei Tudor sul trono d’Inghilterra nel XV secolo. È anche, però, l’incredibile e curiosa origine di una delle rivalità più sentite della tradizione calcistica inglese, quella tra Leeds United e Manchester United.

Nel 1967 il romanziere statunitense Daniel P. Mannix, famoso per aver prodotto il materiale su cui si sarebbe basato Ridley Scott per il suo capolavoro “Il Gladiatore“, pubblicò il romanzo “The Fox and the Hound“. La storia racconta le vicende di una volpe e un cane e qualche anno dopo, nel 1981, è stata ripresa dalla Disney che ne ha fatto il suo classico cinematografico numero 24.

Le stelle illuminano la volta blu scuro che circonda Istanbul. Quella del 25 maggio 2005 non è una notte come le altre nella città turca. L’atmosfera è ricca di trepidazione, di lì a poco andrà in scena la finale della cinquantesima edizione della Champions League tra Milan e Liverpool. I riflettori si accendono sullo Stadio Olimpico Atatürk, intitolato a quello che è il padre della Turchia moderna, mitico generale, fondatore e primo Presidente dello Stato. La serata più importante dell’anno calcistico europeo sta per cominciare in una cornice a dir poco suggestiva.

Il sole splende con forza sull’Ellade. Brucia le ampie distese di terra e si specchia nel limpido mare azzurro che bagna le numerose coste della Grecia. Un uomo con la sua lira vaga in lungo e in largo, sono secoli ormai che erra, senza alcun bagaglio fuorché la sua preziosa lira. Milioni di vicende hanno visto i suoi occhi e narrato le sue labbra, le sue mani hanno suonato infinite volte quello strumento che porta sempre con sé. Vaga per tutta la Grecia, si ferma nei villaggi, nei paesi e nelle città e ripaga l’ospitalità che riceve raccontando storie meravigliose di dei ed eroi. Il suo nome è Orfeo e il suo canto è ispirato dai suoi genitori, il dio Apollo e la musa Calliope.

Amburgo è una città dal sapore particolare. Da sempre crocevia di popoli, molo commerciale, centro vivace e movimentato. Ogni mattina le navi arrivano, scaricano i propri container nello sconfinato porto cittadino e ripartono alla volta della distesa blu innanzi a loro. Piano piano tutta la città si sveglia, i quasi due milioni di abitanti che la popolano riprendono la propria vita frenetica sulle sponde dell’Elba. Si percepisce quel nobile retaggio che anima la sua gente, quell’orgoglio di essere una punta di diamante del Vecchio Continente. Uno dei nodi cruciali della Lega Anseatica, un punto di riferimento per l’intera economia mondiale.

È il 16 ottobre 1968. Si sta trascinando verso la sua fine un anno esplosivo, sotto molti punti di vista. Il ’68 viene considerato come una sorta di spartiacque ideologico nel XX secolo, anche se alla fine dei conti la percezione che si viveva al tempo di poter cambiare il mondo era molto più ampia di quanto poi effettivamente questo mondo sia stato cambiato.

Genova, città di mare, di vicoletti, di pescatori, di passione e di nostalgia. La storia di Genova è legata a filo stretto con i tumulti e l’indomabilità di quella distesa blu che tocca le sue sponde, che ha temprato nei secoli il carattere di un popolo che da sempre ha organizzato la propria vita intorno a quella forza implacabile e trascinante che è il mare. Proprio di fronte all’acqua, nel quartiere di Pegli, nasce il 18 febbraio 1940 colui che darà voce a tutti quei sentimenti che animano la città, imponendosi come un vero e proprio simbolo non solo di Genova, ma di un’intera generazione. Nasce Fabrizio De André, 47 anni dopo la fondazione della più longeva squadra di calcio italiana, il Genoa, con cui il cantautore instaurerà un legame profondo e tormentato, tipico delle relazioni intense vissute da Faber.

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